venerdì 3 novembre 2017

LA SOCIETA' PER LA PACE - 1887 - Borgo a Mozzano (LU)


LA SOCIETA' PER LA PACE - 1887 - Borgo a Mozzano (LU)


La Società per la pace e la giustizia internazionale fu fondata nel 1887 da Ernesto Teodoro Moneta, che aveva preso parte, appena quindicenne, alle Cinque Giornate di Milano, che era divenuto in seguito garibaldino, che aveva partecipato come ufficiale alla Terza Guerra d'Indipendenza e che nel 1907 fu insignito del Nobel per la Pace.

Ernesto Teodoro Moneta

A Borgo a Mozzano, comune della provincia di Lucca, nel 1891 il sindaco, avv. Pietro Pellegrini, dette vita all’ “Associazione mandamentale per la Pace e l’Arbitrato”.

Avv. Pietro Pellegrini

Di questa iniziativa sono conservate un gran numero di carte (disordinate), in forma di appunti, sulla “guerra e la pace”, la bozza dell’invito per la costituzione dell’associazione, elenchi di aderenti all’iniziativa e due lettere indirizzate a  Pietro Pellegrini, l’una di rinuncia e l’altra di adesione all’iniziativa.

Ottobre 1895.  La Guerra e la Pace [Appunti]
Or sono pochi anni, un movimento generoso invitava i popoli ad affermarsi nel modo il più solenne a favore della pace con petizioni, comizi, associazioni, pubblicazioni d’ogni genere. Il movimento si palesò effimero, [illeggibile] che rispondesse ad un bisogno ed a un desiderio universale. L’opinione generale disse e dice che la guerra sempre fu fra gli uomini, ed utopia è il ritenere di poterla evitare: la stampa lodò il movimento  con tal sorriso di scetticismo che terminò di schiacciare ogni velleità popolare di trionfo dell’idea. Eppure gli uomini più eminenti ritengono ed augurano possibile la pace. E la pace sarà.
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Che cosa si chiedeva in quei comizi, in quelle petizioni contro la guerra? La pace. Ma come? Ecco dove stà il problema. Ciascuno ha il proprio ideale, ciascuno suggerisce un artificio più o meno ingegnoso per attuarla, niuno concorda nella opinione altrui, mentre tutti concordano e vogliono l’identico fine. La parola sintesi suprema, reale, che incarni il concetto nella sua vera e natural forma non fu pronunziata in quei comizi; ed essi passarono come nebbia al vento. Un partito – quello dei nuovi venuti – rimase fuori del movimento, pur volendo anch’esso la pace. Essi disser nulla vogliamo a comune coi borghesi, da quella organizzazione di sfacelo non si può sperare la  vita nuova, ma anzi questo è dal dissolvimento di quella organizzazione che deve emanare la pace si otterrà noi che presto saremo padroni del mondo e l’otterremo senza cercarla: noi che di patria borghese non abbiamo velleità, ci amiamo come uomini adunque siamo nati, adunque [illeggibile] ; noi non abbiamo più motivo di guerra.
La formula piacque tanto a loro che l’adottarono unanimi: spiacque ai patriotti che gridarono anatema alla orribile eresia degli spregiatori del grande ideale della patria.
È quella la formula vera, sintesi suprema del reale umano avvenibile?    
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(Documentazione parziale)



La Pace [Appunti]
I Comitati per la Pace non hanno potuto raggiungere il loro fine principale, che era quello di rendere popolare il loro principio. In essi si è molto discusso e bene, ma sempre accademicamente, opponendo idee, sistemi, opinioni, sempre rispettabili, ma non si è trovata una formula, un concetto pratico che potesse che potesse impressionare la pubblica opinione e farsi strada mediante l’entusiasmo e il pieno convincimento. I socialisti che si erano tenuti estranei a quelle concioni perché promosse dal partito liberale-borghese, sentirono in pari tempo di non poter disprezzare il fine, anzi quasi quasi erano gelosi che altri prendesse a dirigere un movimento che corrispondeva pienamente ai loro intendimenti. In tale stato dissero “Non fa duopo di comitati: noi vogliamo il bene degli uomini tutti senza distinzione di nazionalità o di stato: noi siamo un paqrtito essenzialmente umano, siamo fratelli su tutta la terra: tra noi la guerra è impossibile, e non la faremo mai, la lasciamo in balia dei borghesi”.
I liberali alzarono un grido sdegnoso contro i profanatori del supremo ideale della patria, lanciarono un nuovo anatema ai nuovi eretici della società. Ma in quel concetto vi è un idea che sempre mosse in tutti i tempi e in tutti i luoghi il cuore dei popoli, l’idea essenzialmente umana, universale, di fratellanza, d’amore, di parità di condizioni, e di pace. La formula è vaga, è generica, è indeterminata, ma è quella che per prima aprì la mente umana in faccia alla considerazione del Vero umano e tradotta in pratica trascinò le popolazioni sotto il cristianesimo, che, più recentemente sconvolse tutto l’ordinamento sociale, riducendolo da feudale a borghese. Ora quell’idea, vuole che la società sia umana. In fondo a quel concetto ci è codesto solo intendimento, il quale non è socialista affatto, è puramente umano, e prescinde da qualunque forma, è universale. Così è che ad onta degli ortodossi intransigenti, quel concetto si fa strada tra i popoli, più  di qualunque teoria meglio escogitata, e simpatizza a tutti i cuori, anche ai non socialisti.
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Sebbene sia vero che cotesto ideale, se bene inteso, non offende il sentimento di patria, non distrugge le nazioni, ma ne accomuna gli abitanti in un sentimento di armonia e di pace, è però pur vero che la società non è composta di uomini soltanto, ma costa altresì di un arginamento [organizzazione] che è imprescindibile. Cotesto organamento che, per la limitazione dei mezzi e le varietà delle condizioni, non può essere universale, esige modi e mezzi atti alla sua natura per far si che le sue parti armonizzino; e là l’ideale umano semplice, generico, astratto,  sentimentale non ha efficacia. E’ qui dove l’aspirazione moderna trova incaglio, e abbisogna di una qualche altra cosa per rendere effettuabile l’idea della Pace. È qui dove le accademie e i pensatori possono utilmente dedicare i loro sforzi.  




