venerdì 11 maggio 2018

CLEOBULINA COTENNA " patriota ... IN SEGNO DI FRATELLANZA ITALIANA....."


CLEOBULINA COTENNA patriota risorgimentale

"...... IN SEGNO DI FRATELLANZA ITALIANA....."

Il manoscritto sotto riportato è per mano della patriota lucchese Cleobulina Cotenna (1810 – 1874). Il suo nome le fu dato dal padre, fervente oppositore dei governi dispotici e memore del greco Cleobulo, oppositore alla tirannide nella Grecia dell’VIII secolo a.C.
Nata da una ricca famiglia di convinzioni democratiche ospitò per oltre trent’anni i perseguitati politici del Risorgimento fra i quali Domenico Guerrazzi e la compagna di Mazzini, sfidò con coraggio le persecuzioni poliziesche e subì anche il carcere. Per le sue convinzioni ed azioni cadde in povertà che affrontò con dignità.

Il destinatario dello scritto è padre agostiniano Luigi Francesco Giambastiani di Lucca. Il padre fece parte del corpo dei volontari toscani nella prima guerra d’indipendenza, sui campi di Curtatone e Montanara, [vedere blog: “due fratelli sul campo di battaglia di curtatone e montanara” - enricogiuseppelucamarchi.blogspot.com], fu una figura di riferimento nel Ducato, come testimoniato la petizione inviatali da “Gli onesti padri di Famiglia…” [vedere: “la statua scandalosa in p.zza napoleone a Lucca - enricogiuseppelucamarchi.blogspot.com], fu in contatto epistolare con l’ex ministro Ward, dopo il passaggio di Lucca nel Granducato di Toscana [vedere blog: due lettere di tommaso ward all’ “amico del popolo” da firenze nell’anno 1847” - enricogiuseppelucamarchi.blogspot.com] e dopo la caduta della Repubblica Toscana del triunvirato Guerrazzi, Montanelli, Mazzoni, dovette fuggire esule a Corfù, come avvenne per molti patrioti italiani [vedere: Dai campi di battaglia di Curtatone e Montanara, alla  tragica morte a Corfu' del padre agostiniano Francesco Luigi Giambastiani di Lucca” - enricogiuseppelucamarchi.blogspot.com],  

Al Molto Reverendo Don …. Giambastiani
Cleobulina Cotenna nei Leonardi
in segno di Fratellanza Italiana
  - - - - - - - -
Campion del Vero, a Te, cui dar vorrei
Tripodi d’oro un dì premio dei forti,
Donor sol rima io dono i versi miei,
          … … 
V: Cotenna

Cantata
Il Genio d’Italia
Italia e la Vittoria
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Genio

Bella Italia dal sonno ti desta;
Più t’opprimon, più fiera risorgi:
me in la fronte su guata e vi scorgi
La vendetta, la speme, l’ardir.
Neghittosa la fiera tempesta
Che dal crin la corona ti svelle
Miri, cadi, soggiaci, ed imbelle
Lo straniero Te inviti a calcar.
Dal letargo ti scoti veloce;
Non t’umili l’iniquo straniero:
Son ritorte, son ceppiil suo ompero:
Tale amore a Te porta il fellon!!!
Del tuo Genio ti scoti alla voce;
Da natura siei fatta Regnante;
Quasi par che a Te il Cielo sia amante,
Tanto puro, e sereno a Te appar.
Chiaro sole a Te invano risplende,
L’aure dolci a Te spirano invano,
Se del vandal rapace la mano
Fa deserto del bello ch’è in Te.
Ti sovvengan le mobili tende
Che spandesti pel l’ampio Emisfero
Ove intrepido il saggio Guerriero
Dava leggi a Nazioni, ed a Re.

