giovedì 31 ottobre 2013

LETTERA DI UN MISSIONARIO AI FAMILIARI DA MOSSUL IN KURDISTAN - metà XIX sec.


Lettera di un missionario ai familiari da Mossul in Kurdistan.

Nel vecchio cimitero di Pieve di Controne 8com. di Bagni di Lucca, prov. di Lucca), oggi parco della rimembranza, restano tre lapidi delle vecchie sepolture ed una di queste è dedicata al frate domenicano Agostino Marchi.
 

nella pace del cristo
qui riposa dove nacque e morì
AGOSTINO MARCHI
sacerdote dell’ordine dei predicatori
per dottrina senno e pietà onorato e caro
prima cappellano maggiore della milizia lucchese
ed elemosiniere del principe ereditario
poi missionario vicario prefetto apostolico
per tre lustri nella mesopotamia e curdistano
quindi priore tre volte in s.romano in lucca
due volte vicario generale della cong.ne in toscana
alla saviezza dei consigli nella propaganda di roma
aggiunse la modestia del ricusare la vescovile dignità
benedetto dovunque
visse anni 60 mesi 7 giorni 7
spirò addi 9 di luglio
1875
Nell’archivio della famiglia Marchi, che pur portando lo stesso cognome non ha alcuna parentela con il frate, è stata rinvenuta una sua lettera inviata al fratello dalla città di Mossul [città dell’attuale Iraq nella regione del Kurdistan]. La lettera non è datata, ma è presumibile sia della prima metà del '800.

Gigi Carissimo:              a Luigi Marchi
Agostino tuo fratello
Io non voglio imitarti.  Non mi far aspettare troppo i tuoi caratteri che non ho più veduti dalla mia partenza da Lucca, io all’opposto non voglio che mi fugga una sola occasione per dirigere a te e a tutti di casa poche linee: ma nulla ho di singolare da dirti se non che continuo a godere una ottima salute a dispetto del caldo che mi perseguita notte e giorno. Siamo già a 34 gradi nel termometro all’ombra, mentre il massimo in Italia ascenderà a 30 gradi. Pensa quanto crescerà nel luglio e nell’agosto. Fortuna che il cielo è sempre ridente e sempre sereno, l’aria sanissima, e le notti senza rugiada. Così noi sdraiati sul tetto passiamo in un dolce forno le notti senza patire i miasmi di una stanza abitata. Questo genere di vita mi piace moltissimo. Io non ho mai amato soverchiamente i comodi che tanto si apprezzano costì, per ciò un genere di vita libera e semplice, un esser lontano dalla evirata civilizzazione europea e da tante indispensabili riposatezze …. [illeggibile] molto alla conservazione della mia sanità. Nell’autunno conto di abbandonare il Musul per recarmi nell’Afaganistan e far pratica di caldeo col popolo al quale debbo esercitare il mio ministero. Nel Curdistan è un numero grande di villaggi cattolici e nestoriani [Con il termine Nestorianesimo si intende la dottrina cristologica propugnata del vescovo siriano Nestorio (381– 451). Secondo tale dottrina in Gesù Cristo convivevano due distinte persone, l'Uomo e il Dio, mentre Maria era madre solo della persona umana].
 I primi non hanno chi li istruisca e conforti colla religione, i secondi sono ben disposti di ritornare alla chiesa cattolica, se si …. [illeggibile]  ad acquistarsi la loro confidenza. Io cerco molto la popolarità, non avrò a far grandi sforzi per incontrare il loro genio. Mi mischierò con loro, fraternizzerò senza distinzione europea mi confermerò ai loro costumi, e con la grazia di Dio spero che non saranno senza effetto le mie fatiche. Io mi raccomando per questo alle vostre comuni e private preghiere, specialmente a quelle di mia madre la quale prega assai e con sentimento. Che Iddio ci benedica in tutti i giorni del viver nostro, che senza pure le Sue benedizioni …. [illeggibile] possano i vostri …. [illeggibile] e in ricompensa del bene che mi procurate, vi faccia vivere uniti nella santa carità fino alla morte.
Vi raccomando adunque come a Nicolao e a Pellegrino, vi raccomando a tutti di rispettare la madre …. [illeggibile]  consolate mia madre nell’età sua cadente, e fate che non debba mai rattristarsi di voi. Iddio ci ha detto energicamente = onora il tuo padre e la tua madre e avrai lunga vita sopra la terra = Fai per me tanti saluti a tutti i nostri parenti e amici. Dirai a Tonino di Cesare che quando scrive a Gigi suo figlio me lo saluti con amorevolezza, e gli raccomandi a mio nome d’attendere allo studio e alla regolare osservanza per onorare e il mio Istituto e la Patria sua, se occorre fagli trascrivere queste stesse parole.
Dammi presto le nuove di mamma di zia Domenica di Nicolao Pellegrino e le tue. Vi abbraccio tutti con amore e prego Iddio che vi conservi sani e uniti nella fraterna carità.
Io mi trovo sempre più soddisfatto della mia determinazione. La nostra attual situazione è un critica, perché l’uom nemico del Vangelo dove noi seminiamo il grano sparge zizzania: ma la verità sfida energicamente e sostiene con forza il confronto coll’amore. Iddio provvederà a tutto, e noi saremo più lieti de trionfi della grazia Divina.
Vi abbraccio tutti di cuore
e firmo vostro affe: to Fratello
Fra Agostino Marchi di SS. Miss.  apostolica.
P. S. Salutami il Pievano cappellano …. [illeggibile


sabato 26 ottobre 2013

RESTAURO DELLA CHIESA DI PIEVE DI CONTRONE del Prof. Arch. Giuseppe Pardini - 1839



breve  cronaca  del  “restauro”  della chiesa  della  pieve  di  controne
(secondo il progetto redatto dal prof. arch. giuseppe pardini nell’anno 1839)
e della  costruzione  del  nuovo  campanile
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[documenti tratti dall’archivio privato di casa Marchi della Pieve di Controne]
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Angelo Ardinghi, Incisione, Facciata e colonnato interno della Pieve di san Giovanni Battista a Controne. - (A.S.Lu. Fondo Stampe n.663, c. 29r)


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Enrico Marchi
Lucca - 2013
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INDICE
1.) il restauro della chiesa pg. 1
1.1.) denuncia dello stato di degrado pg. 1
1.2.) progetto di “restauro” dell’arch. G. Pardini pg. 4
1.3.) osservazioni sul progetto pg. 6
1.4.) inizio dei lavori pg. 7
1.5.) il vecchio campanile minaccia di crollare pg. 10
1.6.) l’intervento richiede maggiori spese pg. 13
1.7.) si deve risanare la chiesa dall’umidità  pg. 19
1.8.) durata dell’intervento pg. 23
2.) il nuovo campanile pg. 25
2.1.) la deputazione per il nuovo campanile pg. 25
2.2.) lettere relative al nuovo campanile pg. 30
3.) osservazioni pg.34
4.) elenco dei capi famiglia della pievania, redatto nel 1868 pg.42
5.) elenco degli artigiani e commercianti in pieve di controne  pg.45
6.) appendice: riproduzione documenti e fotografie pg.4
 
