giovedì 26 dicembre 2019

FOTOGRAFIE MILITARI DI FINE '800


FOTOGRAFIE MILITARI DI FINE ‘800
Nelle carte conservate del Cap. Enrico Pellegrini, deceduto a Massaua (Eritrea) nel 1886 [la vita è pubblicata in: “enricogiuseppelucamarchi.blogspot.com”] compaiono molte fotografie che ritraggono gruppi di militari italiani del genio.
Le immagini si riferiscono al periodo trascorso in Italia, prima  di dare  le dimissioni da aiutante maggiore di prima e imbarcarsi per la neo colonia eritrea.
Di seguito alcune fotografie.  





mercoledì 25 dicembre 2019

RICORDI DELLA GRANDE GUERRA DEL TEN. ENRICO PELLEGRINI DI BORGO A MOZZANO.


Ricordi della Grande Guerra del ten. Enrico Pellegrini
di Borgo a Mozzano.

Di seguito sono riportati alcuni documenti che si aggiungono a quelli già pubblicati “enricogiuseppelucamarchi.blogspot.com” : 
-       CARTOLINA DEL 3 NOVEMBRE 1918 ALLE “ CARE CITTINE DAL TEN. ENRICO PELLEGRINI
-       GUERRA DEL 15-18: LO SCAPACCIONE AL SOLDATO FRATE
-       LA DUCHESSA D’AOSTA E IL “MODESTO TERRITORIALE”  – Guerra del 15-18
-       SMARRIMENTO DEL BAGAGLIO DI UN UFFICIALE DURANTE LA GRANDE GUERRA
-       LETTERA ALLA FIGLIA PER IL COMPLEANNO DI OTTO ANNI
-       LA GRANDE GUERRA: LETTERA DEL SOTTOTENENTE ENRICO PELLEGRINI ALLA MOGLIE “DEDE’” – 17/7/17
-       “LETTERINA” AL PADRE, MILITARE DELLA GRANDE GUERRA
-       FOTOGRAFIE DI UFFICIALI DELLA GRANDE GUERRA CON LE LORO FAMIGLIE
-       CARTOLINA DEL EN. ENRICO PELLEGRINI DAL FRONTE NEL GIORNO DELLA VITTORIA – 4 NOVEMBRE 1918


RICEVUTA DELLA SARTORIA “N. DI PONIO” DI ROMA PER UNA “TENUTA VERDE” E UN “BERRETTO” – OTTOBRE 1916

PERMESSO RILASCIATO DAL COMANDO DEL PRESIDIO ITALIANO NELLA CITTA’ DI VALONA IN ALBANIA – 25/3/1917

MEDAGLIA A RICORDO DELLA GUERRA EUROPEA MCMXIV - MCMXVII

MEDAGLIA ISTITUITA A RICORDO DELLA GUERRA EUROPEA MCMXV - MCMXVIII

RICEVUTA “PER  CONTO COOP. COMBATTENTI E MUTILATI”  - 1919

SOLENNE TRIENNALE DELLA MADONNA DEI FERRI  27-28 APRILE 1919






giovedì 14 novembre 2019

LETTERE DI GENTILUOMINI DEL SEICENTO:


Lettere di gentiluomini del seicento.

Le 5 lettere sono raccolte nel nuptialia che il prof. Francesco Pellegrini dedica all’amico prof. Vittorio Puntonie e alla sig.ra Emma Giacomelli, in occasione delle loro nozze, celebrate il 24 ottobre 11885.

                              Prof. Francesco Pellegrini                             Prof. Vittorio Puntoni
               Membro della Reale Accademia Lucchese      Rettore dell’Università di Bologna

























Gentiluomini scriventi, riceventi e citati nella corrispondenza



Lorenzo Malagotti (1637 - 1712), 

di famiglia 
aristocratica fiorentina, fu scienziato, 
letterato e diplomatico al servizio del 
Granducato di Toscana. Accompagnò il 
principe Cosimo dei Medici nel viaggio 
per conoscere i paesi europei, il quale, 
divenuto Granduca di Toscana (Cosimo III°) l
o nominò gentiluomo di camera.





Don Salvatore Quasparini, ( ? - 1691) 

di nobile famiglia lucchese, fu 
segretario di molti cardinali e
 da ultimo segretario della repubblica 
lucchese presso la Corte medicea.









Pompeo Quasparini, ( 1636 - ?) 

di nobile famiglia lucchese e 
fratello minore di Don Salvatore, 
fu un fiorente commerciante di sete
 a Lione.











Cosimo III de Medici (1642 – 1723) 

 fu il penultimo Granduca di Toscana 
della famiglia Medici. Da principe,
essendo vivo il padre Ferdinando II°, 
effettuò molti viaggi in Spagna
Portogallo, Francia etc. accompgnato 
dal marchese Filippo Corsini, 
Lorenzo Magalotti e Paolo Falconieri.



 



Falconieri Paolo (1634 -1704),

di facoltosa famiglia fiorentina
Dotato di elevate conoscenze artistiche
e letterarie fu in relazione col 
Malagalotti e attraverso i buoni
uffici di questi  divenne gentiluomo 
della corte medicea. 