Arbitrato  [Appunti] 
Pace
[?] Ottobre
È opportuno abbandonare il concetto dei grandi pensatori che promuovono la formazione delle nazioni mediante il grande principio dell’autonomia popolare, per correre dietro al fantasma dell’arbitrato?
- Ciò non è un troncare il corso al pensiero sociale deviandolo al lutto e riportandolo al vecchio concetto del potere assoluto dello stato?
Utile arbitrato come mezzo del momento, ma non deve seppellire il principio unico capace di [illeggibile]
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Presidenza onoraria: Mordini
Associazione per la pace e l’arbitrato
Nel mandamento
Collegio politico di Borgo a Mozzano
programma
Presidente onorario (proposto)
Antonio Mordini
1a Borgo a Mozzano
2a Barga
3a Bagni di Lucca
4a Coreglia
5a Pescaglia

Scopo dell’associazione è quello di indirizzare l’animo della popolazione ai principi del vivere civile non solo entro il territorio dello Stato, ma sopra tutta la terra, ovunque si trovino popolazioni  ……………………………………………………….
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Mordini, Antonio. (Barga 1819 - Montecatini in Valdinievole 1902).Uomo politico



Bozza della lettera d’invito  
“Nello intendimento di costituire una società per la Pace e l’Arbitrato internazionale, invito la S. V. a voler intervenire ad una adunanza preparatoria che sarà tenuta la mattina del 26 corrente a ore 10 nella sala di questo palazzo comunale.
Aderendo al presente invito la S. V. farà parte del Comitato promotore.
Mi pregio intanto confermarmi della S. V. Ill.ma
Borgo a Mozzano 14 Luglio 1891
Devotissimo
Avv P. Pellegrini
Ill.mo Signore




Lettera di adesione di Ferruccio Giorgi (Garibaldino)
Cariso Pietro -
Bagni di Lucca
23 agosto 1891

Aderisco e plaudo alla tua nobile iniziativa per la pace e l’arbitrato. Ragioni di famiglia e d’ufficio mi impediscono d’intervenire all’adunanza, e proprio me ne dispiace.
Permetti ora che io ti dica non avere nessuna fiducia nell’aborrita casa degli Asburgo, né credo si adatterà giammai a restituire le nostre dilette terre col mezzo degli arbitri …. Se le nostre speranze saranno per altro tempo deluse, mi auguro, di tutto cuore mi auguro che non tardi il giorno della riscossa - ….. Là sul Danubio le cose dè tuoi! …. Scusa lo sfogo, e credimi tuo affezionatissimo amico
Ferruccio Giorgi




Lettera di rifiuto del prof. cav. Paride Colucci Nucchelli 

Pescaglia 23 Agosto 1891
Ill:mo Sig Avvocato
Al cortese invito speditomi ieri, e alla pregiata sua d’oggi rispondo per dirle che, mentre la ringrazio di nuovo pel gentile pensiero di essersi rammentato di me, non avendo nessuna fiducia nell’utilità pratica di coteste manifestazioni, desidero di astenermene.
Accolga i sensi della mia profonda stima e salutandola cordialmente mi creda
Suo Devotissimo
Prof. Paride Colucci Nucchelli