1.) il restauro della chiesa
1.1.) denuncia dello stato di degrado
Le varie biografie dell’architetto Giuseppe Pardini[1] riportano il gran numero d’interventi effettuati in tutto il territorio lucchese ed in particolare nei paesi della Controneria sono ricordati il restauro della chiesa di San Gemignano (1840-48) e la progettazione degli altari nelle Chiese di San Cassiano (1841-42) e di Montefegatesi (1841-42). Il “Progetto di modificazione da farsi nell’interno della Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne”, titolo di una tavola firmata dall’architetto e conservata nell’archivio della famiglia Marchi, si trova esplicitamente citato solo nella pubblicazione del sacerdote Elio Carlotti, ultimo pievano della parrocchia[2].
La chiesa della Pieve di Controne, di cui vi è una prima documentazione nell'anno 884 e che presenta la singolarità dell’inversione fra la parte absidale e la facciata per essere stato l’accesso all’edificio sepolto da una frana avvenuta nel XIV sec., nella prima metà del 1800 doveva essere in condizioni assai precarie, per cui Luca Marchi[3], nella veste di presidente di Sezione[4], il 3 aprile del 1839 scrive al Gonfaloniere[5] del Bagno[6] per chiedere un intervento rivolto alla sistemazione statica della struttura, dove necessario, ma soprattutto finalizzato a dare nuovo decoro allo spazio interno.
Nella lettera[7] è specificato che, per venire incontro alle pressanti sollecitazioni della popolazione, crucciata per lo stato di degrado in cui versa la chiesa, è stato dato incarico all’architetto Giuseppe Pardini di redigere il progetto di restauro e che questi ha prodotto i disegni e la stima dei lavori necessari. Per la copertura finanziaria dell’intervento il presidente chiede di poter impiegare i redditi e gli avanzi della Sezione degli anni precedenti e, dove le somme raccolte non risultino sufficienti, suggerisce di procedere alla vendita di alcune macchie comunali[8]. Infine offre l’opera gratuita dei sezionisti per la manovalanza a supporto del lavoro delle maestranze.
Il giorno 24 del medesimo mese, assieme al pievano[9] e al sunnominato presidente di Sezione, l’operaro[10] della chiesa, Antonio Marchi, invia una lettera[11] al Monsignore Vicario Generale della diocesi di Lucca[12]. Nella missiva sono descritte cogli stessi termini adoperati in quella inviata al Comune le condizioni pietose in cui si trova l’edificio, si informa del progetto redatto dall’architetto Pardini e della richiesta di impegno economico inviata al Gonfaloniere del Bagno, e si chiede di poter impiegare la somma di Scudi[13] 100, che potranno ricavarsi dai Laudemi[14] dei livelli[15] già scaduti, per finanziare i lavori, qualora le somme messe a disposizione dalle autorità civili non risultino sufficienti.
1.2.) progetto di “restauro” dell’arch. G. Pardini
Il progetto dell’architetto Giuseppe Pardini, che nell’anno 1839 era impegnato nella realizzazione di diverse ed importanti opere nel territorio di Bagni di Lucca, quali il Regio Casino dei Giuochi al Ponte a Serraglio (1837-39), la Casa di Jules Janin (1838-43), la Casa Niccolai o Hotel de Russie al Ponte al Serraglio (1839-40) e la neogotica Chiesa Inglese al Bagno alla Villa (1839-42), è composto da due disegni a china acquerellati, di cui l’uno raffigurante l’insieme dell’edificio, l’altro un nuovo altare elevato da realizzare nel coro, e da una stima delle voci di lavoro per un importo totale di Lire 4.264[16].
 Nella prima tavola, che riporta la dicitura già menzionata: “Progetto di modificazione da farsi nell’interno della Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne”, sono rappresentate la pianta e due sezioni della fabbrica.
Nella pianta sono disegnate le proiezioni delle volte a crociera nervata da realizzare a copertura delle tre navate. Nelle sezioni longitudinale e trasversale sono riportati il profilo della nuova soffittatura, le finestre circolari di nuovo impianto, la decorazione degli archi della navata centrale con la raffigurazione dei conci a due tonalità e la pittura dei muri perimetrali a elementi squadrati regolari, compresi in fasce orizzontali. Fra le falde di copertura e le volte di progetto sono disegnate le originarie capriate lignee[17] nella navata centrale e nelle due navate laterali l’armatura a falso puntone, costituita da travi inclinate.
La seconda tavola rappresenta un altare, come indicato dalla scritta riportata sul disegno: “Progetto di un altare elevato da eseguire nella Tribuna della Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne”, con posto al centro un incavo rettangolare predisposto per alloggiare un quadro di nuova fattura, che dovrà raffigurare “ [….] l’immagine dei Santi titolari della Parrocchia [….]”[18], patroni della chiesa, in sostituzione del “[….] quadro antico già deperito, e cadente [….]”[19].
Come scritto nelle lettere inviate alle autorità civili e religiose, da cui dipendeva la Sezione della Pieve di Controne, l’architetto Pardini aveva allegato al progetto il computo metrico-estimativo sotto la dizione: “Dettaglio, e stima dei lavori da farsi per riparare, e ridurre a più decente aspetto la Chiesa Pievanile della Sezione di Controne”[20], titolo che evidenzia la specifica natura del progetto, indirizzato quasi esclusivamente al miglioramento dell’ aspetto interno del luogo di culto. Solo la prima voce, “[….] risarcimento[21] di alcuni pezzi di muro [….]”[22], può comprendere un intervento di carattere strutturale, oltre che di semplice risanamento, mentre tutte le altre voci prevedono lavori rivolti “all’ornato, ed alla proprietà”[23] della chiesa, come era richiesto dal presidente di Sezione. Sono così previsti l’apposizione di nuovo intonaco per circa 725 m2 (quad:e canne[24] 130), che corrisponde alla superficie dei muri interni, la costruzione delle volte a crociera costituite da incannicciata, sostenuta da armatura in legname di castagno, a copertura delle tre navate per una superficie di circa 552 m2 (quad:e canne 99) ed infine la “coloritura e dipintura di tutta la Chiesa” conformemente al disegno della prima tavola di progetto.
Anche il parziale disfacimento e rifacimento della pavimentazione per circa 156 m2 (quad:e canne 28) concorre al miglioramento della fruibilità dello spazio della chiesa che, dallo stato di penombra in cui si trova per la luce che penetra dalle strette monofore originarie, diverrà luminoso coll’apertura di sei ampie finestrature circolari, corredate da cristalli colorati.
1.3.) osservazioni sul progetto
L’analisi della documentazione progettuale, così come pervenuta, porta a constatare che lo studio dell’intervento è stato condotto in forma estremamente essenziale e con diverse approssimazioni. La pianta della chiesa è riportata in maniera schematica con la sola porta d’accesso principale e senza la rappresentazione del corpo della sagrestia ad essa addossato; nel primo riquadro della navatella di destra, dove sorgeva il vecchio campanile, esistente al tempo della stesura del progetto, è disegnata la proiezione della nuova volta da realizzare, senza alcuna indicazione della struttura della torre campanaria e/o dell’accesso ad essa; le colonne più prossime all’ingresso in facciata sono rappresentata a sezione circolare anziché quadrata e tutte le basi e i capitelli sono disegnati con fregi assai dissimili da quelli esistenti, che sono in forme molto più semplici[25]. In particolare, nella sezione longitudinale non è riportato il campanile, che necessariamente doveva essere rappresentato trovandosi dalla parte della fabbrica non asportata, mentre nella sezione trasversale le volte a crociera delle due navatelle sono schematizzate come strutture in muratura, conformemente a quanto recenti saggi hanno constatato essere costituite da mattoni in foglio[26], mentre nel computo metrico-estimativo, sono contabilizzate come volte a incannicciata[27].
Il motivo poi che maggiormente avvalora l’ipotesi di un’analisi affrettata e comunque non perfettamente compiuta del progetto è la mancanza di un qualsiasi riferimento alle precarie condizioni statiche della torre campanaria, che faceva parte integrante della fabbrica della chiesa, come testimoniato dal disegno fatto dal pittore Enrico Ridolfi[28], prima del suo abbattimento: condizioni precarie che si presentano appena i lavori hanno inizio, condizionandone il proseguo.
Queste trascuratezze progettuali non possono certamente attribuirsi a mancanza di professionalità del Pardini, stimato e brillante architetto del Ducato di Lucca e in seguito del Granducato di Toscana e validamente operante anche durante il Regno d’Italia, ma alla presumibile fretta con cui sia stato spinto dalle circostanze a redigere il progetto. È verosimile che i rappresentanti della comunità della Pieve di Controne, a conoscenza della presenza nel territorio di Bagni di Lucca del famoso architetto impegnato nella realizzazione di numerose e pregevoli costruzioni, tutte iniziate o in corso di realizzazione nell’anno 1839, lo abbiano insistentemente e vivamente pregato di porre mano al progetto di risanamento della loro chiesa, fino ad ottenerne l’assenso.
1.4.) inizio dei lavori
La frase scritta dal presidente di Sezione al Gonfaloniere del Bagno “[….] non può più a lungo tollerarsi che non vi siano fatti dei lavori [nella chiesa parrocchiale] [….]”[29] riesce perfettamente a inquadrare lo stato d’animo della popolazione e a dare ragione della sequenza di atti che si svolgono in tempi estremamente brevi, anche in considerazione della scarsa rapidità di comunicazione propria del tempo: il progetto dell’architetto Pardini porta la data del 26 marzo 1839, la lettere di trasmissione degli elaborati al Gonfaloniere del Bagno è del 3 aprile, a distanza di appena otto giorni, e la informativa al Monsignore Vicario Generale di Lucca, relativa al programmato intervento sulla chiesa, è inviata il 26 del medesimo mese.
Ancora il 9 maggio dello stesso anno Luca Marchi scrive al Commissario[30], del Bagno rammaricandosi che il progetto non sia stato trasmesso al Ministero[31] per l’approvazione e invece giaccia ancora in Cancelleria, e gli chiede di “[….] volersi compiacere di spedire al più presto possibile il nostro disegno, assegnochè il tempo più opportuno per la nostra lavorazione è appunto ora il mese di Maggio, Giugno, tempo in cui potranno con più comodo prestare l’opera loro i miei sezionisti, non avendo molte faccende di campagna; oltredichè si è già preparato una quantità di legname [….]”[32].
Finalmente il 12 settembre 1939 il presidente della Sezione riceve la notizia che il Ministro dell’Interno del Ducato di Lucca ha ratificato la nomina della Deputazione di 13 membri[33], che dovrà presiedere alla sorveglianza dei lavori, nomina che necessariamente doveva seguire l’avvenuta approvazione dell’intervento di restauro da parte del Governo Centrale. Nella lettera inoltre il presidente Luca Marchi viene nominato Borsario[34] della predetta Deputazione, il Sig. Marco Bartolomei computista[35] e l’architetto Giuseppe Pardini  è ricordato nella veste di direttore dei lavori.
Si deve ritenere che l’intervento abbia avuto inizio appena pervenuta la comunicazione di cui sopra, sottolineando ancora di più la ferma volontà della popolazione di voler restaurare senza alcun altro indugio la chiesa ed evidenziando la prontezza delle maestranze nell’apprestarsi a cominciare l’opera se, già il 19 dello stesso mese, il presidente della Sezione relaziona il Gonfaloniere del Bagno sulle operazioni intraprese.
1.5.) il vecchio campanile minaccia di crollare
Purtroppo l’informativa è relativa ad un grave problema statico subito presentatosi e non previsto in progetto: “[….] Avendo intrapreso la lavorazione del restauro di questa Chiesa Pievanile si è trovato un tratto di muro della medesima e precisamente quello che appoggia al campanile come pure un pezzo del campanile medesimo, in uno stato pericoloso; e siccome sono muri fatti a cassetta[36] si è sfoderato quel tratto di muro che è da lato al campanile, e si è appoggiato il campanile stesso, come pure il muro del campanile ancora, quanto ne appoggia alla Chiesa, si è ammarcito per cagione dell’acqua forse che vi penetra. Onde è che s’incontrerebbe un grave pericolo facendo l’incannicciata appoggiata a d:o muro, senza restaurarlo, e ciò a giudizio ancora del Perito Sig: Pietro Dinelli [….]”[37].
Appena iniziati i lavori dunque un tratto di muro di lato alla navata centrale, a contatto con la struttura del campanile, si presenta alle maestranze in pessime condizioni. La situazione statica doveva essere certamente molto grave, se l’architetto Pardini, nella relazione sull’andamento dell’intervento inviata al Gonfaloniere del Bagno in data 24 novembre 1839, dà piena giustificazione al lavoro di risanamento effettuato con somma urgenza, come è dichiarato nel brano seguente: “[….] [il presidente Luca Marchi] erasi trovato costretto a far ricostruire un tratto di muro di pietra a taglio in quella porzione di lato della gran navata, che trovasi quasi a contatto del campanile; quel muro essendo costruito con due paramenti di pietra, e riempito di calcinacci nell’interno l’oscillazione del campanile aveva cagionato una totale separazione dei due paramenti, l’uno dei quali si era appoggiato al muro del Campanile, e l’altro che guardava l’interno si era conservato, quasi prodigiosamente in equilibrio, ma in uno stato di tale collegamento, da temere una rovina, ad ogni istante, qual riparazione quanto era necessario effettuarla altrettanto interessava che fosse eseguita con ogni sollecitudine [….]”[38].
Nella relazione inoltre l’architetto Pardini sottolinea con grande preoccupazione di aver rilevato, durante l’ispezione alla chiesa effettuata per l’imprevisto che si era presentato nei lavori, un ulteriore e più grave pericolo nella struttura campanaria localizzato in un arco a sostegno del muro del campanile rivolto verso l’altare maggiore, e indica come necessario “un pronto riparo”, consistente nella collocazione di una catena in ferro all’altezza del terzo dell’arco pericolante [39].
Da quanto riportato nei due documenti, l’uno del presidente di Sezione e l’altro dell’architetto Pardini, si può constatare come quest’ultimo non fosse presente nel cantiere di Pieve di Controne al momento della scoperta del dissesto statico e durante il successivo risanamento, pur ricoprendo il ruolo di direttore dei lavori. La mancata presenza, soprattutto al momento dell’intervento riparazione, è presumibilmente da ascrivere all’impegno nell’esecuzione delle altre numerose opere in cantiere nell’anno 1839 nel territorio di Bagni di Lucca. Inoltre, nella relazione dell’Architetto sui lavori dell’intervento, si può cogliere da parte dell’estensore il desiderio di giustificarsi per non aver monitorato con sufficiente attenzione le condizioni statiche estremamente incerte di quel tratto di muro, quando scrive: “[….] Tali lavori non furono da me computati nel dettaglio stimativo poiché non poteva penetrare ad osservare il muro anzidetto fra l’angustissimo spazio che passava fra il muro stesso, e quello del campanile [….]”[40].
L’imprevisto occorso per l’instabilità del muro della chiesa comporta una maggiore spesa, che l’architetto Pardini quantizza in Lire 150 per il disfacimento e la ricostruzione di m2 39 (quad:e canne 7) di struttura verticale e di m2 28 (quad:e canne 5) di copertura, mentre l’intervento da doversi compiere con somma urgenza sul campanile è indicato in Lire 90. Inoltre nella relazione sull’andamento dei lavori viene stimata in Lire 290, valore non indicato nel computo metrico-estimativo di progetto, l’ammontare della spesa necessaria per la realizzazione di “[….] un altare elevato a stucco lucido, onde collocare con decenza l’immagine dei Santi titolari della Parrocchia[41], del qual lavoro ne è stato da me fatto un disegno [….]”[42].
1.6.) l’intervento richiede maggiori spese
Il quadro economico, divenuto più oneroso in una situazione dove la maggiore spesa può portare a ritardi o addirittura alla sospensione dei lavori, preoccupa non poco il presidente della Sezione e “Borsaro” della Commissione che presiede al restauro e, perché l’intervento non venga interrotto per mancanza di denaro, dapprima si rivolge al Comune[43] e successivamente alla Curia[44]. Al Gonfaloniere viene richiesto di poter far fronte alle nuove spese con le somme già erogate, che verranno reintegrate con i futuri redditi della Sezione, mentre al Monsignore Vicario Generale della curia  di Lucca è chiesto il permesso di poter abbreviare il percorso per l’allontanamento del materiale di risulta dei lavori. Le pietre, che provengono dal disfacimento dei muri pericolanti e dall’apertura delle nuove finestrature della chiesa, sono in gran numero e pesanti, per cui il trasportarle a distanza risulta  assai gravoso in termini di tempo e denaro.
Davanti alla chiesa si apre una piazza delimitata dalle case del paese, da terreni della curia e dal cimitero, oggi divenuto parco della Rimembranza. Luca Marchi chiede al Vicario Generale di utilizzare il materiale lapideo di risulta per ampliare la piazza, rettificando e allungando il muro che la separa dal cimitero e dai beni della Chiesa, occupando di questi ultimi una modestissima superficie. Nella missiva è ricordato che, indipendentemente dalla attuale contingenza, “[….] era tuttora vivente il nostro Rev:do Parroco di felice memoria Sig: Di Sante Sarti[45] quando fu fatto il progetto d’ingrandire un tratto della Piazza che esiste avanti la Chiesa [….]”[46].  La lettera è datata 20 Ottobre 1839 ed in calce è riportato il parere favorevole della Curia a firma Andrea Can:co Del Prete[47].
Le maggiori spese per gli imprevisti occorsi e per gli ulteriori lavori indicati in progetto, ma non computati economicamente, non riescono a essere coperte dai risparmi derivanti dagli accorgimenti indicati dal presidente di Sezione, il quale torna a sollecitare il Gonfaloniere agli inizi del 1840 per poter continuare l’opera intrapresa. La pressante e accorata richiesta è anche motivata da un solenne ed imminente evento. La prossima estate la chiesa della Pieve di Controne sarà oggetto della “Sacra Visita”[48] ed essendo molti lavori eseguiti, ma non completati, è necessario almeno ripulire la navata principale e ridipingerla, oltre a mettere in sicurezza il campanile e realizzare l’altare a gesso nella tribuna. Per coprire le spese sostenute, per le quali le somme erogate dal Comune non erano state sufficienti, e per far fronte alle nuove Luca Marchi chiede di disporre degli avanzi dei redditi della Sezione dell’anno 1839 e suggerisce di poter avere “[….] se fosse possibile qualche somma ancora dei redditi delle due Sezioni S: Gemignano, e di S: Cassiano, da esserli rimessi a tempo opportuno dalla mia sezione, e ciò per poter arrivare almeno alla somma di scudi cento[….]”[49] [50].
Nel marzo dello stesso anno l’Operaro e il Pievano, unitamente al presidente di Sezione, si rivolge anche alla Diocesi di Lucca[51], con cui vi sono stati contatti meno puntuali sulla natura e lo svolgimento dei lavori. Nella lettera viene ripercorso l’intervento dall’inizio, viene quantificata la spesa, inizialmente prevista dall’architetto Pardini in Lire 4264, importo coperto dal Ministero degli Interni, e vengono elencati gli ulteriori oneri derivanti dagli interventi non previsti e dalle opere non computate, come già riportato nella memoria inviata al Comune. In particolare viene evidenziata l’ulteriore spesa derivante dal nuovo quadro[52] da collocare nell’ altare da erigere nel coro. Per far fronte a queste nuove spese l’operaro, di concerto con il pievano e il presidente di Sezione, chiede di poter impiegare i denari derivante dai livelli.
L’archivio Marchi conserva la sola risposta data dal Comune[53], che annuncia il benestare ad un ulteriore finanziamento da parte del Dipartimento degli Interni del Ducato per realizzare gli interventi previsti sulla copertura della chiesa e sul campanile, che la seconda perizia redatta dall’architetto Pardini aveva preventivato complessivamente in Lire 530. Tuttavia l’Amministrazione Comunale puntualizza che “[…] corrisponderà solo a cotesta Deputazione per il lavoro del campanile, tetto della Chiesa, e coloritura della medesima di L. 400 [….]”[54], mentre l’affidamento per la realizzazione dell’altare a stucco lucido sarà condotto attraverso una gara d’appalto gestita dallo stesso Comune. Il Gonfaloniere non fa proprio il suggerimento dell’architetto Pardini, che aveva indicato un tale M:o Michele, come unico artigiano valido per lavori di tale genere[55].
Dopo aver ricevuto sufficienti fondi per poter proseguire i lavori, in data 6 agosto 1940 Luca Marchi invia al Gonfaloniere il resoconto[56] della prima fase degli interventi condotti nella chiesa parrocchiale. La navata centrale, come auspicava tutta la popolazione per ricevere degnamente la visita pastorale, è stata restaurata aprendo sette[57] finestrature circolari, rintonacandone e dipingendone le murature, risanando parte della pavimentazione ed ampliando il presbiterio. Non si fa menzione del nuovo altare nel coro, ma nel seguito della lettera non viene ricordato fra le opere ancora da compiere, mentre sorprende la mancanza di qualsiasi riferimento all’intervento sul campanile, sebbene l’architetto Pardini nella sua relazione nel novembre dell’anno precedente avesse dichiarato che la struttura aveva necessità di un immediato messa in sicurezza, pena la rovina. Il presidente di Sezione presenta inoltre il resoconto delle spese sostenute e delle entrate, fra cui è elencata la vendita di alcuni oggetti non meglio specificati, mette in particolare evidenza l’opera dei sezionisti, che si sono offerti gratuitamente per il trasporto dei materiali, e l’ assistenza prestata dallo stesso, per la quale scrive di rimettersi “[….] alla sperimentata onestà Sua [del Gonfaloniere del Bagno] se crede di accordare una gratificazione. [….]”[58].
Da questo documento, che cade dopo circa un anno dall’inizio dei lavori si deduce che, l’intervento di risanamento dell’edificio deve essere ancora completato in particolare nelle due navate laterali. Seguono tre anni d’inattività, anche se si deve presumere che la piazza antistante la chiesa sia stata ampliata con la regolarizzazione del muro di delimitazione effettuata col materiale lapideo di risulta e che nel il campanile sia stata messa in opera la catena all’arco, dichiarato prossimo al collasso.
1.7.) si deve risanare la chiesa dall’umidità
Il documento che segue la lettera resoconto del 6 agosto 1840 è una comunicazione scritta al Gonfaloniere del Bagno in data 27 luglio 1843, nella quale il pievano, l’operaro e il presidente di Sezione denunciano una nuovo situazione critica, che può compromette ancora una volta la ripresa e la conclusione dei lavori non ancora terminati[59]. La navata laterale destra presenta ampie tracce di umidità risalente dal muro perimetrale, che è immerso dal lato esterno per circa metà altezza nel terreno portato a valle della frana del XIV sec. Pertanto, prima della realizzazione delle volte a crociera e della pittura delle superfici che delimitano la navata con l’esterno, è necessario creare uno scannafosso[60] che isoli il muro dal terreno della strada limitrofa e metta a regime le acque di falda. Con tale opera s’intende anche salvaguardare tre altari con struttura in legno, addossati al citato muro perimetrale, che risultano “[…] tarmiti[61], e consumati a causa dell’umidità proveniente da detto muro [….]”[62].
Per sanare la navata a confine con la via del Campanile e porre fine alla causa di degrado i sottoscrittori della lettera, elencano minuziosamente i lavori necessari: “[….] fare presso il muro una fossa murata per lo scolo dell’acqua profonda fino al piano interno della Chiesa, ivi fondare un muro per sostegno della strada, e un altro muro per sostegno di un campo seminativo che è da lato lungo la strada e tagliare una striscia del mentovato campo della grandezza di B:a 2[63] e oncie[64] 4 per il tratto di B:a 38, qual campo è di proprietà di Sebastiano e Luca Marchi, per ridurre la strada ad una sufficiente grandezza, giacché viene ristretta col farvi la fossa. Conviene inoltre farvi un’astraco[65] per tutto il tratto della strada [….]”[66]. Alla lettera viene allegato un computo metrico-estimativo dettagliato[67] e, come già fatto in precedenza, viene richiesto al Gonfaloniere di poter eseguire il lavoro attingendo direttamente dai redditi della Sezione.
Il Gonfaloniere del Comune del Bagno non deve essere completamente convinto della soluzione proposta per il risanamento del muro perimetrale della chiesa e pertanto chiede al presidente della Sezione di convocare i capifamiglia della comunità per illustrare loro l’intervento, ma soprattutto per chiedere la disponibilità a fornire manodopera in natura[68].
La relazione[69] che riceve  il Gonfaloniere è sorprendente. Se in precedenza i sezionisti si erano prestati a offrire per i lavori, dove non occorreva una specifica professionalità, la loro opera senza corrispettivo, permettendo con ciò un notevole risparmio per le casse comunali, ora, anche in forma estremamente polemica, oppongono un netto rifiuto a offrire senza “partito” il trasporto del terreno di scavo: i rapporti nella comunità sono divenuti così tesi che il presidente Marchi dichiara addirittura di sentirsi fisicamente minacciato. La plateale frattura fra i rappresentanti e i membri della comunità della Sezione potrebbe essere stata determinata dalla natura dell’intervento che, dovendosi realizzare esternamente alla chiesa, era forse considerato non strettamente necessario. Ma soprattutto è da credere che l’atteggiamento ostile dei capifamiglia sia stato determinato dall’essere presenti nei lavori interessi riconducibili direttamente a Luca Marchi, comproprietario del terreno confinante con la strada del Campanile, ed eventuale beneficiario della costruzione del nuovo muro di delimitazione della proprietà privata.
Il fallimento dell’assemblea dei capifamiglia della Sezione indetta nella canonica di Pieve di Controne, induce lo stesso Gonfaloniere a riconvocarla nella sede comunale, ma ancora con esito negativo, perché la riunione va deserta. La comunicazione[70] che segue, inviata al presidente della Sezione, tende pertanto a stemperare la conflittualità creatasi in seno alla comunità, sia diminuendo l’entità del lavoro e conseguentemente le eventuali prestazioni gratuite richieste, ma soprattutto proponendo una soluzione che evita l’allargamento della strada dal lato confinante con la proprietà Marchi, prevedendo la copertura dello scannafosso con lastre di pietra, così come ancora oggi appare, e quindi non riducendo la larghezza della via del campanile.
1.8.) durata dell’intervento
I documenti dell’archivio della famiglia Marchi, relativi all’intervento sulla chiesa di Pieve di Controne progettato dall’architetto Pardini, terminano con un singolare “ricordo”[71] di Luca Marchi datato 2 marzo 1869. Nella veste di delegato della frazione testimonia al Direttore per il Fondo del Culto[72] l’identità dell’operaro Cirillo Lucchesi; ma quello che appare interessante è il riferimento alla necessità di eseguire ancora restauri nella fabbrica della chiesa, oltre che alla demolizione del vecchio campanile[73], le cui campane non possono essere suonate per il pericolo di crollo. Si può pertanto constatare che il risanamento della chiesa parrocchiale e in particolare l’abbattimento del vecchio campanile, ormai irrimediabilmente compromesso, deve essere ancora terminati a distanza di 30 anni dall’inizio dei lavori.
Sull’esterno della chiesa l’intervento progettato dall’architetto Pardini prevedeva nel computo metrico-estimativo la sola variazione costituita dall’apertura delle sei, poi divenute sette, finestre circolari realizzate nei due muri laterali della navata centrale e sulla facciata, oltre la chiusura delle otto monofore restate comprese fra le capriate di copertura e la nuova volta, divenute pertanto inutilizzabili per l’illuminazione. Anche l’intervento su via del campanile e il limitato ampliamento della piazza antistante, lavori non previsti in fase di stesura del progetto,  non avevano variato la prospettiva dell’antico edificio.
Solo nella seconda metà del 1800 muta la geometria della facciata della chiesa per la demolizione della vecchia torre campanaria, che aveva sollevato tanta preoccupazione per il grave stato di deterioramento in cui versava. Dai successivi documenti dell’archivio della famiglia Marchi non è possibile ricostruire se l’intervento minimo di messa in sicurezza della torre campanaria, già ricordato, fosse stato realizzato, anche se è presumibile il posizionamento della catena in ferro, data l’analisi estremamente allarmata fatta a suo tempo dall’architetto Pardini. Certamente le condizioni strutturali del campanile dovevano restare estremamente precarie, se non potevano essere suonate le campane, e se nel 1848, a circa cinque anni dal presumibile termine dei principali lavori interni alla chiesa, il campanile “[….] fu visitato dal Sig: Ingegnere Morelli il quale giudicò che non era in stato di riattamento e propose la ricostruzione dai fondamenti, e ne fece il disegno [….]”[74] ed ancora nel 1856 “[….] per ordine officiale della Prefettura di Lucca, il Sig. Ingegnere Distrettuale[75], Sig. Cerreti fu a visitare il sunnominato campanile, e parimente ordinò la nuova costruzione con suo disegno [….]”[76].
2.) il nuovo campanile
2.1.) la deputazione per il nuovo campanile
La precarietà delle condizioni statiche della struttura creava non poco disagio nella popolazione della Pieve e dei paesi limitrofi e questa condizione è descritta ancora dal delegato e consigliere comunale[77] Luca Marchi in una lettera inviata all’Arcivescovo di Lucca nell’anno 1869, quando l’opera del nuovo campanile era stata appena iniziata: “[….] sono molti anni che per ordine superiore fu sospeso il suono delle campane di questa Pieve allorache il campanile minacciava rovina. Quindi si principiò a sonare una campana a martello[78] per dare i cenni delle funzioni, e del mezzogiorno [….].  La Popolazione di questa Parrocchia venne a suo tempo nella determinazione di fare un nuovo campanile, e nominò una Deputazione la quale stabilì che gli avanzi degli Altari e Compagnia di questa Chiesa, risegate[79] le feste, fossero erogati nel principiare i fondamenti[80] di un nuovo Campanile, come fu fatto, e dove si prestò molto la Popolazione pei trasporti, e manovalanze gratuite. In seguito per mancanza di mezzi, per vari anni non vi fu più lavorato [….]” [81].
La Deputazione, preposta alla costruzione del nuovo campanile, era stata istituita nel 1862 e, da quanto scritto nella lettera sopra riportata, si può ritenere che l’opera abbia avuto inizio in tale anno, almeno nella preparazione delle fondazioni[82]. Nella pubblicazione “Pieve di Controne – note storiche” il pievano Carlotti scrive a pg. 29: “[….] si iniziarono quindi i lavori in piazza e nel settembre 1863 il nuovo campanile spuntava fuori dalla terra [….]”, confermando la possibilità dell’inizio dello scavo nell’anno indicato da Luca Marchi.
Ma ben presto i lavori si fermano essendo insufficienti i fondi a disposizione. Per dare nuovo impulso all’opera il 28 febbraio del 1869 fu convocata la Deputazione per eleggere un presidente e un tesoriere allo scopo di “[….] dare loro piena facoltà di dirigere il lavoro, sistemare che siano economizzate le Feste della Chiesa, procurare manovalanze, e trasporti gratuiti, ordinar questue, e fare insomma tutto ciò che può riuscire per il meglio, onde condurre a buon esito la, da gran tempo, incominciata Fabbrica del Campanile [….]”[83]. Nella riunione svolta nella canonica della Pieve di Controne furono eletti presidente il Dott. Pellegrino Brunicardi e tesoriere Don Sebastiano Giuliani.
Il nuovo governo della Deputazione si dovette muovere con celerità e solerzia se il 14 maggio, solo dopo pochi mesi dall’insediamento, il Sindaco di Bagni di Lucca chiese di conoscere, su richiesta dell’Economato Generale di Firenze, l’importo occorrente per terminare la fabbrica del nuovo campanile[84].
La risposta, almeno scritta in minuta, fu stesa nello stesso giorno: i rappresentanti della Deputazione indicano in 5.000 lire l’importo occorrente, valore determinato, sottolineano,  avendo fatto esaminare l’opera ancora da realizzare ad esperti del settore. Inoltre nella missiva viene prospettata la possibilità di risparmiare su l’importo indicato attraverso la riduzione programmata delle spese per le feste religiose, ma soprattutto per la disponibilità della popolazione a offrire gratuitamente l’opera nei trasporti, come aveva generosamente fatto in passato per la fabbrica della chiesa.[85]
In ottemperanza al proposito di ridurre le spese occorrenti per terminare il campanile in costruzione, l’anno seguente la Deputazione chiede al sindaco del Comune di poter impiegare le “opre”[86] del mese di maggio[87], che gli utenti delle strade vicinali dovevano prestare per la manutenzione delle stesse, nella fabbrica del campanile, ritenendo che per il mantenimento della viabilità siano sufficienti le giornate di lavoro programmate per il mese di settembre. La necessità che la popolazione affianchi i lavoratori retribuiti per la costruzione è motivata anche dalla decisione di aprire una nuova “calcinaia”[88], necessaria per accelerare il completamento dell’opera.
A seguito della pronta risposta data dal Comune[89] il 29 marzo 1870, nella quale si dichiara l’incompetenza dell’Ente a decidere sulla richiesta, la Deputazione indice per il 24 aprile una riunione a cui è invitato il Sindaco di Bagni di Lucca[90]. A termine della seduta viene approvato all’unanimità il progetto per cui è previsto che tutti gli utenti delle strade vicinali, di età compresa fra i 16 e 60 anni, impieghino nel mese di maggio dell’anno in corso [1870] le “opre” per il restauro delle strade ducali nel lavoro di costruzione del campanile. Si stabilisce inoltre che gli utenti siano avvisati dai Deputati di ciascuna Villa[91] della data in cui dovranno prestare la giornata di lavoro.
Si deve sottolineare che la partecipazione è di tutta la comunità, senza distinzione di genere, infatti fra gli “utenti” sono comprese anche le donne, come si rileva da una lettera di Carolina Marchi, figlia di Luca, in cui viene ricordato alla sorella, a servizio a Livorno, il duro lavoro svolto per “quel Diavolo del campanile”[92].
Dai documenti conservati di Luca Marchi non è possibile conoscere l’ulteriore sviluppo dei lavori per la costruzione del nuovo campanile, in quanto l’ultimo scritto  ufficiale relativo a questa opera è quello che riguarda la riunione della Deputazione alla presenza del Sindaco di Bagni di Lucca; tuttavia alcune lettere, anch’esse conservate nello archivio, possono dare utili indicazioni sull’evolversi e sulla conclusione dell’opera.



