giovedì 19 marzo 2020

PRIMA GUERRA D'INDIPENDENZA ITALIANA, 1848 - GARIBALDI E IL "MORO".


prima guerra d’indipendenza italiana, 1848 – Garibaldi e ilMoro”.

Andrea Aguyar, soprannominato “Andrea il Moro”, era uno schiavo che, dopo la abolizione della schiavitù in Uruguay nel 1842, divenne seguace di Giuseppe Garibaldi nel paese sudamericano e quindi in Italia.  “Il Moro”, sempre al fianco di Garibaldi, partecipò alla prima guerra d’indipendenza italiana e perse la vita nella difesa della Repubblica Romana nel 1849.
 Nelle memorie di volontari internazionali che erano uniti a Garibaldi, Aguyar è menzionato come compagno di combattimento di abilità eccezionali. Il volontario Von Hofstetter così descrive Andrea Aguyar: "Un brughiera [moro] di vaste proporzioni che aveva seguito [Garibaldi] dall'America, in un mantello nero con una lancia guarnita con un gagliardetto rosso".

GARIBALDI seguito dal MORO

Di seguito è riportato l’articolo “Notizie della Legione Garibaldi”, tratto dal giornale “LA RIFORMA” del 6 settembre 1848 dove è riportato: “Il Moro visto il pericolo estremo si scagliò contro quei soldati colla lancia e collo stile, né ferì parecchi e tre morti ne stese a terra, il Garibaldi fece altrettanto e si aprirono così un passo alla fuga.




 Articolo:


martedì 10 marzo 2020

"LE BANDE DI GARIBALDI", cronaca del "MONITORE TOSCANO" del 1849.

"LE BANDE DI GARIBALDI", cronaca del "MONITORE TOSCANO" del 1849. 

Ormai non potendo essere più difesa la Repubblica Romana, che si era costituita il 9 febbraio 1849 dopo la fuga a Gaeta del papa Pio IX, Giuseppe Garibaldi, dopo aver dichiarato "io esco da Roma: chi vuol continuare la guerra contro lo straniero, venga con me... non prometto paghe, non ozi molli. Acqua e pane quando se ne avrà", uscì dalla città con circa 4 000 armati, ottocento cavalli e un cannone.
L’intenzione del Generale era quella di raggiungere Venezia assediata dall’Austria, ma l’impresa fallì miseramente e in maniera dolorosa per la morte di Anita, moglie brasiliana di Garibaldi.

Di seguito sono riportati due trafiletti del giornale il “Monitore Toscano”:

 

Data: 22 Luglio 1849


notizie recentissime.
Garibaldi ha lasciato Montepulciano, traendosi dietro come ostaggi il Sottoprefetto ed alcuni Sacerdoti………

Data: 26 Luglio 1849



Abbiamo da Arezzo in data de’ 25 le seguenti notizie circa le bande Garibaldi. ….
.. ….. …... …................

Cartina con il percorso di Garibaldi verso Venezia.


domenica 1 marzo 2020

PER GRAZIA DI DIO E VOLONTA' DEL POPOLO LIBERO CITTADINO, CONSIDERANDO LA MONARCHIA AL PROGRESSO OSTILE ....




Per Grazia di Dio e volontà del popolo
libero cittadino,
considerando la monarchia
al progresso ostile ….

Dopo la morte per mano dell’anarchico Gaetano Bresci di Umberto I° (29 luglio 1900), il 14 marzo, giorno della nascita del sovrano assassinato, venivano fatte cerimonie religiose.


Mario Marchi, studente presso il Real Liceo di Lucca, nell’anno 1906 era stato prescelto ad assistere alla commemorazione che si sarebbe svolta nella chiesa di S.Romano in Lucca, ma non vi partecipa in quanto la “commemorazione di un re” è contraria alle sue idee.

La lettera riportata è scritta dallo studente, che abita a Lucca, al padre sindaco di Bagni di Lucca. Nella lettera traspare la richiesta dell’approvazione del genitore per il suo atto, avendo sollevato i timori della mamma e del nonno con cui vive.
La lettera termina con una dichiarazione di volontà politica e sotto ancora vi sono i saluti al padre per mano di “Cesarino”, fratello di 3 anni, con la richiesta di “chicchi”.
 


trascrizione:
Carissimo babbo,
Lucca 14, 3, 906
Approfitto dell’occasione per scriverti due righe: è arrivata la zia stamani da Viareggio ed è stata con noi tutto il giorno. Ieri mattina mi sentivo male, non molto veh! non ti spaventare, e non andai a scuola; alla lezione pomeridiana seppi che il Preside era venuto in classe e che, visto e considerato che gli alunni del R.[egio] Liceo non andavano alle commemorazioni in S. Romano, aveva comunicato i nomi di quegli studenti, che erano obbligati a andare a quella solennissima pagliacciata. Tra quei nomi c’era anche il mio. Io ieri, il giorno, vidi il preside, non gli domandai niente e lui non mi disse niente onde, non avendo avuto invito ufficiale io, stamani, sono rimasto casa. Non ti parlo dei timori di mamma e di nonno, tanto è inutile! Io se il preside mi chiama domani, dirò che non sono intervenuto, perché, essendo mancato nel mattino di Martedì, non avevo avuto nessuno invito, e poi, anche se lo avessi saputo non sarei intervenuto lo stesso alla commemorazione di un re perché questo è contrario alle mie idee. Qui non si tratta più di disciplina, qui si tratta di vera e propria manifestazione di idee e un preside non può costringere un giovane di liceo, che già sa e pensa  a pensare in modo diverso da quello che pensa o di mentire.
Queste sono le ragioni per le quali io non sono intervenuto. Umberto Savoia, buonissimo come uomo, è stato un re ed io non lo posso onorare. E questo dirò al preside se mi rompe le scatole.
Mi scordavo di dirti che il sullodato signore ha minacciato (?!) quelli, invitati, che non intervenissero.
Credo che approverai la mia condotta. Scrivimi.
Mario
Oggi mi sono messo il dente e non sto benone; mamma il bimbo Delia, tutti bene, ebbi 8 a fisica e sono contento.
Domenica ti aspetto anzi sabato sera. Saluti da tutti a tutti
Mario

Io,
Per Grazia di Dio e volontà del popolo
libero cittadino,
considerando la monarchia
al progresso ostile
e alla verità,
delibero
di astenermi, invitato, da qualunque
manifestazione inneggiante
alla tirannide Italiana,
e superando
qualunque eventuale repressione
di libero pensiero.

Saluti da Cesarino
Porta i chicchi