sabato 9 giugno 2018

LA PESTE ORIENTALE A LUCCA - 1630



memorie  di Giuseppe da Catania, mercenario a servizio della Repubblica di Lucca, durante la peste del 1630.
Dal documento “Fazioni [Servizi] seguite sotto il comando di Giuseppe da Catania subordinato alli nominati in questa, in servizio dell’Ecc.ma Rep.[ubblica] di Lucca ….”
Nota per mano del prof. Francesco Maria Pellegrini, trascrittore delle memorie del Colonnello Giuseppe da Catania:
Ordinanze per la Peste del 1630.
La peste orientale [detta anche peste orientale, perché il focolaio iniziale era situato in Asia] serpeggiava e a Milano fece quella strage che tutti sanno; pare che si propagasse a Lucca per una Balla di canapa infetta proveniente da Bologna. I deputati al servizio sanitario si sceglievano fra i senatori e non potevano rifiutarsi. Vincenzo Galganetti che noi vediamo compartire per due volte gli ordini al nostro Da Catania nell’8bre del 1630, doveva morire di contagio nell’anno appresso mentre era Gonfaloniere di Giustizia per i mesi di maggio e giugno. Da un allegato che riportiamo alla fine di questa dolorosa relazione possiamo ricavare che il commissario generale sopra la sanità per la Campagna era Iacopo Provenzali.
Allegato al n° 10. Pare che il nostro soldato [Giuseppe da Catania] fosse curioso di conoscere le linee generali di questa moria. Ecco qui una nota delle principali città percorse dal morbo:
“Nota della morte delle città di tallia [Italia] al 1° febbr. 1631.
Mila(no) n°  123 mille Fer[r]ara    2 mille 500
Verona       5 mille Mantova   18 mille
Pavia   8 mille Modena      9 mille
Bergamo   6 mille Bologna   23 mille
Brescia   9 mille Venezia 134 mille
Torine 10 mille Firenze    13 mille
Cremona       8 mille Lucca        2 mille
Crema  4 mille Pisa           2 mille 500
Piacenza 10 mille Livorno       mille 500
Parma ( ) mille
ma  per l’esattezza di questa nota è da osservare, per Lucca, che Paolo Minutoli, contemporaneo, segna 10 mila nella città e 15 mila nel contado.

IN BREVE:
Gli appunti del Da Catania, relativi alla peste del 1930, riportano i comandi ricevuti, le autorità da cui sono emanati, lo svolgimento dell’incarico e soprattutto il disagio che comporta l’azione e le spese sostenute.
Il 14 giugno il Da Catania riceve l’incarico di recarsi a Porcari per verificare la guardia posta al controllo medico del confine della Repubblica di Lucca. Quindi il Colonnello si trasferisce a Porcari, sposta le guardie più vicine al confine e comanda 8 “soldati di vantaggio” a vigilare due strade.  
Nel mese di ottobre vi sono altri comandi e in particolare quello relativo al presidio di Badia di Posseveri e al controllo del lago di Sesto [lago di Bientina o  lago di Sesto, perché vicino ad esso sorgeva un castello che prese il nome dalla sesta pietra miliare esistita sulla vicina strada maestra che da Lucca porta nel Valdarno Inferiore. Lago scomparso con le opera di bonifica effettuate nel 1859]  “…che tenessi nota di tutto il pescio che si pigliava nel detto lago, e che ne dessi conto all’Illmo offizio tre volte la settimana per un homo a posta, oltra che missi due homini, in nell’Agho per guardia per vedere tutti li fraudii [inganni] che facevano detti Pescatori, e se conversavano con i confinanti e di tutto ne dovevano riferire a me et io darne conto a Lucca per un homo a posta …”       
Nel mese di dicembre il Da Catania si trasferì a Badia di Posseveri dove aveva l’incarico di vigilare “…che quelli homini di detta Badia non praticassero con [avessero rapporti] gli Confinanti e che tenessi modo di sapere a quale Castelli che c’entrava il male e questo mi stette in qualche spesa; oltra, che io facessi polizie a quell’ homini che volessero venire a Lucca…”.
Inoltre viene annotato il rigoroso controllo che deve essere effettuato sulla “Porcina”, [carne di maiale cruda o cotta], che il Colonnello doveva “fare passare due o tre volte in nella Fossa dell’Altopascio [canale – operazione non chiara] et a questo mi convenne tenere un homo fidato appresso me e mandarlo all’Altopascio tre o quattro volte al giorno….” e  l’ordine “ che tutte le Balle di mercantia che passavano dal Turchetto le dovessi purgare col fuoco di fuora [sulla parte esterna] et le fascine che ho pagato di mio, le some sono state n° 44”.
Di questa ultima operazione viene fatta una descrizione minuziosa: “[h]anno passato 44 some di vetri et a ogni soma mi è bisognato mandare il mio homo e starci quattro cinque hore per votare dalle loro civiere [recipiente di lamiera, a forma di secchio] e metterle nelle nostre da questi mi è stato donato quattro inguistare [vaso panciuto, caraffa] e sei bicchieri  e tre sennori (stoglie?)….
Seguono le memorie di comandi relativi a punizioni da infiggere a soldati disobbedienti, di rifiuti di comandi impartiti: “li comandai che detti tamburi fussino [fossero] ogni due giorni a casa dove che stavo, mi risposero che loro ci avevano da buscarsi [procacciarsi] il pane”, dell’assunzione di uno scrivano per la stesura dei rapporti e delle spese sostenute in proprio.