2.2.) lettere relative al nuovo campanile
Il 17 Luglio 1873 Luca Marchi informa il figlio Giuseppe, militare di leva ad Ancona, della richiesta di un sussidio inoltrata all’ “Ufficio dei benefizi vacanti”[93] per proseguire l’opera, facendo trasparire tuttavia un certo pessimismo circa le possibilità di terminare in tempi brevi la costruzione[94] .
Il 5 Aprile 1874 Arcangelo Marchi, emigrato in Germania per vendere le figurine di gesso, scrive ai genitori e domanda se sono ripresi i lavori[95].
Il 17 Aprile 1882 Agnese Giambastiani, moglie di Luca Marchi, in una lettera scritta alla figlia Caterina, si raccomanda che beva vino per rimettersi in salute e per risollevarle lo spirito la informa che il campanile “è cresciuto”[96]. Nella ricordata pubblicazione del pievano Elio Carlotti viene indicato il mese d’agosto di questo anno, come conclusione della fabbrica [97].
Finalmente nell’anno 1883 si può sentire di nuovo il suono delle campane, come scrive con piacere Arcangelo Marchi in una lettera alla sorella Carola [98] .
La costruzione dell’attuale torre campanaria, secondo la documentazione riportata, si svolge dunque in più di 20 anni: nel 1862 si ha l’inizio dell’opera con la realizzazione delle fondazioni; nel 1863 la struttura comincia ad emergere dal suolo; nel 1869, data incisa anche sul concio in chiave all’arco della porta d’accesso alla torre, dopo un periodo di stasi di diversi anni, riprendono i lavori che portano il manufatto ad emergere decisamente dal livello della piazza; nel 1882 termina la costruzione della intera struttura e finalmente nel 1883 risuonano i primi rintocchi[99].
Facendo riferimento alla pratica corrente del recupero e riuso, soprattutto di materiali e oggetti di un certo pregio, proprio dei secoli passati e in particolare del mondo rurale, è ipotizzabile che per le attuali campane sia stato reimpiegato il bronzo di quelle appartenute alla vecchia torre, così come appare verosimile che l’orologio, che oggi guarda la piazza dal nuovo campanile, sia lo stesso appartenuto alla struttura abbattuta. I due scritti indicati di seguito possono esserne prova.
Il documento N° 10/campanile dell’archivio Marchi riporta la proposta di un deputato della Delegazione di ricavare due campane più piccole dalla fusione di una grande appartenuta al vecchio campanile, che era stata rotta; al tempo la proposta non fu accolta, ma nel seguito il progetto potrebbe essere stato ripreso e attuato. Più volte la comunità di Pieve di Controne ha fatto rifondere le campane non più utilizzabili e l’evento più recente risale all’anno 1957[100]. Il documento N° 6/bis/Chiesa [101], datato anno 1839, è un preventivo per la riparazione dell’orologio della vecchia torre campanaria. Essendo l’importo richiesto modesto e l’oggetto di valore, è verosimile il suo riutilizzo nella nuova struttura, almeno per gli ingranaggi, in quanto nei disegni a noi giunti del campanile disfatto non compare il quadrante sul lato prospiciente la piazza, dove sarebbe stato logico fosse stato collocato.
Il campanile della Pieve di Controne è finalmente concluso ed ora, assieme alla chiesa, può svolgere appieno le funzioni così care alla popolazione, che tanto si è adoperata assieme ai suoi rappresentanti. La gioia e l’orgoglio di poter riprendere le cerimonie religiose come nel tempo passato è testimoniato ancora una volta da una lettera d’archivio:
 “[….] dunque come ti dicevo nella ultima lettera che ci erano di già i campanari. A Controne sie [si è] fatto una bella campana e due campanelle e la vigilia della Assunta[102] la sera alla luminara principiarono a suonare io non so dirti l’entusiasmo della popolazione dopo circa trenta anni che non aveva sentito suonare. Il giorno 19 domenica dopo la Assunta fu fatta la bella funzione del SS Crocifisso[103]. Senti ora te la descrivo prima fu parata la Chiesa e con gra[n] ceri e lumiere e vi fu messa la scalinata per esporre Gesù Crocifisso. La sera e dei giorni avanti vi fu lo sparo dei mortaletti e suono di campane. La mattina fu [e]sposto il SS Crocifisso. Verso le 11 vi fu Messa cantata con la banda nella quale furono portate le dedic[h]e che furono trentadue e vi fecero quattrocento 8 franchi cosa che non è mai accaduta: dopo le due cantarono il vespro con la bella predica fatta da do[n] Luigi Marchi, di poi calarono il SS. Crocifisso e fu sfilata la processione. Prima andarono i ragaz[z]i poi i confratelli con cappa a due a due e cero, di poi Gesù Crocifisso portato da quattro Sacerdoti e da altri accompagnato: poi la banda dopo le donne a due a due quasi tutte con torce e ceri in mano perché si andò [in]torno al monte. Fu fermato Gesù crocifisso in piazza e fatta la seconda predica da lo stesso do[n] Luigi Marchi. Entrati in chiesa e cantato il ringraziamento fu chiusa la funzione e rimesso Gesù a suon di banda: in piazza pure sortito il popolo di chiesa vi fecero due suonate di banda e fu finito tutto. Non ti puoi immaginare la gente forest[i]era venuta a Controne: credi fu bella questa giornata ma quanto sarebbe stata più bella se tu ci fossi stata anche tu, ma spero che presto verrai a casa e allora si potrà andare in campanile e vedrai quanto è bello [….].”[104]

3) osservazioni
Al termine dell’analisi delle carte conservate in archivio, relative all’intervento ottocentesco nella chiesa pievanile, si può affermare che il progetto redatto dall’architetto Pardini non può essere classificato opera di restauro[105], come del resto lo stesso architetto chiaramente indica nelle dizioni riportate sugli elaborati:
- Progetto di modificazione da farsi nell’interno della Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne;
- Dettaglio, e stima dei lavori da farsi per riparare, e ridurre a più decente aspetto la Chiesa Pievanile.
Le volte a crociera nervata, di cui quelle della navata centrale intensamente colorate con cielo stellato e con policromi disegni geometrici, che sottolineano le costolature, le ampie finestre circolari con vetri colorati, la pittura bicroma dei conci degli archi, le pitture dei muri perimetrali, l’altare in gesso sospeso nel coro improntano in maniera dominante l’interno della chiesa e annullano la severità dell’impianto romanico, originariamente caratterizzato da struttura compatta e solida, appena illuminata dalle strette e severe aperture a monofora.
Un intervento così invasivo ed “innovativo” è stato adottato dal Progettista ed accettato dalla comunità di Pieve di Controne in considerazione delle condizioni di estremo degrado in cui doveva versare l’edificio, come più volte è sottolineato nelle lettere inviate dai rappresentanti della Sezione e dal pievano alle autorità civili e religiose. Tuttavia, anche al tempo in cui fu realizzato, il lavoro compiuto apparve assai criticabile, come scrive il già ricordato Enrico Ridolfi, contemporaneo e conterraneo dell’architetto Pardini, nei due brani sotto riportati:
“ [….] Molte chiese di questa regione montana hanno un carattere di famiglia; un carattere severo, pesante, dovuto alle loro arcate senza piè dritto[106] e talvolta alquanto sceme[107], che si volgono sopra colonne massicce e cilindriche di pochi diametri d’altezza; spoglie di ornamento all’interno, e raramente accogliendone alcuno nell’esteriore. Noveriamo fra le principali la chiesa di Corsena, di Benabbio, di Boveglio, e questa di Santa Giulia di Controni che presenta forse il tipo più conservatori tale architettura, sebbene anche essa abbia assai sofferto per disgraziati ammodernamenti [… ]”. [108]
 “ [….] Quanto poi alle volte che ora coprono le tre navi della chiesa, alle finestre rettangolari e circolari aperte nelle navi mediante la chiusura o distruzione delle finestrelle antiche, quanto agli intonaci interni[109], alla mutilazione delle colonne[110], tagliando a colpi di mazza e di scalpello le loro basi per farle sembrare di ordine pestano[111], son tutti lavori con cui un architetto si reputò di abbellirla, nel 1839. Ed è veramente strano il vedere come mentre nelle città già da uomini culti e amorosi delle antichissime fabbriche, si poneva in opera ogni mezzo per ristorarne alcune dei sofferti danni, e ritornarle il più possibilmente al loro esser primo, ivi stesso e più poi nelle campagne se ne continuasse il guasto senza uno scrupolo al mondo, senza nemmeno il pensiero che il mutilare, il togliere il carattere o il distruggere affatto quei monumenti, potesse essere del minimo danno [….]”. [112]
Vi è poi un aspetto squisitamente strutturale, che l’analisi dei documenti mette in evidenza, ma non chiarisce: la connessione del vecchio campanile, oggi disfatto per le precarie condizioni statiche più volte denunciate nelle carte esaminate, con la fabbrica della chiesa. La posizione interna del manufatto nella prima navatella di destra, a filo con la facciata, è certa, essendo stata definita dai disegni del pittore Ridolfi, che ne aveva preso diretta visione, e in proposito aveva scritto:
“[….] Anche all’esterno la chiesa è stata modernamente modificata, non solo con l’apertura di grandi occhi in luogo delle originali finestrelle lungo la maggior nave, ma con la demolizione del campanile, che elevavasi sulla facciata, occupando un’ala di essa. Un fulmine lo aveva diroccato e sconnesso[113], e fu abbattuto riducendo simmetrico la facciata, e ricostruendo il campanile isolato dal fianco destro della chiesa. La facciata però anche prima dei restauri era assolutamente nuda di ornamenti, se si eccettua una cornice d’archetti sottoposta al tetto della piccola nave a destra[114], che era quella non occupata dal campanile. [….]”[115]
La vecchia torre campanaria sorgeva quindi dalla facciata della chiesa a destra del portale d’ingresso e doveva occupare, con la proiezione della propria base, lo spazio compreso fra la lesena addossata al muro esterno della facciata, il pilastro a sezione quadrata e i due muri esterni concorrenti nell’angolo del fabbricato fra la piazza e via del campanile. Ma è la connessione fra le due strutture di fabbrica che non risulta definita con chiarezza, leggendo i riferimenti sotto riportati estrapolati dalle carte esaminate:
 “ [….] Avendo intrapreso la lavorazione del restauro di questa Chiesa Pievanile si è trovato un tratto di muro della medesima e precisamente quello che appoggia al campanile come pure un pezzo del campanile medesimo, in uno stato pericoloso; e siccome sono muri fatti a cassetta si è sfoderato quel tratto di muro che è da lato al campanile, e si è appoggiato al campanile stesso, come pure il muro del campanile ancora, quanto ne appoggia alla Chiesa, si è ammarcito per cagione dell’acqua forse che vi penetra. Onde è che s’incontrerebbe un grave pericolo facendo l’incannicciata appoggiata a d: muro [….]” [116];
“ [….] 2:a Che il prefato [predetto] Sig: Presidente erasi trovato costretto a far ricostruire un tratto di muro di pietra a taglio in quella porzione di lato della gran navata, che trovasi quasi a contatto del campanile; quel muro essendo costruito con due paramenti di pietra, e riempito di calcinacci nell’interno l’oscillazione del Campanile aveva cagionato una totale separazione dei due paramenti, l’uno dei quali si era appoggiato al muro del Campanile, e l’altro che guardava l’interno si era conservato, quasi prodigiosamente in equilibrio, ma in uno stato di tale collegamento, da temere una rovina, ad ogni istante, [….]”[117];
 "[….] Tali lavori non furono da me computati nel dettaglio stimativo poiché non poteva penetrare ad osservare il muro anzidetto fra l’angustissimo spazio che passava fra il muro stesso, e quello del campanile [….]” [118];
“[….] 4:a Che nell’osservare ogni parte di quella Chiesa, e contiguo Campanile dovei apprendere nuovamente un pericolo di minaccia di esso campanile molto maggiore di quello che apparisce, ed esposi un altro mio rapporto la prima volta che vi feci locale ispezione; ed una tale apprensione nasce in me dall’avere scoperto che il lato del sunnominato Campanile che guarda verso la tribuna della Chiesa vien sorretto da un arco con cunei di pietra il quale si scorge all’altezza delle navatelle della Chiesa salendo entro il Campanile. Detto arco avente una spinta straordinariamente grande [….]” [119];
“[….] Lo stesso Campanile essendo basato sopra gli archi della Chiesa ha molto sofferto e uno degli archi ha sfiancato, ed aperto, ed ha necessità di apporvi una catena di ferro [….]” [120].
Le prime tre citazioni indicano, senza ombra di dubbio, che uno dei quattro lati del campanile era costituito da un muro affiancato, ma separato da quello della chiesa da un “angustissimo spazio”. La seconda inoltre colloca i due muri in corrispondenza della prima arcata a destra della navata principale. La quarta citazione specifica che il muro del lato del campanile, rivolto verso la tribuna, era sorretto egualmente da un arco, in condizioni statiche assolutamente precarie. L’ultima citazione riportata conferma che il campanile poggiava con due lati sugli archi della chiesa: l’uno, come detto appartenente al colonnato destro della navata centrale e l’altro, oggi non più esistente, impostato fra detto colonnato e il muro perimetrale della navatella di destra. Gli altri due lati dovevano essere necessariamente in proseguo verticale ai muri perimetrali della chiesa lato piazza e lato via del campanile.
L’impostazione della base della torre campanaria, così come sopra è stata ipotizzata, comporta che il primo riquadro della navatella di destra non fosse interessato, a livello di pavimento, dalle strutture verticali del campanile. Questa distribuzione inoltre giustifica la mancata indicazione della struttura nella pianta di progetto redatta dall’architetto Pardini, ma non l’assenza di rappresentazione della parte emergente dalla fabbrica della chiesa nella sezione longitudinale.
Resta tuttavia di difficile compressione l’esistenza dei due muri fra loro affacciati a brevissima distanza, l’uno appartenente alla navata centrale della chiesa, l’altro costituente un lato del campanile, entrambi impostati sul primo arco del colonnato interno, la cui larghezza è di circa 70 cm. Per meglio esaminare questo aspetto può avere rilevanza cercare di datare, per quanto possibile, la costruzione della vecchia torre campanaria.
Il pittore Ridolfi, attraverso l’esame della struttura, che a suo tempo aveva osservato e disegnato, esclude che il campanile abbattuto fosse coevo all’impianto iniziale della chiesa[121] e, supponendo che la fabbrica sia stata ampliata verso l’attuale piazza di un’arcata[122], ritiene che la torre campanaria risalga all’epoca in cui venne invertita la facciata della chiesa[123]. Accettando l’ipotesi dello ampliamento verso la piazza, sarebbe verosimile l’ipotesi che sul nuovo arco della navata centrale siano stati impostati ex novo e separatamente i due muri anzidetti, presumibilmente per non far trasmettere le vibrazioni del campanile alla parte alta della muratura della chiesa, durante il suono delle campane.
Dove non si accetti l’ipotesi Ridolfi circa l’ampliamento, la separazione fra la struttura della chiesa e la struttura del campanile sull’arco risulterebbe ancora più enigmatica, perché la realizzazione dei due muri distinti avrebbe richiesto il preventivo disfacimento, almeno per lo spessore, del muro esistente della navata centrale e il conseguente smontaggio di parte della copertura gravante su tale tratto.
È prudente non andare oltre in ipotesi di cui non è possibile condurre una verifica diretta sulle strutture. L’unica certezza che emerge dai dati d’archivio è la presenza di due muri affacciati a breve distanza fra di loro, di cui uno appartenente alla navata della chiesa, su cui doveva essere impostata la nuova incannicciata prevista in progetto dall’architetto Pardini, e l’altro alla struttura della torre campanaria, entrambi impostati sul primo arco della navata centrale.
Una ultima notazione nasce, non dalle carte esaminate, ma dalla fotografie riprodotte a pg. I dell’appendice, distinte con lettera (A) e (B), scattate in data 21 agosto 1901, ancora appartenenti all’archivio Marchi. Osservandole con attenzione si nota in facciata, sull’angolo della navatella di sinistra, un residuo di struttura muraria sbrecciata (ingrandimento lettera C), connessa al paramento esterno della chiesa in direzione obliqua e rivolta verso il nuovo campanile fuori campo.
Confrontando le fotografie con la facciata della chiesa riprodotta nel disegno del pittore Ridolfi (pg. 46) e nell’incisione del prof. Ardinghi (in copertina), si nota che in queste seconde rappresentazioni non compare il rudere presente nelle istantanee. Se tuttavia si esamina il disegno appena tratteggiato (pg. VIII), sempre del pittore Ridolfi, lo spigolo dell’angolo sinistro della facciata della chiesa presenta, circa a metà altezza, una doppia deviazione, che dovrebbe essere la schematizzazione semplificata dell’imposta di un arco. Evidentemente il Ridolfi e successivamente l’Ardinghi non hanno ritenuto di dover riportare nelle loro elaborazioni definive il particolare appena accennato nello schizzo.
Per poter cercare di dare una “identità” alla porzione di rudere che appare in fotografia, è necessario puntualizzare le date delle opere e dei documenti:
i disegni del Ridolfi rappresentano la facciata con il vecchio campanile, colpito nella sommità da un fulmine, e quindi il rilevo è precedente al disfacimento completo della torre campanaria avvenuto nel 1869[124];
lo scavo per le fondazioni del nuovo campanile inizia nel 1862[125] e la struttura emerge dal livello della piazza nel 1863[126], ma del nuovo campanile non fa alcun cenno nei suoi scritti il Ridolfi.
Per le date sopra riportate si può ipotizzare che il manufatto, rappresentato dalla parte residuale nei disegni e nelle fotografia, non fosse stato diroccato per la costruzione della attuale torre campanaria, essendo i rilievi grafici antecedenti all’inizio della costruzione di tale fabbrica. Si deve ritenere pertanto, anche per quanto ancora leggibile dalla fotografia, che connesso alla facciata vi fosse un muro, con una apertura sormontata da un arco, di delimitazione all’area oggi denominata “corte”, compresa fra i fabbricati della canonica e il lato della chiesa antistante. Del disfacimento parziale di tale muro non è possibile ipotizzarne una data, ma solo escludere che sia avvenuto in relazione all’intervento progettato dall’architetto Pardini, non essendovi nessuna indicazione in merito nell’elencazioni dei lavori da compiere e nel carteggio fra i rappresentanti della  comunità e le istituzioni civili e religiose.
Osservando ancora le fotografie del 1901, nelle navatella sinistra si può notare la mancanza della cornice sottogronda costituita da archetti, descritta e rappresentata dal Ridolfi, mentre è presente il rudere di cui sopra e una “feritoia” al centro del muro di facciata della stessa navatella , elementi rappresentati nello schizzo del Ridolfi, ma oggi non più presenti.
La mancanza degli archetti sottogronda e la presenza del rudere e della feritoia testimoniano un intervento localizzato su quella parte di facciata immediatamente sotto lo spiovente della copertura, necessariamente avvenuto fra l’effettuazione del rilievo del Ridolfi , databile dopo il 1939 e prima del 1862, e lo scatto fotografico del 1901.
La scomparsa successiva della feritoia implica invece un intervento di maggiore respiro, poiché è associata alla rimozione del rudere e ancor più al rifacimento di tutto il paramento esterno della porzione della navatella posta a sinistra dell’ingresso, come oggi si può constatare osservando il materiale lapideo di più recente posa in opera, rispetto a quello della facciata in corrispondenza alle altre due navate. Le modifiche sopra indicate sono necessariamente avvenute dopo il 1901.
Le motivazione del primo e secondo intervento non possono essere validamente ipotizzate in questa sede, mancando nell’archivio Marchi una qualsiasi documentazione in merito, ma potranno eventualmente essere individuate attraverso la ricerca negli atti ufficiali relativi agli interventi sulla fabbrica della chiesa, messi in atto dopo i lavori progettati dall’architetto Pardini.

