NECROLOGIA
di Lazzaro Papi – Ducato di Lucca, 1839
[ leggere anche il post "Lettera di Lazzaro Papi alla figlia" ]
Breve biografia di Lazzaro Papi.
Nato nel 1783 a Pontito, paesino di
montagna al tempo sotto la Repubblica di Lucca, iniziò li studi nel Seminario
Arcivescovile, quindi si arruolò nell’esercito napoletano, fu precettore e
infine si laureò in medicina presso l’Università di Pisa.
In seguito s’imbarcò a Livorno per
l’India, dove scrisse “Lettere sulle Indie Orientali”, divenne medico del Rajah
di Travancore, ricoprì il grado di colonnello dei Lancieri del Bengala e fu
consulente commerciale di una società inglese.
Ritornato a Lucca, attraverso un
viaggio che tocca l’Arabia e l’Egitto, sia dal Governo napoleonico della città,
che dal Ducato retto dai Borboni ebbe importanti incarichi. Negli ultimi anni
della sua vita si dedicò alla letteratura e alla storia. Assistito dalla figlia
Albertina e dal genero morì nel 1834.
Lazzaro
Papi ebbe innumerevoli commemorazioni alla morte e nel seguito per diversi
anni. La “necrologia” sotto riportata presumibilmente è stata scritta in occasione
della traslazione nel 1839 delle sue ceneri dal camposanto alla tomba monumentale, eretta nella
chiesa di S.Frediano.
"Necrologia
Quattro anni scorsero da
che Lazzaro Papi cessò d’essere l’uomo di cui Lucca si onorasse, e si pregiasse
l’Italia; lo spirito di Lazzaro Papi cessò di animare le sue membra affrante
dai terreni mali, e l’oblivione [dimenticanza assoluta] in cui vivo si lasciava, sparì. Il Poeta, lo Storico, il
Filosofo scese nella tomba, tacque l’invidia, sorse la lode. Morte troncò a
Lazzaro il filo dell’umana carriera, e la fama ne fece suo il nome; gloria,
onore sulle sue inanimate membra splendevano.
Era il 25 Decembre del
1834 giorno di lutto per tutti i buoni, era il giorno in cui più non era Papi
…..
Tra le braccia di fidi
amici, confortato dall’evangelica religione esalò la sua bell’anima quel
Lazzaro che, in sua vita fu grande in umile stato, povero fra i ricchi, ricco
coi poveri, sempre in suo agire, sommo in suo pensare, schivo in adulazione,
amante di verità, filosofo ne’ suoi scritti, filosofo nella sua vita, libero
pensatore, moderato per riflessione, ammiratore degli altrui scritti, temente
dei suoi, amante della gioventù, perché sperava, amoroso della patria, perché
credette in Cristo.
Omaggi, onori,
universale compianto accompagnarono alla tomba Lazzaro Papi……. Quattro anni
passarono da che Papi non è più, e desta il suo nome lo stesso effetto come se
di vivere cessasse in quest’oggi; già un mausoleo racchiude le sue ossa; e la
gioventù nel colmo della notte del 25 corrente accolse le sue membra con
pianto, e con funerea pompa le posò in quel monumento, che gli amici gli
eressero.
Papi non è più, e la
maggior sala dell’Ateneo lucchese [Liceo reale, un
istituto universitario dove si poteva compiere il corso di ogni facoltà e
conseguire tutti i gradi professionali] risonò la sera del 25 corrente degli elogi di Lazzaro in
atti e liberi sensi espressi; preside di quella nobile deputazione che nulla
risparmiò perché bello sorgesse un segno ai posteri che in Lucca si onorano
gl’ingegni, ivi sedeva il Marchese Antonio Mazzarosa [Ministro della Pubblica Istruzione del Ducato di Lucca], a cui facevano corona scelti preti; e pur
assiso era, la speranza della patria, il Principe ereditario [Carlo
Ludovico di Borbone], ed un affollato
uditorio con inenarrabile ansia ascoltava le belle lodi di Lazzaro Papi.
Se l’Italia non onora i
suoi Geni viventi essi, almeno ne onori le spoglie, e non permetta che con
piede profano il viandante ne calchi le sacre polveri.
Qual non è conforto
l’ispirarsi alle tombe di coloro che furono grandi. L’Italia n’ebbe molti …..
L’Italia fu grande …….
P: Bottari
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