breve
cronaca del “restauro” della chiesa della
pieve di controne
(secondo il
progetto redatto dal prof. arch. giuseppe pardini nell’anno 1839)
e della costruzione
del nuovo campanile
______ *** _____
[documenti tratti
dall’archivio privato di casa Marchi della Pieve di Controne]
______ *** _____
Angelo Ardinghi, Incisione, Facciata e
colonnato interno della Pieve di san Giovanni Battista a Controne. - (A.S.Lu.
Fondo Stampe n.663, c. 29r)
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Enrico Marchi
Lucca - 2013
______ *** _____
INDICE
1.) il
restauro della chiesa pg.
1
1.1.) denuncia
dello stato di degrado pg. 1
1.2.) progetto
di “restauro” dell’arch. G. Pardini pg. 4
1.3.) osservazioni
sul progetto pg. 6
1.4.) inizio
dei lavori pg. 7
1.5.) il
vecchio campanile minaccia di crollare pg.
10
1.6.) l’intervento
richiede maggiori spese pg. 13
1.7.) si
deve risanare la chiesa dall’umidità pg. 19
1.8.) durata
dell’intervento pg. 23
2.) il nuovo campanile pg.
25
2.1.) la
deputazione per il nuovo campanile pg.
25
2.2.) lettere
relative al nuovo campanile pg. 30
3.) osservazioni pg.34
4.) elenco dei capi famiglia
della pievania, redatto nel 1868 pg.42
5.) elenco degli artigiani e commercianti in pieve
di controne pg.45
6.) appendice: riproduzione
documenti e fotografie pg.4
1.) il restauro della
chiesa
1.1.) denuncia dello stato di degrado
Le
varie biografie dell’architetto Giuseppe Pardini[1] riportano il
gran numero d’interventi effettuati in tutto il territorio lucchese ed in
particolare nei paesi della Controneria sono ricordati il restauro della chiesa
di San Gemignano (1840-48) e la progettazione degli altari nelle Chiese di San
Cassiano (1841-42) e di Montefegatesi (1841-42). Il “Progetto di modificazione
da farsi nell’interno della Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne”,
titolo di una tavola firmata dall’architetto e conservata nell’archivio della
famiglia Marchi, si trova esplicitamente citato solo nella pubblicazione del
sacerdote Elio Carlotti, ultimo pievano della parrocchia[2].
La chiesa della Pieve di Controne, di cui vi è
una prima documentazione nell'anno 884 e che presenta la singolarità
dell’inversione fra la parte absidale e la facciata per essere stato l’accesso
all’edificio sepolto da una frana avvenuta nel XIV sec., nella prima metà del
1800 doveva essere in condizioni assai precarie, per cui Luca Marchi[3],
nella veste di presidente di Sezione[4],
il 3 aprile del 1839 scrive al Gonfaloniere[5] del Bagno[6]
per chiedere un intervento rivolto alla sistemazione statica della struttura,
dove necessario, ma soprattutto finalizzato a dare nuovo decoro allo spazio
interno.
Nella lettera[7] è specificato che, per venire
incontro alle pressanti sollecitazioni della popolazione, crucciata per lo
stato di degrado in cui versa la chiesa, è stato dato incarico all’architetto
Giuseppe Pardini di redigere il progetto di restauro e che questi ha prodotto i
disegni e la stima dei lavori necessari. Per la copertura finanziaria
dell’intervento il presidente chiede di poter impiegare i redditi e gli avanzi
della Sezione degli anni precedenti e, dove le somme raccolte non risultino
sufficienti, suggerisce di procedere alla vendita di alcune macchie comunali[8].
Infine offre l’opera gratuita dei sezionisti per la manovalanza a supporto del
lavoro delle maestranze.
Il giorno 24 del medesimo mese, assieme al pievano[9]
e al sunnominato presidente di Sezione, l’operaro[10] della
chiesa, Antonio Marchi, invia una lettera[11] al
Monsignore Vicario Generale della diocesi di Lucca[12]. Nella missiva
sono descritte cogli stessi termini adoperati in quella inviata al Comune le
condizioni pietose in cui si trova l’edificio, si informa del progetto redatto
dall’architetto Pardini e della richiesta di impegno economico inviata al
Gonfaloniere del Bagno, e si chiede di poter impiegare la somma di Scudi[13]
100, che potranno ricavarsi dai Laudemi[14] dei livelli[15]
già scaduti, per finanziare i lavori, qualora le somme messe a disposizione
dalle autorità civili non risultino sufficienti.
1.2.) progetto di “restauro” dell’arch. G. Pardini
Il
progetto dell’architetto Giuseppe Pardini, che nell’anno 1839 era impegnato
nella realizzazione di diverse ed importanti opere nel territorio di Bagni di
Lucca, quali il Regio Casino dei Giuochi al Ponte a Serraglio (1837-39), la
Casa di Jules Janin (1838-43), la Casa Niccolai o Hotel de Russie al Ponte al
Serraglio (1839-40) e la neogotica Chiesa Inglese al Bagno alla Villa
(1839-42), è composto da due disegni a china acquerellati, di cui l’uno
raffigurante l’insieme dell’edificio, l’altro un nuovo altare elevato da
realizzare nel coro, e da una stima delle voci di lavoro per un importo totale
di Lire 4.264[16].
Nella prima tavola, che riporta la dicitura già menzionata:
“Progetto di modificazione da farsi nell’interno della Chiesa Parrocchiale
della Pieve di Controne”, sono rappresentate la pianta e due sezioni della
fabbrica.
Nella pianta sono disegnate le proiezioni delle
volte a crociera nervata da realizzare a copertura delle tre navate. Nelle
sezioni longitudinale e trasversale sono riportati il profilo della nuova
soffittatura, le finestre circolari di nuovo impianto, la decorazione degli
archi della navata centrale con la raffigurazione dei conci a due tonalità e la
pittura dei muri perimetrali a elementi squadrati regolari, compresi in fasce
orizzontali. Fra le falde di copertura e le volte di progetto sono disegnate le
originarie capriate lignee[17]
nella navata centrale e nelle due navate laterali l’armatura a falso puntone,
costituita da travi inclinate.
La seconda tavola rappresenta un altare, come
indicato dalla scritta riportata sul disegno: “Progetto di un altare elevato da
eseguire nella Tribuna della Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne”, con posto
al centro un incavo rettangolare predisposto per alloggiare un quadro di nuova
fattura, che dovrà raffigurare “ [….] l’immagine dei Santi titolari della
Parrocchia [….]”[18], patroni
della chiesa, in sostituzione del “[….] quadro antico già deperito, e cadente
[….]”[19].
Come scritto nelle lettere inviate alle autorità
civili e religiose, da cui dipendeva la Sezione della Pieve di Controne,
l’architetto Pardini aveva allegato al progetto il computo metrico-estimativo
sotto la dizione: “Dettaglio, e stima dei lavori da farsi per riparare, e
ridurre a più decente aspetto la Chiesa Pievanile della Sezione di Controne”[20], titolo che evidenzia la specifica
natura del progetto, indirizzato quasi esclusivamente al miglioramento dell’
aspetto interno del luogo di culto. Solo la prima voce, “[….] risarcimento[21]
di alcuni pezzi di muro [….]”[22],
può comprendere un intervento di carattere strutturale, oltre che di semplice
risanamento, mentre tutte le altre voci prevedono lavori rivolti “all’ornato,
ed alla proprietà”[23]
della chiesa, come era richiesto dal presidente di Sezione. Sono così previsti
l’apposizione di nuovo intonaco per circa 725 m2 (quad:e
canne[24]
130), che corrisponde alla superficie dei muri interni, la costruzione delle
volte a crociera costituite da incannicciata, sostenuta da armatura in legname
di castagno, a copertura delle tre navate per una superficie di circa 552 m2
(quad:e canne 99) ed infine la “coloritura e dipintura di tutta la
Chiesa” conformemente al disegno della prima tavola di progetto.
Anche il parziale disfacimento e rifacimento
della pavimentazione per circa 156 m2 (quad:e canne 28)
concorre al miglioramento della fruibilità dello spazio della chiesa che, dallo
stato di penombra in cui si trova per la luce che penetra dalle strette
monofore originarie, diverrà luminoso coll’apertura di sei ampie finestrature
circolari, corredate da cristalli colorati.
1.3.) osservazioni sul progetto
L’analisi
della documentazione progettuale, così come pervenuta, porta a constatare che
lo studio dell’intervento è stato condotto in forma estremamente essenziale e
con diverse approssimazioni. La pianta della chiesa è riportata in maniera schematica
con la sola porta d’accesso principale e senza la rappresentazione del corpo
della sagrestia ad essa addossato; nel primo riquadro della navatella di
destra, dove sorgeva il vecchio campanile, esistente al tempo della stesura del
progetto, è disegnata la proiezione della nuova volta da realizzare, senza alcuna
indicazione della struttura della torre campanaria e/o dell’accesso ad essa; le
colonne più prossime all’ingresso in facciata sono rappresentata a sezione circolare
anziché quadrata e tutte le basi e i capitelli sono disegnati con fregi assai dissimili
da quelli esistenti, che sono in forme molto più semplici[25]. In
particolare, nella sezione longitudinale non è riportato il campanile, che necessariamente
doveva essere rappresentato trovandosi dalla parte della fabbrica non asportata,
mentre nella sezione trasversale le volte a crociera delle due navatelle sono schematizzate
come strutture in muratura, conformemente a quanto recenti saggi hanno constatato
essere costituite da mattoni in foglio[26],
mentre nel computo metrico-estimativo, sono contabilizzate come volte a
incannicciata[27].
Il motivo poi che maggiormente avvalora
l’ipotesi di un’analisi affrettata e comunque non perfettamente compiuta del
progetto è la mancanza di un qualsiasi riferimento alle precarie condizioni
statiche della torre campanaria, che faceva parte integrante della fabbrica
della chiesa, come testimoniato dal disegno fatto dal pittore Enrico Ridolfi[28],
prima del suo abbattimento: condizioni precarie che si presentano appena i
lavori hanno inizio, condizionandone il proseguo.
Queste trascuratezze progettuali non possono
certamente attribuirsi a mancanza di professionalità del Pardini, stimato e
brillante architetto del Ducato di Lucca e in seguito del Granducato di Toscana
e validamente operante anche durante il Regno d’Italia, ma alla presumibile
fretta con cui sia stato spinto dalle circostanze a redigere il progetto. È
verosimile che i rappresentanti della comunità della Pieve di Controne, a
conoscenza della presenza nel territorio di Bagni di Lucca del famoso
architetto impegnato nella realizzazione di numerose e pregevoli costruzioni,
tutte iniziate o in corso di realizzazione nell’anno 1839, lo abbiano insistentemente
e vivamente pregato di porre mano al progetto di risanamento della loro chiesa,
fino ad ottenerne l’assenso.
1.4.) inizio dei lavori
La
frase scritta dal presidente di Sezione al Gonfaloniere del Bagno “[….] non può
più a lungo tollerarsi che non vi siano fatti dei lavori [nella chiesa
parrocchiale] [….]”[29] riesce
perfettamente a inquadrare lo stato d’animo della popolazione e a dare ragione
della sequenza di atti che si svolgono in tempi estremamente brevi, anche in
considerazione della scarsa rapidità di comunicazione propria del tempo: il
progetto dell’architetto Pardini porta la data del 26 marzo 1839, la lettere di
trasmissione degli elaborati al Gonfaloniere del Bagno è del 3 aprile, a
distanza di appena otto giorni, e la informativa al Monsignore Vicario Generale
di Lucca, relativa al programmato intervento sulla chiesa, è inviata il 26 del
medesimo mese.
Ancora il 9 maggio dello stesso anno Luca Marchi
scrive al Commissario[30], del Bagno rammaricandosi che il
progetto non sia stato trasmesso al Ministero[31] per
l’approvazione e invece giaccia ancora in Cancelleria, e gli chiede di “[….] volersi
compiacere di spedire al più presto possibile il nostro disegno, assegnochè il
tempo più opportuno per la nostra lavorazione è appunto ora il mese di Maggio,
Giugno, tempo in cui potranno con più comodo prestare l’opera loro i miei
sezionisti, non avendo molte faccende di campagna; oltredichè si è già
preparato una quantità di legname [….]”[32].
Finalmente il 12 settembre 1939 il presidente
della Sezione riceve la notizia che il Ministro dell’Interno del Ducato di
Lucca ha ratificato la nomina della Deputazione di 13 membri[33],
che dovrà presiedere alla sorveglianza dei lavori, nomina che necessariamente
doveva seguire l’avvenuta approvazione dell’intervento di restauro da parte del
Governo Centrale. Nella lettera inoltre il presidente Luca Marchi viene nominato
Borsario[34] della predetta Deputazione, il Sig.
Marco Bartolomei computista[35]
e l’architetto Giuseppe Pardini è
ricordato nella veste di direttore dei lavori.
Si deve ritenere che l’intervento abbia avuto
inizio appena pervenuta la comunicazione di cui sopra, sottolineando ancora di
più la ferma volontà della popolazione di voler restaurare senza alcun altro indugio
la chiesa ed evidenziando la prontezza delle maestranze nell’apprestarsi a
cominciare l’opera se, già il 19 dello stesso mese, il presidente della Sezione
relaziona il Gonfaloniere del Bagno sulle operazioni intraprese.
1.5.) il vecchio campanile minaccia di crollare
Purtroppo
l’informativa è relativa ad un grave problema statico subito presentatosi e non
previsto in progetto: “[….] Avendo intrapreso la lavorazione del restauro di
questa Chiesa Pievanile si è trovato un tratto di muro della medesima e precisamente
quello che appoggia al campanile come pure un pezzo del campanile medesimo, in
uno stato pericoloso; e siccome sono muri fatti a cassetta[36] si è
sfoderato quel tratto di muro che è da lato al campanile, e si è appoggiato il
campanile stesso, come pure il muro del campanile ancora, quanto ne appoggia
alla Chiesa, si è ammarcito per cagione dell’acqua forse che vi penetra. Onde è
che s’incontrerebbe un grave pericolo facendo l’incannicciata appoggiata a d:o
muro, senza restaurarlo, e ciò a giudizio ancora del Perito Sig: Pietro Dinelli
[….]”[37].
Appena iniziati i lavori dunque un tratto di
muro di lato alla navata centrale, a contatto con la struttura del campanile,
si presenta alle maestranze in pessime condizioni. La situazione statica doveva
essere certamente molto grave, se l’architetto Pardini, nella relazione
sull’andamento dell’intervento inviata al Gonfaloniere del Bagno in data 24 novembre
1839, dà piena giustificazione al lavoro di risanamento effettuato con somma
urgenza, come è dichiarato nel brano seguente: “[….] [il presidente Luca
Marchi] erasi trovato costretto a far ricostruire un tratto di muro di pietra a
taglio in quella porzione di lato della gran navata, che trovasi quasi a
contatto del campanile; quel muro essendo costruito con due paramenti di
pietra, e riempito di calcinacci nell’interno l’oscillazione del campanile
aveva cagionato una totale separazione dei due paramenti, l’uno dei quali si
era appoggiato al muro del Campanile, e l’altro che guardava l’interno si era
conservato, quasi prodigiosamente in equilibrio, ma in uno stato di tale
collegamento, da temere una rovina, ad ogni istante, qual riparazione quanto
era necessario effettuarla altrettanto interessava che fosse eseguita con ogni
sollecitudine [….]”[38].
Nella relazione inoltre l’architetto
Pardini sottolinea con grande preoccupazione di aver rilevato, durante
l’ispezione alla chiesa effettuata per l’imprevisto che si era presentato nei
lavori, un ulteriore e più grave pericolo nella struttura campanaria localizzato
in un arco a sostegno del muro del campanile rivolto verso l’altare maggiore, e
indica come necessario “un pronto riparo”, consistente nella collocazione di
una catena in ferro all’altezza del terzo dell’arco pericolante [39].
Da quanto riportato nei due
documenti, l’uno del presidente di Sezione e l’altro dell’architetto Pardini,
si può constatare come quest’ultimo non fosse presente nel cantiere di Pieve di
Controne al momento della scoperta del dissesto statico e durante il successivo
risanamento, pur ricoprendo il ruolo di direttore dei lavori. La mancata
presenza, soprattutto al momento dell’intervento riparazione, è presumibilmente
da ascrivere all’impegno nell’esecuzione
delle altre numerose opere in cantiere nell’anno 1839 nel territorio di Bagni
di Lucca. Inoltre, nella relazione dell’Architetto sui lavori dell’intervento, si
può cogliere da parte dell’estensore il desiderio di giustificarsi per non aver
monitorato con sufficiente attenzione le condizioni statiche estremamente
incerte di quel tratto di muro, quando scrive: “[….] Tali lavori non furono da
me computati nel dettaglio stimativo poiché non poteva penetrare ad osservare
il muro anzidetto fra l’angustissimo spazio che passava fra il muro stesso, e
quello del campanile [….]”[40].
