Una famiglia lucchese durante la Grande Guerra
(1914 -18)- IV° parte
(1914 -18)- IV° parte
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CAPORETTO
“All’alba del 24 ottobre 1917
un’armata austro-tedesca attacca gli italiani fra Plezzo e Tolmino, alla
congiunzione fra la prima e la seconda armata. Usando la tecnica
dell’infiltrazione, i reparti scelti, fra i quali quello del tenente Erwin Rommel,
rompono il fronte, allargano la breccia, minacciano di aggiramento la terza
armata. E’ il caos. In pochi giorni una fiumana di sbandati che gli alti
comandi non sono in grado di riorganizzare, si ritira verso il Piave. Le cifre:
11.000 morti, 29.000 feriti, quasi 300.000 prigionieri, altrettanti sbandati e
oltre 300.000 profughi, l’intero Friuli occupato.” [Prima Guerra Mondiale –
Atlanti Universali Giunti, pg.72 – Giunti 1997].
Ancora attraverso gli appunti del libricino del Tenente Marchi è
possibile ricostruire come il Gruppo a cui apparteneva visse Caporetto. Lo
stesso giorno dell’offensiva si ha un preallarme, mentre nei giorni seguenti
sono annotati segni premonitori dell’avanzata nemica.
Preallarme:
24 ottobre
ore 2 da R1 a R8 Urgente Cp. Gallo – A
seguito fonogramma 5682 nel caso che venissero alzati dalle nostre fortezze di
Monte Piana prescritti segnali di al-ar-me cioè più stelle verde very [Pistola per segnalazioni, che prende il dome dal suo
inventore (1877) E. W. Very ufficiale della marina statunitense: impiega
speciali cartucce aventi il bossolo in parte metallico e in parte in cartone
bianco, rosso o verde corrispondente al colore che ne deriva sparandole] se di notte e più razzi a fumata se di
giorno, le artiglierie dovranno eseguire in tempo fuoco di sbarramento e di
interdizione negli stessi [non leggibile].
Schizzo delle posizioni delle batterie 773, 776, 777, 75 A, dipendenti
dal comando, con l’indicazione degli obiettivi su cui indirizzare il fuoco.
Ordini
impartiti per permettere la ritirata di soldati italiani sotto il fuoco nemico:
Ore 2,30’ Alla R11 su richiesta 4° zona fuoco intenso
sulla balza sup. per proteggere ritirata 13 uomini e 1 ufficiale – il
riflettore aiuta il nemico
Ore 2,30’ Alla R12 sparare a raffica sul riflettore
che impedisce il movimento del drappello alla balza superiore.
Ore 2,40’ da 012 niente di notevole il riflettore è
acceso e si vedono raggi illuminanti alla balza sup.
Ore 2,42’ avverto II° sottosettore
Ore 2,50’ sll’orlo sinistro della balza superiore –
tiratori – la feritoia accanto.
Ore 2,50’ dalla IV zona aiutante maggiore: per un’ora
almeno proverà! I bloccati sono 24.
Ore 3,15’ Il Colonnello Bertolotti prega il Cap. Del
Carretto di intensificare l’azione di fuoco sulla balza.
Ore 3,35’ da 012
Dalla 24 46 sono partiti due razzi
illuminanti - sulle balze vicine - è illuminata dal riflettore – sul costone
antistante razzi – un bagliore dalla parte dello [non leggibile].
3,40’ IV Zona comunica che sono passati – a R11 sospendere il fuoco.
Avvistamento
di reparti nemici:
Ore 8 Si sono visti 20 austriaci presso il vecchio Com. battaglione (?!)
Ore 9,30’ da R1 Sbartoli
Avvertire se gli austriaci sono discesi. Il
generale Verroggio dice di sparargli abbondantemente. Dal Gen. Verroggio:
dispongo che 776 apra immediatamente fuoco su nuclei nemici segnalati [non leggibile] – si raccomanda
di sparare ogni qual volta questi gruppi vengano notati – prego disporre perché
oss. 012 intensifichi osservanza.
Ore 9,35’ a 012 : intensificare osservazione a R11
Ore 9,55’ Sbertoli [?] – chiede notizie dalle pattuglie – da R11 –
4 colpi ma non c’è anima viva
- da 012 – Non si vede nella balza [non leggibile].