Dhe! riassumi il tuo nobile orgoglio;
Che di Roma sei madre rammenta;
Né mostrar che di quella sia spenta
L’alma Gloria che Te coronò.
Ti sovvenga che al gran Campidoglio
Tutti al carro a te stavano avvinti:
Eran Grandi, eran Prodi ma vinti;
Eran regi, ma schiavi per Te.
Più né libri a cercar non si vada
La grandezza d’Italia felice;
Ciò che fummo tornare a noi lice,
Sol che ogn’uomo racchiuda un gran cor.
L’asta impugna, brandisci la spada;
Su Te sfolgori l’Elmo piumato:
La lorica [arma romana], lo scudo imbracciato
Bellicosa Te mostrino ancor.
Sia il mostrarte pe’ tuoi gran delizia;
Per gli austriaci spavento, e terrore:
Gli distingua la gioia, e i pallore;
Il seguirti, il fuggire da Te.
Ma che dico: Se in guerra, novizia
T’esponessi alla fera tenzone,
Ragionarti potrei dell’ Agone
Il t’esorto fervente a pugnar:
Ma Tu fiera, Tu grande, Tu somma
Che d’allori il bel crine cingesti,
Impaziente, son certa diresti
Or si pugni, è delitto il tardar.

Pugna dunque; più Santa Cagione
Mai non ebbe d’Italia la Guerra.
Struggi, annienta, riducci sotterra
Chi al tuo sangue si vuol dissetar.
Santi Numi, per noi sta ragione;
Difendete una Causa si bella;
Sia Regnante, non resti più ancella
Questa Italia che tanto imperò.

Italia

Chi mi destò ~ qual voce
Grata in udir, nel cor mi risuonava
Che di gesta, e di Gloria a me parlava ~
Le languide pupille
Dal lungo lacrimare afflitte e stanche,
Tengo socchiuse al letargo di morte,
Tanto a me grava così acerba sorte!!
Tradita, dilaniata, e suddivisa
Par  che sia morta, eppur non sono ancisa.
Ma quella voce ch’or dianzi ascoltava,
Il mio prisco valore in me tornava;
A si, la riconosco, non m’inganno;
E’ del mio Genio la sonora voce,
Che a ritornar qual io già fui m’esorta.
Io tacqui, è ver; ma nel silenzio accrebbi
L’odio che covo pel stranier che aborr.
Ecco risorgo dal mio Genio scossa.
Paventa gente ch’a me sei nimica!!!
Non ascolti dell’Enna i terremoti,
Non miri del Vesuvo eruttar fiamme ~
Paventa! che son questi del furore
Che giusto ho contra te, ben piciol segno:
Trema! che più feroce la vendetta
Su te cadrà; quanto mostrarsi tarda.
Quel Sommo prode che ha del Ciel le chiavi,
Ampio cammin di Gloria oggi mi apparse:
Di benefici già il mio suol cosparsr.
O Divino Pastore,
C’altro t’annidi in core
Fervente amor pel Popolo divoto,
Siegui la Santa impresa, e sciogli il Voto.
Non più oppressa, derelitta
Me vedrà l’estranea gente:
Sono Italia, ancor che afflitta,
Sono Italia, e fò tremar.
Scenda Palla, il cor lo impetra:Le Bell’Arti io gli servai:
Scenda Apollo, la mi cetra
Come Grecia maneggiai.
Scenda Marte, che\fu Padre
Di quel Popol cui son Madre.
L’alma Astrea mi scorgo appresso;
[vergine stellare simboleggiante la Giustizia]
La Virtù mi sento a fianco;
Or si vada, più non manco
Di satelliti a pugnar.

La Vittoria

Va pur, donna infelice!
Va pure; e vincitrice
Te faria il Fato:
Io la tua nova Gloria
Già venni a incoronar,
Son la Vittoria.

A Te risplendano                                 Del Lazio l’Aquila
Què Dì sereni,                                            S’estolga altiera,
che di tua Gloria,                                 Con la Bandiera
                                     Di Te fur pieni                                    Del Tricolor.
In Te rinascano                                 Va, pugna, vinci
Qué prischi Eroi                                 La causa è bella;
Che sì t’amarono,                                  L’amica Stella
Che  furon tuoi:                                 Te guiderà.
La forza Civica                                 La fronte splendida
De’ cari Figli,                                            Di nuova Gloria,
Fughi gli artigli                                 a Te Vittoria
Dell’oppressor.                                 Coronerà.

Il Genio
Io d’Italia sono il Duce;
E noi Temide conduce:
[Temi: personaggio della mitologia greca (irremovibile)]
La Vittoria ne rinfranca,
Che più resta a disiar ~
Si combatta, ormai non manca
Più satelliti a pugnar.

Fine

Cleobulina Cotenna ne Leonardi





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