sabato 31 agosto 2013

LUCA MARCHI, UNA FIGURA DI EMIGRANTE LUCCHESE



Luca Marchi, una figura di emigrante lucchese
appartenente alla old migration, migrazione nella età delle rivoluzioni (rivoluzioni politiche, nascita degli Stati nazione, prima decolonizzazione, rivoluzione industriale, inizio rivoluzione demografica).


Luca Marchi

Agnese Giambastiani Marchi

Brevi cenni biografici.
Luca Marchi nasce nel 1798 alla Pieve di Controne, frazione montana del Comune di Bagni di Lucca, da una vecchia e agiata famiglia. Oltre a ricoprire a lungo la carica di Presidente della Sezione del paese e di Delegato Municipale della Comunità di Bagni di Lucca, cura il patrimonio di famiglia, costituito da terre e mulini, e cerca di accrescerlo investendo nella industria della seta. Oltre alla filanda di Pieve di Controne ne acquista nel territorio di Pescia, allora terra del Ducato di Lucca, dove conosce Agnese Giambastiani (1820 - 1885), che sposerà nel 1838.
Dall’unione nascono sette figlie una di seguito all’altra, Elvira, Carolina, Diomira, Caterina, Giuseppina, Chiara e Assunta e (finalmente) tre maschi, Arcangelo, Giuseppe e Pietro. A seguito della crisi attraversata dal commercio della seta, Luca Marchi va incontro a un vero e proprio fallimento economico, a cui il cugino, avv. Bartolomeo Brunicardi, cerca di rimediare, ma con scarsi risultati essendo obbligato a vendere gran parte del notevole patrimonio del parente.
Davanti alle continue e crescenti richieste dei creditori e non riuscendo più a sopportare che il patrimonio di famiglia sia alienato giorno dopo giorno, Luca Marchi decide di partire alla volta delle Americhe per fare “fortuna”, come tanti suoi paesani avevano fatto e hanno continuato a fare fino a non molti anni fa. Nel 1857 il nostro arriva a Bahia Todos de Santos in Brasile e intraprende il mestiere di figurinaio, che in seguito abbandona per dedicarsi al commercio di oggetti in legno e in oro, ritenuto più redditizio.
Durante la sua permanenza all’estero intrattiene una ampia corrispondenza epistolare con la moglie Agnese e con il cugino Brunicardi, curatore dei suoi interessi disastrati in patria. Nelle lettere inviate, oltre a esprimere una struggente nostalgia verso la famiglia, descrive i costumi del Brasile, in quelle ricevute dalla moglie si trovano notizie domestiche, mentre negli scritti del Brunicardi sono ricordati alcuni eventi storici che portarono all’unità d’Italia.
Ritornato in patria, presumibilmente nel 1863, trascorre nel paese di Pieve di Controne gli anni che gli rimangono fino alla morte avvenuta nel 1876, assistendo all’emigrazione di due suoi figli, Arcangelo e Pietro, e nel cruccio di non aver potuto recuperare i beni venduti per far fronte al fallimento subito nel commercio della seta.

Analisi della figura.
Luca Marchi è una figura di “proprietario fondiario-imprenditore” tipica della fase della protoindustrializzazione, che organizza una lavorazione di seta collegata alla sua proprietà agricola a gestione mezzadrile, acquista fabbricati industriali anche nel Pesciatino e lavora per l’esportazione in Francia. La grave crisi che investe la produzione e la lavorazione serica, col tracollo dell’attività, lo spinge a tentare la via dell’emigrazione in America del Sud, in Brasile (la Lei das Terras brasiliana del 1850 doveva aver incoraggiato i flussi migratori verso quella destinazione), in solitudine e a 59 anni. L’attività di commercio di figurine di gesso e poi quella di commercio di oggetti d’oro non sembrano aver consentito quei guadagni che erano necessari a riassestare l’impresa e a ricostituire la proprietà fondiaria, che si era disarticolata in seguito al crollo economico. La forma mentis economica e la situazione personale orientano Luca Marchi verso un’attività di intermediazione commerciale, un’attività che,  probabilmente, per realizzare un reddito significativo, avrebbe avuto bisogno di una rete di supporti e conoscenze locali di cui non sembra disporre. Il modello migratorio è in parte ancora il “modello Robinson” in cui l’attività dell’emigrante è quella di un pioniere o “apripista” in un mondo sconosciuto, per comunicare col quale deve costruirsi da solo gli strumenti (come il vocabolarietto di pronto-uso italiano-portoghese). La sua emigrazione si configura comunque come una strategia inserita nel ciclo demografico ed economico familiare e, come tale, essa continuerà ad essere praticata nella famiglia dai due figli che si trasferiscono (temporaneamente)  in Germania, sempre per svolgervi attività commerciali. Tutto questo sembra però essere sufficiente per  conservare  il tenore di vita complessivo, che rimane quello di una famiglia della borghesia mediamente agiata, che può così, nella generazione successiva, realizzare un avanzamento sociale attraverso l’investimento nell’istruzione (i figli entrambi ingegneri).

