domenica 19 maggio 2019

Le Figlie di Maria della Pieve di Controne e le chiavi di S. Pietro gettate in faccia.


Le Figlie di Maria della Pieve di Controne e le chiavi di 

S. Pietro gettate in faccia.

L’associazione delle Figlie di Maria nasce in Francia nella prima metà dell’800 e nella seconda metà si costituisce anche in Italia. L’associazione ha con lo scopo di «Proteggere l'innocenza delle giovanette, difendere la loro tenera età dal pestifero contagio del secolo, e avviarle per via di consigli e pratiche di religione all'esatto adempimento dei doveri che hanno verso Dio, verso il prossimo e verso se stesse; non che al conseguimento di una soda virtù cristiana sotto la custodia fedelissima dell'Immacolata Regina del Cielo e dietro i luminosi esempi della tredicenne verginella sant'Agnese».
Anche a Pieve di Controne, paese montano del comune di Bagni di Lucca, molte donne aderiscono all’associazione con fervore e ne è testimonianza la lettera, sotto riportata, scritta nel 1871 da Carolina Marchi all’amica Angelica Marchi in cui invita la destinataria a chiedere in maniera risoluta (… fai l[‘]accattona picchia e domanda …) un contributo alle paesane che sono a servizio in Livorno, per pagare una statua a S. Agnese.
Nella lettera vi è la minaccia per chi non dia il contributo per la statua che “ … [il] Pievano le leva da catalogo delle figlie di Maria e la Vergine S. Agnese quando arrivate alle porte del Paradiso pregherà S Pietro che vi getti le chiavi in faccia…”.

Carolina e Caterina Marchi (anziane) sul sagrato della chiesa di Pieve di Controne.

Trascrizione della lettera:

Viva Maria Amica carissima
Pieve di [C]controne novembre 1871
Quando tu fosti a casa mi dimenticai di raccomandarti una cosa di tanto pregio, e quantunque ne avessi data l’incombenza a [P]peppa mia sorella di portarne a Livorno non è riuscito nessun effetto. Credo che sarà a tua cognizione che le figlie di Maria si sono messe all’impresa di fare la statua di S.Agnese nostra protettrice ma siccome la spesa ascende a lire cento sono restate un po agitate e sgomente e percio che si raccomandano anche a queste sorelle di Livorno se volessero anche loro contribuire di qualche cosa per fare fronte a questa spesa giache detta statua ormai e ordinata al monache di S Domenico a Lucca, torna male a didirla [disdirla] tu dunque fai l[‘]accattona picchia e domanda perché se non ti danno nulla il S[ig.] Pievano le leva da catalogo delle figlie di Maria e la Vergine S[anta] [S]agnese quando arrivate alle porte del Paradiso preghera[à] S[an] Pietro che vi getti le chiavi in faccia. [M]mi farai il piacere di salutarmi tanto le tue Signore Padrone e dille che confido nel[le] loro orazioni, e le mie sorelle Marianna Sofia e Davina da parte ancora della Direttrice e del Sorelle della Pia unione salutandoti caramente credimi per sempre la tua
Aff. amica
Carolina Marchi
Figlia benche[é] in degnissima di M[aria]





lunedì 13 maggio 2019

EMIGRAZIONE 1934: La moglie sollevata dal fango .....



EMIGRAZIONE 1934: La moglie sollevata dal fango ……..


La lettera riprodotta è inviata da una emigrata nello stato del Massachusetts (USA) da un paese della media valle del Serchio (provincia di Lucca – Italia), indirizzata all’avv. Enrico Pellegrini di Borgo a Mozzano, perché si adoperi per aiutare un altro paesano immigrato nello stesso Stato, che si trova ricoverato in manicomio.
Così riporta la lettera: “Questo disgraziato commise l’imprudenza di avere la moglie dall’Italia per mezzo di un agenzia matrimoniale, egli riconoscendosi impossibilitato a farsi amare da una donna per la sua apparenza fisica”. Il soggetto ha evidenti malformazioni fisiche e sposa attraverso una agenzia matrimoniale, che propone un soggetto che doveva presentare un profilo non cristallino, se viene riportato: “ [egli] ha creduto conquistarne il cuore, sollevandola dal fango dandole un nome onorato, e circondandola di tutte le premure che le era possibile”.
Ma la sposa, che viene anch’essa dall’Italia, definita “abbietta creatura”, “fu dal primo giorno che lo sposò ne più che meno che quello che era sempre stata. Hanno passato una vita terribile, ella odia quest’uomo con tutta la ferocia che una donna può, essendo arrivata al punto che anche i figli odiano il padre e lo hanno sacrificato alla viltà della madre.
La mittente dichiara inoltre all’avvocato Pellegrini che la “moglie protetta da i suoi amici ha fatto confinare [il marito] in un ospedale di pazzi” e che lo stesso internato “dal manicomio ha scritto a me pregandomi ad unirci noi paesani a vedere di liberarlo”. Ma a Quincy non vi sono altri compaesani e quelli nelle città vicine non hanno neanche risposto all’appello.
Al termine la scrivente chiede all’avvocato di accertare se nel paese di origine dell’internato vi siano dei beni a lui intestati, perché “la moglie fa le pratiche presso il consolato onde le sia affidata l’amministrazione degli interessi che lui ha costà”.