L’imprevisto occorso per l’instabilità del muro
della chiesa comporta una maggiore spesa, che l’architetto Pardini quantizza in
Lire 150 per il disfacimento e la ricostruzione di m2 39 (quad:e
canne 7) di struttura verticale e di m2 28 (quad:e canne
5) di copertura, mentre l’intervento da doversi compiere con somma urgenza sul
campanile è indicato in Lire 90. Inoltre nella relazione sull’andamento dei
lavori viene stimata in Lire 290, valore non indicato nel computo
metrico-estimativo di progetto, l’ammontare della spesa necessaria per la
realizzazione di “[….] un altare elevato a stucco lucido, onde collocare con
decenza l’immagine dei Santi titolari della Parrocchia[41], del qual
lavoro ne è stato da me fatto un disegno [….]”[42].
1.6.) l’intervento richiede maggiori spese
Il
quadro economico, divenuto più oneroso in una situazione dove la maggiore spesa
può portare a ritardi o addirittura alla sospensione dei lavori, preoccupa non
poco il presidente della Sezione e “Borsaro” della Commissione che presiede al
restauro e, perché l’intervento non venga interrotto per
mancanza di denaro, dapprima si rivolge al Comune[43] e
successivamente alla Curia[44]. Al Gonfaloniere viene richiesto di
poter far fronte alle nuove spese con le somme già erogate, che verranno
reintegrate con i futuri redditi della Sezione, mentre al Monsignore Vicario
Generale della curia di Lucca è
chiesto il permesso di poter abbreviare il percorso per l’allontanamento del
materiale di risulta dei lavori. Le pietre, che provengono dal disfacimento dei
muri pericolanti e dall’apertura delle nuove finestrature della chiesa, sono in
gran numero e pesanti, per cui il trasportarle a distanza risulta assai gravoso in termini di tempo e
denaro.
Davanti alla chiesa si apre una
piazza delimitata dalle case del paese, da terreni della curia e dal cimitero,
oggi divenuto parco della Rimembranza. Luca Marchi chiede al Vicario Generale
di utilizzare il materiale lapideo di risulta per ampliare la piazza, rettificando
e allungando il muro che la separa dal cimitero e dai beni della Chiesa,
occupando di questi ultimi una modestissima superficie. Nella missiva è
ricordato che, indipendentemente dalla attuale contingenza, “[….] era tuttora
vivente il nostro Rev:do Parroco di felice memoria Sig: Di Sante Sarti[45]
quando fu fatto il progetto d’ingrandire un tratto della Piazza che esiste avanti la
Chiesa [….]”[46]. La lettera è datata 20 Ottobre 1839 ed
in calce è riportato il parere favorevole della Curia a firma Andrea Can:co
Del Prete[47].
Le maggiori spese per gli
imprevisti occorsi e per gli ulteriori lavori indicati in progetto, ma non
computati economicamente, non riescono a essere coperte dai risparmi derivanti
dagli accorgimenti indicati dal presidente di Sezione, il quale torna a
sollecitare il Gonfaloniere agli inizi del 1840 per poter continuare l’opera
intrapresa. La pressante e accorata richiesta è anche motivata da un solenne ed
imminente evento. La prossima estate la chiesa della Pieve di Controne sarà
oggetto della “Sacra Visita”[48]
ed essendo molti lavori eseguiti, ma non completati, è necessario almeno
ripulire la navata principale e ridipingerla, oltre a mettere in sicurezza il
campanile e realizzare l’altare a gesso nella tribuna. Per coprire le spese
sostenute, per le quali le somme erogate dal Comune non erano state
sufficienti, e per far fronte alle nuove Luca Marchi chiede di disporre degli
avanzi dei redditi della Sezione dell’anno 1839 e suggerisce di poter avere “[….]
se fosse possibile qualche somma ancora dei redditi delle due Sezioni S:
Gemignano, e di S: Cassiano, da esserli rimessi a tempo opportuno dalla mia
sezione, e ciò per poter arrivare almeno alla somma di scudi cento[….]”[49] [50].
Nel marzo dello stesso anno
l’Operaro e il Pievano, unitamente al presidente di Sezione, si rivolge anche
alla Diocesi di Lucca[51], con cui vi sono stati contatti meno
puntuali sulla natura e lo svolgimento dei lavori. Nella lettera viene
ripercorso l’intervento dall’inizio, viene quantificata la spesa, inizialmente
prevista dall’architetto Pardini in Lire 4264, importo coperto dal Ministero
degli Interni, e vengono elencati gli ulteriori oneri derivanti dagli
interventi non previsti e dalle opere non computate, come già riportato nella
memoria inviata al Comune. In particolare viene evidenziata l’ulteriore spesa
derivante dal nuovo quadro[52]
da collocare nell’ altare da erigere nel coro. Per far fronte a queste nuove
spese l’operaro, di concerto con il pievano e il presidente di Sezione, chiede
di poter impiegare i denari derivante dai livelli.
L’archivio Marchi conserva la
sola risposta data dal Comune[53],
che annuncia il benestare ad un ulteriore finanziamento da parte del
Dipartimento degli Interni del Ducato per realizzare gli interventi previsti sulla
copertura della chiesa e sul campanile, che la seconda perizia redatta
dall’architetto Pardini aveva preventivato complessivamente in Lire 530.
Tuttavia l’Amministrazione Comunale puntualizza che “[…] corrisponderà solo a
cotesta Deputazione per il lavoro del campanile, tetto della Chiesa, e coloritura
della medesima di L. 400 [….]”[54],
mentre l’affidamento per la realizzazione dell’altare a stucco lucido sarà
condotto attraverso una gara d’appalto gestita dallo stesso Comune. Il
Gonfaloniere non fa proprio il suggerimento dell’architetto Pardini, che aveva
indicato un tale M:o Michele, come unico artigiano valido per lavori
di tale genere[55].
Dopo aver ricevuto sufficienti
fondi per poter proseguire i lavori, in data 6 agosto 1940 Luca Marchi invia al
Gonfaloniere il resoconto[56] della prima fase degli interventi
condotti nella chiesa parrocchiale. La navata centrale, come auspicava tutta la
popolazione per ricevere degnamente la visita pastorale, è stata restaurata
aprendo sette[57]
finestrature circolari, rintonacandone e dipingendone le murature, risanando
parte della pavimentazione ed ampliando il presbiterio. Non si fa menzione del
nuovo altare nel coro, ma nel seguito della lettera non viene ricordato fra le
opere ancora da compiere, mentre sorprende la mancanza di qualsiasi riferimento
all’intervento sul campanile, sebbene l’architetto Pardini nella sua relazione
nel novembre dell’anno precedente avesse dichiarato che la struttura aveva necessità
di un immediato messa in sicurezza, pena la rovina. Il presidente di Sezione
presenta inoltre il resoconto delle spese sostenute e delle entrate, fra cui è
elencata la vendita di alcuni oggetti non meglio specificati, mette in
particolare evidenza l’opera dei sezionisti, che si sono offerti gratuitamente
per il trasporto dei materiali, e l’ assistenza prestata dallo stesso, per la
quale scrive di rimettersi “[….] alla sperimentata onestà Sua [del Gonfaloniere
del Bagno] se crede di accordare una gratificazione. [….]”[58].
Da questo documento, che cade dopo
circa un anno dall’inizio dei lavori si deduce che, l’intervento di risanamento
dell’edificio deve essere ancora completato in particolare nelle due navate
laterali. Seguono tre anni d’inattività, anche se si deve presumere che la
piazza antistante la chiesa sia stata ampliata con la regolarizzazione del muro
di delimitazione effettuata col materiale lapideo di risulta e che nel il
campanile sia stata messa in opera la catena all’arco, dichiarato prossimo
al collasso.
1.7.) si deve risanare la chiesa dall’umidità
Il
documento che segue la lettera resoconto del 6 agosto 1840 è una comunicazione
scritta al Gonfaloniere del Bagno in data 27 luglio 1843, nella quale il
pievano, l’operaro e il presidente di Sezione denunciano una nuovo situazione
critica, che può compromette ancora una volta la ripresa e la conclusione dei
lavori non ancora terminati[59]. La navata laterale destra presenta
ampie tracce di umidità risalente dal muro perimetrale, che è immerso dal lato
esterno per circa metà altezza nel terreno portato a valle della frana del XIV
sec. Pertanto, prima della realizzazione delle volte a crociera e della pittura
delle superfici che delimitano la navata con l’esterno, è necessario creare uno
scannafosso[60]
che isoli il muro dal terreno della strada limitrofa e metta a regime le acque
di falda. Con tale opera s’intende anche salvaguardare tre altari con struttura
in legno, addossati al citato muro perimetrale, che risultano “[…] tarmiti[61],
e consumati a causa dell’umidità proveniente da detto muro [….]”[62].
Per sanare la navata a confine
con la via del Campanile e porre fine alla causa di degrado i sottoscrittori della
lettera, elencano minuziosamente i lavori necessari: “[….] fare presso il muro
una fossa murata per lo scolo dell’acqua profonda fino al piano interno della
Chiesa, ivi fondare un muro per sostegno della strada, e un altro muro per
sostegno di un campo seminativo che è da lato lungo la strada e tagliare una
striscia del mentovato campo della grandezza di B:a 2[63]
e oncie[64]
4 per il tratto di B:a 38, qual campo è di proprietà di Sebastiano e
Luca Marchi, per ridurre la strada ad una sufficiente grandezza, giacché viene
ristretta col farvi la fossa. Conviene inoltre farvi un’astraco[65]
per tutto il tratto della strada [….]”[66].
Alla lettera viene allegato un computo metrico-estimativo dettagliato[67]
e, come già fatto in precedenza, viene richiesto al Gonfaloniere di poter
eseguire il lavoro attingendo direttamente dai redditi della Sezione.
Il Gonfaloniere del Comune del
Bagno non deve essere completamente convinto della soluzione proposta per il risanamento
del muro perimetrale della chiesa e pertanto chiede al presidente della Sezione
di convocare i capifamiglia della comunità per illustrare loro l’intervento, ma
soprattutto per chiedere la disponibilità a fornire manodopera in natura[68].
La relazione[69]
che riceve il Gonfaloniere è
sorprendente. Se in precedenza i sezionisti si erano prestati a offrire per i
lavori, dove non occorreva una specifica professionalità, la loro opera senza
corrispettivo, permettendo con ciò un notevole risparmio per le casse comunali,
ora, anche in forma estremamente polemica, oppongono un netto rifiuto a offrire
senza “partito” il trasporto del terreno di scavo: i rapporti nella comunità
sono divenuti così tesi che il presidente Marchi dichiara addirittura di
sentirsi fisicamente minacciato. La plateale frattura fra i rappresentanti e i
membri della comunità della Sezione potrebbe essere stata determinata dalla
natura dell’intervento che, dovendosi realizzare esternamente alla chiesa, era
forse considerato non strettamente necessario. Ma soprattutto è da credere che
l’atteggiamento ostile dei capifamiglia sia stato determinato dall’essere
presenti nei lavori interessi riconducibili direttamente a Luca Marchi, comproprietario
del terreno confinante con la strada del Campanile, ed eventuale beneficiario
della costruzione del nuovo muro di delimitazione della proprietà privata.
Il fallimento dell’assemblea
dei capifamiglia della Sezione indetta nella canonica di Pieve di Controne,
induce lo stesso Gonfaloniere a riconvocarla nella sede comunale, ma ancora con
esito negativo, perché la riunione va deserta. La comunicazione[70]
che segue, inviata al presidente della Sezione, tende pertanto a stemperare la
conflittualità creatasi in seno alla comunità, sia diminuendo l’entità del
lavoro e conseguentemente le eventuali prestazioni gratuite richieste, ma
soprattutto proponendo una soluzione che evita l’allargamento della strada dal
lato confinante con la proprietà Marchi, prevedendo la copertura dello
scannafosso con lastre di pietra, così come ancora oggi appare, e quindi non
riducendo la larghezza della via del campanile.
1.8.) durata dell’intervento
I
documenti dell’archivio della famiglia Marchi, relativi all’intervento sulla
chiesa di Pieve di Controne progettato dall’architetto Pardini, terminano con
un singolare “ricordo”[71]
di Luca Marchi datato 2 marzo 1869. Nella veste di delegato della frazione
testimonia al Direttore per il Fondo del Culto[72] l’identità
dell’operaro Cirillo Lucchesi; ma quello che appare interessante è il
riferimento alla necessità di eseguire ancora restauri nella fabbrica della
chiesa, oltre che alla demolizione del vecchio campanile[73], le cui
campane non possono essere suonate per il pericolo di crollo. Si può pertanto constatare
che il risanamento della chiesa parrocchiale e in particolare l’abbattimento
del vecchio campanile, ormai irrimediabilmente compromesso, deve essere ancora
terminati a distanza di 30 anni dall’inizio dei lavori.
Sull’esterno della chiesa
l’intervento progettato dall’architetto Pardini prevedeva nel computo
metrico-estimativo la sola variazione costituita dall’apertura delle sei, poi
divenute sette, finestre circolari realizzate nei due muri laterali della
navata centrale e sulla facciata, oltre la chiusura delle otto monofore restate
comprese fra le capriate di copertura e la nuova volta, divenute pertanto
inutilizzabili per l’illuminazione. Anche l’intervento su via del campanile e
il limitato ampliamento della piazza antistante, lavori non previsti in fase di
stesura del progetto, non avevano
variato la prospettiva dell’antico edificio.
Solo nella seconda metà del
1800 muta la geometria della facciata della chiesa per la demolizione della
vecchia torre campanaria, che aveva sollevato tanta preoccupazione per il grave
stato di deterioramento in cui versava. Dai successivi documenti dell’archivio
della famiglia Marchi non è possibile ricostruire se l’intervento minimo di
messa in sicurezza della torre campanaria, già ricordato, fosse stato realizzato,
anche se è presumibile il posizionamento della catena in ferro, data l’analisi
estremamente allarmata fatta a suo tempo dall’architetto Pardini. Certamente le
condizioni strutturali del campanile dovevano restare estremamente precarie, se
non potevano essere suonate le campane, e se nel 1848, a circa cinque anni dal presumibile
termine dei principali lavori interni alla chiesa, il campanile “[….] fu
visitato dal Sig: Ingegnere Morelli il quale giudicò che non era in stato di
riattamento e propose la ricostruzione dai fondamenti, e ne fece il disegno [….]”[74] ed ancora nel 1856 “[….] per ordine
officiale della Prefettura di Lucca, il Sig. Ingegnere Distrettuale[75],
Sig. Cerreti fu a visitare il sunnominato campanile, e parimente ordinò la
nuova costruzione con suo disegno [….]”[76].
2.) il nuovo campanile
2.1.) la deputazione per il nuovo campanile
La
precarietà delle condizioni statiche della struttura creava non poco disagio
nella popolazione della Pieve e dei paesi limitrofi e questa condizione è
descritta ancora dal delegato e consigliere comunale[77]
Luca Marchi in una lettera inviata all’Arcivescovo di Lucca nell’anno 1869,
quando l’opera del nuovo campanile era stata appena iniziata: “[….] sono molti
anni che per ordine superiore fu sospeso il suono delle campane di questa Pieve
allorache il campanile minacciava rovina. Quindi si principiò a sonare una
campana a martello[78] per dare i
cenni delle funzioni, e del mezzogiorno
[….]. La Popolazione di questa
Parrocchia venne a suo tempo nella determinazione di fare un nuovo campanile, e
nominò una Deputazione la quale stabilì che gli avanzi degli Altari e Compagnia
di questa Chiesa, risegate[79]
le feste, fossero erogati nel principiare i fondamenti[80] di un nuovo
Campanile, come fu fatto, e dove si prestò molto la Popolazione pei trasporti,
e manovalanze gratuite. In seguito per mancanza di mezzi, per vari anni non vi
fu più lavorato [….]” [81].
La Deputazione, preposta alla
costruzione del nuovo campanile, era stata istituita nel 1862 e, da quanto
scritto nella lettera sopra riportata, si può ritenere che l’opera abbia avuto
inizio in tale anno, almeno nella preparazione delle fondazioni[82].
Nella pubblicazione “Pieve di Controne – note storiche” il pievano Carlotti scrive
a pg. 29: “[….] si iniziarono quindi i lavori in piazza e nel settembre 1863 il
nuovo campanile spuntava fuori dalla terra [….]”, confermando la possibilità
dell’inizio dello scavo nell’anno indicato da Luca Marchi.
Ma ben presto i lavori si
fermano essendo insufficienti i fondi a disposizione. Per dare nuovo impulso
all’opera il 28 febbraio del 1869 fu convocata la Deputazione per eleggere un
presidente e un tesoriere allo scopo di “[….] dare loro piena facoltà di
dirigere il lavoro, sistemare che siano economizzate le Feste della Chiesa,
procurare manovalanze, e trasporti gratuiti, ordinar questue, e fare insomma
tutto ciò che può riuscire per il meglio, onde condurre a buon esito la, da gran tempo, incominciata
Fabbrica del Campanile [….]”[83]. Nella riunione svolta nella
canonica della Pieve di Controne furono eletti presidente il Dott. Pellegrino
Brunicardi e tesoriere Don Sebastiano Giuliani.
Il nuovo governo della
Deputazione si dovette muovere con celerità e solerzia se il 14 maggio, solo
dopo pochi mesi dall’insediamento, il Sindaco di Bagni di Lucca chiese di
conoscere, su richiesta dell’Economato Generale di Firenze, l’importo
occorrente per terminare la fabbrica del nuovo campanile[84].