Estratto dei documenti d’archivio Marchi.
Luca Marchi durante la permanenza in Brasile mantiene i contatti con la famiglia, in particolare con la moglie, e col cugino avv. Brunicardi. Nelle lettere di Luca, oltre all’interessamento verso i propri cari, la nostalgia della patria e la preoccupazione per il patrimonio terriero, che viene progressivamente alienato per far fronte ai debitori, si trovano descrizioni della vita che deve condurre e dei costumi del Paese che l’ospita. Le missive di Agnese sono quasi tutte rivolte a dare notizie rassicuranti sui figli e sull’andamento della casa, mentre quelle del Brunicardi vertono prevalentemente sulla cura degli affari, ma sono intervallate da note sulla situazione dell’Italia e del Ducato di Lucca. Le lettere sono mal conservate perché le missive di Luca sono in brutta copia su carta scadente e scritte con un cattivo inchiostro, mentre quelle della moglie e del cugino sono state conservate in ambienti non idonei.

Di seguito sono riportati:  -   brani delle trascrizioni delle lettere scambiate fra le parti;
-       il rudimentale vocabolario italiano – portoghese;
-       il passaporto dell’Impero Brasiliano.


Lettere da Luca Marchi:
 [oggetto: gioia di ricevere posta dalla moglie – notizie sulla vita che conduce in Brasile]
- Agnese Carissima Bahia / Gennaio 1858
La tua lettera…………......... trovata alla posta il 1:mo di Gennaio di quest’anno 58 e non so spiegarti qual contentezza mi abbia recato il vedere la prima volta il tuo carattere dopo tanto tempo che dimoro lungi da te e dalla amata famiglia. Se io mi lagnavo di te nella lettera che scrissi all’avv:o credei aver ragione, perché mai ho avuto alcuna tua lettera, ameno della sopraddetta nella quale mi fai sapere che ne hai scritte altre due, le quali per quante ricerche abbia fatte non ho potuto trovare. ……………………………………………………………………………………………………
Credimi Agnese che col non vedere i tuoi caratteri machinava in me molti pensieri, e dicevo a me stesso la mia moglie è sdegnata con me, e ne ha ragione, ora che conosce il dissesto della famiglia, e si trova negli imbarazzi, ma non considera che io per vedere se posso rimediare in qualche cosa alla mia famiglia mi sono esposto, e mi espongo ai travagli, e alle privazioni ……………………………………………… Io dopo la mia malattia del Giugno sono stato sempre in buona salute ad onta ancora del continuo sudore che [incomprensibile] dalla mattina a sera. Circa il vitto quando sono in città vi è di tutto, pane cioè minestra, carne, vino, sebben tutto è caro. Il vino vale due franchi la bottiglia, il pane circa mezzo franco la libbra, ci è persino l’uva, ma tre franchi la libbra. Quello che è che cinque paoli qui si considerano come un paolo nei nostri paesi, e poi ti basti questo che un immagine alta circa un mezzo braccio si vende anche 20, e 25 paoli. Si guadagna più che in Italia chi ha giudizio e voglia di faticare, ma si spende molto. Io ho dovuto spendere in rivestirmi e in scarpe, perché quando sono in campagna si marcisce camicie, e calzoni col sudore, e con dormir vestiti e malamente, perché nel Brasile non costumasi letti, ma un bancaccio, o una rete.
Il vitto poi in campagna …..  [parte mutila] ……  che è farina…..  [parte mutila] ……] ma più grosso, chiamato manioca, questo grattano con un grattacacio, e riducono in farina, la qual farina [parte mutila] disfatta in acqua, o nel brodo di carne di bove seccato al sole o nel brodo del baccalà, questa farina è il cibo comune di tutti, e di questa ti danno in tutte le case, ove chiedi da mangiare e da dormire perché nel Brasile non ci sono osterie, ma tutte le case ti danno da dormire, e da mangiare della detta farina con carne o con baccalà senza olio s’intende, al più al più con fagioli che è assai buona, e se tratti di pagarli se ne offendono, e si fanno un sacro dovere di alloggiare i forestieri. Io la cavo bene con tutti tanto per vendere, come per mangiare, ma bisogna mangiare ciò che ti danno; anche a questo ha bisognato accostumarsi, e mangiare e chiudere gli occhi. Ti feci sapere ancora che la passo bene con questi …..  [parte mutila] ……  della Pietà. Ma talvolta Macario di Lucca che è stato anche in nostra casa mi chiede perfino una quantità di medaglie e di crocifissi. Qui la religione è cattolica, la lingua è quella del Portogallo. Quando arrivai non intendevo una parola, ora intendo, e mi faccio intendere. …….