4.) elenco dei capi famiglia della pievania, redatto in data 1868
Segue l’elenco dei capi famiglia delle Ville comprese nella Sezione di Pieve di Controne. I nominativi sono scritti per mano di Luca Marchi, consigliere del comune di Bagni di Lucca, su stampati del municipio che riportano la data 1868. L’elenco pertanto annovera i nuclei familiari presenti nel territorio sezionale alla data intermedia fra il restauro della chiesa, iniziato nel1839, e il completamento della fabbrica del nuovo campanile, avvenuto nel 1882.
 Lista dei Capi di Famiglia della Sezione della Pieve di Controne
Rev:do Sig. Pievano
Pieve di Controne
Marchi
1.   Luca fu Gio: Domenico Giuliani
2.   Giuseppe fu Antonio Taliani
3.   Battista fu Antonio Tognini
4.   Domenico fu Giuseppe Buonanni
5.   Domenico fu Battista Barsanti
6.   Pietro fu Paolo Marchi
7.   Antonio fu Cesare Silvestri
8.   Gemignano fu Bartolomeo Taliani
9.   Costantino di Battista Marchi
10. Antonio di Pietro Marchi
11. Pellegrino fu Antonio Marchi
12. Giuseppe di Pietro Marchi
13. Pietro fu Battista Marchi
14. Battista di Pietro Marchi
15. Agata ved:a fu Luigi Barsanti
16. Paolo di Pietro Lucchesi
17. Battista Magnani
18. Giovanni fu Pasquale Buonamici
19. Giovanni fu Stefano Buonamici
20. Francesco fu Stefano Brunicardi
21. Sante fu Carlo  ~~~~~
Cevoli
Biagi
1.   Gabriello fu Francesco Biagi
2.   Giuseppe fu Gio: Maria Biagi
3.    Fiora fu Gio: Maria Marchetti
4.   Federico fu Luigi ~~~~~
Villa di Guzzano
Giannini
1.   Costantino di Pasquale Marchetti
2.   Marco fu Alessandro Brunicardi
3.   Celeste ved:a fu Antonio Magnani
4.   Francesco fu Bartolomeo Brunicardi
5.   Biagio fu Nicolao Brunicardi
6.   Iacopo fu Nicolao Magnani
7.   Matteo fu Bartolomeo Giannini
8.   Giovanni fu Alessandro Lucchesi
9.   Alessandro fu Simone Buonanni
10. Marco fu Battista Buonamici
11. Bartolomeo fu Luca Lippi
12. Luigi fu Antonio Giannini
13. Luigi di Pasquale Biagi
14. Luigi fu Santino Nicolai
15. Elisabetta ved:a fu Nicolao Simi
16. Domenico fu Angelo Giannini
17. Girolamo fu Paolo Silvestri
18. Bartolomeo fu Giovanni Lunatetti (?)
19. Pellegrina ved:a fu Domenico Magnani
20. Giacomo fu Giovanni Marchetti
21. Angela ved:a fu Giuseppe Lippi
22. Filippo fu Matteo Lippi
23. Francesco fu Matteo Magnani
24. Stefano fu Francesco Lucchesi
25. Giovanni fu Taddeo Brunicardi
26. Martina ved:a fu Bartolomeo Brunicardi
27. Ranieri fu Giuliano Brunicardi
28. Giuseppe fu Giuliano Brunicardi
29. Basilio fu Felice Brunicardi
30. Bartolomeo fu Felice Nannizzi
31. Riccardo fu Domenico Brunicardi
32. Pietro fu Iacopo Brunicardi
33. Dott.re Pellegrino fu Riccardo Magnani
34. Luigi fu Francesco Magnani
35. Giovacchino fu Francesco Marchetti
36. Antonio fu Luigi Giannini
37.Pasquale fu Luigi Giannini
38. Cherubino fu Luigi Magnani
39. Giovanna ved:a fu Antonio Magnani
40. Fausto fu Francesco Giannini
41. Pietro Fu Giuliano Nicolai
42. Domenico fu Antonio Nicolai
43. Luigi fu Paolo Nicolai
44. Domenica ved:a fu Giovanni Nicolai
45. Pietro fu Antonio Nicolai
46. Luigi fu Antonio Nicolai [?]
Fiume
Barsanti
1.   Adriano fu Giuseppe Barsanti
2.   Giovanni fu Luigi Barsanti
3.   Luigi di Giovanni Magnani
4.   Antonio fu Luigi Lucchesi
5.   Bartolomeo fu Antonio Giambastiani
6.   Sebastiano fu Giovanni ≈≈≈≈≈≈
Villa di Gomereto
Barsi
1.   Andrea fu Antonio Barsi
2.   Giovacchino fu Domenico Barsi
3.   Sebastiano fu Giovanni Barsi
4.   Bartolomea ved:a fu Giuliano Barsotti
5.   Domenico fu Pasquale Persiani
6.   Gemignano fu Matteo Barsotti
7.   Francesco fu Francesco Barsotti
8.   Santino di Francesco Tomei
10. Domenico fu Paolo Barsotti
11. Michele fu Paolo Barsotti
12. Nicola fu Domenico Barsotti
13. Teresa fu Domenico Di Nino
14. Antonio fu Pellegrino Barsotti
15. Stefano fu Domenico Tomei
16. Francesco fu Domenico Di Nino
17. Francesco fu Pellegrino Antoni
18. Antonio fu Agostino Antoni
19. Domenico fu Giuseppe Barsi
20. Tomaso fu Pietro Conti
21. Giuseppe fu Francesco di Nino
22. Gemignano fu Pellegrino Barsotti
23. Gio: Domenico fu Benedetto Barsotti
24. Luigi fu Paolino Barsotti
25. Maria ved:a fu Paolo Tei
26. Costanza ved:a fu Iacopo Barsotti
27. Giuseppe fu Antonio Barsotti
28. Gemignano fu Giuseppe Micheli
29. Sante fu Pietro Tei
30. Angelo fu Matteo Pellegrini
31. Caterina ved:a fu Antonio Tei
32. Benedetto fu Sebastiano Tei
33. Francesco fu Benedetto Di Nino
34. Matteo fu Pellegrino Barsi
35. Giovanni fu Antonio Scandiglia [?]
36. Bernardino fu Riccardo ~~~~~
Villa di S. Gemignano
Silvestri
1.   Antonio fu Giovanni Silvestri
2.   Luisa fu Giovanni Bartolomei
3.   Marco fu Stefano Silvestri
4.   Bartolomea ved:a fu Francesco Silvestri
5.   Valerio fu Domenico Pierotti
6.   Luigi fu Antonio Pierotti
7.   Fabiano fu Sebastiano Silvestri
8.   Luigi fu Michele Silvestri
9.   Domenica ved:a fu Michele Paolini
10. Ranieri fu Domenico Alderigi
11. Giuseppe fu Iacopo Silvestri
12. Giuseppe fu Bartolomeo Silvestri
13. Bartolomeo fua Angelo Silvestri
14. M:a Domenica ved:a di Domenico Silvestri
15. Giacomo fu Domenico Tei
16. Pellegrino fu Iacopo Mariani
17. Sebastiano fu Iacopo Tei
18. Marco fu Iacopo Moriani
19. Regolo fu Pietro Magnani
20. Luigi fu Bartolomeo Magnani
21. Raffaello fu Paolo Silvestri
22. Michele fu Domenico Rocchi
23. Antonio fu Stefano Silvestri
24. Antonia ved:a fu Domenico ~~~~~
Villa di Vetteglia
Giurlani
1.   Bernardo fu Agostino Buonamici
2.   Antonio fu Pasquale Bastiani
3.   Giuliano fu Giovanni Buonamici
4.   Paolo fu Carlo Barsotti
5.   Domenico fu Domenico Pierotti
6.   Paolino fu Antonio Buonamici
7.   Flavia fu Olivo Marchi
8.   Antonio fu Battista Bastiani
9.   Mariano fu Giovanni Marchetti
10. Giovanni fu Giuseppe Lucchesi
11. Cirillo fu Iacopo Lucchesi
12. Pellegrino fu Antonio Angeletti
13. Giuseppe fu Salvatore Barsi
14. Sante fu Andrea Buonamici
15. Lodovico fu Luca ~~~~~
Totale N°: 152 ~~~~~

5.) elenco degli artigiani e commercianti in pieve di controne
L’elenco, per mano incerta di Luca Marchi (ammalato), riporta i nominativi presumibilmente della sola villa della Pieve di Controne.
1871  9  Giugno
1.   Angeletti Fiore di Giuseppe                                     Sarto
2.   Barsi Seb;no q Gio:                                                Rivenditore di sale, e tabacco
3.   Barsi Samuele, e Anto:o                                                 Falegname
4.   Lucchesi Iacopo q: Cirillo                                    Muratore
5.   Lucchesi Gio (‘9 Faddao (?) q: Giovanni            Muratore
6.   Magnani Luigi q. Francesco                                    Bottegaio
7.   Magnani                 q: Francesco                                    Muratore
8.   Silvestri Matteo (?) q:                                                 Muratore
9.   Silvestri Luigi q: Michele                                    Oste
10. Silvestri Maria Domenica ved: di Michele            Rivenditrice di sale, e tabacchi
11. Taliani Battista q: Antonio                                    Calzolaio, Oste, e Bottegaio
12. Tei Carola moglie di Angelo                                    Bottegaia, e Ostessa



1 Abbreviazione in note - Archivio Famiglia Marchi: A.F.M.

[1] Giuseppe Pardini (Lucca, 1799-1884) è stato uno dei maggiori architetti lucchesi dell’Ottocento. Dopo gli studi compiuti a Roma all’Accademia di San Luca, egli svolse la propria attività prevalentemente al servizio della città natale di cui fu nominato, nel 1837, “Consultore e ispettore di tutte le fabbriche pubbliche”. Responsabile della realizzazione di molti edifici nella città e nel territorio da essa dipendente seguì anche la maggior parte dei restauri architettonici condotti nei decenni intorno alla metà del secolo. A seguito della cessione del Ducato di Lucca al Granducato di Toscana avvenuta nel 1847, assistiamo ad un periodo di relativa stasi costruttiva. L’Unità d’Italia segnò una ripresa dell’attività architettonica. Fu Cavaliere dell’Ordine Mauriziano, membro della Società d’Incoraggiamento per le Arti, i Mestieri e l’Agricoltura, della Guardia Civica di Lucca, della Società Mineralogica Nerici e Compagni. Fece parte della R. Accademia Lucchese di Belle Arti, della Commissione Consultiva di Belle Arti della Provincia di Lucca e dell’Accademia Lucchese di Scienze, Lettere ed Arti. Nel 1872 fu nominato Membro Onorario dal Collegio dei Costruttori Italiani di Milano. Nel 1880 fu insignito del titolo di Accademico di Merito dall’Accademia di San Luca.
[2] Sac. Elio Carlotti, “PIEVE DI CONTRONE – note storiche”, dicembre 1971, pg. 22.

[3] Luca Marchi nasce nel 1798 alla Pieve di Controne, da una famiglia di agiati possidenti. Ricopre a lungo la carica di presidente della Sezione del paese nativo. Per una serie di investimenti errati deve emigrare in Brasile a cercare fortuna nel 1857. Ritornato in patria nel 1863 ricopre ancora un ruolo pubblico quale Delegato Municipale della Comunità di Bagni di Lucca fino alle dimissioni presentate nel 1873 per gravi motivi di salute, che lo porteranno alla morte nel 1876.

[4] Ripartizione territoriale amministrativa del Ducato di Lucca.

[5] Magistrato che aveva in custodia il governo del Comune.

[6] Comunità del Bagno a Corsena , denominazione istituita nel 1823 e cessata nel 1862, quando fu assunta quella di Comune di Bagni di Lucca.

