a) La
posta durante la Grande Guerra.
(archivio Ten. Mario Marchi - Lucca)
La
lettera era il principale mezzo con cui i soldati e le famiglie potevano
tenersi in contatto e in Italia, durante l’intero periodo bellico, la quantità
di posta sfiorò il valore di quattro miliardi di missive, con una prevalenza di
lettere dal fronte verso l’interno.
L’apparato
della Posta Militare fu al tempo rinforzato per rispondere all’enorme massa di
materiale da smistare e alle condizioni in cui avveniva, ma anche perché la
posta esercitava “un influsso fondamentale sul comportamento e rendimento dei
combattenti” [B.
Cadioli, A. Cecchi – La posta militare italiana nella Prima guerra Mondiale,
Roma 1976],
come dimostrano le missive sotto riportate del tenente Mario Marchi.
Lettera
del 7/10/1917 alla madre:
“ Carissima mamma, ho finito ora ora di cenare
e siamo tutti intenti a scrivere. Tu non puoi immaginare quanto grande posto
abbia la posta nella nostra vita di guerra. Non c’è momento più allegro di
quando la posta arriva. Allora si interrompe la conversazione, si smette di
mangiare e ognuno legge la sua lettera. E chi non ne ha ricevuta resta
imbronciato per tutta la sera. Le mie giornate sono un pò pesanti, perché un
artigliere senza i suoi pezzi non ha molto ….”
Cartolina
del 16/10/1917 alla madre:
“ Carissima mamma, sono tre giorni che non
ricevo posta. Non sto però in pensiero perché so che hai molto da fare e che
non puoi scrivermi tanto quanto vorresti. Ma tuttavia fa un po’ di dispetto quando la sera alla mensa a
tutti arriva posta e ameno. Si diventa un po’ ragazzi vero? Ed è il maggior
bene di questa via di guerra. Ho
fatto oggi una gita lunghissima, qualche cosa come salire dai Bagni di Lucca al
Rondinaio …… ” .
Lettera
del 7/12/1917 alla sorella:
“ Carissima Delia, ho ricevuto stasera una
lettera di Don Limi e una cartolina dello zio; ma niente da casa. Non sto in
pensiero ma non ho avuto la gioia delle altre sere. Tu non puoi immaginare che
gioia sia la posta. Arriva quando stiamo per terminare la cena e siamo in tre a
liticarci il pacco delle lettere. Io allora impongo la mia autorità, mi prendo
il pacchetto e lo comincio a spogliare come fanno i giuocatori quando hanno
ricevuto le carte. Ogni lettera che si scopre è un urlo di trionfo per chi la
riceve. Distribuita la nostra posta tocca ai soldati. Intanto noi spieghiamo le
lettere sui piatti in barba al cameriere che va su tutte le furie e ci pianta
dieci volte lo stesso vassoio sotto il naso finché non lo cacciamo via con urli
spietati. È il miglior momento del giorno quando si leggono le parole che
vengono da casa.
Io sono molto contento di essere qui. Mi sembra alle volte di
essere proprio davanti a voi a difendervi contro i barbari, che non avanzeranno
di più sicuramente …..”
Segue: La posta durante la Grande
Guerra. II° parte
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