[oggetto: notizie sul Brasile, “Gli abitanti del Brasile sono di cinque specie cioè veri neri ….” .- timori per le condizioni economiche della famiglia]
- Caro Cugino …… Bahia ………..  [parte mutila] ……
Il giorno 4 di questo mese, ed anno …..  [parte mutila] ……  il Pacchetto Inglese, e per il med:o ricevvi la cara vostra datata del 29 dello scorso novembre. Domani a 5 ore partirà di qui il Vapore amburghese, e per il medesimo vi mando la presente rispondendo punto per punto a quanto nella suddetta mi accennate. Vi parlerò in prima della lingua la quale non è, come voi credete, spagnola, ma è Portoghese, che è in gran parte somigliante alla spagnola, ed è misto d’italiana, e di Latina non molto difficile a parlarsi ed impararsi, ma per leggerla o scriverla ci bisogna una regola, perché per es. cabecha si scriverebbe in nostra lingua cabessa, che vuol dire testa. Io quando arrivai non intendeva una parola, ma ora alla meglio intendo, e mi faccio intendere. Il Brasile non ha lingua propria, e fu dei Portoghesi fino al 1636 nella quale epoca si liberò e si rese indipendente, e oggi è Impero. Gli abitanti del Brasile sono di cinque specie cioè veri neri che son come tizzoni, e sono i neri venuti dalla costa di Affrica: neri nati in luogo: mulatti che sono meno neri : Pardi che sono di … [illeggibile]…., e bianchi e un miscuglio di più sangui perché il bianco si giunge al Pardo, al mulatto al nero. Circa il lusso qui in Bahia è grande. Oltre belle carrozze che si vedono, …..  [parte mutila] ….. [se]bbene son poche le strade piane, il vestire è molto sfarzoso. Gli uomini quasi tutti [por]tano orologi d’oro con grosse catene, e sigilli [?], e vestiti di panni molto fini. ……..  [parte mutila] …… [don]ne vestite di seta, e con corgole [?], o siano pendenti, e catene, e maniglie di …[parte mutila] .. .. valore, e che cambiano a seconda dei tempi. Gran lusso nell’accompagnare …( mutila) .. al cimitero. Si pone il defunto in una ricca cassa, e questa si pone sopra una ……..  [parte mutila] ….. tutto a bella posta, e tirata da sei cavalli, e quindi viene accompagnata ……..  [parte mutila] ….. .. da 10, da 20, e più carrozze piene dei parenti ed amici. Qui vi è …..  [parte mutila] ….... gran musica, molti piani forti e vi è ora al Teatro una compagnia di lirici ……..  [parte mutila] …. .. ricevono molti encomi. Le fabbriche moderne sono sul gusto europeo …..  [parte mutila] …..  Le antiche tutte a un solo piano e questo è il terrestre. Le case ….. [parte mutila] ….. campagna sono peggio delle nostre capanne dell’Albereta. Il Brasiliero è pigro e non lavora. ……..  [parte mutila] …..  parlate del Rum. Qui lo si fa del cascias [?], che è una specie della nostra [acq]uavite, ma fatta con l canna del zucchero. Trovasi il rum ma molto caro [per]chè viene da Portogallo. Trovasi tutto ma a caro prezzo. Ieri col Sig: Gaudenzio presi un sorbetto. Venne avanti [?] dalli stati uniti una barca di gelo. Vidi una quantità di mele che vendevano mezza patacca ossia mezzo franco all’una. Circa a ciò che mi dite di mia moglie sebbene nella lettera che mi ha scritto non mi fa conoscere nulla di [?] con voi quello che mi scrivete, vi prego a saperla scusare. Veramente a quello che sento sono andati via  tutti i migliori campi che posside [?], e è rimasta dirò le sgrinze, e non so come raccoglieranno per vivere ……………….

[oggetto: notizie sul Brasile: “… perché in questa Provincia, sebbene i Cappuccini gli benedicono [le immagini sacre], i Vicari, ossia i Parrochi Brasilieri non ne vogliono sapere …  - Il costo della vita]
Caro Cugino Bahia 5 aprile 1858
Il 1:mo corr:e giunse qui il Vapore Inglese che andò al Rio, e qui si riaspetta il 18 il quale portò la vostra lettera datata 20 Febbr:o p: p: La quale trovai alla posta il 3 perché il 2 giorno del venerdì S: (Santo) non si apre la posta. Qui siccome La Legge del Cristianesimo è la stessa che da noi, eccettuate alcune modificazioni, come per esempio nella quaresima  [parte mutila] .. …. Così tanto nell’ecclesiastico che nel civile si ha riguardo ai giorni Santi. Si fa.. ……[parte mutila] ... in alcune Chiese belle funzioni e il Giov[edì] S[anto] belli e ricchi Sepolcri, il Venerdì di sera si fa una bellissima processione nella Chiesa dei Padri di S. Francesco …………………………………...
 La sunnominata vostra lettera mi fece molto consolaz:e seortendo [?] il buono [stato] di salute vostro, della vostra carissima moglie, fratelli, di P. Luigi, P. Agostino, ………[parte mutila] ... mutila)…… famiglia, di mia moglie, della quale avrei con piacere visto i caratteri, è vero che saprà poco mettere in carta, ma pure sa scrivere per poco, ……[parte mutila]una linea scritta nella vostra fa molto piacere. 
Mi è dirò quasi impossibile lo scrivervi una volta il mese come mi dite perché bisogna profittare dell’incontro del vapore, e io torno pochi giorni in Bahia da dove vado e torno sol per provvedere gli oggetti che rivendo e sito fuori qualche volta anche un mese perché vado lontano anche 40, e 50 leghe. E’ già qualche mese che sono in società con Tonino Lucchesi di Pian di Fiume, ed ho lasciato di fare, e di troccare  immagini di gesso, perché in questa Provincia, sebbene i Cappuccini gli benedicono, i Vicari, ossia i Parrochi Brasilieri non ne vogliono sapere.  Il Popolo gli presta cieca fede, e più di una volta e posso dire tutti ci siamo trovati a dover riprendere le immagini, restituire il denaro già ricevuto, e trovarsi a cattivi partiti, perché i Brasilieri quando hanno troccata  un’immagine la portano a far benedire al Vicario locale. Io ora vendo oro. …………………..........
Si guadagna alcuna cosa, ma rispendesi anche molto. Siamo venuti al Brasile in un cattivo anno. Tutto è caro, e manca a molti il denaro per comprare, perché bisogna che compriamo farina di manioca per mangiare, la quale è voluta perfino a regola di 11, e 12 scudi il sacco di nostro peso. Non posso adesso mandar danaro, perché pagando l’oro che levo ho il risparmio dell’8 per cento del valore, e perché intendiate se levo per 100 scudi, prendendo a fido pagasi 100, pagando a vista pagasi 92. Sicchè mi bisogna di danaro, e Tonino ne ha meno di me, che con tute le disgrazie che ha avute non mi lamento, giacché più che a Controne ne ho guadagnato di certo, a forza però di gran sudore, e travaglio. Per ora mi trattengo qui in Bahia non so poi in seguito.  ……………………………………………………………………………………………………………………..
Niente di rimarchevole qui per ora in Bahia. Vi fù un mese fa un sollevamento, che tosto fu sedato dalla truppa che aveva l’ordine di fare fuoco, e furono arrestati molti, e mandati al Rio. Il Popolo chiedeva il ribasso della farina e degli altri generi, come la carne che è a 14, e 16 vinten e d’altro. Tratto  di carne di Bove, e vacca magra, e nulla buona e così di porco. La catone di castrato, qui chiamano carneroqualchematsi [?] l’anno venduta fino ai 24 vinten. Il più a buon mercato è il baccalà che vendesi 7, e 8 vinten. Il vino a trentadue, 40 e 2 mille Rey cioè 5 vinten alla bottiglia: bottigliacia delle nostre nere e la maggior parte con vino dove è mischiato molto spirito.
Scrissi altra il 12 Luglio

