giovedì 22 settembre 2016

LETTERA DI UN BRAVO GIOVANE DELLA PIEVE DI CONTRONE, CHE DIVENTA SINDACO DI BAGNI DI LUCCA.



Lettera di un bravo giovane della Pieve di Controne,
 che diventa sindaco di Bagni di Lucca.

Lettera di Giuseppe Marchi allo zio materno, Ing. Pietro Giambastiani volontario a Curtatone e Montanara, dove chiede un impiego per poter aiutare la famiglia.
Luca Marchi, padre di Giuseppe, aveva avuto un grave tracollo economico e, per far fronte ai debiti contratti, dapprima aveva venduto gran parte delle proprietà della famiglia, quindi era emigrato in Brasile a vendere le “figure”.  Era tuttavia ritornato senza aver potuto sanare la situazione economica e alla data della lettera la sua salute fisica e in parte quella mentale erano seriamente compromesse. 
Per poter far sopravvivere la famiglia, composta da padre, madre e 10 figli, di cui 7 femmine e 3 maschi, il figlio Arcangelo, il maggiore dei tre, si riprometteva di andare a fare fortuna in America, dopo essere stato diversi anni in una miniera in Sardegna. Ma il fratello Giuseppe è contrario, illustrandone le ragioni allo zio materno, anche basandosi sul parere del cugino del padre avv. Brunicardi.
Il giovane Giuseppe chiede allo zio “un’ impieghetto  per sostenere la famiglia e non far partire il fratello.
Il giovane Giuseppe Marchi, allora diciannovenne, riuscì a risollevare le sorti della famiglia e divenne il primo sindaco del Comune di Bagni di Lucca proveniente dalla Controneria, dal 1886 al 1893.





“ Mio caro zio
Pieve di Controne 20 marzo 1873
Dal Signor Brunicardi, anch’io sentii la Sua risposta riguardo alla partenza di Arcangelo per l’America, e mi pi[a]cque tanto udendo che Lei non ce lo consigliava, come il simile faccio io; ma nio fratello si vede che non è ancora variato perché insieme col Dottore gli riscrive:
Caro Zio mi permetta, la prego, che io faccia queste osservazioni.
La nostra famiglia ha bisogno di una persona che faccia gl’interessi, giacché mio padre, come Lei sa, non è capace; ci sarebbe Arcangelo che è stato esente dalla Leva militare, e poi è giovine assegnato, e bravo lavoratore per la campagna: se si effettuasse la sua partenza , pare a me, che in vece di rimettere si fosse trovata la via di mandare a voltori la casa. Io sono della leva del 54; se io dovessi andare a fare il soldato, i nostri interessi resterebbero alle mani di nostro Padre, e le faccende a Pietro, il quale non sarebbe capace da farle, e nel tempo che si mancasse io , ed Arcangelo i nostri posti riandrebbero al diavolo come quando fu fuori pappà, che ci è voluto tante fatiche a rmetterli, dunque se lui guadagnasse uno, a casa scapiterebbero due, poi coi danari che abbisognano per il viaggio si salderebbe i nostri debiti piccoli. Egli non partirebbe per cattiva fine, dice che uno si può andar fuori, ma lui abbisogna alla casa.
Lei dice nella Sua lettera al Brunicardi, che chi fosse franchi (?) in Calligrafia, e in Aritmetica ci potrebbe trovare un impiego: come scrivo lo vede dalla presente, e l’aritmetica la conosco, non perfettamente, ma forse in poco potrei francarmene.
Se Lei potesse trovare detto impiego (oh allora avrebbi ottenuto quel che giorno, e notte desidero) Arcangelo non tratterebbe più dell’America e sarebbero tutti contenti, che tutti hanno poco piacere, come me, che parta. Glie lo ripeto se io potessi studiare un poco, ed ottenere un’ impieghetto per guadagnare qualche cosa, onde aiutare la famiglia sarebber paghi i miei voti.
Caro Zio mi pare di non esser fuori di ragione, perciò la prego, parlo proprio col cuore, a fare in modo che detto mio fratello stia a casa.
Perdoni la libertà che mi sono presa, mentre con rispetto sono
Suo Aff.mo Nepote
Giuseppe Marchi


Nota: Vedere blog correlati su “enricogiuseppelucamarchi.blogspot.com”:
-        GIUSEPPE MARCHI, SINDACO DEL COMUNE DI BAGNI DI LUCCA NELLA SECONDA META’ DEL XIX SEC.
-        LUCA MARCHI, UNA FIGURA DI EMIGRANTE LUCCHESE.
-        DUE FRATELLI SUL CAMPO DI BATTAGLIA DI CURTATONE E MONTANARA.

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