mercoledì 4 luglio 2018

IL MONTE BARGIGLIO NELLA STORIA E NEI RICORDI


 - il Monte Bargiglio nella storia e nei ricordi -


Un interessante reperto storico è situato nel Comune di Borgo a Mozzano in frazione “Cune”: la fortezza del Monte Bargiglio.  

Caduta in disuso nel 1797, quale Occhio dello Stato di Lucca, ridottaa rudere per il lungo tempo di abbandono, la rocca era ed è comunque meta di passeggiate per lo straordinario spettacolo panoramico che offre. Oggi sono in atto interventi di restauro.


Dalle Cronache di  Giovanni Sercambi, che aggiunge: «molto era utile a Lucca che non fosse disfatta per la bella (spaziosa) veduta che ha».

 Escursione alla vetta del Bargiglio - Fotografia dei primi del ‘900



Disegno: “Arrivo del Cristofanini [membro di una eminente famiglia di Borgo a Mozzano] (Gita del Bargiglio 25 ottobre 1880)


- Stralcio della lettera del pittore “diecimino” Lazzari all'avv. Enrico Pellegrini di Borgo a Mozzano (LU), scritta dall'Argentina il 22 maggio 1938. 

[Nota: Alfredo Lazzari, nato nel 1871 nella frazione di Diecimo del comune di Borgo a Mozzano, – morto) frequentò il Regio Istituto lucchese di Belle Arti (oggi Istituto Passaglia) e completò gli studi presso le accademie di Firenze e di Roma. Nel 1897, all’età di 26 anni, emigrò in Argentina e divenne uno fra gli artisti precursori del Novecento artistico sudamericano.  Morì a Buenos Aires nel 1949]

“La S. Juste 22 maggio 1938
Carissimo Enrico
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…… Noi sappiamo che vivremo ancora cento anni e ne vedremo delle belline. Vedo sempre con gli occhi della mente le meraviglie del Bargiglio dorate da gli ultimi raggi che vanno a morire nel nostro sonoro Ausere [ramo principale del fiume Serchio] sonoro, sento muggire il Serchio in piena che tutto avvolge con impeto irruente e vandalico, però l’ombre profumate e benefiche de nostri castagni sono indimenticabili e sempre desiderate. [illeggibile] sento muggire il Serchio in piena che tutto travolge con impeto incosciente e vandalico. Però l’ombre profumate e benefiche de nostri castagni sono indimenticabili e sempre desiderate ..............................................................................   
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Alfredo Lazzari”






- Stralcio della lettera inviata dall’avv. Enrico Pellegrini di Borgo a Mozzano (Lu) alla moglie Dedè (Haydè) il 17 luglio 1917. Il sottotenente Pellegrini si trova nella Venezia Giulia, durante le battaglie dell’Isonzo del 1917.

 

Mia cara Dedè, 17 Luglio 1917
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….   Tornando indietro il battaglione, se tu vuoi, ti spedirò le maglie invernali ed anche le scarpe inutili, inutili perché di tre paia me ne bastano due, e poi forse me ne farò un altro paio, prima che il giuoco resti. Come correrò bene sul Bargiglio colle scarpe del Sabotino, del Vodice, del Cucco, del Thera, sono scarpe gloriose per aver visto …. I luoghi gloriosi, le terre sacre, e addirittura i sacri monti; tu li vedessi Dedè, fa orrore vedere il terreno da dove passarono i nostri, da dove furono cacciati i nemici: gli alberi stroncati, pelati, resi fusti mutilati che sembrano implorare pietà; le case, i paesi spianati a terra; il suolo sembra graffiato rabbiosamente, scorticato come la groppa di un mulo spelacchiato e coperta di piaghe.
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Saluta tutti cordialmente. Tante cose allo zio e zia. Saluta Clelia e quelli di casa mia e atutti dirai a rivederci a presto. Baci a te e bimbe tuo
Enrico
  


- Sonetto di Don Frediani, direttore del giornale "L'Esere". 

 



- Stralcio della guida “ in val di serchio - borgo a mozzano e pescaglia nella storia e nell’arte – lucca tip. g. giusti, 1925” del prof. Francesco Pellegrini.