Ore 11 a tutte le batterie – circolare:
Si disponga perché si intensifichi
osservazione su pattuglie nemiche – sparare subito, ricordando di proporzionare
il numero di colpi al bersaglio e
che il tiro deve avere in linea generale il carattere di disturbo e che
l’economia delle munizioni deve essere sempre tenuta presente. Si informi
questo comando volta per volta. Gli oss. [osservatori] informino dell’avvistamento di pattuglie immediatamente la batteria
vicina.
Ore 11 – Da 012 uno vestito da alpino era davanti a un baracchino abbandonato
ed ora si muove li presso (Balza mediana).
Nel camminamento che va alle baracche del
costone antistante 3 uomini che camminano con circospezione – anche questa
posizione aprire il fuoco.
11,10’ - 011 è avvertito di comunicare i movimenti delle pattuglie.
Ore 12 – da 012 – si vede un gruppo a destra del baracchino dietro il costone
antistante.
Ore 12,20’ – Riferimento comunicazione verbale pregasi
osservare attentamente nemici isolati per vedere dove si radunassero si faccia
fuoco.
16,25 da 012 – Verso Rio Ielso [?]
pendii Forama – grosse pattuglie
di 40 uomini distanziati - si nota però che una pattuglia alpini è uscita da
Col Stombi [?].
dal sottosettore: nessuna pattuglia è uscita.
Il 2-3 novembre la rotta dell’esercito italiano assume le dimensioni
della tragedia ed anche sul fronte del Trentino, dove si trova il Ten. Marchi,
si susseguono ordini concitati che portano prima alla preparazione della
ritirata e quindi all’abbandono delle posizioni, per non cadere nella manovra
d’accerchiamento nemica. Lo scritto sul taccuino d’appunti diviene più
disordinata, rispetto ai giorni precedenti per le incertezze e la tensione del
momento.
2 novembre
Da R1 a R8
- Sospendere fino a 48 49 ordine sgombero
pezzi e munizioni – continuare invece sgombero materiali e possibilmente si
riuniranno le munizioni.
-
Tutti i pezzi nelle località
ove si trovano presentemente dovranno essere messi in condizioni di entrare in
azione in qualsiasi momento disponendo perciò che presso ciascun pezzo al qual
dovrà essere assegnato sin d’ora l’obbiettivo da battere e ricavati dato di
puntamento si trovino le relative munizioni.
Servizio 2 e 3 novembre .
-
Indirizzare Bregliasco a
Stambi dove prenderà posizione
nelle piazzole occasionali del 773 a.
-
Domani mattina per tempo un
cap. [caporale] e 2 sold. del gruppo alla 777°. Il cap. prenderà consegna delle [non leggibile] e i due soldati delle munizioni al Roccione.
-
La 776a e la 773a
daranno 20 uomini ciascuna che porteranno alla Riserva 777 a le
munizioni del Roccione.
-
I muli alle 8 tutti imbastati
al magazzino materiali.
-
Domani mattina 2 muli pronti
per il Cap. Del Carretto.
3
novembre
Da R1 a R8
- Dato che sono stati concessi ausiliari è debito onore che tutti i pezzi
siano portati in salvo cioè oltre Col Forca primo chiaro [al primo albeggiare]. Nella
notte entrante sarebbe molto difficile. Aspetto risposta. Bragoli
- Farò con i miei mezzi e bene. Magg. Maresca
- Al Cap. Bisi ordine di venire subito con uomini e il materiale
migliore.
- 6,45’ - Gli uomini di Agnefoni e di Grandi
si interessino della sez. Grandi e la portino a 3 Croci con tutto in tutto il
giorno portando tutti gli inneschi, avanzando con rigore in modo di mascherare
ed avanzare. Appena giunti Bisi e Del Carretto smontano i pezzi.
- Da R1 Corpo d’Armata prima divisione ordina che apparecchi telefonici
siano trasportati dai reparti stessi che li usano.
Gli appunti continuano riportando in maniera meticolosa l’indicazione del
carico da trasportare, la disposizione di ogni carico e le tappe di
trasferimento da percorrere.
carico della carretta n° 1 del Gruppo
n° 2 casse del Magg. Maresca
1 sacco e 1 valigia
n° 4 casse materiale sanitario
n° 1 involto materiale sanitario
n° 3 casse uffici
n° cassa tiro
Piede goniometro
Bagaglio ufficiali
Ten. Rosa : n° 3
cassette
n° 1 balla
n° 1 sacco alpino
Cap. Cattaneo: n° 2
cassette
n° 1
valigia
Ten. Marchi : n° 2 cassette
S. Ten. Ricci : n° 2 cassette
S. Ten. Dell’Ossitore: n° 2 cassette
S. Ten. Tuzii : n° 2
cassette
S. Ten. Spadari : n° 2
cassette
n° 1
valigia
n°
1pastrano
La
carretta del comando gruppo:
Bagaglio ufficiali
Cassette ufficio
Materiale sanitario
Mensa e cucina
Materiale elografico e telefonico
Giungeranno
qui il carro a 4 ruote e n [illeggibile] muli. Di più abbiamo 3 muli e 2 asini della
777a. Quello che avanza è parte della batteria e del gruppo. Sul
carro, muli, asini si carica nella mattinata di domani. Si carica tutto quello
che si può.