[7] A.F.M. – doc. N° 2/Chiesa Pieve – minuta.
“All’Ill.mo Sig: Gonfaloniere Comune del Bagno.
Ill:mo Signore la Chiesa Parrocchiale di questa Pieve di Controne di antichissima costruzione e di disegno longobardo è ormai ridotta in situazione, che senza soffrirne la decenza del Sacro luogo, non può più a lungo tollerarsi che non vi siano fatti dei lavori, e delle riparazioni, le quali mirino non solo alla solidità, e conservazione dell’edificio, ma ancora all’ornato, ed alla proprietà. A questo scopo tendono i desideri, e le brame di tutti questi Sezionisti, e già si approssima la stagione più propizia a tali lavori, stagione che da anche luogo a sperare che essi prestino quasi gratuitamente l’opera loro, almeno in gran parte sia pei trasporti del materiale, che per la manovalanza. All’oggetto pertanto di far paghi i voti di questa Popolazione io commisi al Sig: Architetto Pardini di fare un disegno ed una stima dei lavori che sarebbero necessari, al che egli cortesemente corrispose col trasmettermi sia l’uno che l’altro, ed è quello stesso che ho l’onore di rimettere alla Sig: V: Ill:mo unito alla presente.
Il rispettoso ricorrente ha poi confidato, e confida che i mezzi per l’esecuzione di tali lavori vengano somministrati dall S: V: Ill:mo coi redditi e con gli avanzi di questa Sezione (del che le faccio fervida istanza) ai quali si uniranno come ho accennato le opere dei sezionisti, e qualche sovvenzione di pio benefattore, come si ha luogo di sperare.
Ed affinché questi mezzi possano renderli sufficienti, qualora tali non fossero gli avanzi che al presente si verificano, io sarei rispettosamente a proporre che oltre alla vendita  delle macchie comunali[7] dette di Fobbio e di Bologna delle quali feci parola in altra istanza congiuntamente al Presidente di S: Cassiano, e di S: Gemignano di Controne di pochi giorni fa, si dovenisse all’alienazione ancora di altre due macchie dette di Tana, e del Boscaccio, tanto più le medesime sono continuamente danneggiate, e ridotte quasi al niente, ed essendo poste in luoghi assai bassi, il loro taglio non può nuocere in modo alcuno alla coltivazione.
Io confido nella bontà della causa che raccomando e nella somma religione della Sig:a V. Ill:ma di cui ho l’onore di professarmi devotamente
3 Aprile 1839 – Umiliss: Servo”

[8] Boschi di proprietà del Comune, le cui rendite erano destinate alla Sezione d’appartenenza.

[9] Sacerdote Sebastiano Bertagni, pievano dal 1839 al 1895.

[10] Laico che coadiuva il parroco nell’amministrazione dei beni della chiesa.

[11] A.F.M. – doc. N° 3/Chiesa Pieve - minuta
“All’Ill.mo, e Rev:mo Monsignore Vicario Generale di Lucca -  Ill’Ill.mo e Rev:mo Monsignore.
La Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne di antichissima costruzione di disegno Longobardico è ridotta in situazione, che senza soffrirne la decenza del Sacro Luogo non può più a lungo tollerarsi che non vi siano fatte quelle riparazioni, che si richiedono per la conservazione, e proprietà dell’edificio.
A questo tendono le brame, e i desideri dei Parrocchiani, i quali danno speranza di prestar l’opera loro, almeno in parte, per i trasporti del materiale, e per le manovalanze.
A tale oggetto pertanto il Presidente di questa Sezione commise al Sig: Architetto Pardini di fare un disegno, ed una stima dei lavori che vi abbisognano, cui esso cortesemente ha corrisposto, con rimettere quello stesso che è unito alla presente.
Per far fronte pertanto alle spese occorrenti, il Presidente suddetto ha umiliata una memoria all’Amministrazione comunale, acciò li sia accordatori erogare gli avanzi dei redditi della Sezione, che saranno circa scudi duecento, e più ha proposto la vendita di alcune macchie comunali, per parimente erogare il retratto dalle medesime nell’anzidetta lavorazione
Ma non bastando tutti questi mezzi per arrivare al compimento della spesa che si richiede, il ricorrente nella sua qualità di Operaro della nominata Chiesa, di concerto con il Sig: Pievano, e’l Presidente tutti sottoscritti, chiede istantaneamente alla S: V: Ill:ma e Reverendissima che li sia accordato d’impiegare in detto restauro la somma di Scudi[11] 100 ricavati dai Laudemi[11] dei livelli[11] già scaduti, e misurati, di cui parte sono fatti, e parte si faranno i contratti che in tutto ascenderà sopra scudi cento, tanto più che conviene preparare anticipatamente il materiale occorrente per detta lavorazione.
Confidando nella bontà della causa raccomandata, e nello sperimentato zelo per il culto della S. V. Ill:mo, e Reve:mo, i sottoscritti devotamente si dichiarano Umiliss: Servitori.”
Pieve di Controne 24 Aprile 1839”

[12] Prelato che rappresenta l'Arcivescovo in tutta la diocesi, lo sostiene o lo sostituisce nella sua attività ordinaria.

[13] Moneta del valore di L 7,5 dell’epoca.

[14] Nell'antico diritto feudale, prestazioni dovute dal vassallo al signore ogni volta che il feudo cambiava proprietario. Successivamente, somma pagata al proprietario di un fondo per la concessione dell'enfiteusi.

[15] Particolare figura di contratto agrario per il quale un proprietario terriero (concedente) dava una terra in godimento ad altra persona o istituzione (livellario).

[16] La lira lucchese era l'unità monetaria in uso corrente a Lucca dal 1826 fino all'annessione da parte della Toscana del 1847. La moneta era suddivisa, come da tradizione, in 20 soldi, ciascuno dei quali a sua volta era composto da tre quattrini.
È interessante notare che in una lettera dell’ A.F.M. (Lett. 8/L-M-2), inviata dall’avv. Bartolomeo Brunicardi a Luca Marchi in Brasile il 9 giugno 1859,  è scritto “ […] Col 18 di maggio cessò di aver qui corso la moneta lucchese ad eccezione del quattrino, e del soldo che furono equiparati al quattrino, e al soldo toscano, e ad eccezione dello scudo che seguita a valere quanto il francescone. Non potete immaginarvi qual mal’umore abbia prodotto in tutto il Compartimento Lucchese questo ritiro, e abolizione della nostra moneta […]”.
[17] Elemento architettonico tradizionalmente realizzato in legno, formato da una travatura reticolare piana posta in verticale ed usata come elemento di  sostegno di coperture a due falde inclinate. Il suo impiego precede nelle fabbriche delle chiese l’adozione delle volte.

[18] A.F.M. – doc. N° 10/Chiesa Pieve - vedi nota n. 39.

[19] A.F.M. – doc. N° 12/Chiesa Pieve - vedi nota n. 52.

[20] A.F.M. – doc. N° 1/Chiesa Pieve
Dettaglio, e stima dei lavori da farsi per riparare, e ridurre a più decente aspetto la Chiesa
Pievanile della Sezione di Controne.
 - Risarcimento di alcuni pezzi di muro in diversi punti della Chiesa si valuta approssimativamente           L. 60:
 - Quad: a canne 130 intonaco da farsi sui muri interni della Chiesa a L. 3 la canna il tutto compreso inclusive  l’abbattimento del vecchio intonaco                                   L. 390:
 - Ingrandimento di N° 6 finestre conforme al disegno riduzione al pulito dello sguancio, e chiusura delle finestre inservibili                                   L. 240:
 - Incannicciata armata con legname di castagno di ottima qualità, con arpioni di ferro per sostegno della centina, eseguita a forma di volta a crociera, come vedesi nel disegno unito: quad:a canne 99 a L. 20 la canna il tutto compreso       L. 1980:
 - Disfacimento di quad:a canne 28 di pavimento, e rifacimento del medesimo con quadroni arrotati sopra un vespaio a L. 18 la canna tutto comp.o         L. 504:
 - Abbattimento del muro a sostegno dei dipinti in tavola nel coro e rifa:to del pavimento ivi L. 20:
 - Coloritura, e dipintura di tutta la Chiesa, conforme vedesi nell’unito disegno valutasi        L. 350:
 - N° 6 serrature alle finestre, ferramenti necessari, cristalli, coloritura, e loro posizione in opera, il tutto compreso a L. 120 per ciascuna                                                L. 720:
                       Totale L. 4264:
  Pari a S [soldo lucchese]  568 e L. 4:
 Fatto e spedito il presente Dettaglio da me sott:o
 Lucca 26 Marzo 1839                                                                Gius:e Arch:to Pardini”

[21] Operazione di restauro delle strutture murarie con l’eliminazione di ogni tipo di discontinuità quali lesioni, fessure, lacune. 

[22] A.F.M. – doc. N° 1/Chiesa Pieve - vedi nota n. 21.

[23] A.F.M. – doc. N° 2/Chiesa Pieve - vedi nota n. 8.

[24] Quadrato di canna (misura di superficie): circa 5,58 m2, essendo la canna lucchese pari a 236,1636 cm, pari a 4 braccia (Atti dell’Accademia lucchese di scienze, lettere e arti, vol. 6 – tav. delle misure lineari).

[25][.…] dei capitelli alcuni sono costituiti da una tavola e da una seconda membratura a piano smussato, che tien luogo di gola, alcuni da una grossolana cornice composta da pochi membri, una tavola, un listello, un ovolo, e due piani a smusso [.…]” - Basiliche mediovali della provincia lucchese: la guida inedita di Enrico Ridolfi (1828 – 1909), a cura di P. Bertoncini Sabatini, Silvana Editoriale 2003 – pg 175

[26] Muratura costituita da mattoni fra loro connessi secondo lo spessore. minore

[27] Incannucciata: armatura (su scheletro portante ligneo) di soffitti e volte. In forma dialettale incannicciata.

[28] Enrico Ridolfi, figlio del pittore Michele (1828 – 1909), compiuti gli studi fisico-matematici nel Liceo di Lucca si laurea a Pisa nel 1848 in Scienze Matematiche e Fisiche, quindi si trasferisce a Firenze per studiare architettura. Nel 1854, rientra a Lucca, dove accetta l´incarico di segretario della Commissione di Belle Arti. L´anno seguente è nominato ispettore dei Musei fiorentini, diventandone anche vicedirettore fino al 1887. Fu pittore come il padre, valente restauratore di quadri e scrittore d´arte.
[29] A.F.M. – doc. N° 2/Chiesa Pieve – vedi nota n. 8.

[30] A.F.M. – doc. N° 4/Chiesa Pieve – minuta.
“Ill:mo Sig: Commissario,
Io sperava che già fosse stato spedito al Ministero [Lucca nel 1839 è un Ducato, nato nel 1815 per decisione del Congresso di Vienna, retto da Carlo Ludovico di Borbone, che lo cederà al Granducato di Toscana nel 1847] per l’approvazione il disegno, e la perizia della lavorazione da farsi nella detta Chiesa della Pieve, ma in vece trovai ieri che è tuttavia nella Cancelleria del Bagno, e il Sig. Segretario mi disse che si aspettava per mandarlo assieme con il disegno della Chiesa di S: Cassiano; ma siccome questo forse non è anche fatto, e anderà in lungo io prego la S: V. Ill:ma a volersi compiacere di spedire al più presto possibile il nostro disegno, assegnochè il tempo più opportuno per la nostra lavorazione è appunto ora il mese di Maggio, Giugno, tempo in cui potranno con più comodo prestare l’opera loro i miei sezionasti, non avendo molte faccende di campagna; oltredichè si è già preparato una quantità di legname, e sera lusingato sempre dalla speranza che mi ha dato il Sig: Segretario, che non ho nulla da dubitare della approvazione dal ministero per tal lavorazione avendolo accordato ancora a San Gemignano e perciò con questa fiducia ho fatti i preparativi sdd:i, si sono ancora fissati i muratori, ma si aspetta appunto a principiare il lavoro quando sia venuta l’approvazione. Non voglio poi dubitare che la S: V: Ill:ma non dia il suo consenso.
La prego dunque a sollecitare la cosa poiché se nella settimana ventura ritornasse il disegno, noi si potrebbe principiare la lavorazione subito dopo la festa di Pentecoste.
Riceva i sentimenti della mia stima con cui ho l’onore di dichiararmi Suo Devot:mo Servo
Pieve di Controne 9 Maggio 1839”

[31] Ministero degli Interni del Ducato di Lucca.

[32] A.F.M. – doc. N° 4/Chiesa Pieve – vedi nota n. 31.

[33] A.F.M. – doc. N° 5/Chiesa Pieve
“N° 579 - Al Sig. Presidente della Pieve di Controne
“Signore, la prevengo che S. E. il Ministro dell’Interno[33] con Suo assegnato dispaccio di N° 2470, ha approvato la nomina della Deputazione proposta per sorvegliare i lavori che si vanno ad esprimere a codesta Chiesa Pievanile, dovendo però nel corpo della medesima esser prescelto un soggetto  capace per tenere la contabilità, ed uno per esercitare le funzioni di Borsario. La S. S. dunque resta nominata Borsario[33] della predetta Deputazione, ed il Sig. Marco Bartolomei, computista [Cassiere che riscuoteva per conto di un ente pubblico] della medesima. Raccomando poi alla S. S. di procurare tutta l’economia possibile nella esecuzione dei lavori, e la perfetta, e precisa lavorazione, onde riesca d’intera soddisfazione di cod:a Popolazione, e del Sig. Architetto Pardini Direttore della medesima. Le professo la mia stima distinta.
Bagno li 12 sett. 1839 Il Giu [?], e Gonfaloniere M. Ant. Martinucci
P.S. Si trasmette la copia della nomina della Deputaz:ne.”
Nota nominativa dei membri componenti la Delegazione per la sorveglianza dei lavori alla Parrocchia della Pieve di Contr:e.
1 – Giuliano Coli Economo 2 – Luca del fù Giandomenico Marchi Presidente e Borsario
    3 – Ant:o del fù Giuseppe Marchi Operaro       4 – Ant:o del fù Stefano Bartolomei
    5 – Santi di Rinaldo Brunicardi 6 – Pasquale del fù Domenico Barsotti
7 – Paolo Magnani fù Giuliano 8 – Marco del fù Stefano Bartolomei Computista
9    Ant:o di Cesare Marchi             10 – Domenico di Luigi Giannini
11 – Carlo del fù Domenico Barsotti             12 – Giandomenico Barsotti del fù Domenico
13 – Paolino del fù Giandomenico Barsotti

[34] Cassiere che riscuoteva per conto di un ente pubblico.

[35] Contabile.

[36] Muro costituito da due paramenti separati da un vuoto, che poteva essere riempito con materiale sciolto.

[37] A.F.M. – doc. N° 6/Chiesa Pieve – minuta.
“Ill: mo Signore
Avendo intrapreso la lavorazione del restauro di questa Chiesa Pievanile si è trovato un tratto di muro della medesima e precisamente quello che appoggia al campanile come pure un pezzo del campanile medesimo, in uno stato pericoloso; e siccome sono muri fatti a cassetta si è sfoderato quel tratto di muro che è da lato al campanile, e si è appoggiato il campanile stesso, come pure il muro del campanile ancora, quanto ne appoggia alla Chiesa, si è ammarcito per cagione dell’acqua forse che vi penetra. Onde è che s’incontrerebbe un grave pericolo facendo l’incannicciata appoggiata a d:o muro, senza restaurarlo, e ciò a giudizio ancora del Perito Sig: Pietro Dinelli.
Supplico pertanto VS: Ill:ma a volersi compiacere di ordinare al sunnom:o Perito di fare una stima della spesa occorrente per tal restauro, e a voler concedere che sia fatto intanto per ora con i denari accordati per erogarsi nel restauro della Chiesa a seconda della perizia fatta dal Sig: Archit:o Pardini, e quindi poi sia rimessa la spesa con i redditi della Sezione quando vi siano i mezzi, da poter ultimare il resto della lavorazione della Chiesa.
Ben informato della somma bontà di V: S: Ill:ma, e del zelo che nutre per il culto vivo nella ferma fiducia che sia secondata questa mia istanza mentre pieno di ossequio mi confermo Umiliss:mo Servo
Pieve di Cont:e 19 7bre 1839 L: M. Presid:e

[38] A.F.M. – doc. N° 10/Chiesa Pieve
“All: mo Sig: re Gonfaloniere del Bagno - Ill: mo Sig: re 
Mi fò un dovere di prevenire la S: V: Ill:ma che ad istanza del Sig: Presidente della Sezione della Pieve di Controne mi portai io sott:o nel giorno 14 del caduto ad esaminare i lavori che vi si eseguiscono colle debite autorizzazioni; e rilevai:
1:mo che le riparazioni, e modificazioni che si eseguiscono nella Chiesa Parrocchiale di d:a Sezione si mandavano ad effetto nel modo da me progettato e suggerito, e nulla trovai da opporvi.
2:a Che il prefato [predetto] Sig: Presidente erasi trovato costretto a far ricostruire un tratto di muro di pietra a taglio in quella porzione di lato della gran navata, che trovasi quasi a contatto del campanile; quel muro essendo costruito con due paramenti di pietra, e riempito di calcinacci nell’interno l’oscillazione del Campanile aveva cagionato una totale separazione dei due paramenti, l’uno dei quali si era appoggiato al muro del Campanile, e l’altro che guardava l’interno si era conservato, quasi prodigiosamente in equilibrio, ma in uno stato di tale collegamento, da temere una rovina, ad ogni istante, qual riparazione quanto era necessario effettuarla altrettanto interessava che fosse eseguita con ogni sollecitudine. 
3:a Che il mandare ad effetto il sudd:o lavoro ne è venuto in conseguenza anche il risarcimento di una porzione di tetto corrispondente sopra il muro medesimo; e ciò perché era necessario disfarlo per montare una parte della sua armatura, per cambiare quelle che trovavansi in cattivo stato, e per appuntellare quelle che restavano dopo la demolizione del muro sottoposto.
Tali lavori non furono da me computati nel dettaglio stimativo poiché non poteva penetrare ad osservare il muro anzidetto fra l’angustissimo spazio che passava fra il muro stesso, e quello del campanile. L’ammontare della spesa incontrata nei summenzionati lavori ascende alla seguente: muro sfatto e rifatto quad:e canne 7 a L. 15 a canna il tutto compreso L. 105. Tetto fatto e rifatto, e restaurato quad:e canne 5 a L. 9 a canna tutto compreso L. 45. (totale) L. 150.
4:a Che nell’osservare ogni parte di quella Chiesa, e contiguo Campanile dovei apprendere nuovamente un pericolo di minaccia di esso campanile molto maggiore di quello che apparisce, ed esposi un altro mio rapporto la prima volta che vi feci locale ispezione; ed una tale apprensione nasce in me dall’avere scoperto che il lato del sunnominato Campanile che guarda verso la tribuna della Chiesa vien sorretto da un arco con cunei di pietra il quale si scorge all’altezza delle navatelle della Chiesa salendo entro il Campanile. Detto arco avente una spinta straordinariamente grande per l’enorme peso che vi sovrasta, ha prodotto uno sfianco nel muro esterno all’altezza del terzo dell’arco ove la spinta è maggiore in modo che in detto punto il muro del campanile ha una sensibile curva, ed oltre a ciò la necessaria conseguenza di vedere l’estradosso dell’arco separato dal muro dei resti dell’arco, e nell’intradosso i cunei medesimi calati, e scheggiati per ogni senso. Tale è lo stato di quel Campanile, il quale abbisogna senza ulteriore dimostrazione di un pronto riparo, il quale per ora può ottenersi con collocare una catena all’altezza del terzo dell’arco onde evitare uno sfianco  maggiore Detta catena di B:a 20 di lunghezza, e di peso circa Lib:e 18 al B:a, paletti, e posizione in opera ammonta alla spesa di L.90.
Finalmente che nella modificazione da effettuarsi in d:a Chiesa si rende indispensabile effettuare nella Tribuna di essa un’ altare elevato a stucco lucido, onde collocare con decenza l’immagine dei Santi titolari della Parrocchia, del qual lavoro ne è stato fatto da me un disegno, di cui ne accennerò qui il dettaglio stimativo. Ornatura dell’altare con ferramenti occorrenti per sorreggerlo simile al disegno L 150. Ornamenti simili al disegno, e incrostatura a stucco lucido, il tutto compreso L 140. Somma approssimativa: L 290.
Questo è quanto in disimpegno al mio incarico mi trovo in dovere di esporre, e riferire.
Lucca 24 No:bre 1839 Prof: Gius:e Arch:o Pardini”

[39] Zona al di sopra del piano d’imposta individuata dal raggio inclinato di 30°. Da tale sezione inizia il comportamento ad “arco” della struttura.