[oggetto: notizie  “…. il Brasile parimente ha pianura, e monti, non alti come i nostri……”]
Cugino carissimo Bahia  11 Agosto 1858
Ieri ritornando dalla mia gita di 24 giorni di circa 30 Leghe da qui, i quali, ad eccezione di 4 che si fanno con vapore ho fatto a piedi, mi fu consegnata la vostra carissima datata ………………………………… Sono stato in luoghi dove è molto vaiolo, che qui chiamano verrica, ma per’ora ha principiato son pochi giorni dalle cime, ed ha attaccato piccoli e grandi, ed io son tornato in Bahia anche prima del tempo, perché un Brasiliano che sapesse che io fossi entrato in una casa di verruca come essi dicono, mi negherebbero l’alloggio, perché la tengono come una peste, una persona che sia entrata in una casa di verruca la fanno profumare.
Alla domanda che mi fate che desiderate sapere ove faccio le mie escursioni rispondo che dovete sapere che il Brasile parimente ha pianura, e monti, non alti come i nostri. Io da Bahia vado quando per il Sud, quando per il Nord; qualche volta imbarcandomi per uno dei 4 porti che son in giro: cioè [ mancante], che scrivesi Cochoeira; Santoamaro, Valenza e ve ne son……[parte mutila] ...... o anche altri, ma questi i più vicini. Da ……[parte mutila]….. per i monti dove sono poche villette ………[parte mutila] ... di 10 quale di 15 case. In qualcuno di questi paesi è la chiesa del Prete, ma son tanto rade che dall’una all’altra vi è distanza dove di 10, dove di 15, e dove di 20 leghe. Vi stava qualche casa nella macchia distante però l’una dall’altra 1, 2, 3 ed anche 4 leghe, e più. Noi si va di piè e qualche giorno si è camminato anche 7,8, e 9 leghe, e che leghe lunghe. Qui non vi è barrocci come nella Toscana. Solo in alcuni luoghi, ma rari costumasi alcuni carri che fanno salire per strade montuose con 20, 25, e 18 vacche. Non vi sono strade di ferro……………. …......................................
…………………………………………………………………………………………………………

[oggetto: notizie  - il ritorno in patria è rimandato - “Pure ho dovuto accostumarmi a tutto ….” – “Vogliami bene tu e la Famiglia”]
Agnese carissima Bahia 22 Marzo 1859
Io prevedo che questa mia lettera, in vece di averti di consolazione sarà di dispiacere sia a te, come alla Famiglia tutta, nel vedere cioè tornare alla Patria Tonino e non vedermi me in sua compagnia; ma credo che però tu ben rifletterai, e conoscerai il motivo per cui son venuto, e per cui mi trattengo all’America anche per qualche altro mese, che spero non saranno molti, ed è cioè per tentare la sorte se possa mettere insieme qualche denaro, onde per poter vivere qualche giorno in pace con la mia Famiglia se a Dio piacerà. Ben ti rammenterai quali giorni, e quali notti dovei passare dispiacenti, e senza prender sonno, e che non vedendo altro mezzo dovei prendere la risoluzione di venir qua in mia vecchiaglia, per tentar qualche fortuna, sebbene non posso dire di guadagnar molto, perché tanto il vitto , come i vestire, e pigione di casa tutto è caro…..…. [prosegue scrivendo di essersi messo in società con un lucchese di nome Lombardi] … è quello stesso che misurò in sua casa quando ebbi la febbre gialla , e quello stesso a cui mi aveva raccomandato il povero Luigetto prima di morire, e perciò ti posso assicurare che ha per me tutta la premura , è molto esperto nel commercio, ed è per questo che ho fatto la risoluzione di star con lui qualche mese, ma non creder già per questo che io voglia finire la mia vita nel Brasile, perché ho intenzione di presto rivedere, ed abbracciare la mia famiglia…………………………….[segue la descrizione della vita che conduce].................... ............
vado a cavallo e porto una rete dove dormo la notte perché è molto duro il dormire o su di una tavola, o in terra su di una stoia come si costuma da quasi tutti i Brasilieri. Qui non si costuma sacconi o materassi ……….Pure ho dovuto accostumarmi a tutto. A certi vitti ancora che nei primi tempi mi facevano nausea, e mi facevano solo il vederli uscire la fame, a tutto ci vuol pazienza ed accostumarsi.
Vogliami bene tu e la Famiglia, e sappiami perdonare. Tollera per qualche altro mese che non saranno molti. Un Cappuccino di Lucca chiamato Fra Macario mi dice che presto vuol tornare a Lucca. E’ probabile che si venga assieme , quando io abbia sistemato tutto. Saluta e abbraccia tutta la Famiglia, a cui comparto la paterna benedizione, mentre dandoti un caro abbraccio mi confermo
Tuo aff:mo Marito Luca
P.S. ora ho ricevuto la tua lettera

