domenica 25 settembre 2016

Un "angioletto" del 1945.


Enrico Marchi, all’età di 2 anni, vestito ad “angioletto” per la festa del Corpus Domini, celebrato a Borgo a Mozzano nel 1945.

giovedì 22 settembre 2016

LETTERA DI UN BRAVO GIOVANE DELLA PIEVE DI CONTRONE, CHE DIVENTA SINDACO DI BAGNI DI LUCCA.



Lettera di un bravo giovane della Pieve di Controne,
 che diventa sindaco di Bagni di Lucca.

Lettera di Giuseppe Marchi allo zio materno, Ing. Pietro Giambastiani volontario a Curtatone e Montanara, dove chiede un impiego per poter aiutare la famiglia.
Luca Marchi, padre di Giuseppe, aveva avuto un grave tracollo economico e, per far fronte ai debiti contratti, dapprima aveva venduto gran parte delle proprietà della famiglia, quindi era emigrato in Brasile a vendere le “figure”.  Era tuttavia ritornato senza aver potuto sanare la situazione economica e alla data della lettera la sua salute fisica e in parte quella mentale erano seriamente compromesse. 
Per poter far sopravvivere la famiglia, composta da padre, madre e 10 figli, di cui 7 femmine e 3 maschi, il figlio Arcangelo, il maggiore dei tre, si riprometteva di andare a fare fortuna in America, dopo essere stato diversi anni in una miniera in Sardegna. Ma il fratello Giuseppe è contrario, illustrandone le ragioni allo zio materno, anche basandosi sul parere del cugino del padre avv. Brunicardi.
Il giovane Giuseppe chiede allo zio “un’ impieghetto  per sostenere la famiglia e non far partire il fratello.
Il giovane Giuseppe Marchi, allora diciannovenne, riuscì a risollevare le sorti della famiglia e divenne il primo sindaco del Comune di Bagni di Lucca proveniente dalla Controneria, dal 1886 al 1893.





“ Mio caro zio
Pieve di Controne 20 marzo 1873
Dal Signor Brunicardi, anch’io sentii la Sua risposta riguardo alla partenza di Arcangelo per l’America, e mi pi[a]cque tanto udendo che Lei non ce lo consigliava, come il simile faccio io; ma nio fratello si vede che non è ancora variato perché insieme col Dottore gli riscrive:
Caro Zio mi permetta, la prego, che io faccia queste osservazioni.
La nostra famiglia ha bisogno di una persona che faccia gl’interessi, giacché mio padre, come Lei sa, non è capace; ci sarebbe Arcangelo che è stato esente dalla Leva militare, e poi è giovine assegnato, e bravo lavoratore per la campagna: se si effettuasse la sua partenza , pare a me, che in vece di rimettere si fosse trovata la via di mandare a voltori la casa. Io sono della leva del 54; se io dovessi andare a fare il soldato, i nostri interessi resterebbero alle mani di nostro Padre, e le faccende a Pietro, il quale non sarebbe capace da farle, e nel tempo che si mancasse io , ed Arcangelo i nostri posti riandrebbero al diavolo come quando fu fuori pappà, che ci è voluto tante fatiche a rmetterli, dunque se lui guadagnasse uno, a casa scapiterebbero due, poi coi danari che abbisognano per il viaggio si salderebbe i nostri debiti piccoli. Egli non partirebbe per cattiva fine, dice che uno si può andar fuori, ma lui abbisogna alla casa.
Lei dice nella Sua lettera al Brunicardi, che chi fosse franchi (?) in Calligrafia, e in Aritmetica ci potrebbe trovare un impiego: come scrivo lo vede dalla presente, e l’aritmetica la conosco, non perfettamente, ma forse in poco potrei francarmene.
Se Lei potesse trovare detto impiego (oh allora avrebbi ottenuto quel che giorno, e notte desidero) Arcangelo non tratterebbe più dell’America e sarebbero tutti contenti, che tutti hanno poco piacere, come me, che parta. Glie lo ripeto se io potessi studiare un poco, ed ottenere un’ impieghetto per guadagnare qualche cosa, onde aiutare la famiglia sarebber paghi i miei voti.
Caro Zio mi pare di non esser fuori di ragione, perciò la prego, parlo proprio col cuore, a fare in modo che detto mio fratello stia a casa.
Perdoni la libertà che mi sono presa, mentre con rispetto sono
Suo Aff.mo Nepote
Giuseppe Marchi