[40] A.F.M. – doc. N° 10/Chiesa Pieve - vedi nota n. 39.

[41] La chiesa fu dedicata prima a S. Stefano, poi a a S.Stefano e Giovanni, oggi a S. Giovanni Battista e a Maria SS.ma Assunta.

[42] A.F.M. – doc. N° 10/Chiesa Pieve - vedi nota n. 39.

[43] A.F.M. – doc. N° 7/Chiesa Pieve – minuta.
Ill: mo Sig.
Essendo stato con rispettabil:mo Piego di N° 547 accordato di poter erogare nel restauro di questa Chiesa Pievanile scudi 200 esistenti nella Cassa comunale, ed avendo la Deputazione intrapreso tosto il lavoro, qual di presente si strada: sono a pregare umilmente la S: V: Ill:ma a volersi compiacere di por di mettere, ed ordinare che mi sia sborsata l’anzid:a somma onde far fronte alle spese che giornalmente occorrono, ed essendo io già in distorno di non poca somma.
Di tanto supplico la V: S: Ill:ma  mentre col più profondo ossequio mi sottoscrivo Devot:mo Servo Il Presid:e e Cassiere Luca Marchi
Pieve di Controne 3 Ott:bre 1839”

[44] A.F.M. – doc. N° 8/Chiesa Pieve – minuta.
“Ill:mo, e Reverendissimo Monsignore
Essendo stato con le debite autorizzazioni intrapreso il restauro di questa Chiesa Pievanile della Pieve di Controne, molti avanzi, pietre, e sermenti [tralcio, ramo lungo e flessibile della vite, per estensione, fusto o ramo di pianta legnosa, lungo ma debole, che ricade verso terra e si appoggia a rami di altre piante] si sono estratti dalle pareti, dal disfacimento di alcuni pezzi di muro, e dall’ingrandimento delle finestre di detta Chiesa.
Dovendosi detta materia trasportare in lontananza vi si richiederebbe non poca spesa.
Era tuttora vivente il nostro Rev:do Parroco di felice memoria Sig: Di Sante Sarti quando fu fatto il progetto d’ingrandire un tratto della Piazza che esiste avanti la Chiesa, onde ridurre in linea retta il muro posteriore a detta piazza, ed ivi collocare la materia che avanza, che si estrae dalla Chiesa, ed il medesimo ne conveniva, purché si ottenessero i dovuti permessi dai Superiori. Più il medesimo fece misurare un appezzamento di terra seminativa assegnata al Benefizio [Il nome di beneficio ecclesiastico, preso dal diritto feudale, fu attribuito alle proprietà fondiarie ed immobiliari che si concedevano ai chierici in usufrutto per compenso dei loro uffici e, alla morte del fruttuario, ritornavano alla Chiesa cattolica], ed il Perito Geometra Pietro Giambastiani accennò nella mappa il terreno che si sarebbe occupato, quale per essere in poca porzione, non fu preso in considerazione, e fù rimesso il solito canone senza sgravio.
Per ridurre in retta linea d:o muro si richiede ancora l’occupazione di poco tratto del Cimitero contiguo alla piazza, il quale è ben vasto, e niun pregiudizio ne ritrae, ma anzi un vantaggio rinnovando il muro superiore.
E’ perciò che il sottoscritto ricorre umilmente alla S: V: Ill:ma, e Reverendissima, onde essere autorizzato per detto lavoro. Confidando nella Sua sperimentata bontà ossequiosamente si dichiara di S: Sig: Ill:ma, e Revd:ma Il Presidente Sezionale Luca Marchi.
Pieve di Controne 20 Ottobre 1839”
[Riportato  l’assenso della curia]
“Letta l’Istanza: prese le dovute informazioni intorno all’esposto nella medesima; ed inteso il S.do Parroco per ciò che significatamente riguarda l’occupazione del terreno spettante a quel beneficio; abbiamo creduto di secondare l’istanza sudda, e però autorizziamo il supplicante a poter eseguire il lavoro in essa indicato, dando al medesimo facoltà di occupare a tal fine una piccola parte del Cimitero in vista della sua vastità; come pure di valersi di poca porzione di terreno del Benefizio, la quale per la sua tenuità anche il prefato S.do Parroco conviene di cederla gratuitamente purché il lavoro sia fatto a regola d’arte, e purché il detto Cimitero sia assicurato attraverso la costruzione di un nuovo muro, e non altrimenti. Copia manoscritta.
Dato il Lucca questo giorno 15 del 1840 – Andrea Can.co del Prete Vic. Gen.”

[45] Pievano dal 1802 al 1838.

[46] A.F.M. – doc. N° 8/Chiesa Pieve - vedi nota n. 45.

[47] Ibidem

[48] Le sacre visite consistono in ispezioni che i Vescovi effettuano nelle parrocchie; scopo della vista è il controllo sul governo delle istituzioni ecclesiastiche e sulla condotta dei fedeli nell’ambito della diocesi.

[49] A.F.M. – doc. N° 11/Chiesa Pieve – minuta.
“Ill mo Signore
Nell’atto che io presento alla S: V: Ill:ma un disegno rimessomi dal Prof: Sig: Giuseppe Archit:o Pardini da servire per la tribuna della Chiesa Parrocchiale della mia sezione, come rileverà dall’annesso rapporto; mi do premura di significarle che avendo io di già fatto eseguire a seconda delle autorizzazioni buona parte delle modificazioni di detta Chiesa ho già erogate quelle somme che mi sono state somministrate, che anzi non sono bastate.
Onde potere dunque ripulire per ora almeno la navata di mezzo della summentovata Chiesa, dipingerla, e riquadrarla, e fare altri lavori necessari, e primieramente il lavoro urgente del campanile, io sarei di nuovo a pregare la S: V: Ill:ma a degnarsi di accordarmi gli avanzi dei redditi della mia Sezione del 1839, e più se fosse possibile qualche somma ancora dei redditi delle due Sezioni S: Gemignano, e di S: Cassiano, da esserli rimessi a tempo opportuno dalla mia sezione, e ciò per poter arrivare almeno alla somma di scudi cento: tanto più che vedo necessario il ripulire  detta Chiesa al più presto possibile per il motivo ancora che avremo nella prossima estate la Sacra Visita. 
Circa poi all’esecuzione dell’altare levato nella tribuna a forma del disegno Pardini, (quando sia di piacimento alla S: V: e quando il muratore ne convenga, di che fui quasi assicurato dal nominato S: Professore, che mi indicò un tale M:o Michele, unico, per quanto ei dice, per lavori di stucco lucido) io proporrei il progetto che dasse una dilazione al pagamento, e si combinasse con Cotesto Uffizio per percepire la convenuta mercede. E’ necessario l’esecuzione di d:o altare per porvi con decenza un quadro, e prima d’intraprendere la pittura della Chiesa.
Nella massima fiducia che sia bene accolta questa mia richiesta con la più profonda stima, e rispetto mi protesto della S: V: Ill:ma Umili:mo Servo.
Pieve di Controne 24 Gennaio 1840 – Il Presid:e e Cost:e L: Marchi”
 
[50] I redditi fra le frazioni  di S. Cassiano, della Pieve e S. Gemignano erano ripartiti assegnandone metà meno un ottavo alla prima e il rimanente alle altre due. Queste ultime poi dividevano l’importo in ragione della popolazione, secondo la determinazione del Ministero degli Interni del Ducato, adottata nell’anno 1819. Tuttavia già in data 21 ottobre 1938 [A.F.M. – doc. N° 2/Affari comunali] Luca Marchi, in veste di presidente della Pieve di Controne,  si lamentava della quota spettante alla propria villa, che non rispettava la proporzione delle popolazioni, essendo i sezionasti di S. Gemignano in numero assai inferiore.

[51] A.F.M. – doc. N° 12/Chiesa Pieve – minuta.
“Ill:mo e Revd:mo Monsignore
La Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne di antichissima costruzione di disegno Longobardico era ormai ridotta in uno stato quasi indecente onde aveva necessità di una riparazione, e di una modificazione per conservare la decenza, e proprietà di questo vasto edificio. Dietro le brame e i desideri dei Sezionisti il Presidente Sezionale commise al Sig. Prof: Archit:o Pardini di fare un disegno ed una stima dei lavori necessari per la modificazione, cui cortesemente corrispose con rimettere e l’una e l’altra; ascendendo il totale spesa a L 4264, quale somma dal Rispettabile Ministero dell’Interno fu accordata dietro una memoria del sudd:o Presidente con ossequiato dispaccio di N°335 da rilevarsi sopra i redditi sezionali a titolo di sussidio all’Opera, da prendersi al momento ciò che esisteva in cassa, e quindi il rimanente alle scadenze del retratto di alcune macchie vendute.
Nel sudd:o disegno però non si fece menzione della necessità di un quadro da collocarsi nella tribuna dietro l’altar maggiore, e quindi di un’ altare elevato per apporvi detto quadro, avendo tolto il quadro antico già deperito, e cadente. Lo stesso Campanile essendo basato sopra gli archi della Chiesa ha molto sofferto e uno degli archi ha sfiancato, ed aperto, ed ha necessità di apporvi una catena di ferro.
Di tutto questo è stata nuovamente fatta la perizia dal sudd:o Sig: Professore, ed ascende la somma a L. 530 non compresavi però la spesa occorrente per un nuovo quadro.
Per far fronte pertanto a questa spesa il sott:o operaro dalla mentovata Chiesa, di concerto con il Sig: Pievano, e‘l Presid:e chiede istantemente alla Sig: V: a Ill:ma, e Revdis:ma che sia accordato di erogare nei sunnominati lavori la somma ricavata dalle investiture dei Livelli fatte con i qui descritti:
(segue l’elenco dei beni immobili con l’indicazione dei proprietari per un importo complessivo di L. 778:15).
Confidando nella bontà della causa, e nel sommo zelo della Sig: Vostra Ill:ma e Reverediss:ma si dichiarano i sottoscritti Devot: mi Servi
Pieve di Controne 10 Marzo 1840”

[52] “[….] Quadro di Maria SS.ma Assunta in cielo, copia pregevole del quadro di fra Bartolomeo, che si conserva nella cappella del Santuario della Cattedrale di Lucca [….]” - Sac. Elio Carlotti, “PIEVE DI CONTRONE – note storiche”, dicembre 1971, pg. 22.

[53] A.F.M. – doc. N° 13/Chiesa Pieve
“Al Signore Presidente Sezionale della Pieve di Controne – N° 174
Signore, La prevengo che l’Ill:mo Sig: Incaricato interino della Direzione del Dipartimento per gli affari interni, ha approvato l’esecuzione dei lavori da farsi al tetto della Chiesa, e Campanile, e la costruzione a stucco lucido a forma della perizia del Sig: architetto Pardini per l’ammontare di L 530.
La S: V. dunque darà partecipazione di ciò alla Deputazione incaricata della vigilanza dei lavori per l’esecuzione di che si tratta, osservandole però che la costruzione dell’altare a stucco lucido sarà dato in cottimo col mezzo di schede segrete, ed il pagamento di questo verrà corrisposto direttamente da questa Amministrazione al cottimante in quelle rate che verranno stipulate  nelle condizioni d’incanto.
Quest’Amministrazione corrisponderà solo a cotesta Deputazione per il lavoro campanile, tetto della Chiesa, e coloritura della medesima la somma di L. 400.
Le raccomando poi la maggiore economia possibile nell’esecuzione dei lavori, nell’atto che le confermo la mia stima distinta. 
Bagno li 26 Marzo 1840 – Il commissario, e Gonfaloniere:  M. Avv. Martinucci.”

[54] Ibidem

[55] A.F.M. – doc. N° 11/Chiesa Pieve - vedi nota n. 50.

[56] A.F.M. – doc. N° 14/Chiesa Pieve - minuta
“Ill:mo Signore
Avendo tirato al fine il restauro della navata di mezzo di questa Chiesa Pievanile, consistente nell’incannicciata, nell’apertura di N° 7 finestre, nell’incrostatura e pittura, e nel rifacimento di un tratto di pavimento, e ingrandimento del Presbiterio; rimetto alla S: V: Ill:ma l’acclusa specifica si delle spese occorse, come delle somme che mi sono state sborsate; e di ciò che ho potuto ricavare da alcuni oggetti venduti.
In detto restauro si sono prestati i miei sezionasti per i trasporti, e non è poco risparmio; le manovalanze poi ho dovuto pagarle.
Ritroverà accluse ancora le ricevute delle spese occorse, sebbene qualcheduna mancherà, o perché tanti non sanno scrivere, o perché sono piccole spese in più volte. Io ho procurato tutti i risparmi possibili, e a tal’oggetto oltre i viaggi occorsi per preparare l’occorrente ho prestato la mia assistenza continua per il corso di quattro mesi di lavorazione, tre dei quali nel 7bre 8bre e Nov:bre del 1839 e un altro mese nel Giugno 1840, per cui mi rimetto alla sperimentata onestà Sua se crede di accordare una gratificazione. A seconda del disegno Pardini resta da farsi nella Chiesa anzid:a il restauro delle navate laterali, e da mettersi una catena al Campanile.
La spesa occorsa è di L. 3547:13; l’entrata di L. 2823: - ; sicché sono in sborso di L. 724:13.
Profitto dell’occasione per rinnovare i sentimenti i più sinceri della mia stima, mentre ho l’onore di dirmi Umill:mo Servo il Presid:e L: M:
6 Agosto 1840”
ù
[57] Il resoconto indica la realizzazione di 7 finestre circolari, anziché di 6, come indicato nel computo dell’arch. Pardini [A.F.M. – doc. N° 1/Chiesa Pieve – vedi nota n. 20]. La settima apertura è stata praticata sulla facciata, mentre le altre sei sono egualmente ripartite sui muri perimetrali emergenti della navata centrale.

[58] A.F.M. – doc. N° 14/Chiesa Pieve – vedi nota n. 57.

[59] A.F.M. – doc. N° 16/Chiesa Pieve – minuta.
“ Ill:mo Sig. Gonfaloniere
Il muro Laterale della Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne della parte di Levante è sotterrato fino alla metà circa, e riempito mediante una strada che vi passa detta la via del campanile. Tre altari di legno che sono in detta Chiesa sono tarmiti, e consumati a motivo dell’umidità proveniente da detto muro. Il 1840 fù dato un sussidio all’opera, ricavato dai redditi della Sezione, e fù fatta l’incannicciata alla navata di mezzo, fù intonacata, e riquadrata a forma del disegno del Sig:re Archit:o Pardini. L’attuale op:ro vuol dar fine al restauro con fare intonacare le navi laterali, e parte riquadrare, e già ha principiato il lavoro. Sarebbe inutile il riquadrare il sopraccitato muro se non vi si toglie l’umidità, per togliere la quale conviene bassare circa due B:a[59] la strada che è dalla parte esterna della Chiesa, fare presso il muro una fossa murata per lo scolo dell’acqua profonda fino al piano interno della Chiesa, ivi fondare un muro per sostegno della strada, e un altro muro per sostegno di un campo seminativo che è da lato lungo la strada e tagliare una striscia del mentovato campo della grandezza di B:a 2 e oncie[59] 4 per il tratto di B:a 38, qual campo è di proprietà di Sebastiano e Luca Marchi, per ridurre la strada ad una sufficiente grandezza, giacché viene ristretta col farvi la fossa. Conviene inoltre farvi un’astraco[59] per tutto il tratto della strada. Non facendo detto lavoro i tre altari nominati sanno presto a cadere.
Gli umili sottoscritti Sig. Pievano Presid:e e Operaro pregano la Sig: V:a Ill:ma a permettere a far si che con i redditi della Sezione sia eseguito detto lavoro onde l’operaro possa tirare a fine il restauro indicato della Chiesa.
Confidano nella Sua sperimentata bontà, ed umilmente si sottoscrivono.
Pieve di Cont:e 27 Luglio 1843”

[60] Fosso scavato nei campi o intorno a edifici isolati, per raccogliere e convogliare le acque di scolo.

[61] Deteriorati. Il riferimento dovrebbe essere all’azione dei tarli che aggrediscono il legno e prediligono ambienti umidi.

[62] A.F.M. – doc. N° 16/Chiesa Pieve – vedi nota n. 60.

[63] Braccio lucchese = 59,0409 cm.

[64] Oncia = 4,92 cm (1/12 di braccio).

[65] Pavimentazione stradale formata da ciottoli arrotondati e fra loro accostati.

[66] A.F.M. – doc. N° 16/Chiesa Pieve – vedi nota n. 60.