La risposta, almeno scritta in
minuta, fu stesa nello stesso giorno: i rappresentanti della Deputazione
indicano in 5.000 lire l’importo occorrente, valore determinato, sottolineano, avendo fatto esaminare l’opera ancora da
realizzare ad esperti del settore. Inoltre nella missiva viene prospettata la
possibilità di risparmiare su l’importo indicato attraverso la riduzione programmata
delle spese per le feste religiose, ma soprattutto per la disponibilità della
popolazione a offrire gratuitamente l’opera nei trasporti, come aveva
generosamente fatto in passato per la fabbrica della chiesa.[85]
In ottemperanza al proposito di
ridurre le spese occorrenti per terminare il campanile in costruzione, l’anno
seguente la Deputazione chiede al sindaco del Comune di poter impiegare le “opre”[86]
del mese di maggio[87],
che gli utenti delle strade vicinali dovevano prestare per la manutenzione
delle stesse, nella fabbrica del campanile, ritenendo che per il mantenimento
della viabilità siano sufficienti le giornate di lavoro programmate per il mese
di settembre. La necessità che la popolazione affianchi i lavoratori retribuiti
per la costruzione è motivata anche dalla decisione di aprire una nuova “calcinaia”[88],
necessaria per accelerare il completamento dell’opera.
A seguito della pronta risposta
data dal Comune[89]
il 29 marzo 1870, nella quale si dichiara l’incompetenza dell’Ente a decidere
sulla richiesta, la Deputazione indice per il 24 aprile una riunione a cui è
invitato il Sindaco di Bagni di Lucca[90]. A termine
della seduta viene approvato all’unanimità il progetto per cui è previsto che tutti
gli utenti delle strade vicinali, di età compresa fra i 16 e 60 anni,
impieghino nel mese di maggio dell’anno in corso [1870] le “opre” per il
restauro delle strade ducali nel lavoro di costruzione del campanile. Si
stabilisce inoltre che gli utenti siano avvisati dai Deputati di ciascuna Villa[91]
della data in cui dovranno prestare la giornata di lavoro.
Si deve sottolineare che la
partecipazione è di tutta la comunità, senza distinzione di genere, infatti fra
gli “utenti” sono comprese anche le donne, come si rileva da una lettera di
Carolina Marchi, figlia di Luca, in cui viene ricordato alla sorella, a servizio
a Livorno, il duro lavoro svolto per “quel Diavolo del campanile”[92].
Dai documenti conservati di
Luca Marchi non è possibile conoscere l’ulteriore sviluppo dei lavori per la
costruzione del nuovo campanile, in quanto l’ultimo scritto ufficiale relativo a questa opera è
quello che riguarda la riunione della Deputazione alla presenza del Sindaco di
Bagni di Lucca; tuttavia alcune lettere, anch’esse conservate nello archivio,
possono dare utili indicazioni sull’evolversi e sulla conclusione dell’opera.
2.2.) lettere
relative al nuovo campanile
Il 17 Luglio 1873 Luca Marchi
informa il figlio Giuseppe, militare di leva ad Ancona, della richiesta di un
sussidio inoltrata all’ “Ufficio dei benefizi vacanti”[93] per
proseguire l’opera, facendo trasparire tuttavia un certo pessimismo circa le
possibilità di terminare in tempi brevi la costruzione[94] .
Il 5 Aprile 1874 Arcangelo
Marchi, emigrato in Germania per vendere le figurine di gesso, scrive ai
genitori e domanda se sono ripresi i lavori[95].
Il 17 Aprile 1882 Agnese
Giambastiani, moglie di Luca Marchi, in una lettera scritta alla figlia
Caterina, si raccomanda che beva vino per rimettersi in salute e per
risollevarle lo spirito la informa che il campanile “è cresciuto”[96].
Nella ricordata pubblicazione del pievano Elio Carlotti viene indicato il mese
d’agosto di questo anno, come conclusione della fabbrica [97].
Finalmente nell’anno 1883 si
può sentire di nuovo il suono delle campane, come scrive con piacere Arcangelo
Marchi in una lettera alla sorella Carola [98] .
La costruzione dell’attuale
torre campanaria, secondo la documentazione riportata, si svolge dunque in più
di 20 anni: nel 1862 si ha l’inizio dell’opera con la realizzazione delle
fondazioni; nel 1863 la struttura comincia ad emergere dal suolo; nel 1869,
data incisa anche sul concio in chiave all’arco della porta d’accesso alla
torre, dopo un periodo di stasi di diversi anni, riprendono i lavori che portano
il manufatto ad emergere decisamente dal livello della piazza; nel 1882 termina
la costruzione della intera struttura e finalmente nel 1883 risuonano i primi rintocchi[99].
Facendo riferimento alla
pratica corrente del recupero e riuso, soprattutto di materiali e oggetti di un
certo pregio, proprio dei secoli passati e in particolare del mondo rurale, è
ipotizzabile che per le attuali campane sia stato reimpiegato il bronzo di
quelle appartenute alla vecchia torre, così come appare verosimile che
l’orologio, che oggi guarda la piazza dal nuovo campanile, sia lo stesso
appartenuto alla struttura abbattuta. I due scritti indicati di seguito possono
esserne prova.
Il documento N° 10/campanile
dell’archivio Marchi riporta la proposta di un deputato della Delegazione di ricavare
due campane più piccole dalla fusione di una grande appartenuta al vecchio
campanile, che era stata rotta; al tempo la proposta non fu accolta, ma nel
seguito il progetto potrebbe essere stato ripreso e attuato. Più volte la
comunità di Pieve di Controne ha fatto rifondere le campane non più
utilizzabili e l’evento più recente risale all’anno 1957[100]. Il
documento N° 6/bis/Chiesa [101], datato
anno 1839, è un preventivo per la riparazione dell’orologio della vecchia torre
campanaria. Essendo l’importo richiesto modesto e l’oggetto di valore, è
verosimile il suo riutilizzo nella nuova struttura, almeno per gli ingranaggi,
in quanto nei disegni a noi giunti del campanile disfatto non compare il
quadrante sul lato prospiciente la piazza, dove sarebbe stato logico fosse
stato collocato.
Il campanile della Pieve di
Controne è finalmente concluso ed ora, assieme alla chiesa, può svolgere
appieno le funzioni così care alla popolazione, che tanto si è adoperata
assieme ai suoi rappresentanti. La gioia e l’orgoglio di poter riprendere le
cerimonie religiose come nel tempo passato è testimoniato ancora una volta da
una lettera d’archivio:
“[….] dunque come ti dicevo nella ultima lettera che ci erano
di già i campanari. A Controne sie [si è] fatto una bella campana e due
campanelle e la vigilia della Assunta[102]
la sera alla luminara principiarono a suonare io non so dirti l’entusiasmo
della popolazione dopo circa trenta anni che non aveva sentito suonare. Il
giorno 19 domenica dopo la Assunta fu fatta la bella funzione del SS Crocifisso[103].
Senti ora te la descrivo prima fu parata la Chiesa e con gra[n] ceri e lumiere
e vi fu messa la scalinata per esporre Gesù Crocifisso. La sera e dei giorni
avanti vi fu lo sparo dei mortaletti e suono di campane. La mattina fu [e]sposto
il SS Crocifisso. Verso le 11 vi fu Messa cantata con la banda nella quale
furono portate le dedic[h]e che furono trentadue e vi fecero quattrocento 8
franchi cosa che non è mai accaduta: dopo le due cantarono il vespro con la
bella predica fatta da do[n] Luigi Marchi, di poi calarono il SS. Crocifisso e
fu sfilata la processione. Prima andarono i ragaz[z]i poi i confratelli con
cappa a due a due e cero, di poi Gesù Crocifisso portato da quattro Sacerdoti e
da altri accompagnato: poi la banda dopo le donne a due a due quasi tutte con
torce e ceri in mano perché si andò [in]torno al monte. Fu fermato Gesù
crocifisso in piazza e fatta la seconda predica da lo stesso do[n] Luigi
Marchi. Entrati in chiesa e cantato il ringraziamento fu chiusa la funzione e
rimesso Gesù a suon di banda: in piazza pure sortito il popolo di chiesa vi
fecero due suonate di banda e fu finito tutto. Non ti puoi immaginare la gente
forest[i]era venuta a Controne: credi fu bella questa giornata ma quanto
sarebbe stata più bella se tu ci fossi stata anche tu, ma spero che presto
verrai a casa e allora si potrà andare in campanile e vedrai quanto è bello [….].”[104]
3) osservazioni
Al
termine dell’analisi delle carte conservate in archivio, relative all’intervento
ottocentesco nella chiesa pievanile, si può affermare che il progetto redatto dall’architetto
Pardini non può essere classificato opera di restauro[105], come del
resto lo stesso architetto chiaramente indica nelle dizioni riportate sugli
elaborati:
-
Progetto di modificazione da farsi nell’interno della Chiesa Parrocchiale della
Pieve di Controne;
- Dettaglio,
e stima dei lavori da farsi per riparare, e ridurre a più decente aspetto la
Chiesa Pievanile.
Le volte a crociera nervata, di
cui quelle della navata centrale intensamente colorate con cielo stellato e con
policromi disegni geometrici, che sottolineano le costolature, le ampie
finestre circolari con vetri colorati, la pittura bicroma dei conci degli
archi, le pitture dei muri perimetrali, l’altare in gesso sospeso nel coro
improntano in maniera dominante l’interno della chiesa e annullano la severità
dell’impianto romanico, originariamente caratterizzato da struttura compatta e
solida, appena illuminata dalle strette e severe aperture a monofora.
Un intervento così invasivo ed
“innovativo” è stato adottato dal Progettista ed accettato dalla comunità di
Pieve di Controne in considerazione delle condizioni di estremo degrado in cui doveva
versare l’edificio, come più volte è sottolineato nelle lettere inviate dai
rappresentanti della Sezione e dal pievano alle autorità civili e religiose.
Tuttavia, anche al tempo in cui fu realizzato, il lavoro compiuto apparve assai
criticabile, come scrive il già ricordato Enrico Ridolfi, contemporaneo e
conterraneo dell’architetto Pardini, nei due brani sotto riportati:
“ [….] Molte chiese di questa
regione montana hanno un carattere di famiglia; un carattere severo, pesante,
dovuto alle loro arcate senza piè dritto[106] e talvolta
alquanto sceme[107],
che si volgono sopra colonne massicce e cilindriche di pochi diametri
d’altezza; spoglie di ornamento all’interno, e raramente accogliendone alcuno
nell’esteriore. Noveriamo fra le principali la chiesa di Corsena, di Benabbio,
di Boveglio, e questa di Santa Giulia di Controni che presenta forse il tipo
più conservatori tale architettura, sebbene anche essa abbia assai sofferto per
disgraziati ammodernamenti [… ]”. [108]
“ [….] Quanto poi alle volte che ora coprono le tre navi
della chiesa, alle finestre rettangolari e circolari aperte nelle navi mediante
la chiusura o distruzione delle finestrelle antiche, quanto agli intonaci interni[109],
alla mutilazione delle colonne[110],
tagliando a colpi di mazza e di scalpello le loro basi per farle sembrare di
ordine pestano[111],
son tutti lavori con cui un architetto si reputò di abbellirla, nel 1839. Ed è
veramente strano il vedere come mentre nelle città già da uomini culti e
amorosi delle antichissime fabbriche, si poneva in opera ogni mezzo per
ristorarne alcune dei sofferti danni, e ritornarle il più possibilmente al loro
esser primo, ivi stesso e più poi nelle campagne se ne continuasse il guasto
senza uno scrupolo al mondo, senza nemmeno il pensiero che il mutilare, il
togliere il carattere o il distruggere affatto quei monumenti, potesse essere
del minimo danno [….]”. [112]
Vi è poi un aspetto squisitamente
strutturale, che l’analisi dei documenti mette in evidenza, ma non chiarisce:
la connessione del vecchio campanile, oggi disfatto per le precarie condizioni
statiche più volte denunciate nelle carte esaminate, con la fabbrica della
chiesa. La posizione interna del manufatto nella prima navatella di destra, a
filo con la facciata, è certa, essendo stata definita dai disegni del pittore
Ridolfi, che ne aveva preso diretta visione, e in proposito aveva scritto:
“[….] Anche all’esterno la
chiesa è stata modernamente modificata, non solo con l’apertura di grandi occhi
in luogo delle originali finestrelle lungo la maggior nave, ma con la
demolizione del campanile, che elevavasi sulla facciata, occupando un’ala di
essa. Un fulmine lo aveva diroccato e sconnesso[113], e fu
abbattuto riducendo simmetrico la facciata, e ricostruendo il campanile isolato
dal fianco destro della chiesa. La facciata però anche prima dei restauri era
assolutamente nuda di ornamenti, se si eccettua una cornice d’archetti
sottoposta al tetto della piccola nave a destra[114],
che era quella non occupata dal campanile. [….]”[115]
La vecchia torre campanaria
sorgeva quindi dalla facciata della chiesa a destra del portale d’ingresso e doveva
occupare, con la proiezione della propria base, lo spazio compreso fra la
lesena addossata al muro esterno della facciata, il pilastro a sezione quadrata
e i due muri esterni concorrenti nell’angolo del fabbricato fra la piazza e via
del campanile. Ma è la connessione fra le due strutture di fabbrica che non
risulta definita con chiarezza, leggendo i riferimenti sotto riportati
estrapolati dalle carte esaminate:
“ [….] Avendo intrapreso la lavorazione del restauro di
questa Chiesa Pievanile si è trovato un tratto di muro della medesima e
precisamente quello che appoggia al campanile come pure un pezzo del campanile
medesimo, in uno stato pericoloso; e siccome sono muri fatti a cassetta si
è sfoderato quel tratto di muro che è da lato al campanile, e si è appoggiato al
campanile stesso, come pure il muro del campanile ancora, quanto ne appoggia
alla Chiesa, si è ammarcito per cagione dell’acqua forse che vi penetra. Onde è
che s’incontrerebbe un grave pericolo facendo l’incannicciata appoggiata a d:
muro [….]” [116];
“ [….] 2:a Che il
prefato [predetto] Sig: Presidente erasi trovato costretto a far ricostruire un
tratto di muro di pietra a taglio in quella porzione di lato della gran navata,
che trovasi quasi a contatto del campanile; quel muro essendo costruito con due
paramenti di pietra, e riempito di calcinacci nell’interno l’oscillazione del
Campanile aveva cagionato una totale separazione dei due paramenti, l’uno dei
quali si era appoggiato al muro del Campanile, e l’altro che guardava l’interno
si era conservato, quasi prodigiosamente in equilibrio, ma in uno stato di tale
collegamento, da temere una rovina, ad ogni istante, [….]”[117];
"[….] Tali lavori non furono da me computati nel
dettaglio stimativo poiché non poteva penetrare ad osservare il muro anzidetto
fra l’angustissimo spazio che passava fra il muro stesso, e quello del
campanile [….]” [118];
“[….] 4:a Che
nell’osservare ogni parte di quella Chiesa, e contiguo Campanile dovei
apprendere nuovamente un pericolo di minaccia di esso campanile molto maggiore
di quello che apparisce, ed esposi un altro mio rapporto la prima volta che vi
feci locale ispezione; ed una tale apprensione nasce in me dall’avere scoperto
che il lato del sunnominato Campanile che guarda verso la tribuna della Chiesa
vien sorretto da un arco con cunei di pietra il quale si scorge all’altezza
delle navatelle della Chiesa salendo entro il Campanile. Detto arco avente una
spinta straordinariamente grande [….]” [119];
“[….] Lo stesso Campanile
essendo basato sopra gli archi della Chiesa ha molto sofferto e uno degli archi
ha sfiancato, ed aperto, ed ha necessità di apporvi una catena di ferro [….]” [120].
Le prime tre citazioni indicano,
senza ombra di dubbio, che uno dei quattro lati del campanile era costituito da
un muro affiancato, ma separato da quello della chiesa da un “angustissimo
spazio”. La seconda inoltre colloca i due muri in corrispondenza della prima
arcata a destra della navata principale. La quarta citazione specifica che il
muro del lato del campanile, rivolto verso la tribuna, era sorretto egualmente da
un arco, in condizioni statiche assolutamente precarie. L’ultima citazione
riportata conferma che il campanile poggiava con due lati sugli archi della
chiesa: l’uno, come detto appartenente al colonnato destro della navata
centrale e l’altro, oggi non più esistente, impostato fra detto colonnato e il
muro perimetrale della navatella di destra. Gli altri due lati dovevano essere
necessariamente in proseguo verticale ai muri perimetrali della chiesa lato
piazza e lato via del campanile.
L’impostazione della base della
torre campanaria, così come sopra è stata ipotizzata, comporta che il primo riquadro
della navatella di destra non fosse interessato, a livello di pavimento, dalle
strutture verticali del campanile. Questa distribuzione inoltre giustifica la
mancata indicazione della struttura nella pianta di progetto redatta dall’architetto
Pardini, ma non l’assenza di rappresentazione della parte emergente dalla
fabbrica della chiesa nella sezione longitudinale.
