lunedì 14 ottobre 2019

LE TASSE SI PAGAVANO, SE AVEVI COMPIUTO SETTE ANNI - Ducato di Lucca, 1838


- Le tasse si pagavano, se avevi compiuto sette anni -
 Ducato di Lucca 1838.

Il Ducato di Lucca, retto da Carlo Ludovico di Borbone, nell’anno 1838 prevedeva
due tipi d’imposte: la Tassa prediale e la Tassa personale (documento A):



La tassa personale non gravava su tutti i sudditi, essendone esclusi (documento B):  
Si osserva che fra gli esclusi, oltre alle “autorità” ecclesiastiche e civili, ai “questuanti” ed ai  “notoriamente miserabili”, sono indicati “Individui” di età inferiore a 7 anni compiuti.
Evidentemente oltre tale età era previsto che i figli potessero iniziare ad aiutare padre e madre nelle loro attività agricole o addirittura si cominciò a considerare il fanciullo come un più economico mezzo di produzione negli opifici.
Va osservato inoltre che i presidenti di Sezione delle Vicarie del Ducato erano invitati ad avvalersi delle notizie date dal Parroco circa le condizioni degli abitanti.

a) Notifica ducale



b) Comunicazione del Commissario della vicaria del Bagno (presidente della sezione di Pieve di Controne Luca Marchi)

Ritratto del Duca Ludovico

Un soldo lucchese

mercoledì 9 ottobre 2019

LA LETTERA DELLE "CIARLE" - 1788 - Pieve di Controne (Comune di Bagni di Lucca)




La lettera delle “ciarle” – 1788 – Pieve di Controne (comune di Bagni di Lucca)
Don Giacomo Marchi scrive al padre Luca, perché ripreso da questi e dai fratelli per le operazioni finanziarie che conduce e che i parenti ritengono rischiose, anche per giudizi espressi da terzi.
Don Giacomo all’inizio della lettera esprime tutta la sua collera:
In vista del vostro foglio in data de’ 18 stante, mi puone [pone] nella dura necessità di renderci risposta, e questa non concetta in termini che significanti …”;
per poi ripetere che il padre dà credito alle ciarle degli altri a cui aggiunge delle proprie, ciarle intese non semplicemente come chiacchiera, ma come voce priva di fondamento e messa in giro con intenzione maligna.
 …In vista però delle passate cose vi avviso, che non vogliate continuare a farmi scomparire con le vostre ciarle …”
 … e se continuate a tener bada a tante ciarle, e comulare alle medesime delle vostre secondo l’uso, vi accerto che si ulti [?] merà presto, e penserò a rimediarci….”
…. ed in avvenire prima di mettermi in ciarle pensateci, e pensateci bene, mentre v’assicuro essere stufo del vostro modo di procedere …”
…. e di prestar fede a tanti che vogliono ad arbitrio loro inventare, e che hanno cura di mettere delle ciarle, il che tante volte avete toccato col dito …”
“… ma quello che vi dico non far tante ciarle, ed attendere di più a parlare …”
La lettera termina con un invito sferzante a recarsi padre e tutta la famiglia all’eremo di S.Anna in occasione della tradizionale festa della Santa nel giorno del 26 luglio. L’eremo si trova vicino a Montefegatesi, paese a pochi chilometri da Pieve di Controne dove risiede la famiglia Marchi.

Da un appunto “Debiti che gravano il patrimonio del fu Giacomo Marchi ….” risulterebbero fondati i timori del padre e dei fratelli.

n Trascrizione della lettera
C.mo P. [Carissimo Padre]
In vista del vostro foglio in data de’ 18 stante, mi puone [pone] nella dura necessità di renderci risposta, e questa non concetta in termini che significanti; vedendo il quotidiano modo che voi tenete nel trattarmi, e far giocare solo, che belle, ed artificiose invenzioni; ma queste non anderà molto, che sarò obbligato toglierle con risoluzione forse non troppo gustosa, mentre non voglio esser causa, che quei di mia Casa restino impiegati tutto giorno ad ideare belle invenzioni per agitarmi; essendo oramai tempo d’ultimare queste bellissime cabale [raggiro], che né sono sicuramente stufo, sapendo voi benissimo quante volte avete il coraggio farmi inquietare ingiustamente, e poi dopo poco tempo persuaso di quello che da maledica [falsa] lingua avevate inteso, oppure capricciosamente ideato, quali troppo prolisso sarei se volessi accennargli. In vista però delle passate cose vi avviso, che non vogliate continuare a farmi scomparire con le vostre ciarle da ?  ?, ed imprudentemente , perche [è] in conto alcuno non so con chi trattiate quando scrivete di Denaro, ne di Pagatori, e se continuate a tener bada a tante ciarle, e comulare alle medesime delle vostre secondo l’uso, vi accerto che si ulti[?]merà presto, e penserò a rimediarci.
Un accenno poi soggiungere ai miei Fratelli che se sono mal contenti del mio contegno, ne prendino subito quelle risoluzioni, che credono proprie, essendo sicuro, che tutto quello che faranno, ridonderà in mio vantaggio grande, e così staremo in quiete, essendo altrimenti sicuro; che sotto un Duce mal pratico del suo ufficio, l’esercito con capriccio agirà, ed in tale circostanza, qual esito se ne dovrà credere? Infelice. Riflettete adunque a quanto sopra, ed in avvenire prima di mettermi in ciarle pensateci, e pensateci bene, mentre v’assicuro essere stufo del vostro modo di procedere, e di prestar fede a tanti che vogliono ad arbitrio loro inventare, e che hanno cura di mettere delle ciarle, il che tante volte avete toccato col dito, e conosciuto chiaramente; ma quello che vi dico non far tante ciarle, ed attendere di più a parlare, avendovi di già più di una volta avvertito della vostra imprudenza; se non volete da[r]vi a lagnare di me. E salutandovi mi dico
Aff[ezionatissi]mo Figlio
Lucca – 20 – Lu[gl]io [17]88 Giacomo Marchi
P.S: Se il giorno di S: Anna averete Giudizio anderete secondo il solito alla Festa della Madonna, e se vi troverete in ghingheri, il che assolutamente succederà, dopo ci penserete, onde procurate di condurci tutti di casa, e vi saluto.

Al Serg.[gen]te Luca Marchi
Mio P[ad]re Car[issi]mo
Pieve di Controne

n Copia della lettera:


n Copia dell’appunto “Debiti che gravano il patrimonio del fu Giacomo Marchi …”