 


Filippo Corsini (1647-1705), 
discendente da nobile famiglia fiorentina
 e amico d’infanzia e compagno di
 viaggio del principe Cosimo de Medici, 
presto s’inserì nella vita della corte medicea.











Lettere

1) Lettera del 16 gennaio 1669, inviata al Sig. Salvatore Guasparini a Pisa da Lorenzo Malagotti a Parigi.
Ancorchè io creda, che avanti giunga questa mia lettera Lei avrà già saputo che la febbre di mio fratello è stata cagionata dal passaggio da una stanza molto calda al freddo. Tengo tuttavia a confermarglielo per rispondere alla suo gentile premura dimostrata per la salute di persona non legata da amicizia o da dovere. Per questo mio fratello ed io desideriamo servire Vostra Signoria, sebbene la nostra abilità sia così limitata. Si compiaccia per tanto cooperare (impiegandoci frequentemente nel di lei servizio) per darci soddisfazione. Obbligatissimo Servitore Affezionatissimo.
















2) Lettera del 2 agosto 1669 inviata a don Salvatore Guasparini a Firenze, da Lorenzo Malagotti a Parigi.
Vostra Signoria è troppo cortese e obbligante verso di chi può contare molte grazie ricevute …. La lettera prosegue dichiarando non aver potuto accettare l’invito a essere ospitato a Lione dal fratello di Don Salvatore, Pompeo, per non lasciare solo Paolo Falconieri col quale è partito dall’Italia.  Assicura tuttavia che in seguito approfitterà dell’invito per visitare Lione.
La lettera termina con la dichiarazione …. io sarò per l’avvenire altrettanto suo [servo], quanto io mi dichiaro al presente di V.[ostra] E.[eccellenza] mio Signore.








3) Lettera del 16 agosto 1669 inviata  al Sig.  Pompeo Guasparini a Lione da    a Parigi.
Vostra Signoria non perde mai occasione alcuna di darmi nuove sicurezze di quella cordialità, che le sta fissa nell’animo per me, e per le cose mie …. Riferendosi alla lettera del 9 agosto, dove Pompeo gli offriva ospitalità assieme al Principe di Toscana (il futuro Granduca di Toscana Leopoldo ??) presso la propria casa in Lione, replica che Sua Altezza continuerà a servirsi dei alberghi, come ha fatto in Spagna e Portogallo. Sottolinea infine che l’offerta scritta di ospitalità è stata mostrata a Sua Altezza …. Resto col mio vero desiderio di servirla, e di accreditarmi sempre più, quale ora mi sottoscrivo di V.[ostra] E.[eccellenza] molto illustre affezionatissimo obbligatissimo servitore.














4) Lettera del 27  settembre 1669, inviata al Sig. Salvatore Guasparini a Firenze da Pompeo Guasparini a Lione.
Non sarò longho a far resposta alla carissima sua [lettera]…  poiché è arrivato in città il Gran Principe, che ha preso alloggio in un albergo sebbene invitato dal Governatore della città. Io ho avuto la fortuna di riverire Sua Altezza presentato dal Sig. Castiglioni. Il Sig. Malagotti è restato a Parigi ammalato, questa sera ho visto il Falconieri , domani riverirò il sig. Corsini e cercherò di acquistar servitù col Principe, che mi ha ricevuto con grandissima amorevolezza.
Obbligatissimo servitore e affezionatissimo fratello.



5) Lettera del 27  settembre 1669, inviata al Sig. Salvatore Guasparini a Firenze da Pompeo Guasparini a Lione.
V.[ostra] S.[ignoria] mi perseguita con atti di gentilezza, ma già avevo deciso di venire a casa sua a Lione. Qesto però avverrà in seguito perché sono molto stanco.









lunedì 14 ottobre 2019

LE TASSE SI PAGAVANO, SE AVEVI COMPIUTO SETTE ANNI - Ducato di Lucca, 1838


- Le tasse si pagavano, se avevi compiuto sette anni -
 Ducato di Lucca 1838.

Il Ducato di Lucca, retto da Carlo Ludovico di Borbone, nell’anno 1838 prevedeva
due tipi d’imposte: la Tassa prediale e la Tassa personale (documento A):



La tassa personale non gravava su tutti i sudditi, essendone esclusi (documento B):  
Si osserva che fra gli esclusi, oltre alle “autorità” ecclesiastiche e civili, ai “questuanti” ed ai  “notoriamente miserabili”, sono indicati “Individui” di età inferiore a 7 anni compiuti.
Evidentemente oltre tale età era previsto che i figli potessero iniziare ad aiutare padre e madre nelle loro attività agricole o addirittura si cominciò a considerare il fanciullo come un più economico mezzo di produzione negli opifici.
Va osservato inoltre che i presidenti di Sezione delle Vicarie del Ducato erano invitati ad avvalersi delle notizie date dal Parroco circa le condizioni degli abitanti.

a) Notifica ducale



b) Comunicazione del Commissario della vicaria del Bagno (presidente della sezione di Pieve di Controne Luca Marchi)

