rinuncia al titolo nobiliare di giacomo vincenzo pellegrini,
borghese illuminato - anno 1797
Gli
effetti della Rivoluzione francese del 1789 si fanno sentire in tutta Europa ed
anche la vetusta Repubblica oligarchica di Lucca nel 1797 cerca di attingere
nuova linfa per il governo dello Stato decidendo di ascrivere alla nobiltà
borghesi distintisi per la loro condotta.
Il Consiglio Generale della Repubblica
incarica il marchese Cesare Lucchesini di individuare tali personalità e fra
queste viene compreso il dottore Giacomo Vincenzo Pellegrini di Borgo a
Mozzano. Il Pellegrini appartiene a una famiglia borghese di uomini di legge ed
anch’egli è dottore in utroque e persona integerrima.
Il
Lucchesini incarica di contattare il Pellegrini l’abate Carlo Ambrogio Vecchi,
che essendoli amico gli invia una
lettera accorata. Facendo
riferimento a “l’aureo libretto del
Roberti sull’amor di Patria” [Annotazioni sopra l’umanità del secolo
Decimottavo] lo sollecita a passare dalla vita privata a quella pubblica,
rivelandoli il mandato che il Marchese ha ricevuto di proporre persone da
ascrivere alla nobiltà personale, che in breve passeranno alla qualità di “nobili originari”.
Per
rendere ancora più allettante la proposta l’abate Vecchi prospetta anche
l’eventualità che il fratello prete del Pellegrini possa aspirare “a un canonicato di S. Michele ma ancora di
S.Martino [cattedrale della città di Lucca]”.
La
missiva termina con un accorato invito all’amico: “…vi prego dunque a non tradire le
speranze della Religione, della Patria, degli Amici, trovandoci in sommo
bisogno io non dirò di uomini onesti, ma di veri cristiani. Io ho dato qualche
speranza al Sig.re Cesare, e voglio lusingarmi che non riuscirà
vana.”
La
risposta del dottor Pellegrini è leggibile in minuta sulla stessa lettera
ricevuta dall’amico Vecchi, come era in uso quando la carta era un bene raro.
Dapprima dimostra gratitudine e meraviglia: “Non mai per tempo alcuno ho io ricevuta, né tampoco riceverò in vita
mia lettera di maggior rilevanza; e nello stesso tempo di maggiore onorificenza
per me, e per la mia famiglia della pregiata”, ma poi rifiuta con fermezza
la proposta: “… permettetemi, che
apertamente vi dica, che la ristrettezza delle mie finanze, e la scarsità dei
miei talenti sono tali, che non possono sostenere decorosamente né
meritevolmente corrispondere alla suprema dignità di Nobile Lucchese.”
Le
motivazioni addotte dal Pellegrini non sembrano determinanti e la seconda non
vera. È da ritenersi che il Dottore rifiuti l’offerta di accedere alla nobiltà
lucchese, perché incline alle idee di libertà portate dalla Rivoluzione
francese, come è dimostrato dalla sua partecipazione al Governo Giacobina di
Lucca, in qualità di membro del Direttorio della Repubblica Democratica
Lucchese del 1799.
GIACOMO VINCENZO PELLEGRINI, dottore in legge. |
Lettera
dell’abate Carlo Ambrogio Vecchi e risposta di Giacomo Vincenzo Pellegrini:
Trascrizione:
Carissimo
Amico Lucca 28
Agosto 1797
Voi avete
l’aureo libretto di Roberti sull’amor della Patria, e voi l’avete letto e
gustato. Non dubito che non vogliate ancora richiedendolo il bisogno mettere in
esecuzione i suoi giustissimi insegnamenti. Ora Amico siamo al punto. La Patria
vuole da voi il sacrificio della vostra Libertà; e vuole che dalla vita privata
facciate passaggio alla pubblica, e voi dovete ubbidire. Se consultate la Religione, il ben pubblico, la
ragione, tutto vi dee muovere a concorrere a’ suoi interessi, e alle di Lei necessità. Vedete che io non vi muovo per la via
dell’onore, e della nobiltà che stimo [illeggibile] è vero,
ma non sarebbe capace a’ fare operare uno che sente e segue i principi di vero
Cristiano. Ma dove vanno a parare voi mi direte siffatte parole. Eccolo: che
voi concorriate alla nobiltà Lucchese, appunto perché cò v[ost]ri Lumi, ed la
v[ostr]a condotta potete riuscire
utilissimo alla patria. Ma come ci entrate voi? Aggiungerete: Eccolo: Il Sig.re
Marchese Cesare Lucchesini mi mandò a chiamare appostatamente per questo fatto,
e a lungo parlammo insieme sotto altissimo segreto commesso a’ promesso [?] di
questo. Io non potei non approvare la scelta, e dissi di voi a Lui quello che
dettommi la coscienza non l’amicizia. Allora egli mi impose di verificarvi e di
raccomandarvi caldissimamente questo affare, e perché sul contenuto non
seguisse alcun equivoco, disse che mi avrebbe mandato un foglio affinché a
norma di esso io vi scrivessi. Ivi dunque si contiene vi contiene quanto
