EMIGRAZIONE 1934: La moglie sollevata dal fango ……..
La lettera riprodotta è inviata da una emigrata nello stato
del Massachusetts (USA) da un paese della media valle del Serchio (provincia di
Lucca – Italia), indirizzata all’avv. Enrico Pellegrini di Borgo a Mozzano,
perché si adoperi per aiutare un altro paesano immigrato nello stesso Stato,
che si trova ricoverato in manicomio.
Così riporta la lettera: “Questo disgraziato commise
l’imprudenza di avere la moglie dall’Italia per mezzo di un agenzia
matrimoniale, egli riconoscendosi impossibilitato a farsi amare da una donna
per la sua apparenza fisica”. Il soggetto ha evidenti malformazioni
fisiche e sposa attraverso una agenzia matrimoniale, che propone un soggetto
che doveva presentare un profilo non cristallino, se viene riportato: “ [egli] ha creduto conquistarne il cuore,
sollevandola dal fango dandole un nome onorato, e circondandola di tutte le
premure che le era possibile”.
Ma la sposa, che viene anch’essa dall’Italia, definita “abbietta
creatura”, “fu dal primo giorno che lo sposò ne più che meno che quello che era
sempre stata. Hanno passato una vita terribile, ella odia quest’uomo con tutta
la ferocia che una donna può, essendo arrivata al punto che anche i figli
odiano il padre e lo hanno sacrificato alla viltà della madre.”
La mittente dichiara inoltre all’avvocato Pellegrini che la
“moglie
protetta da i suoi amici ha fatto confinare [il marito] in un
ospedale di pazzi” e che lo stesso internato “dal manicomio ha scritto a me
pregandomi ad unirci noi paesani a vedere di liberarlo”. Ma a Quincy
non vi sono altri compaesani e quelli nelle città vicine non hanno neanche
risposto all’appello.
Al termine la scrivente chiede all’avvocato di accertare se
nel paese di origine dell’internato vi siano dei beni a lui intestati, perché “la
moglie fa le pratiche presso il consolato onde le sia affidata
l’amministrazione degli interessi che lui ha costà”.
TRASCRIZIONE:
Quincy 28: 6: 34
Gent mo Sig Enrico,
Mi auguro che questa mia
trovi lei e la sua famiglia in perfette condizioni di salute. La mia famiglia
pure tutti bene, tolto io che sono diventata un vero cataplasma, e passo la mia
vita (da un anno) tra letto e poltrona. Non è per raccontarle i miei acciacchi
che le invio questa mia ma per interessarlo, in un povero disgraziato [X] [Y] il
quale la cattiveria della moglie protetta da i suoi amici ha fatto confinare in
un ospedale di pazzi.
Questo disgraziato commise
l’imprudenza di avere la moglie dall’Italia per mezzo di un agenzia
matrimoniale, egli riconoscendosi impossibilitato a farsi amare da una donna
per la sua apparenza fisica, ha creduto conquistarne il cuore, sollevandola dal
fango dandole un nome onorato, e circondandola di tutte le premure che le era
possibile. Povero illuso, questa abbietta creatura fu dal primo giorno che lo
sposò ne più che meno che quello
che era sempre stata. Hanno passato una vita terribile, ella odia quest’uomo
con tutta la ferocia che una donna può, essendo arrivata al punto che anche i
figli odiano il padre e lo hanno sacrificato alla viltà della madre.
Egli dal manicomio ha scritto
a me pregandomi ad unirci noi paesani a vedere di liberarlo. A Quincy non vi è
nessuno del Borgo, mi sono rivolta a quelli di [illeggibile]rohton, ma gentilmente non mi hanno
neppure risposto.
È stato detto al [Y]
che la moglie fa le pratiche presso il consolato onde le sia affidata
l’amministrazione degli interessi che lui ha costà. Prima cosa ha interessi da
amministrare costà, o pure è una illusione di questo povero infelice? Io non so
niente di ciò ed è per questo che mi rivolgo a lei a domandarle d’interessarsi
ed assumere tutte [le]
informazioni legali necessarie per incominciare il disbrigo di questa matassa. So
bene che per fare ciò necessita avere della moneta.
Quest’infelice ha da avere
indietro moneta da amici che ora non ricordano più ed ai quali io mi sono
rivolta, ma non so cosa riuscirò a fare. In ogni modo lei può darmi un idea
della spesa a cui si andrà incontro se sarà possibile fare qualche cosa per
quest’infelice. Faccio il possibile interessando amici ed autorità americane di
fare uscire quel disgraziato dal manicomio. Ma è una cosa abbastanza seria.
La prego darmi una
risposta appena può.
Mi ricordi a sua moglie.
Le sue figlie non si possono interessare non conoscendomi, ma alle quali non
ostante invio i più affettuosi saluti.
A lei i più rispettosi
ossequi.
Aff ima
Angela Nasti
Scrivo dal letto, scusi la
calligrafia
Buongiorno Signor Marchi, mi chiamo Franco De Biasi, sto scrivendo un libro sulla Battaglia difensiva del Monte Tomba nel nov. 1917. Avrei bisogno di stabilire un contatto con lei per alcuni articoli che ha pubblicato nel suo blog. Potrebbe cortesemente scrivermi a questa mail: franco_debiasi@alice.it
RispondiEliminaCordiali saluti.
Franco De Biasi