Lettere da Agnese Giambastiani Marchi :
 [oggetto: notizie  della famiglia – i figli chiedono del padre]
Pieve di Controne 28 Maggio1858
Consorte carissimo perdonami se ho ritardato a scriverti ho fatto per aspettare che fossero guariti i ragazzi che sono stati malati dal varolo che qui è stato in generale nei ragazzi.
In quanto ai raccolti il grano fece bene ma quello di colle lo segò il Magnani [il podere di Colle era stato pignorato nell’ambito del fallimento], della farina se ne raccolta 22 sacca con quella del mulinaccio, del olio me ne è toccato 6 fiaschi e qualche poco di quello lavato a frangere ……………  
[seguono altre notizie domestiche]
Caro Luca tutta la famiglia ti chiede anco una grazia che sia spero non ce la negherai che un padre e tanto amato dalla famiglia li possa negare[parte mutila]…. noi desideriamo il tuo felice ritorno.
Ti prego a tornare già che Iddio ci a conservato in salute e consola questa tua famiglia che tanto ti ama fino il nostro caro Pietrino chiede pappa, gli altri poi non te lo posso dire una mi dice mi sono sognata pappa e l’altra fate tornare pappa, Arcangelo dice quando torna pappa a dormire con lui ci vado io, dunque ti prego a tornare presto.
Scrivemi quando tornerai.
Tanti saluti da tutta la famiglia, da Maria Antonia e da tutti che tutte domandano di te. Addio caro Luca ti lascio, resto con salutarti caramente e sono tua affezionatissima consorte Agnese Marchi
Ti prego a mandarmi la lettera diretta a me
[Ricevuta da Luca Marchi il 14 Luglio 1858]

[oggetto: notizie  della famiglia e preghiera di tornare]
Luca carissimo Controne 26 Settembre1859
Mi scrive l’Avvocato [il cugino Bartolomeo Brunicardi] che ai primi di ottobre riparte per Bahia il Cappuccino fra Macario e che mi vedrebbe volentieri prima della Sua partenza sarebbe venuto qua sopra se la gita non fosse stata tanto faticosa. L’Avvocato mi invita per il giorno 28 del corrente mese con qualcuna del nostre figlie in casa sua dove sarà il detto Cappuccino, ho combinato e di andarci con Elvira che ci andiamo tanto volentieri per sapere meglio le tue nuove. Ho ricevuto la tua lettera con 6 napoleoni doppi, credevo di sapere il tuo ritorno come mi avevi promesso nel altra lettera che mi scrivesti nel gennaglio che dicevi di stabilire il tuo ritorno e poi mi scrivevi ti prego di scrivermi presto e farmelo sapere questa volta. Carolina lo messa al Borgo a imparare il mestiere di sarta e ci sta volentieri bene di salute come pure noi al presente si sta tutti bene di salute. Arcangelo ti aspetta e dice che stai troppo a tornare. Scrivemi presto ti prego e non ti scordare la famiglia che tanto desidera sapere le tue nuove. Tanti saluti dalla famiglia e anche dal nostro caro Pietrino .
Agnese Marchi