appresso = Casa 26 Agosto 1797. = Avendo l’Ecc.mo Consiglio giudicata
opportuna l’ammissione di qualche numero di persone al Governo, in qualità di
nobili personali, è da credersi, che prenderà in veduta per tale oggetto quelli
che si distinguono per la loro situazione e condotta, come il Sig.re
Dott. Pellegrini. Che l’esito però dipenderà da varie circostanze, e in parte
ancora dalla sorte [procedendosi per estrazione], ma dovranno restare sotto
rigoroso segreto i soggetti presi in vista fino alla rispettiva ammissione dè
medesimi. Che i nuovi nobili saranno certamente considerati come tutti gli
altri nobili; e con somma sollecitudine passeranno dalla qualità di nobili
personali a quella di nobili originari . Che il Lucchesini ha
pregato il Vecchi di dar presto avviso al Sig.re Pellegrini il quale
dovrà osservare il più rigoroso silenzio in questo affare, essendogli solamente
concessa la facoltà di tenerne discorso
ad [?] suo Fratello a ad [?] la sua moglie se lo crede
necessario. La moglie del Sig.re Pellegrini subisce la sorte del
marito, e perciò diventa nobile anch’essa. = Ciò detto mi aggiunge nello stesso
foglio che vi scriva quello che crederò a proposito per prepararvi a ricevere
ed piacere questa pubblica onorificenza quando vi verrà accordata, e che
sarebbe opportuno che vi proponessi ancora a venire a Lucca sollecitamente a
parlare di questo oggetto col Sig.re Lucchesini desiderando voi
qualche maggiore spiegazione a chiarimento. In fine mi prega di scrivervi
subito, e custodire il suo foglio con somma cautela. A voce poi mi significò
che V[stro] fratello Prete stando con voi a Lucca potrà concorrere all’incontro
non solamente a un Canonicato di S. Michele ma ancora di S. Martino. Non vi
potete credere quanto io sia stato gentilmente da mille ragioni investito da do
Signore muovervi l’animo all’accettazione di questo onore, ed espressamente a
voler procurare alla P? questo bene: vi prego dunque a non tradire
le speranze della Religione, della
Patria, degli Amici, trovandoci in sommo bisogno io non dirò di uomini onesti,
ma di veri cristiani. Io ho dato qualche speranza al Sig.re Cesare,
e voglio lusingarmi che non riuscirà vana. Se venite a Lucca, della qual cosa
vi prego sommamente, venite pure da me che la camera e il letto è pronto per
voi; così avremo agio maggiore di discosserla segretamente e a lungo, di farvi
vedere il foglio accennato, e di dirvi i motivi, le circostanze, e ancor le
ragioni che muovono a questo. Senza più dunque impazientemente aspetto lettera,
ma più gradirei la v[ostr]a persona. Salutatemi la Sposa, il Fratello, e
credetemi che co l’antica amicizia mi professo per sempre
?
vostro Affmo Amico
Carlo
Ambrogio Vecchi
Risposta
Caro Amico Borgo 31
Ag.o 1797
Non mai per
tempo alcuno ho io ricevuta, né tampoco riceverò in vita mia lettera di maggior
rilevanza; e nello stesso tempo di maggiore onorificenza per me, e per la mia
famiglia della pregiata vostra del 28 cadente, e vi assicuro, che se la
situazione mia fusse stata suscettibile dell’onor, che mi proponete, avrei
avuto che più pensare alla mia debolezza, ed insufficienza. Ma permettetemi,
che apertamente vi dica, che la ristrettezza delle mie finanze, e la scarsità
dei miei talenti sono tali, che non possono sostenere decorosamente né
meritevolmente corrispondere alla suprema dignità di Nobile Lucchese, né in
questo voi, che mi conoscete, avete che replicare. Per quanto dunque io
riconosca onorevole per me la proposta, che voi mi fate di concorrere alla
Nobiltà Lucchese, ed anzi la tenga per una grazia singolar:ma fatta
a me ammogliato senza i favorevoli sussidi di parentela, e di aderenze, sono
nonostante costretto a restar privo di un tanto bene, e a pregarvi di rendere
umiliss:mi ringraziamenti da parte mia al Nob: Sig:re Cesare della
bontà, onde si è degnato di prendere in considerazione la mia persona, e la mia
famiglia. Le ragioni, che fin qui vi ho esposto, vi forniranno materia onde [?] e giustificare
presso quel illuminat.mo Signore questo mio operato, del che vi
supplico caldissimament: Lusingato ??? per la mediazione ??, e per l’esempio altrui non me ne
sarà fatto demerito. Rendo ugualmente a voi i dovuti ringraziamenti, che non
mai vi scordate di me, e che mici[?] fate tanto bene, e afferendovi i
rispettosi saluti desidero che facciate per me [illeggibile] inchino
al d:o Nob: [?] e mi riguardiate [?] [sigla]
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