vita di papa sisto v, trascritta da manoscritti della biblioteca di Montecassino.
Il “formatore”
Vincenzo Barsotti da Tereglio (ved. post:
Vincenzo Barsotti (1747-1798): da semplice figurinaio a “formatore di sua
maestà cristianissima”) copiò di sua mano la vita di Sisto V tratta da
manoscritti conservati nella biblioteca di Montecassino, come riportato nella
prima pagina del manoscritto.
PAPA SISTO V |
VINCENZO BARSOTTI |
COPERTINA fine XVIII sec. |
PRIMA PAGINA MANOSCRITTO |
Il libro indica
all’indice, oltre alle origini del pontefice e ai suoi atti relativi alla funzio-
ne di capo della Chiesa cattolica, atti prettamente legati alle vicende
della città di Roma.
Di seguito si riportano le “Sentenze di Papa Sisto V Peretti, dette
in molte occasioni”, da pg. 1262 a pg. 1265
1262
Sentenze
di Papa Sisto V Peretti
dette
in molte occasioni ~
1. Il fingere è un vizio comune a tutti gli
uomini, ma il gran fingere è virtù particolare, quale non sta bene se non nelli
più saggi, e prudenti.
2. Il mondo si regolarebbe da se medesimo, se gli
uomini fossero capaci di regolare se stessi, il che giunge di rado.
3. Non bisogna mai disgustare quella Persona, che
ti puol far male, ne incensar troppo chi non puol farsi bene.
4. Un uomo non si puol dir felice, se non quello,
che si contenta del suo proprio stato, il che di rado succede.
5. Chi aspira ad’esser maggiore di quello che è, è
un pretendere quello, che non conviene.
6. Colui, che muore senza aver provato calamità,
si può dire, che muore più animale che uomo.
7. Non bisogna credere ai lamenti di colui, che si
ritrova nelle calamità, perche queste levano la maggior parte del cervello.
8
. Per fare una buona amicizia fa di
mestiere fare gran diligenza, per conoscere l’umore di quello, che si desidera
per amico.
9. Le prosperità accecano gli uomini, che si
servono della fortuna pei loro soli interessi, e non a prò del ben pubblico.
1263
10. Il fare tutto il male, che si puole, è un
offizio da Demonio, e il fare tutto il bene che si deve, è un’uffizio da Belva.
11. Per bene assicurare il presente, conviene avere
volta la mente alle disgrazie, che potrebbero accadergli nel futuro.
12. Per disprezzare la ricchezza, o bisogna essere
una Bestia per conoscerne, o Angelo per non averne bisogno.
13. Un Principe, che non sa castigare il Popolo,
non puole aspettare, se non vedersi dal medesimo ingiuriato, e disprezzato.
14. Non vi e pasto maggiore in uno Stato, che la
Temenza di un Giudice, perché accresce il male quale dovrebbe distruggere, e
così distrugge il bene quale dovrebbe accrescere.
15. Chi vuol fare Giustizia, e non la fa, o che
manca di cuore, o di buona coscienza, si rende indegno del titolo di Giudice.
16. La Fortuna và scapigliata, e rassembra facile
il pigliarla, e fermarla per i capelli, ma ciò si puol fare con destrezza, e
prudenza.
17. Il Povero divenuto Riccho si rende inesorabile
nell’atto di sua felicità, se però non hà virtù, che gli serva di briglia.
1264
18. Chi ha il mezzo di beneficare gli altri, non
deve trascurare di includere fra questi i Parenti sui, e d’Amici, altrimenti
farebbe, e contro la legge di Dio, si anche contro la Natura.
19. Il Popolo, che dal Principe non gli vien cavato
sangue, si da manifesta, e pronta occasione di fare continui imperi, e rumori,
di molti scandali, e d’impegni.
20. Un’ingiuri fatta dal Principe, si sopporta dal
sud.o per zelante che sia, molto più volentieri, che quella, che
vien fatta da altri.
21. Non deve mai un buon Principe mettere un
Governatore per signoreggiare i suoi Popoli, se non’è più, che quasi sicuro,
che questi tali si siano prima fatti signoreggiare da altri.
22. Per poter rimediare ad’ un gran disordine di
rado non si farà da chi non’ a cuore di arrischiarsi p. commetterne un’ altro.
23. Le ingiurie le quali non si possano vendicare,
si devono con ogni studio dissimulare, altrimenti sarebbe un’incitar l’Inimico
a farne delle altre.
1265
24
. Non vi è cosa più dificile, che il
sapersi mantenere nella Grazia di un Principe, perché se la Servitù, che gli
prestate vi obliga molto, se la gradisce restare schiavo, e se non vi rimunera,
o vi si cambia, gli diventate Nemico.
25. Un uomo benché molto Saggio, e Prudente non potrà
mai pervenire alla cognizione della vera amicizia, se prima non sarà passato
per il sentiero delle disgrazie, nelle quali abbia conosciuto la forza, ad’effetto
della amicizia, onde è necessità per potere a ciò arrivare provvedersi di amici
di buon’ora e per provarli nelle sue calamità.
26. La maggior consolazione de Meschini, e
Popolari, è quella d’avere amici per confidarli le sue afflizzioni.
27. Con’i Frati è bene aver rispetto assai più da
lungi, che dimestichezza da vicino, e di loro non servirsene, se non le più
urgenti necessità.
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