Resta tuttavia di difficile compressione
l’esistenza dei due muri fra loro affacciati a brevissima distanza, l’uno appartenente
alla navata centrale della chiesa, l’altro costituente un lato del campanile,
entrambi impostati sul primo arco del colonnato interno, la cui larghezza è di
circa 70 cm. Per meglio esaminare questo aspetto può avere rilevanza cercare di
datare, per quanto possibile, la costruzione della vecchia torre campanaria.
Il pittore Ridolfi, attraverso
l’esame della struttura, che a suo tempo aveva osservato e disegnato, esclude
che il campanile abbattuto fosse coevo all’impianto iniziale della chiesa[121]
e, supponendo che la fabbrica sia stata ampliata verso l’attuale piazza di un’arcata[122],
ritiene che la torre campanaria risalga all’epoca in cui venne invertita la facciata
della chiesa[123].
Accettando l’ipotesi dello ampliamento verso la piazza, sarebbe verosimile
l’ipotesi che sul nuovo arco della navata centrale siano stati impostati ex
novo e separatamente i due muri anzidetti, presumibilmente per non far
trasmettere le vibrazioni del campanile alla parte alta della muratura della
chiesa, durante il suono delle campane.
Dove non si accetti l’ipotesi
Ridolfi circa l’ampliamento, la separazione fra la struttura della chiesa e la struttura
del campanile sull’arco risulterebbe ancora più enigmatica, perché la
realizzazione dei due muri distinti avrebbe richiesto il preventivo
disfacimento, almeno per lo spessore, del muro esistente della navata centrale
e il conseguente smontaggio di parte della copertura gravante su tale tratto.
È prudente non andare oltre in
ipotesi di cui non è possibile condurre una verifica diretta sulle strutture. L’unica
certezza che emerge dai dati d’archivio è la presenza di due muri affacciati a
breve distanza fra di loro, di cui uno appartenente alla navata della chiesa,
su cui doveva essere impostata la nuova incannicciata prevista in progetto dall’architetto
Pardini, e l’altro alla struttura della torre campanaria, entrambi impostati
sul primo arco della navata centrale.
Una ultima notazione nasce, non
dalle carte esaminate, ma dalla fotografie riprodotte
a pg. I dell’appendice, distinte con lettera (A) e (B), scattate in data 21
agosto 1901, ancora appartenenti all’archivio Marchi. Osservandole con attenzione
si nota in facciata, sull’angolo della navatella di sinistra, un residuo di
struttura muraria sbrecciata (ingrandimento lettera C), connessa al paramento
esterno della chiesa in direzione obliqua e rivolta verso il nuovo campanile
fuori campo.
Confrontando le fotografie con
la facciata della chiesa riprodotta nel disegno del pittore Ridolfi (pg. 46) e nell’incisione
del prof. Ardinghi (in copertina), si nota che in queste seconde
rappresentazioni non compare il rudere presente nelle istantanee. Se tuttavia
si esamina il disegno appena tratteggiato (pg. VIII), sempre del pittore
Ridolfi, lo spigolo dell’angolo sinistro della facciata della chiesa presenta,
circa a metà altezza, una doppia deviazione, che dovrebbe essere la
schematizzazione semplificata dell’imposta di un arco. Evidentemente il Ridolfi
e successivamente l’Ardinghi non hanno ritenuto di dover riportare nelle loro
elaborazioni definive il particolare appena accennato nello schizzo.
Per
poter cercare di dare una “identità” alla porzione di rudere che appare in
fotografia, è necessario puntualizzare le date delle opere e dei documenti:
i
disegni del Ridolfi rappresentano la facciata con il vecchio campanile, colpito
nella sommità da un fulmine, e quindi il rilevo è precedente al disfacimento
completo della torre campanaria avvenuto nel 1869[124];
lo scavo per le fondazioni del
nuovo campanile inizia nel 1862[125]
e la struttura emerge dal livello della piazza nel 1863[126],
ma del nuovo campanile non fa alcun cenno nei suoi scritti il Ridolfi.
Per le date sopra riportate si
può ipotizzare che il manufatto, rappresentato dalla parte residuale nei
disegni e nelle fotografia, non fosse stato diroccato per la costruzione della
attuale torre campanaria, essendo i rilievi grafici antecedenti all’inizio della
costruzione di tale fabbrica. Si deve ritenere pertanto, anche per quanto
ancora leggibile dalla fotografia, che connesso alla facciata vi fosse un muro,
con una apertura sormontata da un arco, di delimitazione all’area oggi
denominata “corte”, compresa fra i fabbricati della canonica e il lato della
chiesa antistante. Del disfacimento parziale di tale muro non è possibile
ipotizzarne una data, ma solo escludere che sia avvenuto in relazione
all’intervento progettato dall’architetto Pardini, non essendovi nessuna indicazione
in merito nell’elencazioni dei lavori da compiere e nel carteggio fra i
rappresentanti della comunità e le
istituzioni civili e religiose.
Osservando ancora le fotografie
del 1901, nelle navatella sinistra si può notare la mancanza della cornice
sottogronda costituita da archetti, descritta e rappresentata dal Ridolfi, mentre
è presente il rudere di cui sopra e una “feritoia” al centro del muro di
facciata della stessa navatella , elementi rappresentati nello schizzo del
Ridolfi, ma oggi non più presenti.
La mancanza degli archetti
sottogronda e la presenza del rudere e della feritoia testimoniano un
intervento localizzato su quella parte di facciata immediatamente sotto lo
spiovente della copertura, necessariamente avvenuto fra l’effettuazione del rilievo
del Ridolfi , databile dopo il 1939 e prima del 1862, e lo scatto fotografico
del 1901.
La scomparsa successiva della
feritoia implica invece un intervento di maggiore respiro, poiché è associata
alla rimozione del rudere e ancor più al rifacimento di tutto il paramento
esterno della porzione della navatella posta a sinistra dell’ingresso, come
oggi si può constatare osservando il materiale lapideo di più recente posa in
opera, rispetto a quello della facciata in corrispondenza alle altre due
navate. Le modifiche sopra indicate sono necessariamente avvenute dopo il 1901.
Le motivazione del primo e
secondo intervento non possono essere validamente ipotizzate in questa sede,
mancando nell’archivio Marchi una qualsiasi documentazione in merito, ma potranno
eventualmente essere individuate attraverso la ricerca negli atti ufficiali
relativi agli interventi sulla fabbrica della chiesa, messi in atto dopo i
lavori progettati dall’architetto Pardini.
4.) elenco
dei capi famiglia della pievania, redatto in data 1868
Segue
l’elenco dei capi famiglia delle Ville comprese nella Sezione di Pieve di
Controne. I nominativi sono scritti per mano di Luca Marchi, consigliere del
comune di Bagni di Lucca, su stampati del municipio che riportano la data 1868.
L’elenco pertanto annovera i nuclei familiari presenti nel territorio sezionale
alla data intermedia fra il restauro della chiesa, iniziato nel1839, e il completamento
della fabbrica del nuovo campanile, avvenuto nel 1882.
“Lista
dei Capi di Famiglia della Sezione della Pieve di Controne”
Rev:do
Sig. Pievano
Pieve
di Controne
Marchi
1. Luca fu Gio: Domenico Giuliani
2. Giuseppe fu Antonio Taliani
3. Battista fu Antonio Tognini
4. Domenico fu Giuseppe Buonanni
5. Domenico fu Battista Barsanti
6. Pietro fu Paolo Marchi
7. Antonio fu Cesare Silvestri
8. Gemignano fu Bartolomeo Taliani
9. Costantino di Battista Marchi
10. Antonio di Pietro Marchi
11. Pellegrino fu Antonio Marchi
12. Giuseppe di Pietro Marchi
13. Pietro fu Battista Marchi
14. Battista di Pietro Marchi
15. Agata ved:a fu Luigi
Barsanti
16. Paolo di Pietro Lucchesi
17. Battista Magnani
18. Giovanni fu Pasquale Buonamici
19. Giovanni fu Stefano Buonamici
20. Francesco fu Stefano Brunicardi
21. Sante fu Carlo ~~~~~
Cevoli
Biagi
1. Gabriello fu Francesco Biagi
2. Giuseppe fu Gio: Maria Biagi
3. Fiora fu Gio: Maria Marchetti
4. Federico fu Luigi ~~~~~
Villa di Guzzano
Giannini
1. Costantino di Pasquale Marchetti
2. Marco fu Alessandro Brunicardi
3. Celeste ved:a fu Antonio Magnani
4. Francesco fu Bartolomeo Brunicardi
5. Biagio fu Nicolao Brunicardi
6. Iacopo fu Nicolao Magnani
7. Matteo fu Bartolomeo Giannini
8. Giovanni fu Alessandro Lucchesi
9. Alessandro fu Simone Buonanni
10. Marco fu Battista Buonamici
11. Bartolomeo fu Luca Lippi
12. Luigi fu Antonio Giannini
13. Luigi di Pasquale Biagi
14. Luigi fu Santino Nicolai
15. Elisabetta ved:a fu
Nicolao Simi
16. Domenico fu Angelo Giannini
17. Girolamo fu Paolo Silvestri
18. Bartolomeo fu Giovanni Lunatetti (?)
19. Pellegrina ved:a fu
Domenico Magnani
20. Giacomo fu Giovanni Marchetti
21. Angela ved:a fu
Giuseppe Lippi
22. Filippo fu Matteo Lippi
23. Francesco fu Matteo Magnani
24. Stefano fu Francesco Lucchesi
25. Giovanni fu Taddeo Brunicardi
26. Martina ved:a fu
Bartolomeo Brunicardi
27. Ranieri fu Giuliano Brunicardi
28. Giuseppe fu Giuliano Brunicardi
29. Basilio fu Felice Brunicardi
30. Bartolomeo fu Felice Nannizzi
31. Riccardo fu Domenico Brunicardi
32. Pietro fu Iacopo Brunicardi
33. Dott.re Pellegrino fu Riccardo
Magnani
34. Luigi fu Francesco Magnani
35. Giovacchino fu Francesco Marchetti
36. Antonio fu Luigi Giannini
37.Pasquale fu Luigi Giannini
38. Cherubino fu Luigi Magnani
39. Giovanna ved:a fu Antonio
Magnani
40. Fausto fu Francesco Giannini
41. Pietro Fu Giuliano Nicolai
42. Domenico fu Antonio Nicolai
43. Luigi fu Paolo Nicolai
44. Domenica ved:a fu Giovanni
Nicolai
45. Pietro fu Antonio Nicolai
46. Luigi fu Antonio Nicolai [?]
Fiume
Barsanti
1. Adriano fu Giuseppe Barsanti
2. Giovanni fu Luigi Barsanti
3. Luigi di Giovanni Magnani
4. Antonio fu Luigi Lucchesi
5. Bartolomeo fu Antonio Giambastiani
6. Sebastiano fu Giovanni ≈≈≈≈≈≈
Villa di Gomereto
Barsi
1. Andrea fu Antonio Barsi
2. Giovacchino fu Domenico Barsi
3. Sebastiano fu Giovanni Barsi
4. Bartolomea ved:a fu Giuliano Barsotti
5. Domenico fu Pasquale Persiani
6. Gemignano fu Matteo Barsotti
7. Francesco fu Francesco Barsotti
8. Santino di Francesco Tomei
10. Domenico fu Paolo Barsotti
11. Michele fu Paolo Barsotti
12. Nicola fu Domenico Barsotti
13. Teresa fu Domenico Di Nino
14. Antonio fu Pellegrino Barsotti
15. Stefano fu Domenico Tomei
16. Francesco fu Domenico Di Nino
17. Francesco fu Pellegrino Antoni
18. Antonio fu Agostino Antoni
19. Domenico fu Giuseppe Barsi
20. Tomaso fu Pietro Conti
21. Giuseppe fu Francesco di Nino
22. Gemignano fu Pellegrino Barsotti
23. Gio: Domenico fu Benedetto Barsotti
24. Luigi fu Paolino Barsotti
25. Maria ved:a fu Paolo Tei
26. Costanza ved:a fu Iacopo
Barsotti
27. Giuseppe fu Antonio Barsotti
28. Gemignano fu Giuseppe Micheli
29. Sante fu Pietro Tei
30. Angelo fu Matteo Pellegrini
31. Caterina ved:a fu Antonio
Tei
32. Benedetto fu Sebastiano Tei
33. Francesco fu Benedetto Di Nino
34. Matteo fu Pellegrino Barsi
35. Giovanni fu Antonio Scandiglia [?]
36. Bernardino fu Riccardo ~~~~~
Villa di S. Gemignano
Silvestri
1. Antonio fu Giovanni Silvestri
2. Luisa fu Giovanni Bartolomei
3. Marco fu Stefano Silvestri
4. Bartolomea ved:a fu Francesco Silvestri
5. Valerio fu Domenico Pierotti
6. Luigi fu Antonio Pierotti
7. Fabiano fu Sebastiano Silvestri
8. Luigi fu Michele Silvestri
9. Domenica ved:a fu Michele Paolini
10. Ranieri fu Domenico Alderigi
11. Giuseppe fu Iacopo Silvestri
12. Giuseppe fu Bartolomeo Silvestri
13. Bartolomeo fua Angelo Silvestri
14. M:a Domenica ved:a
di Domenico Silvestri
15. Giacomo fu Domenico Tei
16. Pellegrino fu Iacopo Mariani
17. Sebastiano fu Iacopo Tei
18. Marco fu Iacopo Moriani
19. Regolo fu Pietro Magnani
20. Luigi fu Bartolomeo Magnani
21. Raffaello fu Paolo Silvestri
22. Michele fu Domenico Rocchi
23. Antonio fu Stefano Silvestri
24. Antonia ved:a fu
Domenico ~~~~~
Villa di Vetteglia
Giurlani
1. Bernardo fu Agostino Buonamici
2. Antonio fu Pasquale Bastiani
3. Giuliano fu Giovanni Buonamici
4. Paolo fu Carlo Barsotti
5. Domenico fu Domenico Pierotti
6. Paolino fu Antonio Buonamici
7. Flavia fu Olivo Marchi
8. Antonio fu Battista Bastiani
9. Mariano fu Giovanni Marchetti
10. Giovanni fu Giuseppe Lucchesi
11. Cirillo fu Iacopo Lucchesi
12. Pellegrino fu Antonio Angeletti
13. Giuseppe fu Salvatore Barsi
14. Sante fu Andrea Buonamici
15. Lodovico fu Luca ~~~~~
Totale N°: 152 ~~~~~
5.) elenco
degli artigiani e commercianti in pieve di controne
L’elenco, per mano incerta di Luca Marchi
(ammalato), riporta i nominativi presumibilmente della sola villa della Pieve
di Controne.
1871 9 Giugno
1. Angeletti Fiore
di Giuseppe Sarto
2. Barsi Seb;no q Gio: Rivenditore
di sale, e tabacco
3. Barsi Samuele, e Anto:o Falegname
4. Lucchesi Iacopo q: Cirillo Muratore
5. Lucchesi Gio (‘9 Faddao (?) q: Giovanni Muratore
6. Magnani Luigi q. Francesco Bottegaio
7. Magnani q: Francesco Muratore
8. Silvestri Matteo (?) q: Muratore
9. Silvestri Luigi q: Michele Oste
10. Silvestri Maria Domenica ved: di
Michele Rivenditrice
di sale, e tabacchi
11. Taliani Battista q: Antonio Calzolaio,
Oste, e Bottegaio
12. Tei Carola moglie di Angelo Bottegaia,
e Ostessa
[1]
Giuseppe Pardini (Lucca, 1799-1884) è stato uno dei maggiori architetti
lucchesi dell’Ottocento. Dopo gli studi compiuti a Roma all’Accademia di San
Luca, egli svolse la propria attività prevalentemente al servizio della città
natale di cui fu nominato, nel 1837, “Consultore e ispettore di tutte le
fabbriche pubbliche”. Responsabile della realizzazione di molti edifici nella
città e nel territorio da essa dipendente seguì anche la maggior parte dei
restauri architettonici condotti nei decenni intorno alla metà del secolo. A
seguito della cessione del Ducato di Lucca al Granducato di Toscana avvenuta
nel 1847, assistiamo ad un periodo di relativa stasi costruttiva. L’Unità
d’Italia segnò una ripresa dell’attività architettonica. Fu Cavaliere
dell’Ordine Mauriziano, membro della Società d’Incoraggiamento per le Arti, i
Mestieri e l’Agricoltura, della Guardia Civica di Lucca, della Società
Mineralogica Nerici e Compagni. Fece parte della R. Accademia Lucchese di Belle
Arti, della Commissione Consultiva di Belle Arti della Provincia di Lucca e
dell’Accademia Lucchese di Scienze, Lettere ed Arti. Nel 1872 fu nominato
Membro Onorario dal Collegio dei Costruttori Italiani di Milano. Nel 1880 fu
insignito del titolo di Accademico di Merito dall’Accademia di San Luca.
[3] Luca Marchi nasce
nel 1798 alla Pieve di Controne, da una famiglia di agiati possidenti. Ricopre
a lungo la carica di presidente della Sezione del paese nativo. Per una serie
di investimenti errati deve emigrare in Brasile a cercare fortuna nel 1857.