TRASCRIZIONE DEL TESTO dal foglio 18 al 24:
 [foglio 18] Dall’Illmo A. Sig. Bastiano Vanni, mi comandò alli 14 giugno 1630 che io andassi quattro volte la settimana a Porchari [Porcari, comune limitrofo a Lucca] [foglio 19] per rivedere una guardia che era posta quivi per servitio della sanità e dal mio alloggiamento a detta guardia ci sono miglia cinque; Alli 24 Sett. si trasferii in Porchari lo Sig. Martino Gigli e mi comandò che io residessi in Porchari e che mettessi la guardia più vicina alli confini e che comandassi 8 soldati di vantaggio [mercenari - militari che non fanno parte di una nazione o fazione in conflitto e che è motivato a combattere per ottenere un vantaggio economico personale] per guardare due strade.
Alli 3 ottobre si trasferì il Sig. Vincenzi Ganganetti [Galganetti] in detto luogo e mi comandò che comandassi 20 soldati di vantaggio, 14 ne mandassi alla Badia di Posseveri [Frazione di Altopascio, comune della Provincia di Lucca, che prende origine dalla abbazia camaldolese di San Pietro che per secoli operò in questa zona. La presenza dell'abbazia faceva sì che il paese fosse una tappa dei pellegrini che percorrevano la Via Francigena nel tratto tra Lucca ed Altopascio]; 6 che stessero fermi e 8 ne stessi in continuo moto in pattuglia e 6 ne facessi la pattuglia alli confini di Porchari. Alli 5 8ttbre lo Sig. Vincenti Garganetti si trasferii un’altra volta alli confini e mi comandò che comandassi 4 soldati e che me ne andassi a resedere al Palazzo del Sig. Capitano Bernardini nel lago di Sesto; e mi impose che tenessi nota di tutto il pescio che si pigliava nel detto lago, e che ne dessi conto all’Illmo offizio tre volte la settimana per un homo a posta, oltra che missi due homini, in nell’Agho per guardia per vedere tutti li fraudii [inganni] che facevano detti Pescatori, e se conversavano con i confinanti e di tutto ne dovevano riferire a me et io darne conto a Lucca per un homo a posta; oltra mi diede ordine che dovessi andare ogni due giorni attorno all’Agho come [con] una Pattuglia per vedere detti Pescatori se osservavano gli ordini di non conversare con li Confinanti, altro mi comandò che ogni giorno mi trasferissi al confine di Porcari per mutare la Guardia e dal Palazzo del Sig. Cozimo Bernardini ci sono miglia 4 in circa [foglio 20] e mi conveniva a detti homini che guardavano la barca per pagamento dare quattro grossi [moneta] per ciascuno giorno e questo durò 61 giorni.
Dalli 7 8tt.bre per fino alli 29 Dic. Si comandava 47 soldati il giorno; Dall’Illmo officio all’8 di Dicembre ebbi scudi 12 e mi convenne nelli 61 giorni che stetti nel’Agho scrivere all’ Illmo Officio 45 lettere mandarle per un homo a posta e mi gostava per ciascuna lettera 5 o 6 grossi per volta e di tutte ne ebbi la risposta perché erano cose appartenenti al Principe. (dell’esercito)
Alli 10 di Dic. lo  Illmo Officio mi comandò che mi trasferissi alla Badia di Posseveri e che vigilassi che quelli homini di detta Badia non praticassero con [avessero rapporti] gli Confinanti e che tenessi modo di sapere a quale Castelli che c’entrava il male e questo mi stette in qualche spesa; oltra, che io facessi polizie a quell’ homini che volessero venire a Lucca; hebbi ordine che tutta la Porcina [carne porcina, carne di maiale macellato, cruda o cotta] che passava in sulle strade della Repubblica che fu il numero di 1800, che li dovessi fare passare due o tre volte in nella Fossa dell’Altopascio [canale che scola nel lago di Sesto] et a questo mi convenne tenere un homo fidato appresso me e mandarlo all’Altopascio tre o quattro volte al giorno, e dal Turchetto [frazione del Comune di Montecarlo, Provincia di Lucca] dove si comprava detta Porcina all’Altopascio ci sono miglia due e quando che erano nella fossa ci voleva una Barcha; e d’alcuni padroni della Porcina fu dato lire ventiquattro e quattordici soldi a quelli homini che facevano detta servitio come ne ho in nota appresso di me; et a quelli homini mi è convenuto pagarli del mio e in più volte ci ho dato scudi [foglio 21] nove; perché ha durato la funzione due mesi e mezzo e ho in nota quelli che hanno dato quelle £. 24 e soldi e li loro nomi e cognomi e tutto lo restante che hanno passato quel numero della Porcina  ~ ~ ~ ~ ~ e il giorno che l’hanno passati. Mi fu dato ordine oltra che tutte le Balle di mercantia che passavano dal Turchetto le dovessi purgare col fuoco di fuora [sulla parte esterna] et le fascine che ho pagato di mio, le some sono state n° 44. Anno passato 44 some di vetri et a ogni soma mi è bisognato mandare il mio homo e starci quattro cinque hore per votare dalle loro civiere [recipiente di lamiera, a forma di secchio] e metterle nelle nostre da questi mi è stato donato quattro inguistare [vaso panciuto, caraffa] e sei bicchieri  e tre sennori (stoglie?) [ …….. [illeggibile] ……] bisognava mandarci il mio homo e starci due o tre hore tanto che sciorgessero morto per morto [non comprensibile] dalli legami, (e volendone io due mazzi di detti ?? che potevano importare [valere] da dieci bolognini non meli volsero vendere, il mio servitore li portò a casa senza mia saputa et io quando lo seppi li pagai loro e di questone fui perseguito avanti l’ Illmo Officio come ne ho lettera appresso di me) sono passate 50 some [il carico che portato sul dorso da cavalli, muli, asini] di agli, e cui bisognava purgarli con il fuoco e sciorre  [sciogliere] di tutti li legami e cui bisognava mandarci un homo fidato e starci due o tre hore per ciascuna soma et a tutte queste mi è convenuto spendere del mio. L’Illmo Offizio alli 13 aprile 1631 mi diede scudi 15. La soldatesca che si è comandato dal 14 di Giugno 1630 fino alli 24 di settembre è stato soldati 6, dalli 24 [foglio 22] di settembre fino alli 5 ott. [ottobre] soldati 18 di ottobre fino alli 29 Dicembre soldati 47 di Dicembre pel tutto il mese di marzo soldati 26 del mese d’agosto per tutto il mese d’agosto soldati 6 e mi è stato comandato che resedi [risieda]a Porcari e sto con due case aperte una alla Pieve S.Paolo [frazione del Comune di Capannori] mio alloggiamento e l’altra dove che sono stato comandato.
Dallo Sig. Gio Tegrini Commis[sario] della Banda mi fu comandato del mese di novembre che tutti li soldati che mancavano dovessi fare loro un precetto [comando o divieto] a nome di sua Sig.a [Signoria] e tutti quelli che comparivano avanti di me li dovessi condannare 8 giorni di guardia; mi scuz[s]ai con sua Sig.a [Signoria] che non potevo attendere per diverse cure [impegni] che io avevo et non avevo neanche per chi mandarli a chiamare; perché lo più vicino tamburo che gli è nella banda sta lontano tre miglia da me; et era difficile seguire il servizio del Prencipe (?) li comandai che detti tamburi fussino [fossero] ogni due giorni a casa dove che stavo, mi risposero che loro ci avevano da buscarsi [procacciarsi] il pane; tale che non lo potetti mettere in pratica, e