- il Monte Bargiglio nella storia e nei ricordi -
Un interessante reperto storico è situato nel Comune di Borgo a Mozzano in frazione “Cune”: la fortezza del Monte Bargiglio.
Caduta in disuso nel 1797, quale Occhio dello Stato di Lucca, ridottaa rudere per il lungo
tempo di abbandono, la rocca era ed è comunque meta di passeggiate per lo straordinario spettacolo panoramico
che offre. Oggi sono in atto interventi di restauro.
Dalle Cronache di Giovanni Sercambi, che aggiunge: «molto era utile a Lucca che non fosse disfatta per la bella (spaziosa) veduta che ha». |
Escursione alla vetta del Bargiglio - Fotografia dei primi del ‘900 |
Disegno: “Arrivo del Cristofanini [membro di una eminente famiglia di Borgo a Mozzano] (Gita del Bargiglio 25 ottobre 1880) |
- Stralcio della lettera del pittore “diecimino” Lazzari all'avv. Enrico Pellegrini di Borgo a Mozzano (LU), scritta dall'Argentina il 22 maggio 1938.
[Nota: Alfredo Lazzari, nato nel 1871 nella frazione di
Diecimo del comune di Borgo a Mozzano, – morto) frequentò il Regio Istituto
lucchese di Belle Arti (oggi Istituto Passaglia) e completò gli studi presso le
accademie di Firenze e di Roma. Nel 1897, all’età di 26 anni,
emigrò in Argentina e divenne uno fra gli artisti precursori del Novecento
artistico sudamericano. Morì a Buenos
Aires nel 1949]
“La S. Juste 22 maggio 1938
Carissimo Enrico,
…………………………………………………………………………………………………………
…… Noi sappiamo che vivremo ancora cento anni e ne vedremo
delle belline. Vedo sempre con gli occhi della mente le meraviglie del
Bargiglio dorate da gli ultimi raggi che vanno a morire nel nostro sonoro Ausere [ramo principale del fiume Serchio] sonoro, sento muggire il
Serchio in piena che tutto avvolge con impeto irruente e vandalico, però l’ombre
profumate e benefiche de nostri castagni sono indimenticabili e sempre
desiderate.
[illeggibile]
sento muggire il Serchio in piena che tutto travolge con impeto incosciente e
vandalico. Però l’ombre profumate e benefiche de nostri castagni sono
indimenticabili e sempre desiderate ..............................................................................
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
Alfredo
Lazzari”
- Stralcio della lettera inviata dall’avv. Enrico Pellegrini di Borgo a Mozzano (Lu) alla moglie Dedè (Haydè) il 17 luglio 1917. Il sottotenente Pellegrini si trova nella Venezia Giulia, durante le battaglie dell’Isonzo del 1917.
“Mia cara Dedè,
17 Luglio 1917
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
…. Tornando
indietro il battaglione, se tu vuoi, ti spedirò le maglie invernali ed anche le
scarpe inutili, inutili perché di tre paia me ne bastano due, e poi forse me ne
farò un altro paio, prima che il giuoco resti. Come correrò bene sul Bargiglio
colle scarpe del Sabotino, del Vodice, del Cucco, del Thera, sono scarpe
gloriose per aver visto …. I luoghi gloriosi, le terre sacre, e addirittura i
sacri monti; tu li vedessi Dedè, fa orrore vedere il terreno da dove passarono
i nostri, da dove furono cacciati i nemici: gli alberi stroncati, pelati, resi
fusti mutilati che sembrano implorare pietà; le case, i paesi spianati a terra;
il suolo sembra graffiato rabbiosamente, scorticato come la groppa di un mulo
spelacchiato e coperta di piaghe.
…………………………………………………………………………………………………………
…………………………………………………………………………………………………………
Saluta tutti cordialmente. Tante
cose allo zio e zia. Saluta Clelia e quelli di casa mia e atutti dirai a
rivederci a presto. Baci a te e bimbe tuo
Enrico
- Stralcio della guida “ in val di serchio - borgo a mozzano e pescaglia nella storia e nell’arte – lucca tip. g. giusti, 1925” del prof. Francesco Pellegrini.
*
*
*
Non possiamo chiudere questo capitolo senza dire due parole
del Monte Bargiglio, il più alto della nostra terra (895 m.), visitato dai
cacciatori locali e del vicinato e da allegre comitive al tempo delle scampagnate
autunnali, nonché da turisti, che si recano a visitare i resti dell’antica
torre da cui è sormontato.