Domani
la colonna mista farà la seguente via: Tre Croci, Auronzo, Tai in due tappe. (1a
Tre Croci Auronzo – 2a Auronzo Tai) a Tai ci si presenta alla
fortezza [non
leggibile] ma è per sapere dov’è il
gruppo.
4
novembre –
Da Tre Croci a Calalo (?) – Assumo
il Com.[ando] della 776a
Entro
le 12 del giorno 5 gli uomini devono avere
una
muta di biancheria da cambiarsi
3 giornate
di viveri [non leggibile]
2
coperte
Pastrano
e tenuta di guerra
Farsetto
a maglia
Materiali:
Casse
di cottura [?]
10
badili e 10 spadine per [non
leggibile]
Lanterne
falso scopo
Bagaglio
comando
Bagaglio
leggero
Tutti
i sacchi a pelo
Abolizione
del berretto
Maschera
Tutti
colle spallette anche sul pastrano
Moschetti
in ordine
Dotazione
cartucce
Ufficiali
con pistola
La
batteria deve avere 5 casse di viveri di riserva
Bandiere
di segnalazione e a lampo di colore
Tutti
il piastrino di riconoscimento
1
Eliografo
1/3
del materiale eliografico
Goniometro
La
roba che ufficiali e soldati non vogliono distruggere si metta in cassa o si
spedisca.
Il libriccino del Tenente Marchi, dopo il giorno 4 novembre, presenta
delle pagine bianche e riprende con la data 11 novembre, quando l’esercito
italiano si era saldamente attestato sulla linea del Piave, per opporre
l’estrema difesa alla avanzata austro-tedesca.
Mentre gli appunti riportano operazioni, che evidenziano una situazione
d’emergenza sotto l’aspetto tecnico–militare, la corrispondenza, anche se
limitata nel numero e assai più concisa rispetto alla precedente, testimonia lo
stato d’animo del Ten. Marchi e la reazione dei familiari in quei giorni tristi.
L’effetto provocato sulle truppe italiane dalle notizie della breccia
aperta dalle forze austro-tedesche nel tratto compreso fra la IIa e
IIIa armata, che certamente si dovevano essere propagate rapidamente
lungo tutte le linee di fuoco del fronte italiano, è riportato in una lunga e
appassionata lettera del Ten. Marchi, inviata alla madre un mese circa dopo
questo evento:
“…Quando partì da Torino andai a Belluno; di lì ad Auronzo e di lì a
Tre Croci, che è vicino a Cortina d’Ampezzo. Fui dal Colonnello Fiore assegnato
al 40° Gruppo e accolto in quello dal Maggiore Maresca che mi ha tenuto
carissimo verso il quale ho vero e profondo affetto. Le nostre quattro batterie
avevano lassù il compito di sbarrare la Val Grande [e’ la valle
descritta nelle lettere precedenti, ma nelle quali non era indicata in ottemperanza
alla censura, applicata alle missive provenienti dalla Zona di guerra] che
tu troverai segnata sulle carte. Per esse io studiavo i problemi di tiro ed i
lavori difensivi; rilevavo e disegnavo caverne e gallerie mi occupavo di
costruzioni di baracche, passavo lunghe ore negli osservatori. Una vita,
insomma, bella e lieta. Dirti come abbiamo accolto lassù la notizia della
sconfitta non posso senza commuovermi. Mi ricordo solo che scappai a piangere
nella mia celletta…” [Zona di guerra 22 novembre 1917 - lettera C8-17].
Lo sconforto dovette necessariamente essere di breve durata. Il 28 ottobre, all’indomani dello sfondamento del fronte italiano, il Ten. Marchi scrive una cartolina lapidaria: “Coraggio mamma, i soldati d’Italia sono ancora forti e decisi. Coraggio! Sapremo vincere!” [Zona di guerra, 28 ottobre 1917- cartolina C18-17-c].