Ritratto del Duca Ludovico

Un soldo lucchese

mercoledì 9 ottobre 2019

LA LETTERA DELLE "CIARLE" - 1788 - Pieve di Controne (Comune di Bagni di Lucca)




La lettera delle “ciarle” – 1788 – Pieve di Controne (comune di Bagni di Lucca)
Don Giacomo Marchi scrive al padre Luca, perché ripreso da questi e dai fratelli per le operazioni finanziarie che conduce e che i parenti ritengono rischiose, anche per giudizi espressi da terzi.
Don Giacomo all’inizio della lettera esprime tutta la sua collera:
In vista del vostro foglio in data de’ 18 stante, mi puone [pone] nella dura necessità di renderci risposta, e questa non concetta in termini che significanti …”;
per poi ripetere che il padre dà credito alle ciarle degli altri a cui aggiunge delle proprie, ciarle intese non semplicemente come chiacchiera, ma come voce priva di fondamento e messa in giro con intenzione maligna.
 …In vista però delle passate cose vi avviso, che non vogliate continuare a farmi scomparire con le vostre ciarle …”
 … e se continuate a tener bada a tante ciarle, e comulare alle medesime delle vostre secondo l’uso, vi accerto che si ulti [?] merà presto, e penserò a rimediarci….”
…. ed in avvenire prima di mettermi in ciarle pensateci, e pensateci bene, mentre v’assicuro essere stufo del vostro modo di procedere …”
…. e di prestar fede a tanti che vogliono ad arbitrio loro inventare, e che hanno cura di mettere delle ciarle, il che tante volte avete toccato col dito …”
“… ma quello che vi dico non far tante ciarle, ed attendere di più a parlare …”
La lettera termina con un invito sferzante a recarsi padre e tutta la famiglia all’eremo di S.Anna in occasione della tradizionale festa della Santa nel giorno del 26 luglio. L’eremo si trova vicino a Montefegatesi, paese a pochi chilometri da Pieve di Controne dove risiede la famiglia Marchi.

Da un appunto “Debiti che gravano il patrimonio del fu Giacomo Marchi ….” risulterebbero fondati i timori del padre e dei fratelli.

n Trascrizione della lettera
C.mo P. [Carissimo Padre]
In vista del vostro foglio in data de’ 18 stante, mi puone [pone] nella dura necessità di renderci risposta, e questa non concetta in termini che significanti; vedendo il quotidiano modo che voi tenete nel trattarmi, e far giocare solo, che belle, ed artificiose invenzioni; ma queste non anderà molto, che sarò obbligato toglierle con risoluzione forse non troppo gustosa, mentre non voglio esser causa, che quei di mia Casa restino impiegati tutto giorno ad ideare belle invenzioni per agitarmi; essendo oramai tempo d’ultimare queste bellissime cabale [raggiro], che né sono sicuramente stufo, sapendo voi benissimo quante volte avete il coraggio farmi inquietare ingiustamente, e poi dopo poco tempo persuaso di quello che da maledica [falsa] lingua avevate inteso, oppure capricciosamente ideato, quali troppo prolisso sarei se volessi accennargli. In vista però delle passate cose vi avviso, che non vogliate continuare a farmi scomparire con le vostre ciarle da ?  ?, ed imprudentemente , perche [è] in conto alcuno non so con chi trattiate quando scrivete di Denaro, ne di Pagatori, e se continuate a tener bada a tante ciarle, e comulare alle medesime delle vostre secondo l’uso, vi accerto che si ulti[?]merà presto, e penserò a rimediarci.
Un accenno poi soggiungere ai miei Fratelli che se sono mal contenti del mio contegno, ne prendino subito quelle risoluzioni, che credono proprie, essendo sicuro, che tutto quello che faranno, ridonderà in mio vantaggio grande, e così staremo in quiete, essendo altrimenti sicuro; che sotto un Duce mal pratico del suo ufficio, l’esercito con capriccio agirà, ed in tale circostanza, qual esito se ne dovrà credere? Infelice. Riflettete adunque a quanto sopra, ed in avvenire prima di mettermi in ciarle pensateci, e pensateci bene, mentre v’assicuro essere stufo del vostro modo di procedere, e di prestar fede a tanti che vogliono ad arbitrio loro inventare, e che hanno cura di mettere delle ciarle, il che tante volte avete toccato col dito, e conosciuto chiaramente; ma quello che vi dico non far tante ciarle, ed attendere di più a parlare, avendovi di già più di una volta avvertito della vostra imprudenza; se non volete da[r]vi a lagnare di me. E salutandovi mi dico
Aff[ezionatissi]mo Figlio
Lucca – 20 – Lu[gl]io [17]88 Giacomo Marchi
P.S: Se il giorno di S: Anna averete Giudizio anderete secondo il solito alla Festa della Madonna, e se vi troverete in ghingheri, il che assolutamente succederà, dopo ci penserete, onde procurate di condurci tutti di casa, e vi saluto.

Al Serg.[gen]te Luca Marchi
Mio P[ad]re Car[issi]mo
Pieve di Controne

n Copia della lettera:


n Copia dell’appunto “Debiti che gravano il patrimonio del fu Giacomo Marchi …”