Ritornato in patria nel 1863 ricopre ancora un ruolo pubblico quale Delegato
Municipale della Comunità di Bagni di Lucca fino alle dimissioni presentate nel
1873 per gravi motivi di salute, che lo porteranno alla morte nel 1876.
[6]
Comunità del Bagno a Corsena , denominazione istituita nel
1823 e cessata nel 1862, quando fu assunta quella di Comune di Bagni di Lucca.
“All’Ill.mo
Sig: Gonfaloniere Comune del Bagno.
Ill:mo
Signore la Chiesa Parrocchiale di questa Pieve di Controne di antichissima
costruzione e di disegno longobardo è ormai ridotta in situazione, che senza
soffrirne la decenza del Sacro luogo, non può più a lungo tollerarsi che non vi
siano fatti dei lavori, e delle riparazioni, le quali mirino non solo alla
solidità, e conservazione dell’edificio, ma ancora all’ornato, ed alla
proprietà. A questo scopo tendono i desideri, e le brame di tutti questi
Sezionisti, e già si approssima la stagione più propizia a tali lavori,
stagione che da anche luogo a sperare che essi prestino quasi gratuitamente
l’opera loro, almeno in gran parte sia pei trasporti del materiale, che per la
manovalanza. All’oggetto pertanto di far paghi i voti di questa Popolazione io
commisi al Sig: Architetto Pardini di fare un disegno ed una stima dei lavori che
sarebbero necessari, al che egli cortesemente corrispose col trasmettermi sia
l’uno che l’altro, ed è quello stesso che ho l’onore di rimettere alla Sig: V:
Ill:mo unito alla presente.
Il
rispettoso ricorrente ha poi confidato, e confida che i mezzi per l’esecuzione
di tali lavori vengano somministrati dall S: V: Ill:mo coi redditi e
con gli avanzi di questa Sezione (del che le faccio fervida istanza) ai quali
si uniranno come ho accennato le opere dei sezionisti, e qualche sovvenzione di
pio benefattore, come si ha luogo di sperare.
Ed
affinché questi mezzi possano renderli sufficienti, qualora tali non fossero
gli avanzi che al presente si verificano, io sarei rispettosamente a proporre
che oltre alla vendita delle
macchie comunali[7] dette di Fobbio
e di Bologna delle quali feci parola in altra istanza congiuntamente al
Presidente di S: Cassiano, e di S: Gemignano di Controne di pochi giorni fa, si
dovenisse all’alienazione ancora di altre due macchie dette di Tana, e
del Boscaccio, tanto più le medesime sono continuamente danneggiate, e
ridotte quasi al niente, ed essendo poste in luoghi assai bassi, il loro taglio
non può nuocere in modo alcuno alla coltivazione.
Io
confido nella bontà della causa che raccomando e nella somma religione della
Sig:a V. Ill:ma di cui ho l’onore di professarmi
devotamente
3
Aprile 1839 – Umiliss: Servo”
[8]
Boschi di proprietà del Comune, le cui rendite erano
destinate alla Sezione d’appartenenza.
[10]
Laico che coadiuva il parroco nell’amministrazione dei beni della chiesa.
[11]
A.F.M. – doc. N° 3/Chiesa
Pieve - minuta
“All’Ill.mo,
e Rev:mo Monsignore Vicario Generale di Lucca - Ill’Ill.mo e Rev:mo
Monsignore.
La
Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne di antichissima costruzione di
disegno Longobardico è ridotta in situazione, che senza soffrirne la decenza
del Sacro Luogo non può più a lungo tollerarsi che non vi siano fatte quelle
riparazioni, che si richiedono per la conservazione, e proprietà dell’edificio.
A
questo tendono le brame, e i desideri dei Parrocchiani, i quali danno speranza
di prestar l’opera loro, almeno in parte, per i trasporti del materiale, e per
le manovalanze.
A
tale oggetto pertanto il Presidente di questa Sezione commise al Sig:
Architetto Pardini di fare un disegno, ed una stima dei lavori che vi
abbisognano, cui esso cortesemente ha corrisposto, con rimettere quello stesso
che è unito alla presente.
Per
far fronte pertanto alle spese occorrenti, il Presidente suddetto ha umiliata
una memoria all’Amministrazione comunale, acciò li sia accordatori erogare gli
avanzi dei redditi della Sezione, che saranno circa scudi duecento, e più ha
proposto la vendita di alcune macchie comunali, per parimente erogare il
retratto dalle medesime nell’anzidetta lavorazione
Ma
non bastando tutti questi mezzi per arrivare al compimento della spesa che si
richiede, il ricorrente nella sua qualità di Operaro della nominata Chiesa, di
concerto con il Sig: Pievano, e’l Presidente tutti sottoscritti, chiede
istantaneamente alla S: V: Ill:ma e Reverendissima che li sia
accordato d’impiegare in detto restauro la somma di Scudi[11]
100 ricavati dai Laudemi[11]
dei livelli[11] già scaduti, e
misurati, di cui parte sono fatti, e parte si faranno i contratti che in tutto
ascenderà sopra scudi cento, tanto più che conviene preparare anticipatamente
il materiale occorrente per detta lavorazione.
Confidando
nella bontà della causa raccomandata, e nello sperimentato zelo per il culto
della S. V. Ill:mo, e Reve:mo, i sottoscritti devotamente
si dichiarano Umiliss: Servitori.”
Pieve
di Controne 24 Aprile 1839”
[12]
Prelato che rappresenta l'Arcivescovo in tutta la diocesi,
lo sostiene o lo sostituisce nella sua attività ordinaria.
[14]
Nell'antico diritto feudale, prestazioni dovute dal vassallo
al signore ogni volta che il feudo cambiava proprietario. Successivamente,
somma pagata al proprietario di un fondo per la concessione dell'enfiteusi.
[15]
Particolare figura di contratto agrario per il quale un
proprietario terriero (concedente) dava una terra in godimento ad
altra persona o istituzione (livellario).
[16] La
lira lucchese era l'unità monetaria in uso corrente a Lucca dal 1826 fino
all'annessione da parte della Toscana del 1847. La moneta era suddivisa, come
da tradizione, in 20 soldi, ciascuno dei quali a sua volta era composto da tre
quattrini.
È
interessante notare che in una lettera dell’ A.F.M. (Lett. 8/L-M-2), inviata
dall’avv. Bartolomeo Brunicardi a Luca Marchi in Brasile il 9 giugno 1859, è scritto “ […] Col 18 di maggio cessò
di aver qui corso la moneta lucchese ad eccezione del quattrino, e del soldo
che furono equiparati al quattrino, e al soldo toscano, e ad eccezione dello
scudo che seguita a valere quanto il francescone. Non potete immaginarvi qual
mal’umore abbia prodotto in tutto il Compartimento Lucchese questo ritiro, e
abolizione della nostra moneta […]”.
[17] Elemento
architettonico tradizionalmente realizzato in legno, formato da una travatura
reticolare piana posta in verticale ed usata come elemento di sostegno di coperture a due falde
inclinate. Il suo impiego precede nelle fabbriche delle chiese l’adozione delle
volte.
“Dettaglio,
e stima dei lavori da farsi per riparare, e ridurre a più decente aspetto la
Chiesa
Pievanile della Sezione di Controne.
- Risarcimento di alcuni pezzi di muro
in diversi punti della Chiesa si valuta approssimativamente L. 60:
- Quad: a canne 130 intonaco
da farsi sui muri interni della Chiesa a L. 3 la canna il tutto compreso
inclusive l’abbattimento del
vecchio intonaco L. 390:
- Ingrandimento di N° 6 finestre
conforme al disegno riduzione al pulito dello sguancio, e chiusura delle
finestre inservibili
L. 240:
- Incannicciata armata con legname di
castagno di ottima qualità, con arpioni di ferro per sostegno della centina,
eseguita a forma di volta a crociera, come vedesi nel disegno unito: quad:a
canne 99 a L. 20 la canna il tutto compreso L. 1980:
- Disfacimento di quad:a
canne 28 di pavimento, e rifacimento del medesimo con quadroni arrotati sopra
un vespaio a L. 18 la canna tutto comp.o L.
504:
- Abbattimento del muro a sostegno dei
dipinti in tavola nel coro e rifa:to del pavimento ivi L. 20:
- Coloritura, e dipintura di tutta la
Chiesa, conforme vedesi nell’unito disegno valutasi L. 350:
- N° 6 serrature alle finestre,
ferramenti necessari, cristalli, coloritura, e loro posizione in opera, il
tutto compreso a L. 120 per ciascuna L. 720:
Totale L. 4264:
Pari a S [soldo lucchese] 568 e L. 4:
Fatto e spedito il presente Dettaglio da
me sott:o
Lucca 26 Marzo 1839
Gius:e Arch:to
Pardini”
[21] Operazione di restauro
delle strutture murarie con l’eliminazione di ogni tipo di discontinuità quali
lesioni, fessure, lacune.
[24] Quadrato di canna
(misura di superficie): circa 5,58 m2, essendo la canna lucchese
pari a 236,1636 cm, pari a 4 braccia (Atti dell’Accademia lucchese di scienze,
lettere e arti, vol. 6 – tav. delle misure lineari).
[25] “[.…] dei capitelli
alcuni sono costituiti da una tavola e da una seconda membratura a piano
smussato, che tien luogo di gola, alcuni da una grossolana cornice composta da
pochi membri, una tavola, un listello, un ovolo, e due piani a smusso [.…]” - Basiliche mediovali della provincia lucchese:
la guida inedita di Enrico Ridolfi (1828 – 1909), a cura di P.
Bertoncini Sabatini, Silvana Editoriale 2003 – pg 175
[27] Incannucciata: armatura (su scheletro
portante ligneo) di soffitti e volte. In forma dialettale incannicciata.
[28] Enrico Ridolfi, figlio del pittore Michele (1828 – 1909), compiuti gli studi fisico-matematici nel Liceo di Lucca si
laurea a Pisa nel 1848 in Scienze Matematiche e Fisiche, quindi si trasferisce
a Firenze per studiare architettura. Nel 1854, rientra a Lucca, dove accetta
l´incarico di segretario della Commissione di Belle Arti. L´anno seguente è
nominato ispettore dei Musei fiorentini, diventandone anche vicedirettore fino
al 1887. Fu pittore come il padre, valente restauratore di quadri e scrittore
d´arte.
“Ill:mo
Sig: Commissario,
Io
sperava che già fosse stato spedito al Ministero [Lucca nel 1839 è un Ducato,
nato nel 1815
per decisione del Congresso di Vienna, retto da Carlo Ludovico di Borbone, che
lo cederà al Granducato di Toscana nel 1847] per l’approvazione il disegno, e
la perizia della lavorazione da farsi nella detta Chiesa della Pieve, ma in
vece trovai ieri che è tuttavia nella Cancelleria del Bagno, e il Sig.
Segretario mi disse che si aspettava per mandarlo assieme con il disegno della
Chiesa di S: Cassiano; ma siccome questo forse non è anche fatto, e anderà in
lungo io prego la S: V. Ill:ma a volersi compiacere di spedire al
più presto possibile il nostro disegno, assegnochè il tempo più opportuno per
la nostra lavorazione è appunto ora il mese di Maggio, Giugno, tempo in cui
potranno con più comodo prestare l’opera loro i miei sezionasti, non avendo
molte faccende di campagna; oltredichè si è già preparato una quantità di
legname, e sera lusingato sempre dalla speranza che mi ha dato il Sig:
Segretario, che non ho nulla da dubitare della approvazione dal ministero per
tal lavorazione avendolo accordato ancora a San Gemignano e perciò con questa
fiducia ho fatti i preparativi sdd:i, si sono ancora fissati i
muratori, ma si aspetta appunto a principiare il lavoro quando sia venuta
l’approvazione. Non voglio poi dubitare che la S: V: Ill:ma non dia
il suo consenso.
La
prego dunque a sollecitare la cosa poiché se nella settimana ventura ritornasse
il disegno, noi si potrebbe principiare la lavorazione subito dopo la festa di
Pentecoste.
Riceva
i sentimenti della mia stima con cui ho l’onore di dichiararmi Suo Devot:mo
Servo
Pieve
di Controne 9 Maggio 1839”
[31]
Ministero degli Interni del Ducato di Lucca.
[33]
A.F.M. – doc. N° 5/Chiesa
Pieve
“N°
579 - Al Sig. Presidente della Pieve di Controne
“Signore,
la prevengo che S. E. il Ministro dell’Interno[33]
con Suo assegnato dispaccio di N° 2470, ha approvato la nomina della
Deputazione proposta per sorvegliare i lavori che si vanno ad esprimere a
codesta Chiesa Pievanile, dovendo però nel corpo della medesima esser prescelto
un soggetto capace per tenere la
contabilità, ed uno per esercitare le funzioni di Borsario. La S. S. dunque
resta nominata Borsario[33] della predetta
Deputazione, ed il Sig. Marco Bartolomei, computista [Cassiere che riscuoteva
per conto di un ente pubblico] della medesima. Raccomando poi alla S. S. di
procurare tutta l’economia possibile nella esecuzione dei lavori, e la
perfetta, e precisa lavorazione, onde riesca d’intera soddisfazione di cod:a
Popolazione, e del Sig. Architetto Pardini Direttore della medesima. Le
professo la mia stima distinta.
Bagno
li 12 sett. 1839 Il Giu [?], e Gonfaloniere M. Ant. Martinucci
P.S.
Si trasmette la copia della nomina della Deputaz:ne.”
Nota
nominativa dei membri componenti la Delegazione per la sorveglianza dei lavori
alla Parrocchia della Pieve di Contr:e.
1
– Giuliano Coli Economo 2 – Luca
del fù Giandomenico Marchi Presidente e Borsario
3
– Ant:o del fù Giuseppe Marchi Operaro 4 – Ant:o del fù
Stefano Bartolomei
5
– Santi di Rinaldo Brunicardi 6 – Pasquale del fù Domenico Barsotti
7
– Paolo Magnani fù Giuliano 8 – Marco del fù Stefano Bartolomei Computista
9
– Ant:o di Cesare Marchi 10
– Domenico di Luigi Giannini
11
– Carlo del fù Domenico Barsotti 12
– Giandomenico Barsotti del fù Domenico
13
– Paolino del fù Giandomenico Barsotti
[34]
Cassiere che riscuoteva per conto di un ente pubblico.
[35]
Contabile.
[36]
Muro costituito da due paramenti separati da un vuoto, che
poteva essere riempito con materiale sciolto.
[37]
A.F.M. – doc. N° 6/Chiesa
Pieve – minuta.
“Ill:
mo Signore
Avendo
intrapreso la lavorazione del restauro di questa Chiesa Pievanile si è trovato
un tratto di muro della medesima e precisamente quello che appoggia
al campanile come pure un pezzo del campanile medesimo, in uno stato
pericoloso; e siccome sono muri fatti a cassetta si è sfoderato quel tratto di
muro che è da lato al campanile, e si è appoggiato il campanile stesso, come
pure il muro del campanile ancora, quanto ne appoggia alla Chiesa, si è
ammarcito per cagione dell’acqua forse che vi penetra. Onde è che
s’incontrerebbe un grave pericolo facendo l’incannicciata appoggiata a d:o
muro, senza restaurarlo, e ciò a giudizio ancora del Perito Sig: Pietro
Dinelli.
Supplico
pertanto VS: Ill:ma a volersi compiacere di ordinare al sunnom:o
Perito di fare una stima della spesa occorrente per tal restauro, e a voler
concedere che sia fatto intanto per ora con i denari accordati per erogarsi nel
restauro della Chiesa a seconda della perizia fatta dal Sig: Archit:o
Pardini, e quindi poi sia rimessa la spesa con i redditi della Sezione quando
vi siano i mezzi, da poter ultimare il resto della lavorazione della Chiesa.
Ben
informato della somma bontà di V: S: Ill:ma, e del zelo che nutre
per il culto vivo nella ferma fiducia che sia secondata questa mia istanza
mentre pieno di ossequio mi confermo Umiliss:mo Servo
Pieve
di Cont:e 19 7bre 1839 L: M.
Presid:e”
“All:
mo Sig: re Gonfaloniere del Bagno - Ill: mo
Sig: re
Mi
fò un dovere di prevenire la S: V: Ill:ma che ad istanza del Sig:
Presidente della Sezione della Pieve di Controne mi portai io sott:o
nel giorno 14 del caduto ad esaminare i lavori che vi si eseguiscono colle
debite autorizzazioni; e rilevai:
1:mo
che le riparazioni, e modificazioni che si eseguiscono nella Chiesa Parrocchiale
di d:a Sezione si mandavano ad effetto nel modo da me progettato e
suggerito, e nulla trovai da opporvi.
2:a
Che il prefato [predetto] Sig: Presidente erasi trovato costretto a far
ricostruire un tratto di muro di pietra a taglio in quella porzione di lato
della gran navata, che trovasi quasi a contatto del campanile; quel muro
essendo costruito con due paramenti di pietra, e riempito di calcinacci
nell’interno l’oscillazione del Campanile aveva cagionato una totale
separazione dei due paramenti, l’uno dei quali si era appoggiato al muro del
Campanile, e l’altro che guardava l’interno si era conservato, quasi
prodigiosamente in equilibrio, ma in uno stato di tale collegamento, da temere
una rovina, ad ogni istante, qual riparazione quanto era necessario effettuarla
altrettanto interessava che fosse eseguita con ogni sollecitudine.