 
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Non possiamo chiudere questo capitolo senza dire due parole del Monte Bargiglio, il più alto della nostra terra (895 m.), visitato dai cacciatori locali e del vicinato e da allegre comitive al tempo delle scampagnate autunnali, nonché da turisti, che si recano a visitare i resti dell’antica torre da cui è sormontato.
L’origine delle nostre più importanti fortezze è sconosciuta e deve riscontrarsi in pieno Medioevo, quando queste opere erano tanto necessarie per le frequenti guerriglie, e più specialmente quando Lucca occupava un posto importantissimo in Toscana, come residenza dei Duchi e Marchesi longobardi, che tenevano in feudo quella regione; fra i quali la Gran Contessa Matilde. E a questo concetto alludono gli storici di Castruccio Antelminelli. Bargilium (dice Nicolao Tegrini) in eminentissimo loco, ut speculum totius Hetruriae oppositis custodi bus communivit (rafforzò); e più chiaramente il Minucci: «Salito (Castruccio) al Bargiglio, lo rimesse in fortezza, facendogli un procinto al di fuori; ed essendo luogo eminentissimo che riguarda tutta la Toscana, vi pose le sentinelle per far cenni, senza aspettare altri avvisi, il che faceva con mire e con traguardi come di presente (1590) ancora si osserva».
Castruccio saliva lassù non più tardi del 1324. Dopo la morte di Castruccio, per non parlare dei suoi discendenti diretti, questa fortezza, insieme alla Vicaria di Coreglia, di cui faceva parte, veniva in possesso di Santi Castracani dei Falambrini, poi di Francesco, pure Castracani, confermato nel possesso di quella Vicaria, o Contea, nel 1355 dall’Impertore Carlo IV. I figli di Francesco cedettero nel 1370 la torre e il castello del Bargiglio al comune di Lucca, e nella vendita si comprendono « tutte le case, mansioni, e torri, palazzi muri ecc. » , appartenenti al castello del Bargiglio e edificati sul poggio di questo nome. Ma avendo poi essi, verso il 1373, tentato di recuperarli, i Lucchesi cavalcarono lassù e distrussero la fortezza. Ce lo narra Giovanni Sercambi, e aggiunge che «molto era utile a Lucca che non fosse disfatta per la bella (spaziosa) veduta che ha».  E non possiamo credere che non fosse presto reattata, almeno ad uso segnalazioni, come ci dice anche il Manucci, ma ad ogni modo nel 1584 fu restaurata per ordine della Repubblica stessa, insieme alle altre fortezze della montagna, per opera di Vincenzo Civitali.
Quando poi, come abbiamo detto, la popolazione del castello fu scesa alla «Villa di Cune», rimasero sul Monte Bargiglio le antiche dimore ad uso di stalle e di piccole cascine, che, consunte dal tempo e dalle intemperie, sono state ricostruite o rifatte di sana pianta di tempo in tempo fino ai nostri giorni.
«In una mappa del 1664, esistente in Archivio di Stato (dice il Conte Cesare Sardi) il Bargiglio che occupa il punto centrale, è denominato Occhio dello Stato di Lucca.  Il Bargiglio guardava infatti una larga zona di territorio, ed era guardato da luoghi importanti. Colmezzo delle mire o traguardi che volgevano verso settentrione, riceveva gli smiragli o segali delle torri di Castiglione, Lupinaia e Treppignana. Da un lato, per la torretta di Brancoli, tramandava quei segni a Lucca alla torre di Palazzo, dall’altro alle torri di Fiano, Vecoli, Pedona e Viareggio. Pedona corrispondeva a sua volta col castello di Montignoso ». Tutto questo sistema di trasmissioni è pure descritto in altra mappa predente del 1525.
«Al Bargiglio stava di guardia un castellano (il Capitano Giuliano Giovannelli del Borgo fu di guardia ai 15 gennaio 1557) con due soldati il giorno, e quattro la notte. Nei libri pubblici di Lucca l’ultima notizia che se ne trova è del 1757. Era stato rovinato da un fulmine, e il Consiglio generale, ai 13 agosto, ne ordinava la riparazione».
«Però quel sistema dei segnali era già in parte disusato per le mutazioni dei tempi, e più che mai cadde in disuso sulla fine di quel secolo; da ciò l’abbandono totale dell’antica rocca, della quale rimangono i ruderi, austera e veneranda reliquia di tempi e di costumi che furono».
A questo aggiungeremo che nel nostro archivio l’ultima deliberazione è del 14 dicembre 1797, e con essa cessa la relativa guardia. Negli ultimi tempi il castellano e i pochi militi addetti si solevano scegliere tra i Cunesi, i quali ebbero a dolersi di questa deliberazione, che toglieva a diversi paesani il vantaggio di una piccola sinecura, modestamente retribuita.
Il comodo viaggiatore potrà ricondursi al Borgo col somaro (miccio) per la stessa srtada per cui è salito, ma io consiglio l’alpinista a scendere per la strada mulattiera che costeggia il solco di S. Croce. Passato di poco il piccolo casolare del Cerro, per una strada a destra potrà visitare Catureglio, e, tornato sulla strada mulattiera, scendere fino alla MaDonna dei Ferri, a un tiro di carabina dal Borgo.
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