Verbale dell’apertura dell’adunanza per la costituzione della Società per la Pace e l’Arbitrato Internazionale
Si apre l’adunanza a10 ½ antimeridiane del giorno 20 settembre 1891 – Presiede l’avv.o Pietro Pellerini presidente del Comitato Promotore.
Il Presidente legge un telegramma del socio Ferruccio Giorgi e la comunicazione dell’adesione del Sig. [?] Simoni
Comunica un invito del Comitato centrale di Roma a nominare un rappresentante al Congresso Internazionale.
Parla quindi dello scopo dell’Associazione che si deve oggi fondare: fa la storia dell’idea, sorta col progresso civile e la propugna - Enumera i danni materiali e morali della guerra fin dai periodi preistorici - La guerra nei periodi moderni- Bisogno della pace fondata sulla ricostituzione delle nazionalità ora presso che raggiunti – Diritto dei popoli contro gli abusi dello Stato – Difficoltà – Speranza e voti – Termina invitando i presenti ad aderire -




Minuta della relazione dell’avv. Pietro Pellegrini all’adunanza del 20 settembre 1891
Signori
Ci troviamo qui convenuti per costituire l’Associazione per la Pace e l’Arbitrato Internazionale. Non manca invero chi dice esser questa una utopia; ma il numero di coloro che similmente opina và ogni giorno scemando e noi abbiamo ragione di prestare fede intemerata ai nostri principi, come quelli che tosto o tardi trionferanno.
Infatti risalendo alle più remote epoche dell’umanità riscontriamo lotte brutali e sanguinose per il possesso degli averi di qualsiasi specie, se pur non vuol aggiungersi ancora la lotta per puro spirito ferino. Però mano mano che l’uomo va sottomettendo a se le forze della natura [?] a fissarsi sul suolo, a costituir rapporti di comunanza, di famiglia, di proprietà, e quei rapporti in seguito di tempo li pone e li regola in modo umano. C’è un lento ma continuo progresso, che va estendendo il suo influsso benefico nella convivenza fra gli uomini, tantochè ogni epoca della storia è segnata con caratteri evidenti, spiccatissimi, che si concretano appunto in grandi serie di rapporti, umanamente compiuti; con corrispondente limitazione di uso brutale della forza.
Già noi vediamo umanamente regolati quasi tutti i rapporti tra gli uomini, fino al punto  che il commercio privato corre spontaneo ed autonomo da un capo all’altro della terra. Se un intoppo ei trova si è ai confini degli Stati, per opera dei governi, e precisamente là dove tutt’oggi è rimasta la guerra per non avere  per anco i popoli saputo usare ivi della loro autonomia personale liberamente, mediante la quale ciascuno dovrebbe affermar se stesso, senza disturbo altrui.
Però i molteplici scambi di pensieri e di azioni, d’affetti e di cose già inducono varie nazioni ad unirsi fra loro in un intesa che esclude tra esse la guerra.
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….. oggi la guerra non si fa più sfacciatamente come prima pel solo volere dei potenti, e quando i governi chiedono ai popoli danari ed armi, hanno il pudore di dire che tanto chiedono per mantenere la pace, non per aggredire chicchessia. Un unico caso rimane tuttavia nel quale i governi ma anche i popoli tengono in amore la guerra, e tal caso si è quando il giogo straniero opprime ingiustamente.
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A ciascun momento storico della guerra corrisponde un ideale relativo. Lasciando da parte l’epoche selvagge primitive, si ha l’ideale della guerra nella sua più grande comprensiva universalità nell’epoche barbare, ove i monarchi assoluti e persino repubbliche patrizie o di classe si proponevano il dominio universo mediante la conquista. Sorte le nuove religioni sulle ruine del paganesimo, ciascuna d’esse volle il proprio ideale applicato alla intera umanità con le armi: rinato il principio cittadino, non più di casta, come in Grecia e in Roma   …………………………………………
Nel contrasto fra Chiesa, impero e città si andarono riunendo i popoli in nazioni, sotto la forma politica di Stato, e così un nuovo ideale si formò e si impose, si armò e vinse.   ………………………………………………………………………………….
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Più volte un sol uomo potà, nell’epoche barbare, dominar la terra tutta che in quell’epoca si conosceva, e nel fatto di quell’uomo s’incarnava: oggi l’ideale è rovesciato, è opposto: l’ideale d’oggi è la pace.
Lo spirito di fratellanza universale serpeggia baldo di gioventù e vigoroso tra le schiere dei forti ………………………………………………………………………...
Si fa largo , si fa strada, progredisce tutti i giorni inesorabilmente, portentosamente e conquista l’operaio nell’officina, cui le armi troncano la carriera, e l’uomo di Stato che avvezzo a calcolar la forza irresistibile delle idee, vede quel principio farsi patrimonio colossale della società. Quell’ideale è già baldanzoso e potente: e per divenire audace, non gli resta che un ostacolo da vincere, rimanendo il quale non può far che opera vana: quell’ostacolo non sono gli eserciti immani, non i governi potenti, ma si è la mancanza di concertazione precisa, pratica e determinata in una formula da tutti accettata.
