documenti militari di
giuseppe marchi della pieve di controne
leva classe 1856 – servizio miltare 1874/1876
La
leva obbligatoria all’inizio del Regno d’Italia era articolata in due fasi: nella
prima i comuni costituivano le liste dei giovani potenzialmente arruolabili
nell’esercito, giovani a cui venivano attribuiti dei numeri per estrazione, che
determinavano l’ordine con cui sarebbero stati sottoposti all’esame del
consiglio di leva per l’assegnazione alla categoria, che costituiva la seconda
fase.
Le
categorie erano due: la prima era costituita da coloro che avrebbero dovuto
svolgere il servizio di leva nell’esercito per un certo numero di anni, mentre
la seconda costituiva la milizia provinciale, che richiedeva un impegno assai
meno gravoso. Nell’estrazione del numero nella prima fase era ritenuto
fortunato chi aveva ricevuto un numero alto, in quanto vi era la possibilità di
essere visitato quando la prima categoria era completa e pertanto essere
assegnato alla milizia provinciale o ad essere congedato.
GIUSEPPE MARCHI con la divisa da artigliere. |
Giuseppe
Marchi estrasse il numero N° 106, non sufficientemente alto per evitare l’esame
del consiglio di leva.
Il
vecchio e malato padre Luca attesta nella lettera sotto riportata la delusione
per la dichiarazione di idoneità del figlio Giuseppe, nonostante la “buona
speranza” data da persone influenti.
“Alla Sig: Caterina Marchi
- Livorno
Carissima
figlia – Pieve di Controne 11 novembre 1874
Ti
scrivo poche righe perché oggi mi trema la mano anche più del solito. Ieri
Giuseppe ed io andammo a Lucca perché era il giorno della leva militare, ma ad
onta anche dell’impegni messi anche per parte di nostra cugina Elena presso la
moglie dell’Avvocato Brunicardi la quale ci ha dato sempre buona speranza
Giuseppe fù dichiarato abile. È vero che deve subire un’altra visita quando lo
richiamano che sarà dopo dei mesi ma ho poche speranze.
Tanto
io che tua Madre ti preghiamo che tu ringrazi tanto la tua Signora che si incomodata di troppo.
Ad
Arcangelo se gli è scritto oggi. A Giuseppina gli scriveremo. Ricevi i saluti
di noi tutti, e la Paterna e Materna benedizione e ci confermiamo tuoi Aff:mi
Genitori Luca e Agnese”
Appena
inizia la vita militare Giuseppe Marchi scrive i suoi ricordi su due libriccini
di cui si riportano alcune pagine.
I° Libriccino
“A di 28 Gennaio 1875 - Ricordi di me Giuseppe Marchi
Io
Giuseppe Marchi figlio di Luca nato alla pieve di Controne il di 27 Novembre
1854. L’undici Settembre fui all’Estrazione di Leva ed ebbi in sorte il N 106
il di 11 Novembre fui alla visita e fui dichiarato abile al Servizio Militare,
il giorno 28 Gennaio1875 cioè oggi mi sono presentato al Distretto qui in Lucca
giorno dell’arruolamento.
Oggi
29 sono passato all’ultima visita e mi è stato assegnato il corpo di
Artiglieria di Piazza.
Mi
sono presentato Cattolico e col vivo sentimento di mantenermi Cattolico. Sono
entrato senza il brutto vizio di bestemmiare: odiando pure la Prostituzione.
Mi
manterrò così? Coll’aiuto di Dio lo spero.
Qui
al distretto si sta male tanto di dormire cioè si dorme su un saccone di paglia
senza neppure una tavola sotto e mi sono infreddato molto. Mi hanno rubato un
paio di ghette una spazzola da scarpe e un [non leggibile].