3:a
Che il mandare ad effetto il sudd:o lavoro ne è venuto in
conseguenza anche il risarcimento di una porzione di tetto corrispondente sopra
il muro medesimo; e ciò perché era necessario disfarlo per montare una parte
della sua armatura, per cambiare quelle che trovavansi in cattivo stato, e per
appuntellare quelle che restavano dopo la demolizione del muro sottoposto.
Tali
lavori non furono da me computati nel dettaglio stimativo poiché non poteva
penetrare ad osservare il muro anzidetto fra l’angustissimo spazio che passava
fra il muro stesso, e quello del campanile. L’ammontare della spesa incontrata
nei summenzionati lavori ascende alla seguente: muro sfatto e rifatto quad:e
canne 7 a L. 15 a canna il tutto compreso L. 105. Tetto fatto e rifatto, e
restaurato quad:e canne 5 a L. 9 a canna tutto compreso L. 45.
(totale) L. 150.
4:a
Che nell’osservare ogni parte di quella Chiesa, e contiguo Campanile dovei
apprendere nuovamente un pericolo di minaccia di esso campanile molto maggiore
di quello che apparisce, ed esposi un altro mio rapporto la prima volta che vi
feci locale ispezione; ed una tale apprensione nasce in me dall’avere scoperto
che il lato del sunnominato Campanile che guarda verso la tribuna della Chiesa
vien sorretto da un arco con cunei di pietra il quale si scorge all’altezza delle
navatelle della Chiesa salendo entro il Campanile. Detto arco avente una spinta
straordinariamente grande per l’enorme peso che vi sovrasta, ha prodotto uno
sfianco nel muro esterno all’altezza del terzo dell’arco ove la spinta è
maggiore in modo che in detto punto il muro del campanile ha una sensibile
curva, ed oltre a ciò la necessaria conseguenza di vedere l’estradosso
dell’arco separato dal muro dei resti dell’arco, e nell’intradosso i cunei
medesimi calati, e scheggiati per ogni senso. Tale è lo stato di quel
Campanile, il quale abbisogna senza ulteriore dimostrazione di un pronto
riparo, il quale per ora può ottenersi con collocare una catena all’altezza del
terzo dell’arco onde evitare uno sfianco
maggiore Detta catena di B:a 20 di lunghezza, e di peso circa
Lib:e 18 al B:a, paletti, e posizione in opera ammonta
alla spesa di L.90.
Finalmente
che nella modificazione da effettuarsi in d:a Chiesa si rende
indispensabile effettuare nella Tribuna di essa un’ altare elevato a stucco
lucido, onde collocare con decenza l’immagine dei Santi titolari della
Parrocchia, del qual lavoro ne è stato fatto da me un disegno, di cui ne
accennerò qui il dettaglio stimativo. Ornatura dell’altare con ferramenti
occorrenti per sorreggerlo simile al disegno L 150. Ornamenti simili al
disegno, e incrostatura a stucco lucido, il tutto compreso L 140. Somma
approssimativa: L 290.
Questo
è quanto in disimpegno al mio incarico mi trovo in dovere di esporre, e
riferire.
Lucca
24 No:bre 1839 Prof: Gius:e
Arch:o Pardini”
[39]
Zona al di sopra del piano d’imposta individuata dal raggio inclinato di 30°.
Da tale sezione inizia il comportamento ad “arco” della struttura.
[41]
La chiesa fu dedicata prima a S. Stefano, poi a a S.Stefano
e Giovanni, oggi a S. Giovanni Battista e a Maria SS.ma Assunta.
“Ill: mo
Sig.
Essendo
stato con rispettabil:mo Piego di N° 547 accordato di poter erogare
nel restauro di questa Chiesa Pievanile scudi 200 esistenti nella Cassa
comunale, ed avendo la Deputazione intrapreso tosto il lavoro, qual di presente
si strada: sono a pregare umilmente la S: V: Ill:ma a volersi
compiacere di por di mettere, ed ordinare che mi sia sborsata l’anzid:a
somma onde far fronte alle spese che giornalmente occorrono, ed essendo io già
in distorno di non poca somma.
Di
tanto supplico la V: S: Ill:ma mentre col più profondo ossequio mi sottoscrivo Devot:mo
Servo Il Presid:e e Cassiere Luca Marchi
Pieve di
Controne 3 Ott:bre 1839”
[44]
A.F.M. – doc. N° 8/Chiesa
Pieve – minuta.
“Ill:mo,
e Reverendissimo Monsignore
Essendo
stato con le debite autorizzazioni intrapreso il restauro di questa Chiesa
Pievanile della Pieve di Controne, molti avanzi, pietre, e sermenti [tralcio,
ramo lungo e flessibile della vite, per estensione, fusto o ramo di pianta
legnosa, lungo ma debole, che ricade verso terra e si appoggia a rami di altre
piante] si sono estratti dalle pareti, dal disfacimento di alcuni pezzi di
muro, e dall’ingrandimento delle finestre di detta Chiesa.
Dovendosi
detta materia trasportare in lontananza vi si richiederebbe non poca spesa.
Era
tuttora vivente il nostro Rev:do Parroco di felice memoria Sig: Di
Sante Sarti quando fu fatto il progetto d’ingrandire un tratto della Piazza che
esiste avanti la Chiesa, onde ridurre in linea retta il muro posteriore a detta piazza, ed ivi collocare la
materia che avanza, che si estrae dalla Chiesa, ed il medesimo ne conveniva,
purché si ottenessero i dovuti permessi dai Superiori. Più il medesimo fece
misurare un appezzamento di terra seminativa assegnata al Benefizio [Il nome di
beneficio
ecclesiastico, preso dal diritto feudale, fu attribuito alle proprietà
fondiarie ed immobiliari che si concedevano ai chierici in usufrutto per
compenso dei loro uffici e, alla morte del fruttuario, ritornavano alla Chiesa
cattolica], ed il Perito Geometra Pietro Giambastiani accennò nella mappa il
terreno che si sarebbe occupato, quale per essere in poca porzione, non fu
preso in considerazione, e fù rimesso il solito canone senza sgravio.
Per
ridurre in retta linea d:o muro si richiede ancora l’occupazione di
poco tratto del Cimitero contiguo alla piazza, il quale è ben vasto, e niun
pregiudizio ne ritrae, ma anzi un vantaggio rinnovando il muro superiore.
E’
perciò che il sottoscritto ricorre umilmente alla S: V: Ill:ma, e
Reverendissima, onde essere autorizzato per detto lavoro. Confidando nella Sua
sperimentata bontà ossequiosamente si dichiara di S: Sig: Ill:ma, e
Revd:ma Il Presidente Sezionale Luca Marchi.
Pieve di Controne 20
Ottobre 1839”
[Riportato l’assenso della curia]
“Letta
l’Istanza: prese le dovute informazioni intorno all’esposto nella medesima; ed
inteso il S.do Parroco per ciò che significatamente riguarda
l’occupazione del terreno spettante a quel beneficio; abbiamo creduto di
secondare l’istanza sudda, e però autorizziamo il supplicante a
poter eseguire il lavoro in essa indicato, dando al medesimo facoltà di
occupare a tal fine una piccola parte del Cimitero in vista della sua vastità;
come pure di valersi di poca porzione di terreno del Benefizio, la quale per la
sua tenuità anche il prefato S.do Parroco conviene di cederla
gratuitamente purché il lavoro sia fatto a regola d’arte, e purché il detto
Cimitero sia assicurato attraverso la costruzione di un nuovo muro, e non
altrimenti. Copia manoscritta.
Dato il Lucca questo giorno 15 del 1840 –
Andrea Can.co del Prete Vic. Gen.”
[47]
Ibidem
[48] Le sacre visite
consistono in ispezioni che i Vescovi effettuano nelle parrocchie; scopo della
vista è il controllo sul governo delle istituzioni ecclesiastiche e sulla
condotta dei fedeli nell’ambito della diocesi.
[49]
A.F.M. – doc. N° 11/Chiesa
Pieve – minuta.
“Ill
mo Signore
Nell’atto
che io presento alla S: V: Ill:ma un disegno rimessomi dal Prof:
Sig: Giuseppe Archit:o Pardini da servire per la tribuna della
Chiesa Parrocchiale della mia sezione, come rileverà dall’annesso rapporto; mi
do premura di significarle che avendo io di già fatto eseguire a seconda delle
autorizzazioni buona parte delle modificazioni di detta Chiesa ho già erogate
quelle somme che mi sono state somministrate, che anzi non sono bastate.
Onde
potere dunque ripulire per ora almeno la navata di mezzo della summentovata
Chiesa, dipingerla, e riquadrarla, e fare altri lavori necessari, e
primieramente il lavoro urgente del campanile, io sarei di nuovo a pregare la
S: V: Ill:ma a degnarsi di accordarmi gli avanzi dei redditi della
mia Sezione del 1839, e più se fosse possibile qualche somma ancora dei redditi
delle due Sezioni S: Gemignano, e di S: Cassiano, da esserli rimessi a tempo
opportuno dalla mia sezione, e ciò per poter arrivare almeno alla somma di
scudi cento: tanto più che vedo necessario il ripulire detta Chiesa al più presto possibile
per il motivo ancora che avremo nella prossima estate la Sacra Visita.
Circa
poi all’esecuzione dell’altare levato nella tribuna a forma del disegno
Pardini, (quando sia di piacimento alla S: V: e quando il muratore ne convenga,
di che fui quasi assicurato dal nominato S: Professore, che mi indicò un tale
M:o Michele, unico, per quanto ei dice, per lavori di stucco lucido)
io proporrei il progetto che dasse una dilazione al pagamento, e si combinasse
con Cotesto Uffizio per percepire la convenuta mercede. E’ necessario
l’esecuzione di d:o altare per porvi con decenza un quadro, e prima
d’intraprendere la pittura della Chiesa.
Nella
massima fiducia che sia bene accolta questa mia richiesta con la più profonda
stima, e rispetto mi protesto della S: V: Ill:ma Umili:mo
Servo.
Pieve
di Controne 24 Gennaio 1840 – Il Presid:e e Cost:e L:
Marchi”
[50] I redditi
fra le frazioni di S. Cassiano,
della Pieve e S. Gemignano erano ripartiti assegnandone metà meno un ottavo
alla prima e il rimanente alle altre due. Queste ultime poi dividevano
l’importo in ragione della popolazione, secondo la determinazione del Ministero
degli Interni del Ducato, adottata nell’anno 1819. Tuttavia già in data 21
ottobre 1938 [A.F.M. – doc. N° 2/Affari comunali] Luca Marchi, in veste di
presidente della Pieve di Controne,
si lamentava della quota spettante alla propria villa, che non
rispettava la proporzione delle popolazioni, essendo i sezionasti di S.
Gemignano in numero assai inferiore.
[51] A.F.M. –
doc. N° 12/Chiesa Pieve – minuta.
“Ill:mo
e Revd:mo Monsignore
La
Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne di antichissima costruzione di
disegno Longobardico era ormai ridotta in uno stato quasi indecente onde aveva
necessità di una riparazione, e di una modificazione per conservare la decenza,
e proprietà di questo vasto edificio. Dietro le brame e i desideri dei
Sezionisti il Presidente Sezionale commise al Sig. Prof: Archit:o
Pardini di fare un disegno ed una stima dei lavori necessari per la
modificazione, cui cortesemente corrispose con rimettere e l’una e l’altra;
ascendendo il totale spesa a L 4264, quale somma dal Rispettabile Ministero
dell’Interno fu accordata dietro una memoria del sudd:o Presidente
con ossequiato dispaccio di N°335 da rilevarsi sopra i redditi sezionali a
titolo di sussidio all’Opera, da prendersi al momento ciò che esisteva in
cassa, e quindi il rimanente alle scadenze del retratto di alcune macchie
vendute.
Nel
sudd:o disegno però non si fece menzione della necessità di un
quadro da collocarsi nella tribuna dietro l’altar maggiore, e quindi di un’
altare elevato per apporvi detto quadro, avendo tolto il quadro antico già
deperito, e cadente. Lo stesso Campanile essendo basato sopra gli archi della
Chiesa ha molto sofferto e uno degli archi ha sfiancato, ed aperto, ed ha
necessità di apporvi una catena di ferro.
Di
tutto questo è stata nuovamente fatta la perizia dal sudd:o Sig:
Professore, ed ascende la somma a L. 530 non compresavi però la spesa
occorrente per un nuovo quadro.
Per
far fronte pertanto a questa spesa il sott:o operaro dalla mentovata
Chiesa, di concerto con il Sig: Pievano, e‘l Presid:e chiede
istantemente alla Sig: V: a Ill:ma, e Revdis:ma
che sia accordato di erogare nei sunnominati lavori la somma ricavata dalle
investiture dei Livelli fatte con i qui descritti:
(segue
l’elenco dei beni immobili con l’indicazione dei proprietari per un importo
complessivo di L. 778:15).
Confidando
nella bontà della causa, e nel sommo zelo della Sig: Vostra Ill:ma e
Reverediss:ma si dichiarano i sottoscritti Devot: mi
Servi
Pieve di Controne 10
Marzo 1840”
[52] “[….] Quadro di Maria
SS.ma Assunta in cielo, copia pregevole del quadro di fra Bartolomeo, che si
conserva nella cappella del Santuario della Cattedrale di Lucca [….]” - Sac.
Elio Carlotti, “PIEVE DI CONTRONE – note storiche”, dicembre 1971, pg. 22.
[53]
A.F.M. – doc. N° 13/Chiesa
Pieve
“Al
Signore Presidente Sezionale della Pieve di Controne – N° 174
Signore,
La prevengo che l’Ill:mo Sig: Incaricato interino della Direzione
del Dipartimento per gli affari interni, ha approvato l’esecuzione dei lavori
da farsi al tetto della Chiesa, e Campanile, e la costruzione a stucco lucido a
forma della perizia del Sig: architetto Pardini per l’ammontare di L 530.
La
S: V. dunque darà partecipazione di ciò alla Deputazione incaricata della
vigilanza dei lavori per l’esecuzione di che si tratta, osservandole però che
la costruzione dell’altare a stucco lucido sarà dato in cottimo col mezzo di
schede segrete, ed il pagamento di questo verrà corrisposto direttamente da
questa Amministrazione al cottimante in quelle rate che verranno stipulate nelle condizioni d’incanto.
Quest’Amministrazione
corrisponderà solo a cotesta Deputazione per il lavoro campanile, tetto della
Chiesa, e coloritura della medesima la somma di L. 400.
Le
raccomando poi la maggiore economia possibile nell’esecuzione dei lavori,
nell’atto che le confermo la mia stima distinta.
Bagno
li 26 Marzo 1840 – Il commissario, e Gonfaloniere: M. Avv. Martinucci.”
[56]
A.F.M. – doc. N° 14/Chiesa
Pieve - minuta
“Ill:mo
Signore
Avendo
tirato al fine il restauro della navata di mezzo di questa Chiesa Pievanile,
consistente nell’incannicciata, nell’apertura di N° 7 finestre,
nell’incrostatura e pittura, e nel rifacimento di un tratto di pavimento, e
ingrandimento del Presbiterio; rimetto alla S: V: Ill:ma l’acclusa
specifica si delle spese occorse, come delle somme che mi sono state sborsate;
e di ciò che ho potuto ricavare da alcuni oggetti venduti.
In
detto restauro si sono prestati i miei sezionasti per i trasporti, e non è poco
risparmio; le manovalanze poi ho dovuto pagarle.
Ritroverà
accluse ancora le ricevute delle spese occorse, sebbene qualcheduna mancherà, o
perché tanti non sanno scrivere, o perché sono piccole spese in più volte. Io
ho procurato tutti i risparmi possibili, e a tal’oggetto oltre i viaggi occorsi
per preparare l’occorrente ho prestato la mia assistenza continua per il corso
di quattro mesi di lavorazione, tre dei quali nel 7bre 8bre
e Nov:bre del 1839 e un altro mese nel Giugno 1840, per cui mi rimetto
alla sperimentata onestà Sua se crede di accordare una gratificazione. A
seconda del disegno Pardini resta da farsi nella Chiesa anzid:a il
restauro delle navate laterali, e da mettersi una catena al Campanile.
La
spesa occorsa è di L. 3547:13; l’entrata di L. 2823: - ; sicché sono in sborso
di L. 724:13.
Profitto
dell’occasione per rinnovare i sentimenti i più sinceri della mia stima, mentre
ho l’onore di dirmi Umill:mo Servo il Presid:e L: M:
6
Agosto 1840”
ù
[57]
Il resoconto indica la realizzazione di 7 finestre
circolari, anziché di 6, come indicato nel computo dell’arch. Pardini [A.F.M.
– doc. N° 1/Chiesa Pieve – vedi nota n. 20]. La settima
apertura è stata praticata sulla facciata, mentre le altre sei sono egualmente
ripartite sui muri perimetrali emergenti della navata centrale.