Lettere da Bartolomeo Brunicardi
[oggetto: Sono ricordati i moti mazziniani del 1859 a Livorno]
Cugino Cariss:mo
La graditisi:ma vostra del 5 aprile p.p. sia suppongo partita da Bahia circa il 20 di d:o mese mi giunse il 19 maggio successivo, e siccome ne conteneva una per Agnese (che subito rimisi al suo destino)
[di seguito il Brunicardi scrive che Luca Marchi fa bene a spedire le lettere attraverso i “vapori inglesi”, in quanto le linee portoghesi portano spesso ritardi e smarriscono la corrispondenza, come è avvenuto per il “Piaggia di cui vi parlai altra volta e a Giovanni Barsanti di Fiume”. Quindi rassicura circa la buona salute della famiglia Marchi: “tutti i suoi figli, tranne l’ultimo, sono quasi ristabiliti dalla malattia del vajolo che quest’anno ha qui serpeggiato non poco, ma che però è stato benigno.”]
Col 18 di maggio cessò di avere qui con la moneta lucchesi ad eccezione del quattrino, e del soldo che furono equiparati al quattrino, e al soldo toscano, e ad eccezione dello scudo che seguita a valere quanto il francescone. Non potete immaginarvi qual mal’umore abbia prodotto in tutto il Compartimento Lucchese questo ritiro, e abolizione della nostra moneta, e quale scombussolamento abbia portato per cui le maledizioni volano da ogni parte. Gli operai hanno fatto una coalizione esigendo di essere pagati a regola di soldo toscano per ogni soldo lucchese perché dicono che spendono di più, e che il paolo non è come prima di 15, ma di 13 soldi, e un quattrino. Molti si sono dovuti adattare a questa esigenza, ed io che come operajo di S.Frediano non ho voluto sottostare a questa pressione, mi sono veduto mancare lunedì scorso tre muratori, e 9 manovali che lavoravano dè restauri del campanile. 
Sono al solito occupatissimo, e non da molto abbiamo avuto a giusta corte una causa contro 25 individui ( uno dei quali di Vico Pancellorum) che nel 29 Giugn:o 1856 tentarono a Livorno una rivoluzione in senso repubblicano. Il dibattimento durò 30 giorni e [parte mutila]… con la condanna di nove alla morte; di 2 ad anni 12 di casa di forza; di tre ad anni …[parte mutila]…, sei ad anni 5 sempre della stessa pena; e con l’assoluzione di cinque.nel di 12 …[parte mutila]… avrà luogo il secondo dibattimento alla Corte Suprema di Collazione.
[di seguito il Brunicardi scrive delle condizioni della campagna: “Il ricolto di quest’anno si presenta bellissimo , e par proprio che la benedizione di Pio nono abbia portato i suoi effetti salutari anche alla nostra campagna. La malattia dell’uva però si è già presentata qua e là, ma in piccole proporzioni, e  si teme del suo scoppio fra il 16, e il 24 del corr.te, secondo il solito. Tutti però zolfarono attentamente.” ……]
Ho inteso con vero piacere i riti religiosi che mi descrivete, e l’osservanza del Cattolicesimo costì più forte che fra noi. Mi ha fatto pena la vita faticata che vi convien fare, e il pessimo cibo che vi serve di nutrimento. Dunque, abbandonati i Santi di gesso vi siete dato a vendere oggetti d’oro? Desidero vivamente che tal mestiere vi sia proficuo, e sentirò volentieri da voi avverato questo ardente mio desiderio. La carestia classica che mi descrivete mi fa però temere in contrario: e se fosse così perché non recarsi in altra terra meno infelice? Ma voi che siete sul luogo sapete come regolarvi.
[L’ultima parte della lettera è in gran parte mancante]
Crediatemi sempre vostro aff: cugino
Lucca 9 giugno 1858

[oggetto: Risorgimento italiano - un’Assemblea Gen:le, questa decretò la decadenza in perpetuo della famiglia di Lorena, e dette la Toscana al Regno Sardo …. - …. che una guerra che ha distrutto 70,000 uomini ebbe luogo fra il Piemonte alleato della Francia, e l’Austria…”]
Cugino Cariss:mo     Lucca 9 8bre 1959
Oggi soltanto mi perviene col mezzo postale la cara vostra del 25 Giugno p.p. cioè dopo tre mesi e mezzo. Invierò subito l’acclusa alla vostra Agnese con mezzo sicuro, e ritenete che domani, o dopo domani l’avrà nelle mani.
Riceverete unitamente a questa, altra mia lunga lettera del decorso 7bre che è tuttora in Lucca. L’una, e l’altra vengono da me consegnate, e raccomandate a Fra Macario il quale oggi è a Compito, né so ancora quando sia di partenza per costì, ma credo a brevi giorni. Sentirete dalla precitata mia quali monete io abbia ricevute, e come la lista o nota nella quale mi additavate il valore di esse sia andata smarrita. Voi però siete in grado di fare i conti con Fra Macario stesso, e pareggiarvi, ………[parte mutila]….., ma egli mi ordinò di passargli ………[parte mutila]….. moglie, e lo feci come vi ho detto. Ignoro però se ebbe intenzione di farle un regalo del proprio, o diversamente. Fatto è che io li ho segnati in debito e in credito, e la scrittura sta bene.
Niun dubbio che il Granduca Leopoldo abbandonò la Toscana il 27 Aprile andando in Austria; che creato un Governo Provvisorio, ed un’Assemblea Gen:le, questa decretò la decadenza in perpetuo della famiglia di Lorena, e dette la Toscana al Regno Sardo; che una guerra che ha distrutto 70,000 uomini ebbe luogo fra il Piemonte alleato della Francia, e l’Austria; che quest’ultima rimase perditrice; che furon fatti dei preliminari di pace a Villafranca, e si tratta ora la pace definitiva a Zurigo; che l’Austria cedette alla Francia, e questa al Piemonte tutto il Regno Lombardo fino al Mincio; che i Sovrani di Modena, e Parma han dovuto pure abbandonare i loro Stati; che anche la Romagna, ossia le Legazioni sono insorte contro il dominio temporale del Papa, e queste han fatta una confederazione con Toscana, Modena, e Parma per opporsi con le armi al ritorno di quei Sovrani; che niuna leva di soldati è stata fatta ne pare si farà; che il Re di Piemonte non ha per ora accettata la dedizione o fusione di d:te Provincie dell’Italia Centrale aspettando le determinazioni di un futuro Congresso europeo che pare sia per farsi a Bruxelles; che intanto si introducon qui le monete, i pesi, e le misure Piemontesi, e si sono inalzate le armi Sarde; che una Guardia Nazionale dai 20 ai 51 anni è stata creata, ma nelle sole città. Il …mutila… ve lo dirà il latore della presente, ma prima del Congresso non si potrà sapere la nostra sorte.
Posso ripetervi le buone nuove della vostra famiglia, e di quella del vostro aff:no cugino
B:meo Brunicardi