Mi
è stato assegnato il 12 Reggimento il quale si ritrova a Ancona e mi dicono che
di qui partirò il di 13 del presente. In questo giorno 10 [illeggibile] mi è venuto a vedere mio fratello Pietro ed oggi ho avuto il permesso
di andare a casa. In questo giorno 11 al 1 dopo mezzogiorno sono arrivato a
casa e tutti mi hanno fatto molta accoglienza.
A
casa mi hanno dato £ 10,00
Oggi
alle due [illeggibile] ho lasciato la famiglia e Arcangelo mi ha
accompagnato fino al Ponte [Ponte a Serraglio] [poco leggibile]
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II° Libriccino
Ricordi
di me Giuseppe Marchi – Fase 2 –
A
di 8 Settembre passai caporale e nel medesimo giorno chiesi una licenza e la
ottenni per giorni 15 del suddetto giorno alla corsa delle 11 ante partii.
A
di 23 ripartii da casa e alla sera
del 24 giunsi ad Ancona di li ripartii per raggiungere la mia compagnia il di 26
e il di 24 e 25 stetti con Luigi Barsotti in Ancona e mi divertii tanto. La
sera del 30 arrivai qui a S. Maurizio.
Da
casa portai Lire 10,00.
A
di 24 ricevuta una lettera di Giuseppina [sorella] in data 15
Agosto £: 5,00.
A
di 3 Ottobre scritto alla famiglia e a Giuseppina.
A
di 12 scritto a D’Olivo e al Barsotti.
A
di 13 ricevuta risposta da casa in data del 12
Al
Sig. Arc[angelo –
fratello] Marchi – Varsbleir Gasse N° 25 – Dresden Iacchesen – Reussen [indirizzo
del fratello all’estero]
A
di 20 Ottobre ricevuta una lettera da Assuntina [sorella] in data del 16 a di 22 risposto.
A
di 21 comperato la vita di Napoleone
[illeggibile]
A
di 24 scritto ai Fratelli ~
A
di 25 ricevute lettere da D’Olivo, Pellegrini e da Manzini e pel medesimo
ricevuto la [illeggibile]
di De Vecchi.
A
di ho scritto allo zio Pietro a
Spezia
A
di 9 Novembre scritto alla famiglia
La
sera del giorno 10 Novembre montato di guardia. Dopo l’appello essendo venuto
il Tenente Alberti e non avendomi trovato nel corpo di guardia (che mi ero
andato in cantina a bere mezzo litro) mi ordinò la prigione, dove entrai quella
sera. La sera del di 11 il Capitano al rapporto mi dette giorni 10 di rigore. Questa è stata la prima punizione che io
abbia avuta. La sera del giorno 12 in data del 11ricevuta in prigione una
lettera dai genitori (non in risposta alla mia del 9) ed di 12 ricevuto una
lettera da Angelino.
A
di 24 ricevuta una lettera dai fratelli in risposta alla mia del 3 ottobre.
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Sono conservate anche alcune
lettere indicate negli estratti dei fascicoli. Di seguito riportiamo una scritta
da Giuseppe Marchi con una colorita descrizione degli idiomi dei compagni
d’arme ed una a lui inviata da un compagno.
Lettera di Giuseppe
Marchi del 29 Marzo 1876 alla madre. [estratto]
“Campo S. Maurizio 29 Marzo
1876
Mia Cara madre
Eccomi dopo aver ripreso
un po’ di fiato, a scrivervi due righe; cioè a farvi sapere le mie nuove con un
letterone al solito, lungo come la quaresima, che dice tanto e non dice nulla.
Incominciamo dal viaggio,
dal quale (se ne danno di belle veh?) non andai esente da indebolimenti
terribili, che mi presero per tutta la persona e furono così forti, che se non
superavo quelli di Peppa sofferti nel lungo e disastroso viaggio di Firenze,
almeno li pareggiavano, ………………………....
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All’imbrunir del giorno 23
(tutto indolito [illeggibile]) giunsi a questo
Giunto alle baracche
entrai in un camerone ricovero di mezzo Reggimento, nel quale si aveva
preparata la branda. Mi è duro il potervi descrivere l’impressione che provai
passando dalla vita civile alla militare. Giunto alle baracche, entrai in un
camerone ricovero di mezzo Reggimento, nel quale io aveva preparata la cuccia.