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Qual esser debba questa pratica forma lo insegna l’evoluzione civile di ogni altro rapporto già umanamente costituito. Egli è il principio di libertà, è il diritto di autonomia dei complessi sociali spontaneamente determinanti la lor propria nazionalità; è in ciò che deve praticamente concretarsi l’ideale umanitario, lasciando allo Stato unicamente l’autorità di regolarne la manifestazione giuridica in modo legale, non altro. ………….. i soggetti che nel diritto umanitario (confuso oggi erroneamente col diritto internazionale) debbono e possono esercitarlo. Quei soggetti sono le provincie. Si riconosca ad esse il diritto di determinare, ciascuna indipendentemente, per vera e propria autonomia, la lor propria nazionalità, e il problema è risoluto.
È questo il grande principio pratico riformatore sul quale è necessario insistere virilmente, acciò si cambi l’idea sentimentale astratta in pensiero concreto ed efficace: si impossessi della coscienza sociale e si imponga.
Oggi a ciò si vuol sostituire l’Arbitrato, e non del tutto a torto, in quanto si intende trovare una forma che sia attuabile immediatamente, che contemperi e concili le vecchie con le nuove esigenze, dando tempo allo esplica mento migliore del concetto giuridico. Però accettando, come mezzo utile al presente, l’Arbitrato, non dobbiamo perder di vista il concetto vero e legittimo dell’autonomia, né con esso minimamente confonderlo.
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Si rammenti bene che l’idea dell’Arbitrato poggia sopra il concetto del diritto internazionale, il quale ha già troppo dimostrato la propria impotenza in questo ramo di rapporti sociali, ………….. il principio dell’autonomia invece poggia sui canoni eterni del diritto umanitario il quale non ancora è affermato dalla scienza, ma già ne sono le traccie che presto si faranno strada.
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Il problema della pace oggi si è risposato a quello del lavoro non a caso né per malizia: è un vero, ormai riconosciuto dalla scienza, che l’industrialismo e il militarismo sono incompatibili fra loro. O volere o non volere la moderna società è essenzialmente industriale: per cui il problema della pace si unisce a quello del lavoro e la società si trova in opposizione viva e necessaria col governo armato.
E oggi non si hanno più segreti conciliaboli o sette, ma pubblicamente, in faccia allo Stato si chiede ragione, si minaccia rivolta. In Germania i socialisti chiaramente hanno chiaramente formulato la lor solidarietà con gli uomini d’ogni altra nazione, dichiarando che non assumerebbero le armi nemmeno quando la patria fosse aggredita: e a Bruxelles trovò eco quella iniziativa, nel congresso mondiale. Quegli uomini forti e risoluti, altro modo di risolvere la lotta serbano in petto, e se non si schiereranno  sotto il vessillo dello Stato,inalbereranno quello dell’Umanità, per opporsi alla forza che spezza i vincoli di fratellanza universale.
Più mite invero è il nostro intendimento: ma guai a noi se il governo dei popoli in avvenire si trovasse in mano ad uomini deboli, che reputatisi savi, fidassero unicamente sulla forza delle armi. Essi mettendosi in opposizione al nuovo ordine di cose, che è per sorgere gigante, si troverebbero di fronte ad una potenza non conosciuta daloro perché nuova nella storia, tale si è l’evoluzione del cittadino che si ricongiunge all’uomo, abbracciando così l’intera famiglia umanitaria. Che se in un primo scontro vincessero le armi di Stato, ciò sarebbe a caro prezzo: e forse il primo olocausto alla nuova idea sarebbe resa da quelli stessi che fossero al potere………….
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Il senso politico unicamente null’altro, può essere quello che facendo strada al nuovo ordine di cose apparecchi e trasformi il governo delle armi in governo dell’umanità, permettendo ai popoli che si assestino politicamente sul suolo nativo, nella stessa guisa che vi si adagiarono di fatto.
Rispettata la spontaneità dei complessi sociali, non più costretti dal ferro e dal fuoco ad obbedire al fortunato potente: smessa la prepotenza di Stato di voler dominare e possedere i popoli, quasi fossero roba sua, anziché essere egli un loro strumento, cessa ogni causa di guerra, e libero il sangue umano circola per tutto il mondo pacificamente.
È questo il voto che ardente questa Associazione manda ai grandi reggitori delle nazioni, acciò vogliano prevenire e scongiurare ulteriori e più orribili carneficine e ridonare alla famiglia, alla società i loro membri; alla’uomo la sua libertà, la sua indipendenza e l’uso delle proprie attitudini al vivere civile.

(Documentazione parziale)




Un elenco di iscritti alla Società per la Pace e l’Arbitrato Internazionale:



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