Nota: Vedere blog correlati su “enricogiuseppelucamarchi.blogspot.com”:
-        GIUSEPPE MARCHI, SINDACO DEL COMUNE DI BAGNI DI LUCCA NELLA SECONDA META’ DEL XIX SEC.
-        LUCA MARCHI, UNA FIGURA DI EMIGRANTE LUCCHESE.
-        DUE FRATELLI SUL CAMPO DI BATTAGLIA DI CURTATONE E MONTANARA.

lunedì 19 settembre 2016

NARCISO GREGORI di Bagni di Lucca - “giovinetto ventenne, bello come la speranza, forte come la fede” caduto a Custoza nella III° guerra d'indipedenza-





Manifesto stampato per l’apposizione della lapide commemorativa di Narciso Gregori sulla sua casa in Bagni di Lucca.
Dallo scritto celebrativo si deduce che il “giovinetto ventenne, bello come la speranza, forte come la fede”, come viene descritto nel manifesto, trovò la morte nella battaglia di Custoza del 1866, durante la terza guerra d’indipendenza. È la data del 24 giugno, riportata nel manifesto, che stabilisce la battaglia del 1866, essendovi stata un altro scontro armato contro gli Austriaci, sempre a Custoza e sempre con la sconfitta dei Piemontesi, nel luglio del 1848 durante la I° guerra d’indipendenza.
Lo scritto è dell’Ing. Edorado Witting, eminente figura della seconda metà del XIX sec. in Bagni di Lucca.
a questa sua casa
Narciso Gregori
soldato della libertà
non ritornò
dopo la infausta custozza
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vi accorre il popolo libero
a salutarne
la memoria  gloriosa
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xxix giugno mdcccxc




sabato 3 settembre 2016

DOCUMENTI MILITARI DI GIUSEPPE MARCHI DELLA PIEVE DI CONTRONE LEVA CLASSE 1856 - servizio militare 1874/1876


documenti militari di giuseppe marchi della pieve di controne
leva classe 1856 – servizio miltare 1874/1876

La leva obbligatoria all’inizio del Regno d’Italia era articolata in due fasi: nella prima i comuni costituivano le liste dei giovani potenzialmente arruolabili nell’esercito, giovani a cui venivano attribuiti dei numeri per estrazione, che determinavano l’ordine con cui sarebbero stati sottoposti all’esame del consiglio di leva per l’assegnazione alla categoria, che costituiva la seconda fase.
Le categorie erano due: la prima era costituita da coloro che avrebbero dovuto svolgere il servizio di leva nell’esercito per un certo numero di anni, mentre la seconda costituiva la milizia provinciale, che richiedeva un impegno assai meno gravoso. Nell’estrazione del numero nella prima fase era ritenuto fortunato chi aveva ricevuto un numero alto, in quanto vi era la possibilità di essere visitato quando la prima categoria era completa e pertanto essere assegnato alla milizia provinciale o ad essere congedato.
GIUSEPPE MARCHI con la divisa da artigliere.

Giuseppe Marchi estrasse il numero N° 106, non sufficientemente alto per evitare l’esame del consiglio di leva.
Il vecchio e malato padre Luca attesta nella lettera sotto riportata la delusione per la dichiarazione di idoneità del figlio Giuseppe, nonostante la “buona speranza” data da persone influenti.
Alla Sig:  Caterina Marchi - Livorno
Carissima figlia – Pieve di Controne 11 novembre 1874
Ti scrivo poche righe perché oggi mi trema la mano anche più del solito. Ieri Giuseppe ed io andammo a Lucca perché era il giorno della leva militare, ma ad onta anche dell’impegni messi anche per parte di nostra cugina Elena presso la moglie dell’Avvocato Brunicardi la quale ci ha dato sempre buona speranza Giuseppe fù dichiarato abile. È vero che deve subire un’altra visita quando lo richiamano che sarà dopo dei mesi ma ho poche speranze.
Tanto io che tua Madre ti preghiamo che tu ringrazi  tanto la tua Signora che si incomodata di troppo.
Ad Arcangelo se gli è scritto oggi. A Giuseppina gli scriveremo. Ricevi i saluti di noi tutti, e la Paterna e Materna benedizione e ci confermiamo tuoi Aff:mi Genitori Luca e Agnese