[67] A.F.M. – doc. N° 17/bis/Chiesa Pieve
Dettaglio approssimativo spesa occorrente per la riduzione della strada detta del Campanile onde togliere l’umidità alla Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne.
- Pertiche [Pertica lucchese = 5 braccia = circa 295, 2 cm ] 12 sbasso di B:a 2 di strada per ridurla in pendenza regolare per il tratto di circa B:a 60, e trasporto della materia, a L 20 a pertica:
         L. 120
- Idem sbasso, e trasporto, dopo fatto lo sbasso della strada attorno al muro esterno della Chiesa, da portarsi fino al piano interno di detta Chiesa, per togliere l’umidità a detto muro, per lo spazio di B:a 80 qual sbasso doveva essere;  di larghezza di B:a 2, e oncie 4, da servire oncie 8 per la fossa a scolo dell’acqua, e le altre 8 per il muro di sostegno della strada; calcolato circa B:a 320 a soldi [1/20 di Lira] di Lira 8 al B:a::          L. 228
- Canne 14 muro a calcina appoggiato per sostegno del campo che esiste lungo la strada a L 13 a Canna:          L. 282
- Canne 16 muro come sopra, con parapetto di oncie 8 di altezza, con coperte capezzate: a martello[scalpellinate], da servire alla fossa, o condotto dietro il muro della Chiesa, e di sostegno alla strada calcolato con le coperte a L 15 a canna          L. 240
- Canne 18 lastrico comune dentellato a B:a 1, coll’altezza di un oncia per ogni B:a , a L 6 a Canna :          L. 108
- Occupazione di B:a 1, e oncie 4 in retta linea in un campo seminativo lungo la strada, per il tratto di B:a 58, stimato                         L.   60
      Totale della somma         L.  838

[68] Prestazione di lavoro senza corrispettivo.

[69] A.F.M. – doc. N° 19/Chiesa Pieve - minuta
“Rapporto per l’adunanza fatta riguardo alla strada del Campanile.
Ill: mo Signore
Non omessi di convocare i Capi di Famiglia, come dalla pregiata Sua di N° 338 mi venne imposto; e radunati la scorsa domenica i nella sala della Canonica di questa Pieve il Sig: Segretario lesse loro le disposizioni di S: E: il Sig: Direttore dell’Interno, ma nissuno diede la firma per prestare le opere in natura pel trasporto, e manovalanza occorrente all’esecuzione del lavoro da farsi alla strada del Campanile, come in altra mia ho esposto. Che anzi Antonio del fù Stefano Bartolomei fù il primo che domandò se si dava il partito, e rispondendoli che nò si alzò e facendo un’inchino sprezzante sortì dalla sala, e come Capo:truppa disse andiamocene. Il maggior sussurratore, e disturbatore però fù Sebastiano Moriani, che restò con altri nella sala, e principiò con dire che voleva li fossero rimesse Lire quattro, e soldi che dovè pagare per aver mancato all’associazione di un cadavere [si deve intendere: al trasporto insieme ad altri di una salma], essendo membro della gita di Carità Cristiana, e dirigendo a me le parole dicendo che io aveva fatto il rapporto, e Luigi del fù Antonio Marchi lo aveva portato al Bagno, non ostante che Marco Bartolomei asserisse che egli stesso come Maestro [Responsabile dei portatori della salma] della gita aveva fatto il rapporto, e a me lo aveva consegnato, dimostrò animosità verso di me, e verso il nominato Marchi, e con parole offensive verso di noi si sfogava in presenza delle persone ivi radunate, del Sig: Pievano, e del Sig. Segretario.
Bartolomeo del fù Luigi Magnani nella pubblica piazza diceva che tre, o quattro teste di cazzi della Pieve pretendono di far tutto ciò che li pare.
Io voglio la sicurtà della mia persona, e chiedo alla Sig: V:a che costoro esprimano quale animosità possano avere contro di me.
In quanto poi al sunnominato lavoro io non crederei opportuno il cercare che i sezionasti v’impieghino le loro opre, giacché non si tratta di puro restauro ma di un vantaggio che si reca e alla Chiesa, e all’Opera.
Pieve di Cont:e 30 Agosto 1843 – Il presid:e L: Marchi.”

[70] A.F.M. – doc. N° 17/2 bis/Chiesa Pieve
“Al Sig. Presidente della Pieve di Controne.
Signore, dopo essere stati inutilmente convocati i capi di famiglia di codesta Sezione, nel di 27 ag[osto] p.° p.°, per l’oggetto di determinare le oblazioni di manovalanza, circa il lavoro alla via del Campanile, sembra che potesse costruirsi una chiavica lateralmente al muro della Chiesa per lo scolo delle acque; e per non strettire di soverchio la via med:ma, cuoprirsi con lastroni la chiavica predetta, dando alla strada, dal lato opposto, una regolare pendenza perché non si produca alcuna umidità al muro della Chiesa.
Con questo temperamento, che sembra di tenue spesa, potrebbe forse ottenersi lo stesso effetto. Io quindi la prego a rimettermi al più presto una perizia in questo senso, quando non si presentino inconvenienti alla confezione del progetto, indicandomi per le poche manovalanze occorrenti potessero ottenersi dai frazionisti col mezzo d’una nota che potrebbe da V. S. venire circolata in paese.
Le protesto la mia stima distinta.
Bagno, 13 7bre 1843 - Il commissario, e Gonfaloniere:  M. Avv. Martinucci
[per mano di Luca Marchi è annotato in fondo pagina]
Risposta alla sudd:a Che io tengo opportuno lo stare alla mia prima istanza, e dettaglio”.
[71] Appunto.

[72] Ente costituito in Italia dalla l. 3036/1866, al posto della Cassa ecclesiastica. Mentre in altri paesi (Francia, Belgio, Spagna, Germania) la soppressione degli enti ecclesiastici comportò l’incameramento dei beni di tali enti da parte dello Stato e la statuizione del principio che alle spese di culto si sarebbe provveduto a carico del bilancio statale, in Italia e in Austria il patrimonio degli enti soppressi fu devoluto a speciali aziende che in Austria presero il nome di fondo di religione , in Italia di Cassa ecclesiastica (1855, poi sostituita dal f.). Con l’istituzione del F. si volle attuare il principio della separazione fra Stato e Chiesa; ai bisogni del culto cattolico si sarebbe provveduto con assegni a carico dell’asse ecclesiastico. Il f. è stato soppresso dal 1° genn. 1987 (l. 222/1985) e il suo patrimonio è confluito nel Fondo edifici di culto.

[73] A.F.M. – doc. N° 20/Chiesa Pieve
“Ricordo del 2 marzo 1869
Si certifica dall’infrascritto che Cirillo Lucchesi è veramente qual si qualifica operaro legalmente istituito della Chiesa Pievanile di S. Gio: Battista di Controne.
Si fa fede altresì che in ordine alle dimande da lui apposta nella istanza al Direttore pel fondo del Culto  Con l’istituzione del F. si volle attuare il principio della separazione fra Stato e Chiesa; ai bisogni del culto cattolico si sarebbe provveduto con assegni a carico dell’asse ecclesiastico. Il f. è stato soppresso dal 1° genn. 1987 (l. 222/1985) e il suo patrimonio è confluito nel Fondo edifici di culto] sono vere; e lungi dall’essere esagerate, avuto riguardo allo stato finanziario dell’Opera, e ai bisogni della fabbrica, possono dirsi moderatissime, tanto più che la chiesa monumentale ha urgente bisogno di restauri, a non dire della demolizione del vecchio campanile continuo alla fabbrica della chiesa, e l’esecuzione di un altro isolato  Pieve di Controne. In fede Luca M.”

[74] A.F.M. – doc. N° 2/Campanile Pieve
“Ill:mo Sig. Sindaco, e Signori Componenti il Consiglio Comunale
Sono molti anni che il campanile della Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne essendo in pessimo stato, e minacciando rovina fu sospeso, e vietato il suono delle campane. Il 1848 fu visitato dal Sig: Ingegnere Morelli il quale giudicò che non era in stato di riattamento e propose la ricostruzione dai fondamenti, e ne fece il disegno e da cotesto rispettabile Comune fu messo in aggiudicazione, ma non si sa per qual motivo i cottimanti non eseguirono la lavorazione.
Il 1856 per ordine officiale della Prefettura di Lucca, il Sig. Ingegnere Distrettuale, Sig. Cerreti fu di  [?] a visitare il sunnominato campanile, e parimente ordinò la nuova costruzione con suo disegno.
Dopo vari anni la popolazione di questa Pieve vedendo di non potere ottenere lo scopo desiderato venne nella risoluzione di principiare dai fondamenti un campanile, e impiegherà a tal scopo alcuni avanzi degli Altari, e Compagnie che esistono in questa chiesa, e prestarvi la mano d’opera, e perciò nominò i qui sottoscritti Deputati.
Già è stata portata la fabbrica a circa due braccia fuori della terra ma tutti    ” [manca il proseguo – l’appunto è scritto sul retro di una lettera inviata dal pievano Sebastiano Bertagni al deputato Luca Marchi in data 5 gennaio 1869.]

[75] Ripartizione territoriale amministrativa del Granducato di Toscana.

[76] A.F.M. – doc. N° 2/Campanile Pieve - vedi nota n. 75.

[77] Cariche analoghe alla precedente di presidente di Sezione, dopo l’avvento del Regno d’Italia.

[78] Suono della campana muovendo a mano il battaglio, senza fare oscillare la campana.

[79] Ridotte.

[80] Fondazioni strutturali.

[81] A.F.M. – doc. N° 10/Campanile Pieve - minuta
[scritta su stampato di convocazione del Consiglio Comunale di Bagni di Lucca indirizzato a Luca Marchi del 22 Novembre 1869].
“Eccellenza Reverendissima Monsig. Arcivescovo – Pieve 30 Novembre 1869
Sono molti anni che per ordine superiore fu sospeso il suono delle campane di questa Pieve allorache il campanile minacciava rovina. Quindi si principiò a sonare una campana a martello per dare i cenni delle funzioni, e del mezzogiorno: ma per trascuraggine degli operari per i tempi, e dovrebbe essere stata premura anche del Parroco, non fu mantenuto un campanaro il quale tenesse chiuso il campanile, e dasse il cenno per le sacre funzioni, dimodoche tutti i ragazzi vi entravano, e ne venne il grave danno che, suonando alcuni ragazzi a settima il giorno della festa di tutti i Santi, ruppero una campana.
La Popolazione di questa Parrocchia venne a suo tempo nella determinazione di fare un nuovo campanile, e nominò una Deputazione la quale stabilì che gli avanzi degli Altari e Compagnia di questa Chiesa, risegate le feste, fossero erogati nel principiare i fondamenti di un nuovo Campanile, come fu fatto, e dove si prestò molto la Popolazione pei trasporti, e manovalanze gratuite.
In seguito per mancanza di mezzi, per vari anni non vi fu più lavorato.
Essendo stato io sott:o Deleg:o e Consig:e al Municipio del Comune dei Bagni mi diedi premura di chiedere un sussidio per proseguire la principiata fabbrica per la quale fu accordata una somma e nell’estate decorsa furono scese le campane, disfatto buona parte del vecchio Campanile, e fatto un buon tratto del nuovo: sicchè non si può più sentire una suonata alle sacre funzioni, e Dio sa per quanti anni perché la somma che il Municipio ha accordata ha stabilito di darla in 4 anni, e ora solo vi è un piccolo campanello, il suono del quale appena si sente essendo vicini, e per tale inconveniente molti vanno in Chiesa quando la messa è a metà ed anche quasi ultimata, e qualcheduno rincasa senza ascoltarla. Una campana di circa 100 libbre potrebbe supplire per ora. Il Pievano ne parlò sulle prime, ma non ha concluso.
L’Opera ha in mano qualche avanzo, perché non ha …. [illeggibile] …. Uno dei Deput:i avrebbe esposto il progetto di disfare la campana rotta, e fare una o due campanelle, queste …. [illeggibile] ….. che quando sia rifatto il campanile bisogna rifonderle si giudica una pazzia.
Giudicherei opportuno che V. E: R: ciò ingiunga al Parroco, e all’Operaro, e il desiderio della Popolazione è di sentire una chiamata alle funzioni, ed a tale scopo io pure mi prendo libertà di esporre a V: Ec: la semplice verità, desiderando peraltro che non sia pubblicato il mio nome, ma pronto a sostenere ciò che ho esposto.
Offrendole intanto la mia debole servitù, baciandole con riverenza la sacra mano ho l’onore di dichiararmi di V. E: Ill:ma e Reverendissima umil: mo e devot:mo servit:e.”

[82] “[…. ] Le fondamenta avevano richiesto molto lavoro, poiché, scavate per oltre venti braccia, non si trovò lo scoglio dove posarle. Si scavò ancora, quindi piantando nel terreno dei veri tronchi d’albero e facendo fino a fior di terra un impasto di pietre a calcina, si cercò di dare, ed in realtà si dette, alla costruzione una sicura stabilità [.…]” - Sac. Elio Carlotti, “PIEVE DI CONTRONE – note storiche”, dicembre 1971, pg. 30.


[83] A.F.M. – doc. N° 3/Campanile Pieve - minuta
Pieve di Controne A di 28 Febbrario 1869
Convocati, e radunati nella Sala della Canonica della Pieve di Controne i membri eletti mediante pubblica adunanza dei capi di famiglia fatta il 1862 in detta Canonica e nominati a Deputati per dirigere la costruzione del campanile di questa Chiesa; in questo suddetto giorno (28 Febbr:o) doppo eletto il seggio composto dai signori Don Sebastiano di Giuseppe Giuliani, Dott:e  Pellegrino Brunicardi, e Luca Machi (fu nominato a Presidente del seggio e approvato per acclamazione unanime il Dott: Pellegrino Brunicardi). Si sono trovati presenti, oltre i sunnominati, i qui descritti Signori: [segue spazio bianco] (non essendo presenti Bartolomei Marco, e Silvestri Domenico).
Quindi, di unanime consenso, siamo venuti nella determinazione di nominare nel seno della suindicata Deputazione tre Candidati, e dare loro piena facoltà di dirigere il lavoro, sistemare che siano economizzate le Feste della Chiesa, procurare manovalanze, e trasporti gratuiti, ordinar questue, e fare insomma tutto ciò che può riuscire per il meglio, onde condurre a buon esito la, da gran tempo, incominciata Fabbrica del Campanile seguitando però tutti anche gli altri Deputati, come in passato, a prestarsi a tal ‘uopo.
Sono state a tal proposito dispensate le schede, quindi ritirate, e riscontrate, e fatto lo spoglio dal seggio si è trovato l’appresso risultato.
Il Rev.do Don Sebastiano Giuliani voti 12
Sante di Andrea Barsi voti 11
Dott:e Pellegrino Brunicardi voti 10
(Onde è stato nominato, ed approvato per acclamazione mediante alzata a Presidente il Brunicardi)
Si è proceduto poi alla nomina di un Tesoriere da scegliersi fra i tre candidati parimente a schede segrete, e fatto lo spoglio come sopra, si è riscontrato quanto appresso:
Don Sebastiano Giuliani   voti 12
Sante Barsi voti 1
Sicchè è stato proclamato, e approvato tesoriere il Giuliani.
Attesa poi la rinunzia di Deputato fatta da Antonio Marchi il seggio è stato dichiarato sciolto  siamo venuti alla nomina di un nuovo Deputato nella persona di Pellegrino di Antonio Marchi, quale è stato approvato con voti 12 affermativi, e nissuno in negativo.
Di poi dal seggio è stata dichiarata sciolta la seduta. Firmati componenti il seggio:
Don Salvatore Giuliani, Dott:e Pellegrino Brunicardi, Luca Marchi”

[84] A.F.M. – doc. N° 5/Campanile Pieve
Comunità dei Bagni di Lucca – oggetto: campanile della Pieve di Controne - li 14 maggio 1869, Ill.mo Signore Sig:re Delegato Municipale di Contr: Pieve.
Per corrispondere alle richieste fattemi dall’Economato Generale di Firenze, con lettera 12 andante, relativamente alla Domanda del sussidio per campanile della Pieve di Controne, mi occorre conoscere, con sollecitudine, la somma che può approssimativamente occorrere per la ultimazione dei lavori al campanile pre:o. Il Sindaco”

[85] A.F.M. – doc. N° 6/Campanile Pieve - [Minuta scritta a matita]
“Ill:mo Sig. Sindaco - Pieve di Cont: a di 14 Maggio 1869 Essendomi stata, dal Deleg: municip: di questa Pieve, partecipata una lettera, con la quale V: Sig: Ill:ma fa conoscere che, finalmente alla domanda del sussidio pel compimento dei lavori da farsi al campanile della sunnominata Pieve l’Economato Generale di Firenze richiede di conoscere la somma che approssimativamente può occorrere per la ultimazione del lavoro. Le facciamo noto che essendoci fra noi tre sott: (scritti) concertati, e fatto esaminare da persone pratiche il lavoro da farsi, è stato giudicato occorrevi tuttavia la spesa di circa 5000 lire. Si potrà però avere qualche risparmio prestandosi, come si è anche in passato prestata la popolazione tanto nei trasporti dei materiali e altro, come aver risegato le feste, e  procurare tutti i  risparmi possibili, come potrà rilevare dal processo verbale che accludiamo, giacchè il sunnomi:to Delegato ci dica, a nome del Sig. Segretario che a suo tempo spedimmo non è stato trovato in cotesto Ufficio.”

[86] Variante ant. di opera. In Toscana, è forma tuttora preferita a opera per indicare il lavoro dei campi a giornata e i braccianti agricoli assunti a giornata.

[87] A.F.M. – doc. N° 7/Campanile
“Ill:mo Sig: Sindaco
La deputazione eletta per la costruzione del nuovo Campanile di questa Pieve avrebbe stabilito di intraprendere il lavoro del campanile anzidetto nel venturo Maggio corrente, e per procurare tutti i risparmi possibili, di consenso con la Popolazione, avrebbero idea d’impiegare in detta lavorazione o tutte o parte delle opre che gli utenti delle strade vicinali debbono dare nel prossimo maggio, giacchè per restaurare dette strade basterebbero l’opre da darsi nel settembre. E’ ben vero che nella azione lavorazione fatta l’anno scorso la Popolazione si prestò volontariamente per i trasporti, e per la manovalanza, dimodochè pochi manovali furono pagati, ma facendo così si avrebbero, senza pregiudicare al restauro delle strade, i manovali necessari, che non pochi ve ne abbisogneranno, tanto più che s’è stabilito di cuocere ancora una calcinaia. E’ per questo che per secondare la volontà della Deputazione, e del Popolo noi sottoscritti facciamo istanza che sia dato il permesso d’impiegare le dette opre come sopra, mentre col più profondo ossequio abbiamo l’onore di protestarsi della Sig: V: Ill:ma Umil:mi Servi
Pieve di Controne 18 marzo 1870”

[88] L’economia delle comunità di montagna portava ancora a metà ‘800 allo sviluppo di forme produttive autonome e tra queste la produzione artigianale della calce, che avveniva “cuocendo” ad alte temperature frammenti di roccia calcarea. Venivano preparate delle fornaci costituite da una camera di calcinazione circolare, in parte scavata nel terreno ed in parte emergente a forma di cupola, rivestita internamente con pietre refrattarie. Quindi si caricava il forno con pietre calcaree e lo si alimentava in continuazione giorno e notte per circa una settimana con fascine di legno per ottenere la “calce viva”, che dopo lo spegnimento con acqua, poteva essere impiegante quale legante nelle murature. 

