domenica 4 dicembre 2016

STAMPE del GIUDIZIO UNIVERSALE di Mchelangelo


 

STAMPE del "GIUDIZIO UNIVERSALE"di Michelangelo

 

Il Giudizio Universale della Cappella Sistina

L’affresco michelangiolesco del Giudizio Universale nella Cappella Sistina in Vaticano, iniziato nel 1508 e terminato nel 1512, ebbe una tale risonanza in tutta Europa che fu quasi subito riprodotto in stampa. L’intera opera fu riprodotta in una serie di tavole, ma oggi di queste si trovano solo stampe singole in alcune collezioni ad eccezione di due serie che sono arrivate ad oggi in forma completa: la prima, datata 1548, è conservata presso il Metropolitan Museum di New York, la seconda assai più tarda, stampata nel 1610, appartiene alla Biblioteca Vaticana.
Le prime riproduzioni dell’opera michelangiolesca videro la luce nel 1543 e furono edite da Antonio Salamanca, incisore ed editore di stampe attivo a Roma dal 1538 e membro dei “Virtuosi del Pantheon” dal 1546.

Le tavole presenti nella raccolta sotto riportata sono assai mutile e non riproducono l’intera superficie dell’affresco. In una stampa è leggibile la data del 1548 col nominativo del Salamanca e pertanto i sei esemplari appartengono alla stessa serie presente al Metropolitan Museum.

TAV. 1 Gruppo di beati a sinistra e intorno a Cristo
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore. Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.

Questa tavola riproduce la parte più in alto, a sinistra, dell’intero ciclo del Giudizio Universale, nella quale sono disposti gli eletti, i beati e i santi (distinguibili solo per la maggiore o minore vicinanza al Redentore).
Nella parte superiore si osserva una folla orante che si accalca e più in basso un gruppo di figure che risulta poco attento a seguire il gesto di Cristo.
Più a destra, in primo piano, una donna dal seno scoperto ha aggrappata alle gambe una figura femminile,  personaggi difficilmente individuabili, ma la posa rimanda al gruppo classico della Niobe (composizione statuaria di marmo attribuita a Scopa o a Prassitele, con copie presenti nella Galleria degli Uffizi).

 
TAV. 2  Angeli con i simboli della Passione
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore. Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.


Questa tavola riproduce la lunetta superiore a destra in alto, occupata da un gruppo di angeli con gli strumenti della Passione. Gli angeli sono apteri (senza ali) e in numero di cinque tentano di innalzare la colonna della flagellazione, di cui quello che sorregge il capitello sembra seduto sulle nuvole. A destra accorrono altri angeli con la spugna con l'aceto e la scala usata per deporre Cristo dalla Croce.
L’iconografia degli angeli con i simboli della Passione era molto diffusa nella pittura nordica.

TAV. 3 ingresso dei dannati agli inferi
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore. Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.

[Conservato un solo frammento dove è visibile solo lo scafo della barca di Caronte.]


La scena ritrae l’epilogo del giudizio divino: per le anime dannate è pronta la barca di Caronte che le traghetta agli inferi, dove le attende una masnada di demoni.
In questo passo Michelangelo sembra aver riletto Dante, come è testimoniato dai sonetti che dedica al poeta fiorentino a conclusione del Giudizio Universale (1545-46).

TAV. 4  Gruppo di Beati
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore. Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.



Michelangelo, in questo brano, riprende il modello del Paradiso dantesco potendo individuare senza divisioni, spiriti amanti, sapienti, militati, giusti e contemplanti.
L’opera rappresenta Disma, il buon ladrone che porta la croce, oppure il Cireneo che aiutò Cristo nella salita al Calvario; alla estrema destra dell’opera egli viene aiutato da un uomo con la barba.
In basso, invece, su una nube, si riconoscono i santi martiri che mostrano gli oggetti del loro supplizio: troviamo l’apostolo Simone con la sega, l’apostolo Filippo con la croce, Biagio con i pettini di ferro, Caterina d’Alessandria con la ruota dentata e Sebastiano con le frecce. Essi sono protesi verso il gruppo dei dannati e si trovano sotto di loro.
L’opera è una delle prime riproduzioni del Giudizio Universale, prima dell’intervento di Daniele da Volterra che “vestì” i corpi nudi dei personaggi ritratti. Originariamente infatti San Biagio era rivolto verso il basso con atto minaccioso e la sua posizione fu ritenuta sconveniente dal Concilio tridentino, perché accovacciato sul corpo nudo di Santa Caterina. Daniele da Volterra vestì così di verde Santa Caterina e ruotò tutta la figura di Biagio.


TAV. 5  Resurrezione dei corpi
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore. Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.


[Si può leggere in basso a destra salamanca 1548]

Michelangelo rappresenta i defunti nei vari stadi successivi con cui gli scheletri riacquistano la carne e riprendono l’aspetto di corpi umani, ricongiunti insieme con l’anima.
L’artista si rifà alla profezia del libro di Ezechiele, ma anche all’iconografia stabilita pochi anni prima da Luca Signorelli nella Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto. In basso a sinistra, alcuni defunti escono da una avello sollevando una lastra di pietra; intorno i corpi escono invece direttamente dalla terra, nella quale sono affossati secondo livelli diversi: chi esce solo con la testa, chi con tutto il busto, chi, infine, ha ancora sepolta solo una gamba.
La figura barbuta in piedi, all’estrema sinistra, che non fa parte dei defunti e sembra benedirli, è stata interpretata nei modi più svariati. Nella parte di destra avviene una disputa tra gli angeli e i demoni per due corpi messi in posizione inversa; il primo, completamente privo di forze, è trattenuto in basso da una corda-serpente tirata in giù ed aiuta i due angeli che lo portano in alto a liberarsi dal demonio che lo tira per i capelli.
 
TAV. 6  Gruppo di Beati
Autori: Michelangelo, pittore/Antonio Salamanca, incisore. Tecnica artistica: Bulino. Ambito cronologico: 1548.



L’opera rappresenta la scena del gruppo di beati intorno a Cristo, nella lunetta di sinistra dell’affresco.
Sulla sinistra dell’incisione si trova un uomo che sorregge la croce sulle spalle, mentre sulla destra un angelo vola via con la corona di spine.
La lunetta dalla quale è ripresa l’incisione è la prima porzione di affresco eseguita dall’artista sulla parete d’altare e prende il posto della lunetta dipinta dallo stesso Michelangelo nel 1512, con Abramo e i suoi discendenti.


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