“
Ill:mo Sig. Gonfaloniere
Il
muro Laterale della Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne della parte di
Levante è sotterrato fino alla metà circa, e riempito mediante una strada che
vi passa detta la via del campanile. Tre altari di legno che sono in detta
Chiesa sono tarmiti, e consumati a motivo dell’umidità proveniente da detto
muro. Il 1840 fù dato un sussidio all’opera, ricavato dai redditi della
Sezione, e fù fatta l’incannicciata alla navata di mezzo, fù intonacata, e
riquadrata a forma del disegno del Sig:re Archit:o
Pardini. L’attuale op:ro vuol dar fine al restauro con fare
intonacare le navi laterali, e parte riquadrare, e già ha principiato il
lavoro. Sarebbe inutile il riquadrare il sopraccitato muro se non vi si toglie
l’umidità, per togliere la quale conviene bassare circa due B:a[59]
la strada che è dalla parte esterna della Chiesa, fare presso il muro una fossa
murata per lo scolo dell’acqua profonda fino al piano interno della Chiesa, ivi
fondare un muro per sostegno della strada, e un altro muro per sostegno di un
campo seminativo che è da lato lungo la strada e tagliare una striscia del
mentovato campo della grandezza di B:a 2 e oncie[59]
4 per il tratto di B:a 38, qual campo è di proprietà di Sebastiano e
Luca Marchi, per ridurre la strada ad una sufficiente grandezza, giacché viene
ristretta col farvi la fossa. Conviene inoltre farvi un’astraco[59]
per tutto il tratto della strada. Non facendo detto lavoro i tre altari
nominati sanno presto a cadere.
Gli
umili sottoscritti Sig. Pievano Presid:e e Operaro pregano la Sig:
V:a Ill:ma a permettere a far si che con i redditi della
Sezione sia eseguito detto lavoro onde l’operaro possa tirare a fine il
restauro indicato della Chiesa.
Confidano
nella Sua sperimentata bontà, ed umilmente si sottoscrivono.
Pieve
di Cont:e 27 Luglio 1843”
[60]
Fosso scavato nei campi o intorno a edifici isolati, per
raccogliere e convogliare le acque di scolo.
[61] Deteriorati. Il
riferimento dovrebbe essere all’azione dei tarli che aggrediscono il legno e
prediligono ambienti umidi.
[64]
Oncia = 4,92 cm (1/12 di braccio).
[65]
Pavimentazione stradale formata da ciottoli arrotondati e
fra loro accostati.
Dettaglio
approssimativo spesa occorrente per la riduzione della strada detta del
Campanile onde togliere l’umidità alla Chiesa Parrocchiale della Pieve di
Controne.
-
Pertiche [Pertica lucchese = 5 braccia = circa 295, 2 cm ] 12 sbasso di B:a
2 di strada per ridurla in pendenza regolare per il tratto di circa B:a
60, e trasporto della materia, a L 20 a pertica:
L. 120
-
Idem sbasso, e trasporto, dopo fatto lo sbasso della strada attorno al muro
esterno della Chiesa, da portarsi fino al piano interno di detta Chiesa, per
togliere l’umidità a detto muro, per lo spazio di B:a 80 qual sbasso
doveva essere; di larghezza di B:a
2, e oncie 4, da servire oncie 8 per la fossa a scolo dell’acqua, e le altre 8
per il muro di sostegno della strada; calcolato circa B:a 320 a
soldi [1/20 di Lira] di Lira 8 al B:a:: L. 228
-
Canne 14 muro a calcina appoggiato per sostegno del campo che esiste lungo la
strada a L 13 a Canna: L. 282
-
Canne 16 muro come sopra, con parapetto di oncie 8 di altezza, con coperte
capezzate: a martello[scalpellinate], da servire alla fossa, o condotto dietro
il muro della Chiesa, e di sostegno alla strada calcolato con le coperte a L 15
a canna L. 240
-
Canne 18 lastrico comune dentellato a B:a 1, coll’altezza di un
oncia per ogni B:a , a L 6 a Canna : L. 108
-
Occupazione di B:a 1, e oncie 4 in retta linea in un campo
seminativo lungo la strada, per il tratto di B:a 58, stimato
L. 60
Totale della
somma L. 838
[68]
Prestazione di lavoro senza corrispettivo.
[69]
A.F.M. – doc. N° 19/Chiesa
Pieve - minuta
“Rapporto
per l’adunanza fatta riguardo alla strada del Campanile.
Ill:
mo Signore
Non
omessi di convocare i Capi di Famiglia, come dalla pregiata Sua di N° 338 mi
venne imposto; e radunati la scorsa domenica i nella sala della Canonica di
questa Pieve il Sig: Segretario lesse loro le disposizioni di S: E: il Sig:
Direttore dell’Interno, ma nissuno diede la firma per prestare le opere in
natura pel trasporto, e manovalanza occorrente all’esecuzione del lavoro da
farsi alla strada del Campanile, come in altra mia ho esposto. Che anzi Antonio
del fù Stefano Bartolomei fù il primo che domandò se si dava il partito, e
rispondendoli che nò si alzò e facendo un’inchino sprezzante sortì dalla sala,
e come Capo:truppa disse andiamocene. Il maggior sussurratore, e
disturbatore però fù Sebastiano Moriani, che restò con altri nella sala, e
principiò con dire che voleva li fossero rimesse Lire quattro, e soldi che dovè
pagare per aver mancato all’associazione di un cadavere [si deve intendere: al
trasporto insieme ad altri di una salma], essendo membro della gita di Carità
Cristiana, e dirigendo a me le parole dicendo che io aveva fatto il rapporto, e
Luigi del fù Antonio Marchi lo aveva portato al Bagno, non ostante che Marco
Bartolomei asserisse che egli stesso come Maestro [Responsabile dei portatori
della salma] della gita aveva fatto il rapporto, e a me lo aveva consegnato,
dimostrò animosità verso di me, e verso il nominato Marchi, e con parole
offensive verso di noi si sfogava in presenza delle persone ivi radunate, del
Sig: Pievano, e del Sig. Segretario.
Bartolomeo
del fù Luigi Magnani nella pubblica piazza diceva che tre, o quattro teste
di cazzi della Pieve pretendono di far tutto ciò che li pare.
Io
voglio la sicurtà della mia persona, e chiedo alla Sig: V:a che
costoro esprimano quale animosità possano avere contro di me.
In
quanto poi al sunnominato lavoro io non crederei opportuno il cercare che i
sezionasti v’impieghino le loro opre, giacché non si tratta di puro restauro ma
di un vantaggio che si reca e alla Chiesa, e all’Opera.
Pieve
di Cont:e 30 Agosto 1843 – Il presid:e L: Marchi.”
“Al
Sig. Presidente della Pieve di Controne.
Signore,
dopo essere stati inutilmente convocati i capi di famiglia di codesta Sezione,
nel di 27 ag[osto] p.° p.°, per l’oggetto di determinare le oblazioni di
manovalanza, circa il lavoro alla via del Campanile, sembra che potesse
costruirsi una chiavica lateralmente al muro della Chiesa per lo scolo delle
acque; e per non strettire di soverchio la via med:ma, cuoprirsi con
lastroni la chiavica predetta, dando alla strada, dal lato opposto, una
regolare pendenza perché non si produca alcuna umidità al muro della Chiesa.
Con
questo temperamento, che sembra di tenue spesa, potrebbe forse ottenersi lo
stesso effetto. Io quindi la prego a rimettermi al più presto una perizia in
questo senso, quando non si presentino inconvenienti alla confezione del
progetto, indicandomi per le poche manovalanze occorrenti potessero ottenersi
dai frazionisti col mezzo d’una nota che potrebbe da V. S. venire circolata in
paese.
Le
protesto la mia stima distinta.
Bagno,
13 7bre 1843 - Il commissario, e Gonfaloniere: M. Avv. Martinucci
[per
mano di Luca Marchi è annotato in fondo pagina]
Risposta
alla sudd:a Che io tengo opportuno lo stare alla mia prima istanza, e
dettaglio”.
[72] Ente costituito in
Italia dalla l. 3036/1866, al posto della Cassa ecclesiastica. Mentre in altri
paesi (Francia, Belgio, Spagna, Germania) la soppressione degli enti
ecclesiastici comportò l’incameramento dei beni di tali enti da parte dello
Stato e la statuizione del principio che alle spese di culto si sarebbe
provveduto a carico del bilancio statale, in Italia e in Austria il patrimonio
degli enti soppressi fu devoluto a speciali aziende che in Austria presero il
nome di fondo di religione , in Italia di Cassa ecclesiastica (1855, poi
sostituita dal f.). Con l’istituzione del F. si volle attuare il principio
della separazione fra Stato e Chiesa; ai bisogni del culto cattolico si sarebbe
provveduto con assegni a carico dell’asse ecclesiastico. Il f. è stato
soppresso dal 1° genn. 1987 (l. 222/1985) e il suo patrimonio è confluito nel Fondo edifici di culto.
“Ricordo
del 2 marzo 1869
Si
certifica dall’infrascritto che Cirillo Lucchesi è veramente qual si qualifica
operaro legalmente istituito della Chiesa Pievanile di S. Gio: Battista di
Controne.
Si
fa fede altresì che in ordine alle dimande da lui apposta nella istanza al
Direttore pel fondo del Culto Con
l’istituzione del F. si volle attuare il principio della separazione fra Stato
e Chiesa; ai bisogni del culto cattolico si sarebbe provveduto con assegni a
carico dell’asse ecclesiastico. Il f. è stato soppresso dal 1° genn. 1987 (l.
222/1985) e il suo patrimonio è confluito nel Fondo edifici di culto] sono vere; e lungi
dall’essere esagerate, avuto riguardo allo stato finanziario dell’Opera, e ai
bisogni della fabbrica, possono dirsi moderatissime, tanto più che la chiesa
monumentale ha urgente bisogno di restauri, a non dire della demolizione del
vecchio campanile continuo alla fabbrica della chiesa, e l’esecuzione di un
altro isolato Pieve di Controne.
In fede Luca M.”
“Ill:mo
Sig. Sindaco, e Signori Componenti il Consiglio Comunale
Sono
molti anni che il campanile della Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne
essendo in pessimo stato, e minacciando rovina fu sospeso, e vietato il suono
delle campane. Il 1848 fu visitato dal Sig: Ingegnere Morelli il quale giudicò
che non era in stato di riattamento e propose la ricostruzione dai fondamenti,
e ne fece il disegno e da cotesto rispettabile Comune fu messo in
aggiudicazione, ma non si sa per qual motivo i cottimanti non eseguirono la
lavorazione.
Il
1856 per ordine officiale della Prefettura di Lucca, il Sig. Ingegnere
Distrettuale, Sig. Cerreti fu di
[?] a visitare il sunnominato campanile, e parimente ordinò la nuova
costruzione con suo disegno.
Dopo
vari anni la popolazione di questa Pieve vedendo di non potere ottenere lo
scopo desiderato venne nella risoluzione di principiare dai fondamenti un
campanile, e impiegherà a tal scopo alcuni avanzi degli Altari, e Compagnie che
esistono in questa chiesa, e prestarvi la mano d’opera, e perciò nominò i qui
sottoscritti Deputati.
Già
è stata portata la fabbrica a circa due braccia fuori della terra ma tutti ” [manca il proseguo –
l’appunto è scritto sul retro di una lettera inviata dal pievano Sebastiano
Bertagni al deputato Luca Marchi in data 5 gennaio 1869.]
[78]
Suono della campana
muovendo a mano il battaglio, senza fare oscillare la campana.
[79]
Ridotte.
[scritta
su stampato di convocazione del Consiglio Comunale di Bagni di Lucca
indirizzato a Luca Marchi del 22 Novembre 1869].
“Eccellenza
Reverendissima Monsig. Arcivescovo – Pieve 30 Novembre 1869
Sono
molti anni che per ordine superiore fu sospeso il suono delle campane di questa
Pieve allorache il campanile minacciava rovina. Quindi si principiò a sonare
una campana a martello per dare i cenni delle funzioni, e del mezzogiorno: ma
per trascuraggine degli operari per i tempi, e dovrebbe essere stata premura
anche del Parroco, non fu mantenuto un campanaro il quale tenesse chiuso il
campanile, e dasse il cenno per le sacre funzioni, dimodoche tutti i ragazzi vi
entravano, e ne venne il grave danno che, suonando alcuni ragazzi a settima il
giorno della festa di tutti i Santi, ruppero una campana.
La
Popolazione di questa Parrocchia venne a suo tempo nella determinazione di fare
un nuovo campanile, e nominò una Deputazione la quale stabilì che gli avanzi
degli Altari e Compagnia di questa Chiesa, risegate le feste, fossero erogati
nel principiare i fondamenti di un nuovo Campanile, come fu fatto, e dove si
prestò molto la Popolazione pei trasporti, e manovalanze gratuite.
In
seguito per mancanza di mezzi, per vari anni non vi fu più lavorato.
Essendo
stato io sott:o Deleg:o e Consig:e al Municipio del Comune dei Bagni mi diedi
premura di chiedere un sussidio per proseguire la principiata fabbrica per la
quale fu accordata una somma e nell’estate decorsa furono scese le campane,
disfatto buona parte del vecchio Campanile, e fatto un buon tratto del nuovo:
sicchè non si può più sentire una suonata alle sacre funzioni, e Dio sa per quanti
anni perché la somma che il Municipio ha accordata ha stabilito di darla in 4
anni, e ora solo vi è un piccolo campanello, il suono del quale appena si sente
essendo vicini, e per tale inconveniente molti vanno in Chiesa quando la messa
è a metà ed anche quasi ultimata, e qualcheduno rincasa senza ascoltarla. Una
campana di circa 100 libbre potrebbe supplire per ora. Il Pievano ne parlò
sulle prime, ma non ha concluso.
L’Opera
ha in mano qualche avanzo, perché non ha …. [illeggibile] …. Uno dei Deput:i avrebbe
esposto il progetto di disfare la campana rotta, e fare una o due campanelle,
queste …. [illeggibile] ….. che quando sia rifatto il campanile bisogna
rifonderle si giudica una pazzia.
Giudicherei
opportuno che V. E: R: ciò ingiunga al Parroco, e all’Operaro, e il desiderio
della Popolazione è di sentire una chiamata alle funzioni, ed a tale scopo io
pure mi prendo libertà di esporre a V: Ec: la semplice verità, desiderando
peraltro che non sia pubblicato il mio nome, ma pronto a sostenere ciò che ho
esposto.
Offrendole
intanto la mia debole servitù, baciandole con riverenza la sacra mano ho
l’onore di dichiararmi di V. E: Ill:ma e Reverendissima umil: mo e devot:mo
servit:e.”
[82] “[…. ] Le fondamenta avevano richiesto
molto lavoro, poiché, scavate per oltre venti braccia, non si trovò lo scoglio
dove posarle. Si scavò ancora, quindi piantando nel terreno dei veri tronchi
d’albero e facendo fino a fior di terra un impasto di pietre a calcina, si
cercò di dare, ed in realtà si dette, alla costruzione una sicura stabilità [.…]”
- Sac. Elio Carlotti, “PIEVE DI CONTRONE – note storiche”,
dicembre 1971, pg. 30.
“Pieve di Controne A di
28 Febbrario 1869
Convocati,
e radunati nella Sala della Canonica della Pieve di Controne i membri eletti
mediante pubblica adunanza dei capi di famiglia fatta il 1862 in detta Canonica
e nominati a Deputati per dirigere la costruzione del campanile di questa
Chiesa; in questo suddetto giorno (28 Febbr:o) doppo eletto il seggio composto
dai signori Don Sebastiano di Giuseppe Giuliani, Dott:e Pellegrino Brunicardi, e Luca Machi (fu
nominato a Presidente del seggio e approvato per acclamazione unanime il Dott:
Pellegrino Brunicardi). Si sono trovati presenti, oltre i sunnominati, i qui
descritti Signori: [segue spazio bianco] (non essendo presenti Bartolomei
Marco, e Silvestri Domenico).
Quindi,
di unanime consenso, siamo venuti nella determinazione di nominare nel seno della
suindicata Deputazione tre Candidati, e dare loro piena facoltà di dirigere il
lavoro, sistemare che siano economizzate le Feste della Chiesa, procurare
manovalanze, e trasporti gratuiti, ordinar questue, e fare insomma tutto ciò
che può riuscire per il meglio, onde condurre a buon esito la, da gran tempo,
incominciata Fabbrica del Campanile seguitando però tutti anche gli altri
Deputati, come in passato, a prestarsi a tal ‘uopo.
Sono
state a tal proposito dispensate le schede, quindi ritirate, e riscontrate, e
fatto lo spoglio dal seggio si è trovato l’appresso risultato.
Il
Rev.do Don Sebastiano Giuliani voti 12
Sante
di Andrea Barsi voti 11
Dott:e
Pellegrino Brunicardi voti 10
(Onde
è stato nominato, ed approvato per acclamazione mediante alzata a Presidente il
Brunicardi)
Si
è proceduto poi alla nomina di un Tesoriere da scegliersi fra i tre candidati
parimente a schede segrete, e fatto lo spoglio come sopra, si è riscontrato
quanto appresso:
Don
Sebastiano Giuliani voti 12
Sante
Barsi voti 1
Sicchè è
stato proclamato, e approvato tesoriere il Giuliani.