[89] A.F.M. – doc. N° 8/Campanile
N° 421 - Li 29 marzo 1870
“Comune dei Bagni di Lucca – Oggetto Campanile della Pieve di Controne – Sig. Luca Marchi Pieve di Controne
Questa Giunta Comunale nella seduta d’ieri ha dichiarato la propria incompetenza a decidere sulla domanda della Onorevole Deputazione per la costruzione del Campanile della Pieve di Controne in data 19 cadente, colla quale chiedevasi che gli utenti delle strade vicinali fossero costretti a prestare le opere in natura per la costruzione del Campanile suddetto.
Pel Sindaco – L’Assessore G. Pieri”

[90] A.F.M. – doc. N° 9/Campanile
“Convocata, ed adunata il 24 dello scorso Aprile la Deputazione detta dai capi di Famiglia per la costruzione del nuovo Campanile di questa Pieve: sentito prima il sentimento dell’Ill:mo Sig: Cav: Sindaco di questo Comune, fu esposto il progetto che l’opera che tutti gli utenti delle strade vicinali devono dai 16, ai 60 anni dare in quest’anno nel mese di Maggio al restauro delle strade duc:li, la diano in vece al lavoro dell’anzi detto Campanile: riservando per il restauro delle strade l’opre da darsi nel venturo Settembre.
Ne fu passato il partito, e fu vinto all’unanimità.
Sicchè gli utenti stessi saranno avvisati dai Si:i Deputati di ciascuna Villa del giorno in cui dovranno dare la sua giornata da da combinarli con i suddetti.
P[ieve] Cont:e 1 Maggio 1870”

[91] Borgo, villaggio o frazione.

[92] A.F.M. – Lett. A / lett. 11 -  Lett. Carolina Marchi (Pieve di Controne) alla sorella Caterina (Livorno ) – 3 Marzo 1883
“[….] Alla Pieve le campane non sono ancora fatte. Dopo il terribile lavoro di quel Diavolo del campanile, che mi ha affaticato mente, cuore, gambe, scarpe, cappello e tutta la batteria, ho bisogno di un poco di riposo; però non aderà molto a lungo che si sentirà echeggiare per le amene  valli della Controneria e della Val di Lima i sonori rintocchi delle campane del nostro paese natio [….]”

[93] Gli Economati generali dei benefici vacanti furono istituiti nel 1860, estendendo al Regno d'Italia gli ordinamenti piemontesi che prevedevano l'intervento dello Stato nell'attribuzione dei benefici ecclesiastici. Costituiti a somiglianza dell'Economato di Torino, gli Economati generali dei benefici vacanti avevano il compito di amministrare i benefici ecclesiastici nel periodo di vacanza del rettore e di vigilare sull'amministrazione dei benefici stessi, delle chiese, delle pie istituzioni annesse, nonché dei culti acattolici e israelitico. Gli Economi generali dipendevano dal Ministero di Grazia e Giustizia.

[94] A.F.M. – Giuseppe militare / lett. 9 bis 2 -  Lett. di Luca e Agnese Marchi (Pieve di Controne) al figlio Giuseppe militare (Ancona) – 17 luglio 1875
“[….] Pel Campanile si sta sperando un sussidio dall’Ufficio dei benefizi vacanti, ma le cose lunghe diventano serpi  [….]”.

[95] A.F.M. – Arcangelo / lett. 10 -  Lett. di Arcangelo Marchi (Stunarda [?]  ai Genitori (Pieve di Controne) -5 Aprile 1874
“[….] Mi farete sapere se [h]anno incominciato a rilavorare al campanile, e se quelli di Geppino sono partiti, e qualche cosa del zio Domenico e del zio Pietro, e se vi sono stati i disciplinatori per il giovedì Santo e tutte le novità di costà, [….]”
I disciplinatori o flagellanti facevano parte della «compagnia dei disciplinati di Cristo», un movimento religioso sorto nel XIII sec. caratterizzato dalla pratica dell'autoflagellazione in pubblico, in segno di penitenza.
“[….] Lo strumento usato per la disciplina era formato da cordicelle alle cui estremità eran delle spillee delle lame. [….] Da principio venivano usate le lame. Quando la carne si era arrossata e ben tumefatta, venivano usate le spille. Il sangue usciva abbondante da un corpo così preparato. [….] “PIEVE DI CONTRONE – note storiche”, Sac. Elio Carlotti, dicembre 1971, pg. 40.
Il Comune del Bagno proibì tale pratica nel 1824, l’autorità religiosa nel 1857, ma a Pieve di Controne tale pratica cessò solo agli inizi del ‘900]

[96] A.F.M. – Lett. BB / lett. 23 -  Lett. di Agnese Marchi (Pieve di Controne) alla figlia Caterina (Livorno) – 17 Aprile 1882
“…Mi dici che ti senti un poco debole …  puoi dire ai tuoi Signori che ti diano il vino perche se lo devi comprare ne beverai poco di certo vorrei dirti tante cose ma te ne diro quando vieni allora troverai il campanile cresciuto.....”

[97] “…. Nel 1882 si riprese per l’ultimo balzo e il 9 agosto di quell’anno fu coperto …” - Sac. Elio Carlotti, “PIEVE DI CONTRONE – note storiche”, dicembre 1971, pg. 30.

[98] A.F.M. – Arcangelo / lett. 42 bis - Lett. di Arcangelo Marchi (Dresda) alla sorella Carola (Pieve di Controne) – 21 settembre 1883
 “….. Mi hai fatto molto piacere di farmi sapere le nuove di costì, e con piacere sento che e fatto il campanile, e che fanno de doppi bellissimi, quando torno ne anderò a fare uno anco io …..”

[99] Ad ulteriore conferma dell’ anno 1883, come istallazione delle campane, vi è tale data riportata sulle due piccole campane rimosse nell’intervento di restauro del campanile da poco effettuato.

[100] fusioni di campane” -  Sac. Elio Carlotti, “PIEVE DI CONTRONE – note storiche”, dicembre 1971, pg. 30.

[101] A.F.M. – doc. N° 6/bis /Chiesa Pieve
“A di 9 Settembre 1839
Io sottoscritto avendo visitato l’oro[lo]gio pubblico della Sezione della Pieve di Contr. Per ordine del Sig. Presi:e ed avendolo ritrovato avere bisogno di due rocchetti alla parte del tempo, quattro grani di ottone per rifare le palmole [Nelle costruzioni meccaniche, sinonimo di camma] all’asta del tempo, pulitura di tutto lire quindici. Segnato = M.o Filippo Colani – Per la copia conforme il Segretario Comunale.” 

[102] L'assunzione di Maria in cielo è festeggiata nel calendario cattolico il 15 agosto ed è una ricorrenza particolarmente sentita dalla popolazione della parrocchia della Pieve di Controne, anche in considerazione che la chiesa è oggi dedicata a S. Giovanni Battista e a Maria SS.ma Assunta.

[103] La devozione verso l’altare del SS. Crocifisso era molto sentita in tutta la parrocchia e la festa che veniva celebrata il Venerdì dopo Pasqua era particolarmente solenne, inoltre “[….] Più volte durante l’anno la sacra Immagine è scoperta solennemente secondo l’intenzione di qualche pia persona. [.…]”, scrive a pg. 25 il pievano Carlotti nella pubblicazione già citata. A riscontro di tanta devozione è il brano tratto dalla lettera di Arcangelo Marchi della nota n. 98 : “ [….]vorrei fare scoprire il SS. Crocifisso, e ora già che ci sono le campane un bel doppio. Allora sono a pregarti volerti prendere l’incombenza di pensare a tutto tu, poi mi farai sapere quanto ci vuole che ti spedirò i denari. Mi farai sapere il giorno che verrà scoperto che ho piacere di saperlo. [….]”.
La circostanza che la “bella funzione del SS. Crocifisso” sia stata fatta in un giorno diverso da quello canonico sottolinea quanto sopra riportato.

[104] A.F.M. – Lett. C / lett. 11” -  Lett. Carolina Marchi (Pieve di Controne) alla sorella Caterina (Livorno ) – senza data.

[105] Il restauro modernamente inteso nasce verso la fine del ‘700, alla riscoperta delle antichità greche ed egizie. Questo passaggio fondamentale della conoscenza dell'arte antica porta anche a un cambiamento nel rapporto con le opere del medioevo. Nell’ottocento si hanno due tendenze: quella che prescrive la distinguibilità dell'intervento integrativo rispetto alla parte preesistente e l’altra secondo cui il restauratore deve immedesimarsi nel progettista originario e integrarne l'opera. Nel XX sec.  a base del restauro sono i principi dettati dal documento internazionale “La Carta del Restauro di Atene”  del 1931 fra cui il primo è “evitare restituzioni integrali dell'opera”.
[106] Elemento verticale tra il capitello di una colonna e l'imposta dell’ arco.

[107] Limitate.

[108] Basiliche mediovali della provincia lucchese: la guida inedita di Enrico Ridolfi (1828 – 1909), a cura di P. Bertoncini Sabatini, Silvana Editoriale 2003 – pg 174.

[109] Il Pardini interviene su un intonaco già esistente: “[…] Venne ripresa in vari punti la scialbatura interna […] La scialbatura interna della chiesa risale a qualche secolo avanti [l’intervento del 1839] resa necessaria dalle bozze logore dal tempo e in diversi punti venute a mancare del tutto. Su questa scialbatura antecedente si dava una mano di calce per purificare la chiesa, poiché allora, nella navaata destra vi erano diverse fosse comuni per le sepolture. [….]” - Sac. Elio Carlotti, “PIEVE DI CONTRONE – note storiche”, dicembre 1971, pg. 22.

[110] Nelle carte esaminate e in particolare nell’elaboratoper mano dell’arch. Pardini Dettaglio, e stima dei lavori da farsi per riparare, e ridurre a più decente aspetto la Chiesa Pievanile della Sezione di Controne” non compare la voce riportata.

[111] L’ordine architettonico impiegato nei templi di Paestum è quello dorico, dove la base della colonna è mancante.

[112] Basiliche mediovali della provincia lucchese: la guida inedita di Enrico Ridolfi (1828 – 1909), a cura di P. Bertoncini Sabatini, Silvana Editoriale 2003 – pg 177

[113] “[….] Verso il 1831 [l’altare del SS. Crocifisso] fu rovinato da un fulmine, che, dopo aver colpito il campanile, penetrò in chiesa [….]” - Sac. Elio Carlotti, “PIEVE DI CONTRONE – note storiche”, dicembre 1971, pg. 23.

[114] Il Ridolfi individua la posizione delle navatelle della chiesa tenendo le spalle rivolte all’altare e quindi in maniera inverso rispetto alla facciata vista dall’esterno.

[115] Basiliche mediovali della provincia lucchese: la guida inedita di Enrico Ridolfi (1828 – 1909), a cura di P. Bertoncini Sabatini, Silvana Editoriale 2003 – pg 175

[116] A.F.M. – doc. N° 6/Chiesa Pieve - vedi nota n. 38.

[117] A.F.M. – doc. N° 10/Chiesa Pieve - vedi nota n. 39.

[118] Ibidem

[119] Ibidem

[120] A.F.M. – doc. N° 12/Chiesa Pieve - vedi nota n. 52.
[121] “ [….] Anche il campanile (che ora più non consiste, ma vien ritratto qual era dal disegno) aveva forme tozze, e disformi da quelle dei secoli anteriori o vicini al mille [….] “ - Basiliche mediovali della provincia lucchese: la guida inedita di Enrico Ridolfi (1828 – 1909), a cura di P. Bertoncini Sabatini, Silvana Editoriale 2003 – pg 176

[122] “ [….] sembra apparir chiaro che la chiesa abbia avuto dal lato del fronte attuale una aggiunta di quatto metri, comprendente cioè tutta la prima arcata, sulla quale da un lato innalzavasi il campanile; osservazione che viene anche appoggiata anche dalla diversa costruzione interna, avendo già detto come la prima arcata poggi su due pilastri, e non sopra colonne come le rimanenti [….]” - Basiliche mediovali della provincia lucchese: la guida inedita di Enrico Ridolfi (1828 – 1909), a cura di P. Bertoncini Sabatini, Silvana Editoriale 2003 – pg 178

[123] “ [….] l’ampliamento di essa [chiesa] del lato della presente facciata, in tempi assai discosti dal mille, e forse fuori ormai de secoli mediovali [….] “ - Basiliche mediovali della provincia lucchese: la guida inedita di Enrico Ridolfi (1828 – 1909), a cura di P. Bertoncini Sabatini, Silvana Editoriale 2003 – pg 176
[124] A.F.M. – doc. N° 10/Campanile Pieve - vedi nota n. 82.

[125] A.F.M. – doc. N° 3/Campanile Pieve – vedi nota n. 84.

[126] “PIEVE DI CONTRONE – note storiche”, - Sac. Elio Carlotti, dicembre 1971, pg. 29.



6.) APPENDICE: riproduzione documenti e fotografie

- La facciata originaria e quella attuale:       pg. I

- Tavole di progetto e computo metrico estimativo del restauro della chiesa, redatti dall’arch. Giuseppe Pardini:      pgg. II – III - IV

- Volte a crociera della navata centrale e laterale della chiesa:
   pgg. V – VI

- Disegni della chiesa del pittore Enrico Ridolfi:        pgg. VII - VIII

- Facciata della chiesa del 1901:            pg. IX

- Popolazione dei primi del ‘900 davanti alla chiesa:     pg. X

- La chiesa e il nuovo campanile:     pg. X

La facciata originaria, investita da una frana, a cui è stato addossato il nuovo coro e lateralmente la sagrestia.
Le strutture aggiunte risultano assai rozze rispetto a quelle dell’antica fabbrica. (Tav. I)
 
La facciata attuale che, rispetto alle condizioni in cui si trovava al momento dell’intervento di “restauro” del 1839, ha subito l’abbattimento del vecchio campanile.(Tav. I)
[si confronti con il disegno del Ridolfi  alle tavv. VII, VIII]
                                




Tavola di progetto a firma dell’arch. Giuseppe Pardini (archivio famiglia Marchi)
“Progetto di modificazione da farsi nell’interno della Chiesa Parrocchiale della Pieve di Controne” (Tav. II)


Tavola di progetto a firma dell’arch. Giuseppe Pardini (archivio famiglia Marchi)
“Progetto di un altare elevato da eseguire nella Tribuna della Chiesa Parrocchiale della Pieve 
di Controne”  (Tav. III)

Computo a firma dell’arch. Giuseppe Pardini. (archivio famiglia Marchi)
Dettaglio e stima dei lavori da farsi per riparare, e ridurre a più decente aspetto la Chiesa Pievanile della Sezione di Controne.” (Tav. IV)

Interno - Volte a crociera della navata centrale.
“Le volte a crociera nervata, di cui quelle della navata centrale intensamente colorate con cielo stellato e con policromi disegni geometrici che sottolineano le costolature, le ampie finestre circolari …” (Tav. V)

Interno - Volte a crociera della navatella laterale destra.
Le volte a crociera delle navate laterali sono più austere dal punto di vista cromatico, essendo colorate in tinta chiara nelle vele e in grigio scuro sulle costolature. A differenza della volta centrale in queste navate è ben leggibile la tipicità della struttura a crociera costituita dalla intersezione di due volte a botte, impostata su un'area quadrangolare e caratterizzata da quattro archi 
sui lati perimetrali.
 


Enrico Ridolfi, Disegno, Pieve di S. Giovanni Battista a Controne, matita e acquerello su cartoncino grigio, mm 274 x 199. (A.S.Lu., Fondo Stampe n. 662, tavola XIX)
In alto è rappresentata la vecchia facciata con l’apposizione del coro dopo l’inversione dell’ingresso. In basso a sinistra le colonne e gli archi della navata centrale e a destra la
 nuova facciata con il vecchio campanile, come era stato osservato dal pittore Ridolfi 
prima dell' abbattimento.

Enrico Ridolfi, Disegno, Pieve di S. Giovanni Battista a Controne
- A) Lunetta della porta chiusa laterale”, matita su cartoncino azzurro, 
mm216x146. (A.S.Lu., Fondo Stampe n. 664, c. 10r)
Enrico Ridolfi, Disegno, Pieve di S. Giovanni Battista a Controne

Veduta della facciata. Disegno a matita e acquerello su cartoncino grigio, mm 274 x 199. (A.S.Lu., Fondo Stampe n. 662, tavola XIX)

Schema di capidello dorico 

A) Gli schizzi relativi ai capitelli e la descrizione fatta dal Ridolfi, riportata nella nota N° 22, assimilano il termine della colonna della chiesa al classico ordine dorico, naturalmente con la rozzezza che caratterizza il tempo in cui furono realizzate. L’accostamento è poi sottolineato dall’intervento che il Ridolfi ritiene essere stato realizzato nel 1839 di eliminare le basi delle colonne per riportarle al detto ordine dorico, che ne è privo..
B) Lo schizzo della facciata della chiesa è la base su cui il Ridolfi la disegnerà di nuovo in forma computa sul cartoncino sopra riprodotto, assieme al colonnato della navata e alla parte absidale. 
Foto della facciata – anno 1901 (archivio famiglia Marchi) (A)



Dedica: “Alla mia cara zia Caro:la suo affe:mo n.[ipote] Mario oggi 21 Agosto 1901 MarioMarchi” (B)
Particolare (C) 


Foto di gruppo davanti all’ ingresso della chiesa – inizio 1900 (archivio famiglia Marchi)

La chiesa e il nuovo campanile – anno 1971 Fotografia tratta dalla copertina della 
pubblicazione “PIEVE DI CONTRONE – note storiche – Sac. ELIO CARLOTTI”