[oggetto: Risorgimento italiano - “…piuttosto che una lettera occorerebbe un volume se volessi narrarvi le vicende d’Italia del 1859 e 1860 ….”]
Cariss: Cugino
Avete ben ragione di dolervi nella casiss:ma vostra del 28 agosto p.p. (pervenutami il 24 cadente) della mancanza di mia lettera, ma sappiate che il 1860 è stato l’anno il più triste, e fatale della mia vita. Nel dì dell’Epifania la mia povera Rosina si ammalò di malattia nervosa, e gastrica dolorosissima, e le continuò per quattro mesi dopo i quali mi ammalai io, per il lungo patema d’animo sofferto, di un’antrace ossia vaspaio di cattiva natura che dovette essere operato dalla mano chirurgica. Dopo 40 giorni risanai, e allora si andò ambedue ai bagni di Montecatinino. Infrattanto ritornato d’America il vostro Compogno Tonino parlò del vostro ripatriamento, quale ci fu poi confermato da un altro giovine di Brandeggio reduce esso pure da Bahià .
[segue la descrizione del malore mortale della consorte]
La vostra lettera per Agnese nella mia fu subito da me spedita al destino col mezzo del mio frat.° Don Sebastiano che ora è a Controne . Ho aspettato qualche giorno a rispondervi sperando che mi inviasse una sua per unirla a questa, o mi facesse sapere qualche cosa da scriverla a voi ma nulla di tutto questo. State però tranquillo che tanto lei che tutta la vostra famiglia stanno bene. In quest’anno, grazie a Dio, i raccolti del grano sono stati buoni, e quello delle castagne promette benissimo.
 [seguono informazioni sui beni di Luca Marchi]
Piuttosto che una lettera occorerebbe un volume se volessi narrarvi le vicende d’Italia del 1859 e 1860. ………[parte mutila]….. mi limito a scrivere che la Toscana, il Modenese, il Parmigiano, e le Legazioni sono al di sotto lo scettro del Re Vittorio Emanuele; che in Firenze risiede oltre al Governator Gene.le, un Suo Luogotenente nella persona del Principe di Carignano, che il Gen. Garibaldi con una quantità grande di volontari (tra i quali anche Basilio Bartolomei figlio di Marco fuggito all’insaputa di tutti) conquistò la Sicilia creandosi Dittatore; che di poi si è impadronito di quasi tutto il Regno di Napoli non rimanendo a quel Re che 30 o 40 mila soldati fedeli, e le due fortezze di Capua e di Gaeta ove ha ora avuto luogo ad una battaglia; che le truppe Piemontesi sono entrate nelle Marche, e nell’Umbria combattendo contro le truppe Pontificie colla peggio di queste ultime; che il loro Generale in Capo Lamoriuera è adesso bloccato strettamente in Ancona e dovrà presto capitolare; che il Papa, cui non resta che poco territorio è sul punto di abbandonar Roma, e andar profugo, e pellegrino; che si vuole fare un’Italia unica; che però il partito repubblicano alza la cresta; che è nata mala intelligenza fra Garibaldi, e il Ministero Piemontese; che si parla con astereranza [?] di una lega offensiva, e difensiva dell’Austria della Russia, della prussica, e di tutti i sovrani della Germania, che il di 8 8bre deve aver luogo a Varsavia una conferenza fra queste Potenze in cui per primo articolo si dichiarerà guerra aperta alla rivoluzione; che in conclusione siamo in uno stato di incertezza, di timori, e di speranza da non sapere ove si anderà a finire, e quando si ricomporranno le cose.
Abbiate cura della vostra salute. Guadagnate onestamente molti danari, e dite al Lombardi che sua madre viene spesso in mia casa per sapere le notizie di lui, e però le scriva quanto prima.
Crediatemi sempre il vostro aff. cugino ed amico vero
Bar.mo Brunicardi
7 bre 1860