si avessi mandato, e si avessi mandato il comand.to [l’ordine] per terza persona de soldati ai tamburi chi no l’averebbe anzi ne portati in tempo chi se l’avrebbe scordato chi averebbe negato di non li avere tanti talechè il servitio del Principe averebbe avuto a patire. Era di necessario di avere un cancelliere appresso di me per tenere scrittura di tutto quello che si è comandato e di tutto quello che si è operato per poterlo mandare innanzi e arieto [avanti e indietro] per servitio del Principe. Mandai a chiamare più e più volte il Cancelliere maggiore e mi disse che per il Principe [foglio 23] era quanto di ??? [illeggibile], ma che lui non aveva pane da mangiare e mandarlo a chiamare il mese di novembre per aiutarmi a ricopiare certe scritture ci stette 3 giorni, li diedi da mangiare e quando che sen’andò ci diedi dui S. Martini [moneta della Rep. di Lucca con raffigurato S. Martino], tale che mi è convenuto pigliare un homo e tenerlo appresso di me per tenere scrittura e per poterlo mandare innanzi e arieto per servizio del Principe e ci ho dato scudi 4 il mese; fra Rorli e Bacchette [elementi da collegare alla carta] e carta da scrivere, di 15 mesi qui ci ho speso più di 16 scudi.
Sono stato comandato 45 volte di andare a mettere persone in quarantena quattro o cinque miglia lontane dalla mia residenza e tutto a mie spese, e di tutte queste cose che sono scritte qui ne hanno cognizione tutti quelli Illmi Cittadini che si sono trasferiti qua alli confini e tutti questi Signori di Casa Poggi tutti li soldati della Banda; dalli 14 di Giugno 1630 fino al mese di novembre 1631 ho tenuto conto di tutti quei soldati hanno ob[b]edito e di quelli che hanno disob[b]edito giorno per giorno e di quelli che hanno misso cambii tale che se le Sig[nor]ie loro volendo sapere il mio comando celo possono mostrare. Dalli 29 X.bre per tutto il mese di novembre ho scritto 110 lettere all’ Illmo Offizio ed ho speso per ciascuna lettera 5 grossi [piccola moneta d’argento] perché erano cose appartenenti al Principe e di tutte me ne hanno fatto la risposta. Lo Ill.mo Offizio in tra resposte e commissioni mi ha scritto lettre 243 143.
Quelli che portavano le lettere dall’Ago di Sesto a Lucca gli è Domco di Bernardino Passaglia e Biagio di Antonio della Volpe tutti due di S.ta Margherita [frazione del Comune di Capannori] [foglio 24] e quelli che mi guidavano per l’Ago con la Barca e quando mi trasferivo a Porcari gli è Bernardino di Matteo Passaglia di detto Comune e qualche volta [veniva ancora lui] Benedetto di Pantiano Quilici chiamato Bresciano di Capannori. Le lettere che ho mandato dalla Badia di Posseveri a Lucca ce l’ha portate Francesco di Salvestro Giannini di Porcari; e Gio. di Iacopo di Gragnano abitante in Porcari, l’ hanno che ho tenuto per servitio di queste cose scritte gli è Salvatore Francescchi della Pieve S.Paolo.
[Nota: Docum. 34 n°12. Una lettera del sig. Iacopo provenzale Commissario generale sopra la Sanità di questa Ecc.ma Rep. in campagna dove si vede la stima che ha di detto Catania pregandolo di abboccarsi con lui per conferirli alcuni particolari per servizio della Sanità della Ecc.ma Rep.]


 Documento:
 Foglio 18 sinistro:

 Foglio 18 destro:

 Foglio 19 sinistro:  


 Foglio 19 destro:


 Foglio 20 sinistro:


 Foglio 20 destro:

Foglio 21 destro:

Foglio 22 destro
Foglio 23 destro:
 Foglio 24 sinistro:
Foglio 24 destra:

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