Appena inizia la vita militare Giuseppe Marchi scrive i suoi ricordi su due libriccini di cui si riportano alcune pagine.
I° Libriccino
A di 28 Gennaio 1875 - Ricordi di me Giuseppe Marchi
Io Giuseppe Marchi figlio di Luca nato alla pieve di Controne il di 27 Novembre 1854. L’undici Settembre fui all’Estrazione di Leva ed ebbi in sorte il N 106 il di 11 Novembre fui alla visita e fui dichiarato abile al Servizio Militare, il giorno 28 Gennaio1875 cioè oggi mi sono presentato al Distretto qui in Lucca giorno dell’arruolamento.
Oggi 29 sono passato all’ultima visita e mi è stato assegnato il corpo di Artiglieria di Piazza.
Mi sono presentato Cattolico e col vivo sentimento di mantenermi Cattolico. Sono entrato senza il brutto vizio di bestemmiare: odiando pure la Prostituzione.
Mi manterrò così? Coll’aiuto di Dio lo spero.
Qui al distretto si sta male tanto di dormire cioè si dorme su un saccone di paglia senza neppure una tavola sotto e mi sono infreddato molto. Mi hanno rubato un paio di ghette una spazzola da scarpe e un [non leggibile].
Mi è stato assegnato il 12 Reggimento il quale si ritrova a Ancona e mi dicono che di qui partirò il di 13 del presente. In questo giorno 10 [illeggibile] mi è venuto a vedere mio fratello Pietro ed oggi ho avuto il permesso di andare a casa. In questo giorno 11 al 1 dopo mezzogiorno sono arrivato a casa e tutti mi hanno fatto molta accoglienza.
A casa mi hanno dato £ 10,00
Oggi alle due [illeggibile] ho lasciato la famiglia e Arcangelo mi ha accompagnato fino al Ponte [Ponte a Serraglio] [poco leggibile] ………………………………………………………………….
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II° Libriccino
Ricordi di me Giuseppe Marchi – Fase 2 –
A di 8 Settembre passai caporale e nel medesimo giorno chiesi una licenza e la ottenni per giorni 15 del suddetto giorno alla corsa delle 11 ante partii.
A di  23 ripartii da casa e alla sera del 24 giunsi ad Ancona di li ripartii per raggiungere la mia compagnia il di 26 e il di 24 e 25 stetti con Luigi Barsotti in Ancona e mi divertii tanto. La sera del 30 arrivai qui a S. Maurizio.
Da casa portai Lire 10,00.
A di 24 ricevuta una lettera di Giuseppina [sorella] in data 15 Agosto £: 5,00.
A di 3 Ottobre scritto alla famiglia e a Giuseppina.
A di 12 scritto a D’Olivo e al Barsotti.
A di 13 ricevuta risposta da casa in data del 12
Al Sig. Arc[angelo – fratello] Marchi – Varsbleir Gasse N° 25 – Dresden Iacchesen – Reussen [indirizzo del fratello all’estero]
A di 20 Ottobre ricevuta una lettera da Assuntina [sorella] in data del 16 a di 22 risposto.
A di 21 comperato la vita di Napoleone [illeggibile]
A di 24 scritto ai Fratelli ~
A di 25 ricevute lettere da D’Olivo, Pellegrini e da Manzini e pel medesimo ricevuto la [illeggibile] di De Vecchi.
A di  ho scritto allo zio Pietro a Spezia
A di 9 Novembre scritto alla famiglia
La sera del giorno 10 Novembre montato di guardia. Dopo l’appello essendo venuto il Tenente Alberti e non avendomi trovato nel corpo di guardia (che mi ero andato in cantina a bere mezzo litro) mi ordinò la prigione, dove entrai quella sera. La sera del di 11 il Capitano al rapporto mi dette giorni 10 di rigore.  Questa è stata la prima punizione che io abbia avuta. La sera del giorno 12 in data del 11ricevuta in prigione una lettera dai genitori (non in risposta alla mia del 9) ed di 12 ricevuto una lettera da Angelino.
A di 24 ricevuta una lettera dai fratelli in risposta alla mia del 3 ottobre.
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Sono conservate anche alcune lettere indicate negli estratti dei fascicoli. Di seguito riportiamo una scritta da Giuseppe Marchi con una colorita descrizione degli idiomi dei compagni d’arme ed una a lui inviata da un compagno.