TRASCRIZIONE:
  Quincy 28: 6: 34
Gent mo Sig Enrico,
Mi auguro che questa mia trovi lei e la sua famiglia in perfette condizioni di salute. La mia famiglia pure tutti bene, tolto io che sono diventata un vero cataplasma, e passo la mia vita (da un anno) tra letto e poltrona. Non è per raccontarle i miei acciacchi che le invio questa mia ma per interessarlo, in un povero disgraziato [X] [Y] il quale la cattiveria della moglie protetta da i suoi amici ha fatto confinare in un ospedale di pazzi.
Questo disgraziato commise l’imprudenza di avere la moglie dall’Italia per mezzo di un agenzia matrimoniale, egli riconoscendosi impossibilitato a farsi amare da una donna per la sua apparenza fisica, ha creduto conquistarne il cuore, sollevandola dal fango dandole un nome onorato, e circondandola di tutte le premure che le era possibile. Povero illuso, questa abbietta creatura fu dal primo giorno che lo sposò  ne più che meno che quello che era sempre stata. Hanno passato una vita terribile, ella odia quest’uomo con tutta la ferocia che una donna può, essendo arrivata al punto che anche i figli odiano il padre e lo hanno sacrificato alla viltà della madre.
Egli dal manicomio ha scritto a me pregandomi ad unirci noi paesani a vedere di liberarlo. A Quincy non vi è nessuno del Borgo, mi sono rivolta a quelli di [illeggibile]rohton, ma gentilmente non mi hanno neppure risposto.
È stato detto al [Y] che la moglie fa le pratiche presso il consolato onde le sia affidata l’amministrazione degli interessi che lui ha costà. Prima cosa ha interessi da amministrare costà, o pure è una illusione di questo povero infelice? Io non so niente di ciò ed è per questo che mi rivolgo a lei a domandarle d’interessarsi ed assumere tutte [le] informazioni legali necessarie per incominciare il disbrigo di questa matassa. So bene che per fare ciò necessita avere della moneta.
Quest’infelice ha da avere indietro moneta da amici che ora non ricordano più ed ai quali io mi sono rivolta, ma non so cosa riuscirò a fare. In ogni modo lei può darmi un idea della spesa a cui si andrà incontro se sarà possibile fare qualche cosa per quest’infelice. Faccio il possibile interessando amici ed autorità americane di fare uscire quel disgraziato dal manicomio. Ma è una cosa abbastanza seria.
La prego darmi una risposta appena può.
Mi ricordi a sua moglie. Le sue figlie non si possono interessare non conoscendomi, ma alle quali non ostante invio i più affettuosi saluti.
A lei i più rispettosi ossequi.
                          Aff ima
Angela Nasti
Scrivo dal letto, scusi la calligrafia














sabato 11 maggio 2019

LE FOTOGRAFIE DI MIA MADRE



ALCUNE FOTOGRAFIE DI MIA MADRE

1909 - Anno di nascita in braccio alla madre.

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1913 - Ritratta vestita da paggetto nello studio fotografico Pellerini-Togneri, con dedica: "A Vera, nel di che si compie il quarto anniversario della sua vita. Con tanti baci ... Amina"

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1915 (?) Fotografia dedicata al padre


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1915 - 18 Fotografia con il padre militare, la sorella minore e la madre.

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1915-18 Fotografia con la sorella minore.

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Ritratto per mano del pittore Mario Crepet

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FOTOGRAFIE ANNI TRENTA:







In riva al fiume Serchio

Sulla terrazza di casa con i familliari e il futuro sposo

A Lucca, in piazza S. Michele

1939 - Il giorno del matrimonio. Fuori la chiesa il padre e il prof. Augusto Mancini

FOTOGRAFIE ANNI QUARANTA

1940 - In piazza S. Michele a Lucca con il padre e il primogenito nella carrozzina.

1943 - Insieme ai due figli.

Con le sorelle e i figli a Viareggio.

In passeggiata a Viareggio.

ULTIME FOTOGRAFIE:

A Pieve di Controne (Bagni di Lucca) con i figli grandi.

Con la vecchia madre, nel giardino della casa paterna.

L'ultima foto-tessera.