venerdì 16 dicembre 2016

NECROLOGIA di LAZZARO PAPI– Ducato di Lucca, 1839


NECROLOGIA di Lazzaro Papi – Ducato di Lucca, 1839
[ leggere anche il post "Lettera di Lazzaro Papi alla figlia" ]
Breve biografia di Lazzaro Papi.
Nato nel 1783 a Pontito, paesino di montagna al tempo sotto la Repubblica di Lucca, iniziò li studi nel Seminario Arcivescovile, quindi si arruolò nell’esercito napoletano, fu precettore e infine si laureò in medicina presso l’Università di Pisa.
In seguito s’imbarcò a Livorno per l’India, dove scrisse “Lettere sulle Indie Orientali”, divenne medico del Rajah di Travancore, ricoprì il grado di colonnello dei Lancieri del Bengala e fu consulente commerciale di una società inglese.
Ritornato a Lucca, attraverso un viaggio che tocca l’Arabia e l’Egitto, sia dal Governo napoleonico della città, che dal Ducato retto dai Borboni ebbe importanti incarichi. Negli ultimi anni della sua vita si dedicò alla letteratura e alla storia. Assistito dalla figlia Albertina e dal genero morì nel 1834.

Lazzaro Papi ebbe innumerevoli commemorazioni alla morte e nel seguito per diversi anni. La “necrologia” sotto riportata presumibilmente è stata scritta in occasione della traslazione nel 1839 delle sue ceneri dal camposanto alla tomba monumentale, eretta nella chiesa di S.Frediano. 

Monumento con accanto al busto la statua della dea della storia Clio e la seguente iscrizione di Pietro Giordani: «Lazaro Papi/ colonnello per gl’Inglesi nel Bengala/ poi lodato scrittore di versi e di storie/ in tenue fortuna per molta prudenza e bontà/ riverito e amato visse anni LXXI/ gli fecero il monumento gli amici MDCCCXXXV»


"Necrologia
Quattro anni scorsero da che Lazzaro Papi cessò d’essere l’uomo di cui Lucca si onorasse, e si pregiasse l’Italia; lo spirito di Lazzaro Papi cessò di animare le sue membra affrante dai terreni mali, e l’oblivione [dimenticanza assoluta] in cui vivo si lasciava, sparì. Il Poeta, lo Storico, il Filosofo scese nella tomba, tacque l’invidia, sorse la lode. Morte troncò a Lazzaro il filo dell’umana carriera, e la fama ne fece suo il nome; gloria, onore sulle sue inanimate membra splendevano.
Era il 25 Decembre del 1834 giorno di lutto per tutti i buoni, era il giorno in cui più non era Papi …..
Tra le braccia di fidi amici, confortato dall’evangelica religione esalò la sua bell’anima quel Lazzaro che, in sua vita fu grande in umile stato, povero fra i ricchi, ricco coi poveri, sempre in suo agire, sommo in suo pensare, schivo in adulazione, amante di verità, filosofo ne’ suoi scritti, filosofo nella sua vita, libero pensatore, moderato per riflessione, ammiratore degli altrui scritti, temente dei suoi, amante della gioventù, perché sperava, amoroso della patria, perché credette in Cristo.
Omaggi, onori, universale compianto accompagnarono alla tomba Lazzaro Papi……. Quattro anni passarono da che Papi non è più, e desta il suo nome lo stesso effetto come se di vivere cessasse in quest’oggi; già un mausoleo racchiude le sue ossa; e la gioventù nel colmo della notte del 25 corrente accolse le sue membra con pianto, e con funerea pompa le posò in quel monumento, che gli amici gli eressero.
Papi non è più, e la maggior sala dell’Ateneo lucchese [Liceo reale, un istituto universitario dove si poteva compiere il corso di ogni facoltà e conseguire tutti i gradi professionali] risonò la sera del 25 corrente degli elogi di Lazzaro in atti e liberi sensi espressi; preside di quella nobile deputazione che nulla risparmiò perché bello sorgesse un segno ai posteri che in Lucca si onorano gl’ingegni, ivi sedeva il Marchese Antonio Mazzarosa [Ministro della Pubblica Istruzione del Ducato di Lucca], a cui facevano corona scelti preti; e pur assiso era, la speranza della patria, il Principe ereditario [Carlo Ludovico di Borbone], ed un affollato uditorio con inenarrabile ansia ascoltava le belle lodi di Lazzaro Papi.
Se l’Italia non onora i suoi Geni viventi essi, almeno ne onori le spoglie, e non permetta che con piede profano il viandante ne calchi le sacre polveri.
Qual non è conforto l’ispirarsi alle tombe di coloro che furono grandi. L’Italia n’ebbe molti ….. L’Italia fu grande …….
P: Bottari
Lucca 28 Gennaio 1839"









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