La Grande Guerra. Dal diario del Ten.
Marchi:
“Oggi i nostri hanno passato il Piave.
Viva l’Italia.”
Il
Ten. Mario Marchi è un ingegnere industriale-meccanico laureatosi al
Politecnico di Torino e durante la prima guerra mondiale, a cui partecipa con
lo spirito risorgimentale proprio della famiglia, viene impiegato secondo le competenze
tecniche possedute.
Fino
a Caporetto il Ten. Marchi fa parte della 776 Batteria, con il compito di osservatore le linee
nemiche e di compiere rilevamenti tecnici per il tiro dei cannoni, essendo in
alta montagna necessaria la massima precisione.
La
rotta di Caporetto travolge anche la 776 Batteria e il Ten. Marchi con grande
dolore, ma con orgoglio, racconta nella corrispondenza con la famiglia:
“E’ stato prima un calvario
per monti pieni di neve a trascinare i pezzi. Ho tirato per due giorni le funi
come un pazzo. Ho avuto l’onore di essere l’ultimo col mio Maggiore a scendere
da un passo molto noto. Dietro a noi erano le prime pattuglie austriache. Così
ci siamo ritirati portando con noi quanto i nostri capi ci avevano affidato.
Giunto qui in pianura fu la prima ad essere in efficienza. E quando l’ultimo
ponte [sul Piave] saltò
noi eravamo da giorni pronti ad entrare in azione.” [vedere
blog “Ricordi della Grande Guerra di una famiglia lucchese”.]
Dopo
Caporetto, fino alla prima decade di aprile del 1918, al Ten. Marchi viene
affidato la costruzione di strade di montagna per movimentare i pezzi d’artiglieria
e la formazione di piazzole per posizionare i cannoni che devono battere le
linee nemiche. Successivamente riceve l’incarico di revisionare le bocche da
fuoco dell’artiglieria. Questa mansione in effetti lo rattrista: “Non vorrei avere questa benedetta laurea che
mi toglie ora e in un momento decisivo l’onore grandissimo del combattimento”
[lett. alla madre del 15-4-1918].
Il
nuovo incarico gli permette tuttavia di avere una visione d’insieme di ciò che
sta maturando nelle retrovie e sulla linea del fronte. Tra il 24 e il 27 ottobre si svolse la III
battaglia del Piave: al termine di due giorni di aspri combattimenti, resi
difficili dalle continue piogge, che avevano contribuito ad ingrossare le acque
del fiume, i soldati italiani, dopo un primo momento di difficoltà, furono in
grado di attraversare il Piave e di avere la meglio sulla vigorosa resistenza
nemica.
Dal diario del Ten. Marchi si legge:
“
15 ottobre – Domenica partii con un cielo
burrascoso per Asolo; ma quando fui giunto là si aprirono già dei vasti lembi
di sereno e si vedeva qualche sprazzo di sole. ……… Trovai alla batteria il
capitano Pierani che avevo conosciuto al corso di Fornovo e che mi colmò di gentilezza. Discesi alle 11 a Passagno
e via verso Cittadella sotto un meraviglioso cielo bianco e blu in mezzo a una campagna verdissima ……. A Riese
uniformi azzurre di francesi. Da per tutto camion inglesi e americani. I
soldati acclamano e gridano al Piave al Piave.
Lunedì sono salito al Monte
Gusella sotto una pioggia maledetta ed ho dovuto da fare lassù fino a
mezzogiorno nel mezzo alla bufera. Il nemico sparava su Bassano. Il colpi
passavano rombando sulla nostra testa e si vedevano dopo grandi colonne di fumo
intorno alla stazione…
“20 Ottobre 1918
Gand sta per cadere! Ecco la notizia di stasera che mette la
febbre. La manovra d’ala degli alleati quali conseguenze potrà avere per il
nemico?
È
un incalzarsi di notizie, di previsioni che sconvolge.
Non
so più che pensare. La Germania abbassa la testa; discuterà anche la ultima
nota di Wilson!
Anche
vili! Erano tracotanti quando aggredivano i deboli ora che soccombono hanno
paura di perdere.
Ecco
il grande animo di questi tedeschi!
Non
avemmo paura noi l’anno scorso sul Grappa e sul Piave. Mi ribalena nella
memoria quando Marghieri dalla linea dei pezzi telefonò a me all’osservatorio
che le altre batterie mettevano gli attacchi meccanici e si preparavano alla
partenza. Sta bene risposi, abbiamo l’onore di rimanere di copertura e di
sacrificio.
Ora
arrivano le ore che precedono la vittoria. Passano le truppe a torrenti.
Arrivano i Francesi. Da qui al Piave è un solo accampamento.”
“Marghieri che oggi è venuto qui di corsa sembra pazzo. Ci abbracciamo
senza sapere perché. Mamma, se qualche cosa dovesse accadermi, Marghieri può
essere un utile appoggio per procurare un posto a Delia e Cesare!
Ma
via i brutti pensieri. Oggi è il giorno che precede la vittoria. Passano i
reggimenti di cavalleria.
Stasera
quando sono andato per vedere se era stato ordinato il mio camion per domani ho
saputo che da domani in poi ogni trasporto è sospeso eccetto quello delle
munizioni.
È
fissato per domani solo il camion che trasporterà a Crespano un affusto per le
esequie del Conte di Salemi morto
oggi. Non si sa ancora se di malattia [febbre
spagnola] o di ferite.
Domani
il pericolo della mia gita mi sembra quasi il pericolo del combattente e ne
sono gioioso.
Stasera
abbiamo parlato a lungo alla mensa. Si è molto discusso la dichiarazione di Rika
[?] “Abbiamo perduto la guerra!”. Chi sa il morale delle truppe nemiche in
questi giorni!
E,
lo dico ancora una volta, è il morale che vince.
Così vincereo! Il Colonnello Zardo che è informatissimo e iperattivissimo si è lasciato scappare non arriveremo in una sola tappa a Belluno.
Non
so che scrivo tanto sono eccitato.Internamente da qualche giorno sono così
sereno perché le condizioni della famiglia si sono accomodate colla vendita
terreni che troppa felicità mi fa paura.
Mamma,
Delia, Cesare, beato chi muore nella vittoria!
“27
ottobre
Non
ho tempo di scrivere perché domattina alle 6 partirò per Fietta. Dal 21 al 23
sono stato in linea ed ho visto la preparazione della grande battaglia.
Dal
24 ad oggi il Grappa è in fiamme e la battaglia è furibonda. Oggi i nostri
hanno passato il Piave. Viva l’Italia.”
La trascrizione corretta è CRESPANO, all'epoca Crespano Veneto dove morì il 19 ottobre 1918 il conte di Salemi (Umberto di Savoia-Aosta)
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