Lettera di Giuseppe Marchi del 29 Marzo 1876 alla madre. [estratto]

“Campo S. Maurizio 29 Marzo 1876
Mia Cara madre
Eccomi dopo aver ripreso un po’ di fiato, a scrivervi due righe; cioè a farvi sapere le mie nuove con un letterone al solito, lungo come la quaresima, che dice tanto e non dice nulla.
Incominciamo dal viaggio, dal quale (se ne danno di belle veh?) non andai esente da indebolimenti terribili, che mi presero per tutta la persona e furono così forti, che se non superavo quelli di Peppa sofferti nel lungo e disastroso viaggio di Firenze, almeno li pareggiavano, ………………………....
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All’imbrunir del giorno 23 (tutto indolito [illeggibile]) giunsi a questo
Giunto alle baracche entrai in un camerone ricovero di mezzo Reggimento, nel quale si aveva preparata la branda. Mi è duro il potervi descrivere l’impressione che provai passando dalla vita civile alla militare. Giunto alle baracche, entrai in un camerone ricovero di mezzo Reggimento, nel quale io aveva preparata la cuccia. Appena passata la soglia, parvemi che un grave peso mi si posasse sopra le spalle e sempre parendomi di faticare a muovermi, mi sdraiai sopra un lettuccio che mi stava vicino. Guatai sino al fondo del camerone meravigliato, poi alzando gli occhi verso il tetto potei scorgere vari sorci e pipistrelli, che quelli saltando e questi svolazzando si affrettavano a fuggire per le rotture del soffitto e delle pareti, spaventati dai fragorosi gridi dei compagni e miei, che in quel momento ci ricambiavamo, qual gentili saluti e tutto per esser stati divisi durante la mia licenza. Congedati i suddetti non vedendomi dattorno altro che moschetti, giberne, daghe, borracce e quanto altro di questi graziosi oggetti, incominciai a pensare a quando era costì [Pieve di Controne] e andava parlando fra me e me in questo modo. Alla Pieve si andava ad ascoltare la parola di Dio, del P.[ievano] Faustino e qui devo sentire sbraitare dai nostri Ufficiali, teorie guerresche. Alla mia Pieve sentivo il suono del povero spinetto e dell’organo, e qui già odo le stonate suonerie dei nostri trombettieri, accennanti sveglia, manovra, teoria, ritirata e tante altre diavolerie di questa fatta. Alla mia Pieve le care voci di tutti voi, dei parenti e degli amici, e qui le rauche voci dei bresciani, i francesismi dei Piemontesi, lo spiacente dialetto dei Napoletani e i rozzi modi dei Siciliani e Sardi. Con questo parlare e meditare mi addormentai.
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Vi saluto caramente voi e tutti di casa ed Elvira mentre pregandovi a salutarmi il Sig. Pievano, i Frati, i Brunicardi, le Barsotti e in una parola tutti; chiedendovi la materna benedizione mi confermo
Vostro Aff.mo Figlio
M. Giuseppe


Lettera di Elidiano D’Olivo del 4 Giugno 1876 a Giuseppe Marchi. [estratto]

Caro Amico
Troppo tardi è chi non si ravvede mai, ed io valendomi di questo proverbio, crederò che tu vorrai perdonarmi questa mia tardanza nel risponderti. Nell’ultima tua mi dicevi che avresti voluto sapere se ci erano novità in nel reggimento, ora ti dirò che il 24 ultimo decorso ne avemmo assai, perché in questo giorno degradarono il sergente Borda della 3za Compagnia per tre mesi, un allievo caporale disertò, e un soldato della prima compagnia a nome Rincolcato della classe 53 si tirò un colpo di moschetto in nella gola però non è ancora morto ansi sembra che guarisca perché la palla gli entrò di sotto il mento e gli sorti di sotto l’occhio accanto il naso.
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Ricevi un caro abbraccio dal tuo caro e aff.mo amico
Elidiano D’Olivo
Ancona li 4 Giugno 76
Ti fanno tanti saluti tutti i nostri compaesani.
Addio stai allegro che il tempo che si è fatto è più di quello che si deve fare.

Il caporale Giuseppe Marchi è congedato il 4 sett. 1876.


Come sopra detto nell’estrazione del numero nella prima fase era ritenuto fortunato chi aveva ricevuto un numero “alto”. Il fratello minore di Giuseppe Marchi Pietro estrasse in numero 238, come scritto dalla madre Agnese a Giuseppe sotto le armi:
Pieve di Controne li 25 A.sto 76
Carissimo figlio
Già avrai sentito da Pietro il buon numero che a estratto è il 238= ……………………………
L’estrazione sopra riportata permette a Pietro Marchi di essere congedato appena due mesi dopo l’estrazione del numero fortunato.