L’origine delle nostre più importanti fortezze è sconosciuta
e deve riscontrarsi in pieno Medioevo, quando queste opere erano tanto
necessarie per le frequenti guerriglie, e più specialmente quando Lucca
occupava un posto importantissimo in Toscana, come residenza dei Duchi e
Marchesi longobardi, che tenevano in feudo quella regione; fra i quali la Gran
Contessa Matilde. E a questo concetto alludono gli storici di Castruccio
Antelminelli. Bargilium (dice Nicolao Tegrini) in eminentissimo loco, ut
speculum totius Hetruriae oppositis custodi bus communivit (rafforzò); e più
chiaramente il Minucci: «Salito (Castruccio) al Bargiglio, lo rimesse in
fortezza, facendogli un procinto al di fuori; ed essendo luogo eminentissimo
che riguarda tutta la Toscana, vi pose le sentinelle per far cenni, senza
aspettare altri avvisi, il che faceva con mire e con traguardi come di presente
(1590) ancora si osserva».
Castruccio saliva lassù non più tardi del 1324. Dopo la
morte di Castruccio, per non parlare dei suoi discendenti diretti, questa
fortezza, insieme alla Vicaria di Coreglia, di cui faceva parte, veniva in
possesso di Santi Castracani dei Falambrini, poi di Francesco, pure Castracani,
confermato nel possesso di quella Vicaria, o Contea, nel 1355 dall’Impertore
Carlo IV. I figli di Francesco cedettero nel 1370 la torre e il castello del
Bargiglio al comune di Lucca, e nella vendita si comprendono « tutte le case,
mansioni, e torri, palazzi muri ecc. » , appartenenti al castello del Bargiglio
e edificati sul poggio di questo nome. Ma avendo poi essi, verso il 1373,
tentato di recuperarli, i Lucchesi cavalcarono lassù e distrussero la fortezza.
Ce lo narra Giovanni Sercambi, e aggiunge che «molto era utile a Lucca che non
fosse disfatta per la bella (spaziosa) veduta che ha». E non possiamo credere che non fosse
presto reattata, almeno ad uso segnalazioni, come ci dice anche il Manucci, ma
ad ogni modo nel 1584 fu restaurata per ordine della Repubblica stessa, insieme
alle altre fortezze della montagna, per opera di Vincenzo Civitali.
Quando poi, come abbiamo detto, la popolazione del castello
fu scesa alla «Villa di Cune», rimasero sul Monte Bargiglio le antiche dimore
ad uso di stalle e di piccole cascine, che, consunte dal tempo e dalle
intemperie, sono state ricostruite o rifatte di sana pianta di tempo in tempo
fino ai nostri giorni.
«In una mappa del 1664, esistente in Archivio di Stato (dice
il Conte Cesare Sardi) il Bargiglio che occupa il punto centrale, è denominato Occhio dello Stato di Lucca. Il Bargiglio guardava infatti una larga
zona di territorio, ed era guardato da luoghi importanti. Colmezzo delle mire o
traguardi che volgevano verso settentrione, riceveva gli smiragli o segali
delle torri di Castiglione, Lupinaia e Treppignana. Da un lato, per la torretta
di Brancoli, tramandava quei segni a Lucca alla torre di Palazzo, dall’altro
alle torri di Fiano, Vecoli, Pedona e Viareggio. Pedona corrispondeva a sua
volta col castello di Montignoso ». Tutto questo sistema di trasmissioni è pure
descritto in altra mappa predente del 1525.
«Al Bargiglio stava di guardia un castellano (il Capitano
Giuliano Giovannelli del Borgo fu di guardia ai 15 gennaio 1557) con due
soldati il giorno, e quattro la notte. Nei libri pubblici di Lucca l’ultima
notizia che se ne trova è del 1757. Era stato rovinato da un fulmine, e il
Consiglio generale, ai 13 agosto, ne ordinava la riparazione».
«Però quel sistema dei segnali era già in parte disusato per
le mutazioni dei tempi, e più che mai cadde in disuso sulla fine di quel
secolo; da ciò l’abbandono totale dell’antica rocca, della quale rimangono i
ruderi, austera e veneranda reliquia di tempi e di costumi che furono».
A questo aggiungeremo che nel nostro archivio l’ultima
deliberazione è del 14 dicembre 1797, e con essa cessa la relativa guardia.
Negli ultimi tempi il castellano e i pochi militi addetti si solevano scegliere
tra i Cunesi, i quali ebbero a dolersi di questa deliberazione, che toglieva a
diversi paesani il vantaggio di una piccola sinecura, modestamente retribuita.
Il comodo viaggiatore potrà ricondursi al Borgo col somaro (miccio)
per la stessa srtada per cui è salito, ma io consiglio l’alpinista a scendere
per la strada mulattiera che costeggia il solco di S. Croce. Passato di poco il
piccolo casolare del Cerro, per una strada a destra potrà visitare Catureglio,
e, tornato sulla strada mulattiera, scendere fino alla MaDonna dei Ferri, a un
tiro di carabina dal Borgo.
*
*
*
Nessun commento:
Posta un commento