La madre risponde il 2 novembre: “ …Sono contenta di vedere i tuoi caratteri, ma sarei più tranquilla sapessi se sei ancora sui monti dove eri prima. Noi ci facciamo coraggio e abbiamo fiducia, ma certo è stato un gran dolore. Il nostro pensiero è sempre rivolto a te come puoi immaginare. Speriamo che sia vicino il giorno in cui avremo migliori notizie. Si vive per la posta e per i bollettini. Ci basta un saluto, ma scrivi tutti i giorni, se però non ti è troppo disturbo….” [Lucca, 2 novembre 1917 - cartolina C4-17-c].
Seguono ancora due cartoline dal fronte di poche righe, come richiede la situazione in cui vengono scritte, entrambe inviate il giorno 3 novembre, l’una alla sorella:
“Coraggio e fede Vinceremo! Baci
Mario – Non spedire niente” [Zona di guerra, 3 novembre 1917 - cartolina C17-17-c]
e l’altra al fratello Cesare:
“Sii forte e sereno che qui non si ha paura. Vinceremo e siamo pieni di
fede. La stessa fede sia in voi. Ti bacio il tuo Mario.” [Zona di guerra, 3 novembre 1917 - cartolina
C16-17-c]
Le vicende relative all’abbandono delle posizioni tenute dal Corpo a cui appartiene il Ten. Marchi e la successiva ritirata, annotate burocraticamente nel taccuino degli appunti, assumono nelle lettere un carattere epico. Così alla madre:
“….Vennero poi le ore più tristi. Noi vincitori abbiamo dovuto abbandonare
al nemico posizioni imprendibili [Le
posizione occupate dalle batterie del 40 Corpo erano state strappate agli Austriaci
e questo giustifica il termine “vincitori”]. Vorrei dopo la guerra
portarti con me a conoscere i luoghi per dove i nostri pezzi sono stati tratti
in salvo. Quando penso a quelle giornate mi sento crescere la fede e
l’orgoglio. Siamo discesi da Tre Croci ad Auronzo per ultimi [Il 20 ottobre del ’18 il Ten.
Marchi riporta sul diario, in occasione dei preparativi per l’offensiva
italiana sul Piave: “ Mi ribalena nella memoria quando Maglieri dalla linea
dei pezzi telefonò a me all’osservatorio che le altre batterie mettevano gli
attacchi meccanici e si preparavano alla partenza. Sta bene - risposi – abbiamo
l’onore di rimanere di copertura e di sacrificio.”] ed anche di questo sono fiero. Quindi a Tai
di Cadore sono cominciati i guai perché due batterie hanno proseguito e il mio
ottimo Maggiore è ora con quelle a combattere. Le altre due (delle quali una mi
è stata in quei giorni affidata perché il suo Capitano è stato chiamato
altrove) sono venute qui a formare un nuovo gruppo….” [Zona di guerra, 22 novembre 1917 - lettera C8-17],
e alla sorella Delia:
“Ora che la calma e la serenità è subentrata in me allo strazio
indicibile di quelle giornate considero con orgoglio i nostri sforzi di allora.
Non posso richiamarmi alle montagne nostre per darti un’idea delle vie per dove
i nostri cannoni sono passati. Abbiamo così lasciato posizioni imprendibili ma
per correre incontro al nemico. Sono stato in quei giorni sempre col Maggiore
Maresca che mi ha trattato come un fratello. Ho trainato insieme cogli uomini i
pezzi sui sentieri gelati per nevi altissime; non ricordo se e quando ho
mangiato, se e quando ho dormito. E poi una corsa vertiginosa giù per le valli
per arrivare in tempo ad arginare il nemico. E siamo arrivati……” [Zona di guerra, 27 novembre 1917 - lettera C13-17].