Attesa
poi la rinunzia di Deputato fatta da Antonio Marchi il seggio è stato
dichiarato sciolto siamo venuti
alla nomina di un nuovo Deputato nella persona di Pellegrino di Antonio Marchi,
quale è stato approvato con voti 12 affermativi, e nissuno in negativo.
Di
poi dal seggio è stata dichiarata sciolta la seduta. Firmati componenti il
seggio:
Don
Salvatore Giuliani, Dott:e Pellegrino Brunicardi, Luca Marchi”
“Comunità
dei Bagni di Lucca – oggetto: campanile della Pieve di Controne - li 14 maggio
1869, Ill.mo Signore Sig:re Delegato Municipale di Contr: Pieve.
Per corrispondere alle
richieste fattemi dall’Economato Generale di Firenze, con lettera 12 andante,
relativamente alla Domanda del sussidio per campanile della Pieve di Controne,
mi occorre conoscere, con sollecitudine, la somma che può approssimativamente
occorrere per la ultimazione dei lavori al campanile pre:o. Il Sindaco”
“Ill:mo
Sig. Sindaco - Pieve di Cont: a di 14 Maggio 1869 Essendomi stata, dal Deleg:
municip: di questa Pieve, partecipata una lettera, con la quale V: Sig: Ill:ma
fa conoscere che, finalmente alla domanda del sussidio pel compimento dei
lavori da farsi al campanile della sunnominata Pieve l’Economato Generale di
Firenze richiede di conoscere la somma che approssimativamente può occorrere
per la ultimazione del lavoro. Le facciamo noto che essendoci fra noi tre sott:
(scritti) concertati, e fatto esaminare da persone pratiche il lavoro da farsi,
è stato giudicato occorrevi tuttavia la spesa di circa 5000 lire. Si potrà però
avere qualche risparmio prestandosi, come si è anche in passato prestata la
popolazione tanto nei trasporti dei materiali e altro, come aver risegato le
feste, e procurare tutti i risparmi possibili, come potrà rilevare
dal processo verbale che accludiamo, giacchè il sunnomi:to Delegato ci dica, a
nome del Sig. Segretario che a suo tempo spedimmo non è stato trovato in
cotesto Ufficio.”
[86] Variante ant. di opera. In
Toscana, è forma tuttora preferita a opera per indicare il lavoro dei campi a
giornata e i braccianti agricoli assunti a giornata.
“Ill:mo
Sig: Sindaco
La
deputazione eletta per la costruzione del nuovo Campanile di questa Pieve
avrebbe stabilito di intraprendere il lavoro del campanile anzidetto nel venturo
Maggio corrente, e per procurare tutti i risparmi possibili, di consenso con la
Popolazione, avrebbero idea d’impiegare in detta lavorazione o tutte o parte
delle opre che gli utenti delle strade vicinali debbono dare nel prossimo
maggio, giacchè per restaurare dette strade basterebbero l’opre da darsi nel
settembre. E’ ben vero che nella azione lavorazione fatta l’anno scorso la
Popolazione si prestò volontariamente per i trasporti, e per la manovalanza,
dimodochè pochi manovali furono pagati, ma facendo così si avrebbero, senza
pregiudicare al restauro delle strade, i manovali necessari, che non pochi ve
ne abbisogneranno, tanto più che s’è stabilito di cuocere ancora una calcinaia.
E’ per questo che per secondare la volontà della Deputazione, e del Popolo noi
sottoscritti facciamo istanza che sia dato il permesso d’impiegare le dette
opre come sopra, mentre col più profondo ossequio abbiamo l’onore di
protestarsi della Sig: V: Ill:ma Umil:mi Servi
Pieve di
Controne 18 marzo 1870”
[88]
L’economia delle comunità di montagna portava ancora a metà
‘800 allo sviluppo di forme produttive autonome e tra queste la produzione
artigianale della calce, che avveniva “cuocendo” ad alte temperature frammenti
di roccia calcarea. Venivano preparate delle fornaci costituite da una camera
di calcinazione circolare, in parte scavata nel terreno ed in parte emergente a
forma di cupola, rivestita internamente con pietre refrattarie. Quindi si
caricava il forno con pietre calcaree e lo si alimentava in continuazione
giorno e notte per circa una settimana con fascine di legno per ottenere la
“calce viva”, che dopo lo spegnimento con acqua, poteva essere impiegante quale
legante nelle murature.
N°
421 - Li 29 marzo 1870
“Comune
dei Bagni di Lucca – Oggetto Campanile della Pieve di Controne – Sig. Luca
Marchi Pieve di Controne
Questa
Giunta Comunale nella seduta d’ieri ha dichiarato la propria incompetenza a
decidere sulla domanda della Onorevole Deputazione per la costruzione del Campanile
della Pieve di Controne in data 19 cadente, colla quale chiedevasi che gli
utenti delle strade vicinali fossero costretti a prestare le opere in natura
per la costruzione del Campanile suddetto.
Pel
Sindaco – L’Assessore G. Pieri”
“Convocata,
ed adunata il 24 dello scorso Aprile la Deputazione detta dai capi di Famiglia
per la costruzione del nuovo Campanile di questa Pieve: sentito prima il
sentimento dell’Ill:mo Sig: Cav: Sindaco di questo Comune, fu esposto il progetto
che l’opera che tutti gli utenti delle strade vicinali devono dai 16, ai 60
anni dare in quest’anno nel mese di Maggio al restauro delle strade duc:li, la
diano in vece al lavoro dell’anzi detto Campanile: riservando per il restauro
delle strade l’opre da darsi nel venturo Settembre.
Ne
fu passato il partito, e fu vinto all’unanimità.
Sicchè
gli utenti stessi saranno avvisati dai Si:i Deputati di ciascuna Villa del
giorno in cui dovranno dare la sua giornata da da combinarli con i suddetti.
P[ieve]
Cont:e 1 Maggio 1870”
[92]
A.F.M.
– Lett. A / lett. 11 -
Lett. Carolina Marchi (Pieve di Controne) alla sorella Caterina (Livorno
) – 3 Marzo 1883
“[….]
Alla Pieve le campane non sono ancora fatte. Dopo il terribile lavoro di quel
Diavolo del campanile, che mi ha affaticato mente, cuore, gambe, scarpe,
cappello e tutta la batteria, ho bisogno di un poco di riposo; però non aderà
molto a lungo che si sentirà echeggiare per le amene valli della Controneria e della Val di Lima i sonori
rintocchi delle campane del nostro paese natio [….]”
[93] Gli
Economati generali dei benefici vacanti furono istituiti nel 1860, estendendo
al Regno d'Italia gli ordinamenti piemontesi che prevedevano l'intervento dello
Stato nell'attribuzione dei benefici ecclesiastici. Costituiti a somiglianza
dell'Economato di Torino, gli Economati generali dei benefici vacanti avevano
il compito di amministrare i benefici ecclesiastici nel periodo di vacanza del
rettore e di vigilare sull'amministrazione dei benefici stessi, delle chiese,
delle pie istituzioni annesse, nonché dei culti acattolici e israelitico. Gli
Economi generali dipendevano dal Ministero di Grazia e Giustizia.
[94]
A.F.M.
– Giuseppe militare / lett. 9 bis 2 -
Lett. di Luca e Agnese Marchi (Pieve di Controne) al figlio Giuseppe
militare (Ancona) – 17 luglio 1875
“[….]
Pel Campanile si sta sperando un sussidio dall’Ufficio dei benefizi vacanti, ma
le cose lunghe diventano serpi
[….]”.
[95] A.F.M.
– Arcangelo / lett. 10 - Lett. di Arcangelo Marchi (Stunarda [?] ai Genitori (Pieve di Controne) -5
Aprile 1874
“[….]
Mi farete sapere se [h]anno incominciato a rilavorare al campanile, e se quelli
di Geppino sono partiti, e qualche cosa del zio Domenico e del zio Pietro, e se
vi sono stati i disciplinatori per il
giovedì Santo e tutte le novità di costà, [….]”
I
disciplinatori o flagellanti facevano parte della «compagnia dei disciplinati
di Cristo», un movimento religioso
sorto nel XIII sec. caratterizzato dalla pratica dell'autoflagellazione
in pubblico, in segno di penitenza.
“[….]
Lo strumento usato per la disciplina era formato da cordicelle alle cui
estremità eran delle spillee delle lame. [….] Da principio venivano usate le
lame. Quando la carne si era arrossata e ben tumefatta, venivano usate le
spille. Il sangue usciva abbondante da un corpo così preparato. [….] “PIEVE DI CONTRONE –
note storiche”, Sac. Elio Carlotti, dicembre 1971, pg. 40.
Il
Comune del Bagno proibì tale pratica nel 1824, l’autorità religiosa nel 1857,
ma a Pieve di Controne tale pratica cessò solo agli inizi del ‘900]
[96]
A.F.M. – Lett. BB / lett. 23
- Lett. di Agnese Marchi (Pieve di
Controne) alla figlia Caterina (Livorno) – 17 Aprile 1882
“…Mi
dici che ti senti un poco debole …
puoi dire ai tuoi Signori che ti diano il vino perche se lo devi
comprare ne beverai poco di certo vorrei dirti tante cose ma te ne diro quando
vieni allora troverai il campanile cresciuto.....”
[97] “…. Nel 1882 si riprese per l’ultimo
balzo e il 9 agosto di quell’anno fu coperto …” - Sac.
Elio Carlotti, “PIEVE DI CONTRONE – note storiche”, dicembre 1971, pg. 30.
[98]
A.F.M. – Arcangelo / lett. 42
bis - Lett. di Arcangelo Marchi (Dresda) alla sorella Carola (Pieve di
Controne) – 21 settembre 1883
“….. Mi hai fatto molto piacere di farmi sapere le nuove di
costì, e con piacere sento che e fatto il campanile, e che fanno de doppi
bellissimi, quando torno ne anderò a fare uno anco io …..”
[99] Ad
ulteriore conferma dell’ anno 1883, come istallazione delle campane, vi è tale
data riportata sulle due piccole campane rimosse nell’intervento di restauro
del campanile da poco effettuato.
[100]
“fusioni di campane” -
Sac. Elio
Carlotti, “PIEVE DI CONTRONE – note storiche”, dicembre 1971, pg. 30.
“A
di 9 Settembre 1839
Io
sottoscritto avendo visitato l’oro[lo]gio pubblico della Sezione della Pieve di
Contr. Per ordine del Sig. Presi:e ed avendolo ritrovato avere bisogno di due
rocchetti alla parte del tempo, quattro grani di ottone per rifare le palmole
[Nelle costruzioni meccaniche, sinonimo di camma] all’asta del tempo, pulitura di tutto
lire quindici. Segnato = M.o Filippo Colani – Per la copia conforme il
Segretario Comunale.”
[102] L'assunzione di Maria
in cielo è festeggiata nel calendario cattolico il 15 agosto ed è una
ricorrenza particolarmente sentita dalla popolazione della parrocchia della
Pieve di Controne, anche in considerazione che la chiesa è oggi dedicata a S.
Giovanni Battista e a Maria SS.ma Assunta.
[103] La devozione verso
l’altare del SS. Crocifisso era molto sentita in tutta la parrocchia e la festa
che veniva celebrata il Venerdì dopo Pasqua era particolarmente solenne,
inoltre “[….] Più volte durante l’anno la sacra Immagine è scoperta
solennemente secondo l’intenzione di qualche pia persona. [.…]”, scrive a pg.
25 il pievano Carlotti nella pubblicazione già citata. A riscontro di tanta
devozione è il brano tratto dalla lettera di Arcangelo Marchi della nota n. 98 : “ [….]vorrei
fare scoprire il SS. Crocifisso, e ora già che ci sono le campane un bel
doppio. Allora sono a pregarti volerti prendere l’incombenza di pensare a tutto
tu, poi mi farai sapere quanto ci vuole che ti spedirò i denari. Mi farai
sapere il giorno che verrà scoperto che ho piacere di saperlo. [….]”.
La
circostanza che la “bella funzione del SS. Crocifisso” sia stata fatta in un
giorno diverso da quello canonico sottolinea quanto sopra riportato.
[104] A.F.M.
– Lett. C / lett. 11” - Lett. Carolina Marchi (Pieve di Controne) alla sorella
Caterina (Livorno ) – senza data.
[105]
Il restauro
modernamente inteso nasce verso la fine del ‘700, alla riscoperta delle
antichità greche ed egizie. Questo passaggio fondamentale della conoscenza
dell'arte antica porta anche a un cambiamento nel rapporto con le opere del
medioevo. Nell’ottocento si hanno due tendenze: quella
che prescrive la distinguibilità dell'intervento integrativo rispetto alla
parte preesistente e l’altra secondo cui il restauratore deve immedesimarsi nel
progettista originario e integrarne l'opera. Nel XX sec. a base del restauro sono i principi dettati dal documento
internazionale “La Carta del Restauro di Atene” del 1931 fra cui il primo è “evitare restituzioni integrali
dell'opera”.
[108] Basiliche mediovali
della provincia lucchese: la guida inedita di Enrico Ridolfi (1828 – 1909), a
cura di P. Bertoncini Sabatini, Silvana Editoriale 2003 – pg 174.
[109] Il Pardini interviene
su un intonaco già esistente: “[…] Venne ripresa in vari punti la scialbatura
interna […] La scialbatura interna della chiesa risale a qualche secolo avanti
[l’intervento del 1839] resa necessaria dalle bozze logore dal tempo e in
diversi punti venute a mancare del tutto. Su questa scialbatura antecedente si
dava una mano di calce per purificare la chiesa, poiché allora, nella navaata
destra vi erano diverse fosse comuni per le sepolture. [….]” - Sac. Elio
Carlotti, “PIEVE DI CONTRONE – note
storiche”, dicembre 1971, pg. 22.
[110] Nelle carte esaminate
e in particolare nell’elaboratoper mano dell’arch. Pardini “Dettaglio, e stima dei lavori da farsi per riparare, e ridurre a
più decente aspetto la Chiesa Pievanile della Sezione di Controne” non compare
la voce riportata.
[111]
L’ordine architettonico impiegato nei templi di Paestum è
quello dorico, dove la base della colonna è mancante.
[112] Basiliche
mediovali della provincia lucchese: la guida inedita di Enrico Ridolfi (1828 – 1909),
a cura di P. Bertoncini Sabatini, Silvana Editoriale 2003 – pg 177
[113] “[….] Verso il 1831
[l’altare del SS. Crocifisso] fu rovinato da un fulmine, che, dopo aver colpito
il campanile, penetrò in chiesa [….]” - Sac. Elio Carlotti, “PIEVE DI CONTRONE
– note storiche”, dicembre 1971, pg. 23.
[114]
Il Ridolfi individua la posizione delle navatelle della
chiesa tenendo le spalle rivolte all’altare e quindi in maniera inverso
rispetto alla facciata vista dall’esterno.
[115] Basiliche
mediovali della provincia lucchese: la guida inedita di Enrico Ridolfi (1828 – 1909),
a cura di P. Bertoncini Sabatini, Silvana Editoriale 2003 – pg 175
[121]
“ [….] Anche il campanile (che ora più non consiste, ma vien
ritratto qual era dal disegno) aveva forme tozze, e disformi da quelle dei
secoli anteriori o vicini al mille [….] “ - Basiliche mediovali della provincia lucchese: la guida
inedita di Enrico Ridolfi (1828 – 1909), a cura di P.
Bertoncini Sabatini, Silvana Editoriale 2003 – pg 176
[122] “ [….] sembra apparir
chiaro che la chiesa abbia avuto dal lato del fronte attuale una aggiunta di
quatto metri, comprendente cioè tutta la prima arcata, sulla quale da un lato
innalzavasi il campanile; osservazione che viene anche appoggiata anche dalla diversa
costruzione interna, avendo già detto come la prima arcata poggi su due
pilastri, e non sopra colonne come le rimanenti [….]” - Basiliche mediovali della provincia lucchese: la guida inedita di
Enrico Ridolfi (1828 – 1909), a cura di P. Bertoncini Sabatini, Silvana
Editoriale 2003 – pg 178
[123] “ [….] l’ampliamento
di essa [chiesa] del lato della presente facciata, in tempi assai discosti dal
mille, e forse fuori ormai de secoli mediovali [….] “ - Basiliche mediovali della provincia lucchese: la guida inedita di
Enrico Ridolfi (1828 – 1909), a cura di P. Bertoncini Sabatini, Silvana
Editoriale 2003 – pg 176
6.) APPENDICE: riproduzione documenti e fotografie
- La facciata originaria e
quella attuale:
pg. I
- Tavole di progetto e computo
metrico estimativo del restauro della chiesa, redatti dall’arch. Giuseppe
Pardini: pgg. II – III - IV
- Volte a crociera della
navata centrale e laterale della chiesa:
pgg. V – VI
- Disegni della chiesa
del pittore Enrico Ridolfi: pgg. VII
- VIII
- Facciata della chiesa
del 1901: pg.
IX
- Popolazione dei primi
del ‘900 davanti alla chiesa: pg. X
- La chiesa e il nuovo
campanile: pg. X
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