sabato 11 marzo 2017

LO SCHELETRO RINVENUTO IN UNA CANTINA DEL CENTRO STORICO DI LUCCA.


Lo scheletro rinvenuto in una cantina del centro storico di Lucca.


Durante lo scavo effettuato in una cantina di un palazzetto, eretto sui resti delle mura medievali, vicino ai torrioni di Porta S. Gervasio (e Protasio -  due fratelli gemelli martiri cristiani a Milano nel III sec. d. C.), previo assenso della Soprintendenza Archeologica della Toscana, è stato ritrovato uno scheletro umano.  

Lo scavo è stato condotto con la massima attenzione, rimuovendo il terreno per piccoli strati e, dove richiesto dall’Archeologo che presiedeva ai lavori, il materiale rimosso veniva passato attraverso stacci per recuperare reperti come cocci, parti di utensili e talvolta ossa di animali.

Prima del ritrovamento dello scheletro sono stati rivenuti molti piccoli frammenti di vasellame di epoca romana e alto medievale [caduta dell’imp. romano 476 – 1066], oltre a una porzione di un piatto del XVI sec., che riporta nella parte centrale due stemmi gentilizi. Il piatto doveva fare parte di un servito di vasellame per le nozze di due famiglie nobili lucchesi [la ceramica è stata riconosciuta come produzione della famiglia dei Marchesi Buonvisi, che costruirono la villa nel parco oggi chiamata col nome del successivo proprietario conte Bottini].


All’inizio dello scavo, nei primi strati di terreno asportati, sono emerse ossa di animali e in particolare mascelle di maiale. Fino al 1945, termine della seconda guerra mondiale, in molte cantine di Lucca venivano tenute galline e porcellini, che servivano per l’alimentazione delle famiglie. 

Arrivati nello scavo quasi alla quota fissata, un operaio ha scoperto una piccola porzione del cranio dello scheletro e, ritenendolo erroneamente un oggetto di plastica, lo ha rotto nel rimuoverlo come si vede in fotografia. L’Archeologo è subito intervenuto e con la massima cura ha scavato tutto attorno usando una piccola paletta e uno spazzolino. È così stato riportando alla luce lo scheletro e definito il perimetro della fossa dove era stato posto il cadavere.

La fossa è scavata nelle misure che perfettamente si adattano alle dimensioni del defunto, tantoché la testa, poggiando contro la parete, appare in fotografia reclinata sul petto. La giacitura dello scheletro rileva che la salma era stata sotterrata supina nella stretta fossa senza alcuna cassa di legno e coperta direttamente dalla terra, per cui siamo in presenza di una tomba “non strutturata” cosiddetta dagli archeologi “terragna” [di terra]. 

La persona dello scheletro era una donna, come si può dedurre dalle ossa del bacino, era di altezza intorno a 1,5 m, essendo la lunghezza dello scavo di 1,60 m, e di età inferiore ai 30 anni per la buon stato di conservazione della dentatura.
Infine se è difficile definire con certezza se la donna sepolta fosse pagana o cristiana, l’assenza di corredi e l’epoca ormai di cristianesimo affermato nei sec. V° - VI a cui risale la sepoltura , fanno protendere per la seconda ipotesi. 

Per capire come sia stato possibile trovare questo scheletro, scavando nel centro storico di Lucca, bisogna conoscere la formazione e l’evoluzione della città nei vari secoli.
Lucca moderna è il risultato della stratificazione di epoche diverse dalla sua fondazione nel 180 a.C., come colonia romana, fino ai giorni nostri. Nell’impianto attuale la città conserva numerose evidenze del tessuto urbano romano. Lo schema adottato dai Romani nella costruzione della città era, a somiglianza di quello degli accampamenti militari, caratterizzato dall'incontro ortogonale fra le tende delle strade, dette cardini e decumani. Così all’interno della cerchia di mura attuali rinascimentali è ancora riconoscibile il tracciato dei due principali assi viari romani: il cardine massimo e il decumano massimo.
Il cardine massimo (frequentemente alla latina cardo, che significa "polo", "punto cardinale") era la via centrale del reticolo stradale che correva in direzione nord-sud. Il decumano massimo (in latino: decumanus maximus, variante di decimanus, derivato di decĭmus, "decimo") era la via centrale del reticolo stradale che correva in direzione est-ovest.
Verso est la città romana terminava all’inizio di piazza “Santa Maria foris Portam”, dove si trovava una delle quattro porte della cinta muraria, e l’attuale proseguo del decumano massimo romano in questa direzione è costituito da via S. Croce, fino a Porta S. Gervasio e Protasio, e da via Elisa.
Nelle città romane per legge, entro i confini di una città non doveva esserci la necropoli (un agglomerato di tombe, disposte sovente in modo disordinato), le tombe infatti venivano poste fuori dalla città e quasi sempre lungo le strade che uscivano dalle mura.
Pertanto fino alla caduta dell’impero romano [476 d. C. – V° sec.] e per alcuni secoli successivi  i defunti venivano seppelliti, riferendoci alla parte est della città di Lucca, lungo il decumano massimo nel tratto fuori delle mura romane  e ricordando che la cinta medievale di porta S. Gervasio e Protasio risale al XII-XIII sec. (1255), lo scheletro ritrovato nella cantina ricavata nelle mura medievali era stato seppellito rispettando tale regola.
A conferma che la zona dove è stato ritrovato lo scheletro era un’area sepolcrale negli scantinati di un edificio vicino, in via Elisa, angolo con via del Fosso, sono emerse diverse sepolture di epoca longobarda (VII secolo d.C.).

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