STAMPE del "GIUDIZIO UNIVERSALE"di Michelangelo
L’affresco michelangiolesco del Giudizio Universale
nella Cappella Sistina in Vaticano, iniziato nel 1508 e terminato nel 1512,
ebbe una tale risonanza in tutta Europa che fu quasi subito riprodotto in
stampa. L’intera opera fu riprodotta in una serie di tavole, ma oggi di queste
si trovano solo stampe singole in alcune collezioni ad eccezione di due serie
che sono arrivate ad oggi in forma completa: la prima, datata 1548, è
conservata presso il Metropolitan Museum di New York, la seconda assai più
tarda, stampata nel 1610, appartiene alla Biblioteca Vaticana.
Le prime riproduzioni dell’opera michelangiolesca
videro la luce nel 1543 e furono edite da Antonio Salamanca, incisore ed
editore di stampe attivo a Roma dal 1538 e membro dei “Virtuosi del Pantheon”
dal 1546.
Le tavole presenti nella raccolta sotto riportata
sono assai mutile e non riproducono l’intera superficie dell’affresco. In una
stampa è leggibile la data del 1548 col nominativo del Salamanca e pertanto i
sei esemplari appartengono alla stessa serie presente al Metropolitan Museum.
TAV. 1
Gruppo di beati a sinistra e intorno a Cristo
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore.
Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.
Questa tavola riproduce la parte più in alto, a
sinistra, dell’intero ciclo del Giudizio Universale, nella quale sono disposti
gli eletti, i beati e i santi (distinguibili solo per la maggiore o minore
vicinanza al Redentore).
Nella parte superiore si osserva una folla orante che
si accalca e più in basso un gruppo di figure che risulta poco attento a
seguire il gesto di Cristo.
Più a destra, in primo piano, una donna dal seno
scoperto ha aggrappata alle gambe una figura femminile, personaggi difficilmente individuabili,
ma la posa rimanda al gruppo classico della Niobe (composizione
statuaria di marmo attribuita a Scopa o a Prassitele, con copie presenti nella
Galleria degli Uffizi).
TAV. 2
Angeli con i simboli della Passione
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore.
Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.
Questa tavola riproduce
la lunetta superiore a destra in alto, occupata da un gruppo di angeli con gli strumenti della Passione. Gli angeli
sono apteri (senza ali) e in numero di cinque tentano di
innalzare la colonna della flagellazione, di cui quello che sorregge il capitello
sembra seduto sulle nuvole. A destra accorrono altri angeli con la spugna con
l'aceto e la scala usata per deporre Cristo dalla Croce.
L’iconografia degli angeli con i simboli della
Passione era molto diffusa nella pittura nordica.
TAV.
3 ingresso dei dannati agli inferi
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore.
Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.
[Conservato un solo frammento dove è visibile solo lo scafo della
barca di Caronte.]
La scena ritrae
l’epilogo del giudizio divino: per le anime dannate è pronta la barca di
Caronte che le traghetta agli inferi, dove le attende una masnada di demoni.
In questo passo
Michelangelo sembra aver riletto Dante, come è testimoniato dai sonetti che
dedica al poeta fiorentino a conclusione del Giudizio Universale (1545-46).
TAV.
4 Gruppo di
Beati
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore.
Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.
Michelangelo, in questo
brano, riprende il modello del Paradiso dantesco potendo individuare senza
divisioni, spiriti amanti, sapienti, militati, giusti e contemplanti.
L’opera rappresenta Disma,
il buon ladrone che porta la croce, oppure il Cireneo che aiutò Cristo nella
salita al Calvario; alla estrema destra dell’opera egli viene aiutato da un
uomo con la barba.
In basso, invece, su una
nube, si riconoscono i santi martiri che mostrano gli oggetti del loro
supplizio: troviamo l’apostolo Simone con la sega, l’apostolo Filippo con la croce,
Biagio con i pettini di ferro, Caterina d’Alessandria con la ruota dentata e
Sebastiano con le frecce. Essi sono protesi verso il gruppo dei dannati e si
trovano sotto di loro.
L’opera è una delle
prime riproduzioni del Giudizio Universale, prima dell’intervento di Daniele da
Volterra che “vestì” i corpi nudi dei personaggi ritratti. Originariamente
infatti San Biagio era rivolto verso il basso con atto minaccioso e la sua
posizione fu ritenuta sconveniente dal Concilio tridentino, perché accovacciato
sul corpo nudo di Santa Caterina. Daniele da Volterra vestì così di verde Santa
Caterina e ruotò tutta la figura di Biagio.
TAV. 5 Resurrezione dei corpi
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore.
Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.
[Si può
leggere in basso a destra salamanca 1548]
Michelangelo rappresenta
i defunti nei vari stadi successivi con cui gli scheletri riacquistano la carne
e riprendono l’aspetto di corpi umani, ricongiunti insieme con l’anima.
L’artista si rifà alla
profezia del libro di Ezechiele, ma
anche all’iconografia stabilita pochi anni prima da Luca Signorelli nella
Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto. In basso a sinistra, alcuni
defunti escono da una avello sollevando una lastra di pietra; intorno i corpi
escono invece direttamente dalla terra, nella quale sono affossati secondo
livelli diversi: chi esce solo con la testa, chi con tutto il busto, chi,
infine, ha ancora sepolta solo una gamba.
La figura barbuta in
piedi, all’estrema sinistra, che non fa parte dei defunti e sembra benedirli, è
stata interpretata nei modi più svariati. Nella parte di destra avviene una
disputa tra gli angeli e i demoni per due corpi messi in posizione inversa; il
primo, completamente privo di forze, è trattenuto in basso da una
corda-serpente tirata in giù ed aiuta i due angeli che lo portano in alto a
liberarsi dal demonio che lo tira per i capelli.
TAV. 6 Gruppo di Beati
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore.
Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.
L’opera rappresenta la
scena del gruppo di beati intorno a Cristo, nella lunetta di sinistra dell’affresco.
Sulla sinistra dell’incisione
si trova un uomo che sorregge la croce sulle spalle, mentre sulla destra un
angelo vola via con la corona di spine.
La lunetta dalla quale è
ripresa l’incisione è la prima porzione di affresco eseguita dall’artista sulla
parete d’altare e prende il posto della lunetta dipinta dallo stesso
Michelangelo nel 1512, con Abramo e i suoi discendenti.
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