domenica 4 maggio 2014

BROGLI ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 1913 NEL COLLEGIO DI BORGO A MOZZANO (Lucca)


Brogli alle elezioni politiche del 1913 nel collegio di Borgo a Mozzano.

Premessa.
In Italia le elezioni politiche del 1913 furono le prime a suffragio universale maschile. L’elettorato attivo fu esteso a tutti i cittadini maschi di età superiore ai 30 anni senza alcun requisito di censo, né di istruzione, restando ferme per i maggiorenni di età inferiore ai 30 anni le condizioni di censo o di prestazione del servizio militare o il possesso di titoli di studio già richiesti per le precedenti consultazioni. Il corpo elettorale passò da 3.300.000 a 8.443.205, di cui 2.500.000 analfabeti, pari al 23,2% della popolazione. L’elezione avvenne utilizzando il metodo maggioritario con la vittoria di un solo candidato per collegio uninominale.
Il collegio a cui si riferiscono i documenti sotto riportati è quello di Borgo a Mozzano, che comprendeva diversi comuni fra cui Bagni di Lucca, e dove erano candidati il prof. Augusto Mancini per il Blocco Repubblicano e Domenico Tomba per i cattolici.
Oggetto.
Lettere scambiate fra il Cav. Giuseppe Marchi, ex sindaco di Bagni di Lucca, e il figlio Mario, studente d’ingegneria presso il Politecnico di Torino.

21 ottobre 1913 – (cinque giorni prima della consultazione)
Lettera di Mario Marchi da Torino al padre in cui esprime preoccupazione per i possibili voti comprati dal candidato?. Tomba, operazione ritenuta tuttavia di non facile attuazione per le modalità di votazione, e si augura che “se non si riesce [da parte del candidato Tomba] stabilire un controllo per gli elettori che si fanno pagare, la candidatura del povero Tomba si risolverà in un gran fiasco.” La missiva termina con l’appello in favore del Mancini: “Elettori votate compatti per il prof. Augusto Mancini !!!




 



26 ottobre 1913 – (giorno della consultazione)
Lettera di Giuseppe Marchi al figlio. È giorno di votazione e vi è la speranza di un risultato favorevole al Mancini. “ In questo momento la gran lotta è più acuta che mai. I tombisti sono assai scossi e non si sentono che grida di viva Mancini. È una cosa non mai veduta fra queste popolazioni. Gli animi sono eccitatissimi, e le coscenze in parte si sono ribellate alla corruzione.



27 ottobre 1913 – (il giorno successivo alla consultazione)
La lettera del padre esprime tutta l’amarezza per la sconfitta della sua parte: “I partiti del Bottini e dei preti hanno vinto su tutta la linea  … in questo Collegio il Tomba con circa 1000. Voti di maggioranza.  ……..  anche in questi Comuni di Val di Serchio e Val di Lima la corruzione è stata fortissima. Le canoniche erano ridotte vere e proprie  agenzia per la compera dei voti ….” Inoltre dà notizie di una situazione di profondo turbamento della popolazione che può sfociare, come in qualche caso è già avvenuto, in scontri anche violenti: “In questo momento il1/2 Squadrone di Cavalleggeri che erano qui, sono partiti per Lucca, poiché stamane si temono dei disordini …..”

 


3 novembre 1913 – (una settimana dopo il risultato della consultazione)
Dopo la prima amarezza Giuseppe Marchi si consola nel sottolineare che nel Collegio di Borgo a Mozzano, anche se se la lotta politica si svolta “malamente”, “non ci furono né colpi di rivoltella né baruffe”. Rafforza invece la denuncia contro il mondo clericale: “Vi fu una corruzione su vasta scala e i preti tutti avevano messo nelle rispettive canoniche agenzia di compra di voti…… Il Comitato raccoglie le prove della corruzione ….”. Dopo alcune notizie sui collegi di Lucca e di Capannori, non senza una certa soddisfazione informa il figlio Mario che: “Qui (Borgo a Mozzano) e ai Bagni i tombisti appariscono mortificati. Il Tomba non darà un soldo e non entrerà nella Società delle Terme ”.

 


Conclusione.
Le elezioni del 26 ottobre 1913 videro vincitore al primo turno il clericale Domenico Tomba, ma la consultazione nel Collegio di Borgo a Mozzano, come in altri, fu ripetuta nel 1915, dopo l’annullamento per brogli, e stavolta il prof. Mancini riuscì, col sostegno della sinistra, ad entrare in Parlamento.

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