Anche in una lettera ad un ufficiale amico il Tenente Marchi ripercorre i dolorosi ed esaltanti giorni di Caporetto:
“… Eravamo in posizione
difficili fra le difficili a 2000 metri da quel maledetto Iovame che è stato la
tomba di tanti nostri eroi. E lassù la batteria si era fatta larga fama sino
tra gli Austriaci per i tiri sapienti eseguiti. Il Capitano che la comandava
prima di me si levava il gusto di far saltare le vedette nemiche con una salve
di sezione. In altra occasione il comandante delle forze nemiche di tutto il
Iovame, un manigoldo che da due anni si scervellava per farci il peggior danno,
è stato decapitato dalla prima granata mentre si baloccava a guardare le nostre
linee da una feritoia. Tu puoi da questo immaginare con quale spirito i miei
ufficiali e i miei soldati sono scesi qui incontro al nemico. E’ stato prima un
calvario per monti pieni di neve a trascinare i pezzi. Ho tirato per due giorni
le funi come un pazzo. Ho avuto l’onore di essere l’ultimo col mio Maggiore a
scendere da un passo molto noto. Dietro a noi erano le prime pattuglie
austriache. Così ci siamo ritirati portando con noi quanto i nostri capi ci
avevano affidato. Giunto qui in pianura [Riferimento alla posizione assunta
dalla batteria sulla destra del Piave] e
presa posizione la mia batteria fu
la prima ad essere in efficienza. E quando l’ultimo ponte saltò noi eravamo da
giorni pronti ad entrare in azione.”[Zona di guerra, 9 dicembre 1917 -
lettera C1-17]. L’affidamento del comando della 776 batteria, riportato nel libricino di appunti
e indicato nello stato di servizio militare con data 3 novembre 1917, riempie
d’orgoglio il Ten. Marchi che comunica la buona notizia alla famiglia e alle
persone più care, fra cui il dott. Angelo Barsanti di Lucca che gli risponde: “Carissimo Mario, ti mando un saluto
affettuoso [non leggibile] nella tua nuova onorifica condizione di
comandante la 776a Batteria da posizione, e mentre dalla tua ultima
cartolina costato con viva soddisfazione che tu hai coraggio e fede come degno
soldato d’Italia, ti prego di essere prudente, sia per recare il maggior danno
al nemico col quale sarai forse più alle prese, sia per conservare te e i tuoi
alla difesa della Patria.” [Lucca, 4 novembre 1917- lettera ]
Il 4 novembre, un poco rassicurata dai bollettini di guerra ed avendo avuto notizia della posizione raggiunta dal figlio oltre il Piave con la sua batteria, la madre invia una cartolina dove si alternano speranze e notizie luttuose:
“Mario carissimo, ieri ho ricevuto la cara tua del 29 [novembre] e
stamattina Cesare la tua del 30. Come vedi per noi la posta viene regolarmente;
mi dispiace che non sia lo stesso per te. Rimango sorpresa che tu stia
ottimamente di salute nonostante i disagi sofferti e i dolori morali. Penso
tante volte che tu non eri per le fatiche della guerra ed invece hai resistito
magnificamente al freddo e a tutto il resto. [La madre è
sempre preoccupata della salute del figlio, ricordando i malori sofferti
durante gli studi e la costituzione fisica debole a causa della quale era stato
riformato alla visita militare] Dici che ti secchi dell’inerzia [Il figlio
si trova con la sua batteria sulla linea del Piave in una zona che ritiene
sicura per la conformazione del terreno favorevole e per questo se ne lagna
perché prevede che non sarà attaccato dalle forze austro-tedesche. [Zona di
guerra, 22 novembre 1917 - lettera C8-17]], non dubitare che te ne toccherà
anche troppi dei combattimenti. Sento dai giornali che si avanzano tante forze
tedesche vivo in un’ansia tremenda per l’offensiva che si scatenerà. Ho grande
fiducia nell’esercito italiano ma certo l’idea di una grande battaglia fa
trepidare Gino Massagli [Amico di famiglia, andato volontario in guerra] prigioniero
e si trova col Matteucci. Sono stati tanto senza averne notizie e si pensava
male. Il Luporini e il Martinelli di Gragnano sono morti da pochi giorni.
Quanti dolori di più per questi tristi [La madre si riferisce genericamente
ai “nemici interni” a cui addebita la
disfatta di Caporetto: i politici, gli speculatori, i pacifisti e gli
“imboscati”. Questo ultimo termine era nato per designare chiunque non si
trovasse in trincea] che
ci hanno avuto colpa! Io vorrei che tutti gli uomini fossero a difendere la
patria, non le posso vedere a passeggiare per le vie …” [Lucca, 4 novembre – cartolina 1917; C5-17-c ].
DOCUMENTI
Appunti del libriccino del Ten. Marchi:
LETTERE/CARTOLINE
- Zona di guerra, 22 novembre
1917 - lettera C8-17
Lettera pubblicata nel post “Ricordi della Grande Guerra di una famiglia
lucchese – II° parte”.
- Zona di guerra, 17 ottobre
1917 - lettera C18-17
- Zona di guerra, 2 novembre
1917 - cartolina C4-17
- Zona di guerra, 3 novembre
1917 - cartolina C16-17
- Zona di guerra, 27 novembre
1917 - lettera C13-17
- Lucca, 14 novembre 1917 -
lettera
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