[oggetto: Luca Marchi ha avuto una perdita irreparabileRisorgimento: “…Le Provincie Papali delle Marche, e ….”]
Cariss: Cugino
La vostra cariss:ma del 28 9bre mi giunse il 27 Xbre, e come la mia precedente fu a voi di amarezza per la triste notizia della perdita irreparabile della mia direttissima moglie, così la vostra è stata a me di sommo sconforto, e dolore nel sentire quante disgrazie pecuniarie vi hanno in un medesimo tempo colpito appunto quando era maggiore il bisogno che la fortuna vi arridesse. Come mai fidarsi tanto di persone incognite in paesi si remoti? Avevate costì un buon amico, Fra Macario, (del quale neppur mi parlate) che poteva darvi degli ottimi suggerimenti. Perché non confidarvi con lui?
La cosa è così grave che io non ho creduto bene di parteciparla alla vostra moglie perché non ne muoia di dolore. Essa sta bene come tutta la famiglia. Fu da me poco fa a chieder danaro che io le detti. Non so più come andare avanti essendo in .………[parte mutila]….... piccola somma. Ho tirato innanzi con la speranza che al vostro ritorno sarei ripianato, ma le notizie datemi sono tutt’altro che consolanti.
Quando vi giungerà la presente saranno, io credo, già arrivati costì Tonino da Fiume, ed il Franceschi di Brandeglio detto Pisa. Io non vi scrissi col loro mezzo perché vi credetti partito. Scrissi bensì a Fra Macario, e al Console Sardo di Perlnamluno [Pernambuco, stato confinante con lo stato di Bahia, dove risiedeva Luca Marchi]. Mi premerebbe di poter ritirare di colà la eredità lasciata dal fu Valentino Barsanti (che così bisogna chiamarlo, perché Bernardo cui era stato portato via il suo passaporto viaggiava con quello del fratello Valentino) e prego anche voi di informarvi per quanto vi è possibile del quantitativo lasciato, e della persona nelle cui mani esiste il contante. Spero che Fra Macario avrà fatto qualche cosa e che mi risponderà. In caso diverso fatemi il favore di dirmi voi qualche cosa informandovi dallo stesso Fra Macario che col mezzo del Console di Bahia, e di altra autorità dovrebbe esser venuto o venire in cognizione di quanto occorre per recuperare la d:ta eredità.
Il Molinaccio non si venderà certo senza di voi che anzi temo non sia per vendersi per ora neppure a voi perché sento che la ved:va Magnani non ha volontà di disfarsene.
La descrizione che mi fate del Brasile è quanto mai tetra. Comprendo sempre più che qui siamo nel giardino d’Europa, sebbene anche fra noi non manchi talora la carestia che affligge il povero. In quest’anno il ricolto delle granaglie è stato piuttosto buono, quello della farina mediocre, e quello del vino egualmente non per la cessazione del male. ……[parte mutila]….. che si è fatta generale.
Le Provincie Papali delle Marche, e dell’Umbria con tutto il Regno della due Sicilie sono, come la Toscana, Parma e Modena annesse al Regno di Piemonte che si chiamerà Regno d’Italia. Il Papa è tuttora in Roma guardato dai Francesi, e domina sul così detto Patrimonio di S. Pietro. Il Re di Napoli è rinchiuso in Gaeta che si difende quanto può e finché può contro le Bombe Piemontesi. Egli non è più padrone di quella Fortezza, e dell’altra di Messina in Sicilia. La maggior parte crede che a primavera avremo la guerra, sebbene molti credono che tutto verrà accomodato diplomaticamente. La moneta che abbiamo è la lira italiana ossia il franco.
Gradite tanti saluti dai miei fratelli. Fatevi coraggio nella vostra traversia, e salvate il meglio che potete il vostro interesse. Crediatemi sempre vostro
Aff. Cugino B.meo Brunicardi


vocabolario Italiano - Portoghese, scritto da Luca Marchi
Il libriccino è costituito da ottenuto da fogli cuciti assieme e piegati di cui due derivanti da lettere scritte, tre da carta da lettere non usata e due da moduli stampati. Le pagine utilizzate ad uso vocabolario sono 19 e la loro divisione in argomenti presenta una certa costruzione logica secondo “capitoli”:


1° pg. “Numeri cardinali”


 “Numerali, e ordinali”
 [sostantivi di tempo]
 “Frazioni”
 “Moltiplici”
 “Numerali, e ordinali”
2° pg. [frasi di convenienza]
3° pg. [sostantivi, pronomi, aggettivi]
4° pg. “Nomi”
 “Verbo ausiliario avere”
 “Verbo ausiliare essere” [verbi]
5° pg. [ verbi ]
 “Verbi reciprochi”
 “Italismi (sic) e frasi”
6° pg. “Italismi (sic) e frasi”
 “Vocabolario domestico”
7° pg. “Mesi”
 “Parentela, e affinità”
 “Feste dell’anno”
8° pg. “Parti del corpo”
9° pg. “Parti del vestito”
10°pg. “Commestibili e nomi  diversi”
11° pg. “Commestibili e nomi diversi”
[ il verbo ] “avere” [+ vocaboli relativi al cibo ]
[il verbo ] “portare ” [+ vocaboli relativi al cibo e ad oggetti ]
12° pg. [il verbo] “portare” [+vocaboli relativi al cibo e ad oggetti ]
[declinazione del verbo avere]
[declinazione del verbo essere]
13°  pg. [declinazione del verbo essere]
“Verbi”
14° pg. “Verbi”
15° pg. “Andare e venire” [frasi]
“Domande, e risposte”
16° pg. “Domande, e risposte”
“Età”
“L’ora”
17° pg. “Bere, e mangiare”
18° pg. “Il tempo” [meteorologico]
19° pg. “Phrases (sic) elementares”



pg.



               2° pg.





pg.






        4° pg.

5° pg.


 6° pg.


7° pg.


































8° pg.

































9° pg.
































10° pg.



























11° pg.




























12° pg.






























13° pg.

































14° pg.


































15° pg.

































16° pg.

































17° pg.
































18° pg.


































19° pg.
































Passaporto dell’Impero Portoghese