Appena passata la soglia, parvemi che un grave peso mi si posasse sopra le
spalle e sempre parendomi di faticare a muovermi, mi sdraiai sopra un lettuccio
che mi stava vicino. Guatai sino al fondo del camerone meravigliato, poi
alzando gli occhi verso il tetto potei scorgere vari sorci e pipistrelli, che
quelli saltando e questi svolazzando si affrettavano a fuggire per le rotture
del soffitto e delle pareti, spaventati dai fragorosi gridi dei compagni e
miei, che in quel momento ci ricambiavamo, qual gentili saluti e tutto per
esser stati divisi durante la mia licenza. Congedati i suddetti non vedendomi
dattorno altro che moschetti, giberne, daghe, borracce e quanto altro di questi
graziosi oggetti, incominciai a pensare a quando era costì [Pieve di Controne]
e andava parlando fra me e me in questo modo. Alla Pieve si andava ad ascoltare
la parola di Dio, del P.[ievano] Faustino e qui devo sentire sbraitare dai
nostri Ufficiali, teorie guerresche. Alla mia Pieve sentivo il suono del povero
spinetto e dell’organo, e qui già odo le stonate suonerie dei nostri
trombettieri, accennanti sveglia, manovra, teoria, ritirata e tante altre
diavolerie di questa fatta. Alla mia Pieve le care voci di tutti voi, dei
parenti e degli amici, e qui le rauche voci dei bresciani, i francesismi dei
Piemontesi, lo spiacente dialetto dei Napoletani e i rozzi modi dei Siciliani e
Sardi. Con questo parlare e meditare mi addormentai.
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Vi saluto caramente voi e
tutti di casa ed Elvira mentre pregandovi a salutarmi il Sig. Pievano, i Frati,
i Brunicardi, le Barsotti e in una parola tutti; chiedendovi la materna
benedizione mi confermo
Vostro Aff.mo
Figlio
Lettera di Elidiano
D’Olivo del 4 Giugno 1876 a Giuseppe Marchi. [estratto]
Caro Amico
Troppo tardi è chi non si
ravvede mai, ed io valendomi di questo proverbio, crederò che tu vorrai
perdonarmi questa mia tardanza nel risponderti. Nell’ultima tua mi dicevi che
avresti voluto sapere se ci erano novità in nel reggimento, ora ti dirò che il
24 ultimo decorso ne avemmo assai, perché in questo giorno degradarono il
sergente Borda della 3za Compagnia per tre mesi, un allievo
caporale disertò, e un soldato della prima compagnia a nome Rincolcato della
classe 53 si tirò un colpo di moschetto in nella gola però non è ancora morto
ansi sembra che guarisca perché la palla gli entrò di sotto il mento e gli
sorti di sotto l’occhio accanto il naso.
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Ricevi un caro abbraccio
dal tuo caro e aff.mo amico
Elidiano D’Olivo
Ancona li 4 Giugno 76
Ti fanno tanti saluti
tutti i nostri compaesani.
Addio stai allegro che il
tempo che si è fatto è più di quello che si deve fare.
Il caporale Giuseppe
Marchi è congedato il 4 sett. 1876.
Come sopra detto nell’estrazione
del numero nella prima fase era ritenuto fortunato chi aveva ricevuto un numero
“alto”. Il fratello minore di Giuseppe Marchi Pietro estrasse in numero 238,
come scritto dalla madre Agnese a Giuseppe sotto le armi:
“ Pieve di Controne li 25 A.sto 76
Carissimo
figlio
Già
avrai sentito da Pietro il buon numero che a estratto è il 238= ……………………………”
L’estrazione sopra
riportata permette a Pietro Marchi di essere congedato appena due mesi dopo l’estrazione
del numero fortunato.
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